La modalità ospiti

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di Costanza Miriano

Io ho due modi di cucinare. Il primo è la modalità base. Alle otto di sera apro il frigo e quello che cade dallo sportello, o che straborda, o che sta per scadere, vedo di renderlo in qualche modo consumabile. Si capisce subito quando sono in modalità base, perché automaticamente, senza alcuna esitazione, nell’istante in cui accendo forno o fornelli agguanto un cordless – che solitamente si trova nascosto da un cuscino o sotto una pila di giornali – e chiamo un’amica, o mia mamma, o mia sorella per chiacchierare un po’. Quando cucino così distrattamente (soprattutto quando mio marito è fuori per lavoro) non è che mi vengano dei capolavori, e i miei figli purtroppo lo sanno bene.

Il mio secondo modo di cucinare è la modalità ospiti. Penso il menù almeno il giorno prima; scelgo con cura i posti dove procurarmi gli ingredienti, mando mio marito, mi accorgo che ha dimenticato i chiodi di garofano o le bacche di ginepro, lo mando di nuovo; preparo le carni dalla sera prima, salo, marino, immergo, insaporisco; cucino con attenzione, senza telefonare, salvo quelle sedici-diciotto volte alla mamma per chiedere cosa voglia dire caramellare. E poi mi godo i complimenti e la mia fama di ottima cuoca.

Ecco, sarebbe bello, mi sono detta, se imparassi a fare tutto quello che faccio in modalità ospiti. Sapendo che sto aspettando qualcuno nel mio cuore. Sapendo che è Gesù che viene ad abitarci e che è a lui che possiamo offrire ogni azione fatta con cura, perché come diceva santa Teresina anche uno spillo raccolto per amore può salvare un’anima.

Sarebbe bello se tutti noi si lavorasse, anche, così. Non per tirare a casa lo stipendio, ma con la cura di un miniatore, che ama fare bene il suo lavoro, anche quando è così piccolo che non lo vede nessuno, anche quando non aspetta nessun complimento. Il mondo del lavoro diventerebbe un piccolo paradiso, e sicuramente una via per arrivarci. Dopo anni di surgelati, i miei figli ne sarebbero contentissimi.

fonte:Credere

34 pensieri su “La modalità ospiti

  1. Ubaldo

    Condivido perfettamente. Puo’ essere utile leggere la storica omelia di San Escriva de Balaguer all’universita’ di Navarra, raccolta nel volumetto ” Amare il mondo appassionatamente” per ritrovarci, approfonditi e ampliati, i medesimi concetti sull’importanza del lavoro, qualunque lavoro, o attivita’ quotidiana, anche umile o nascosta, come mezzo di santificazione personale e di apostolato.

  2. Bellissima conclusione, mi chiedevo anche io, perchè gli uomini così ripiegati su se stessi, e quindi senza uno sguardo al cielo, non riuscissero a cambiare questo atteggiamento. Sapere che c’è un Padre che provvede, aiuterebbe. invece stiamo li a preoccuparci di quello che abbiamo e non abbiamo. A controllare quello che hanno gli altri e a provare un invidia suicida. Tutto mascherato dal senso del bisogno. Non che i bisogni non siano importanti, tutt’altro. mancano i sorrisi!
    Grande costanza, hai un talento meraviglioso!

  3. P.s.ho fatto leggere l’articolo a mio figlio, mi ha detto mamma come quando noi ti diciamo, chi c’è a cena oggi, perchè ti dedichi ai fornelli….

  4. Sara

    Bello! Grazie, Costanza!
    E’ vero, dovremmo fare tutto con questa “modalità” e con questa cura, come del resto ci insegna ancora S. Paolo, quando ci invita a fare tutto nel Signore. Certo, spesso è faticoso, ma anche questo è santificante.
    E magari anche al lavoro agissimo tutti così! Io sono sempre considerata la sciocca – per usare un eufemismo – del corpo docente del Liceo dove insegno, perché cerco di dare sempre il massimo e di lavorare con serietà, coscienza e responsabilità, pur a fronte di uno “stipendio” di 200 euro al mese (nei mesi in cui non ci sono vacanze ad accorciare la mensilità). Non lo faccio certo per spirito di martirio, ma non riesco a non lavorare con tutta la passione che sento per questo lavoro – che vivo come una vocazione -, anche perché credo in quello che faccio e sento la responsabilità dei ragazzi che mi sono affidati e che non hanno certo colpa del trattamento che mi viene riservato. Certo è dura, ma grazie a Dio riesco a tener duro, poiché mio marito mi sostiene e il Signore Provvidente non ci ha mai fatto mancare nulla!

  5. saras

    grazie, grazie, grazie! detto da una ex-insegnante (che condivide il post di Sara al 100%!) e da una attuale casalinga, cui pare di fare 2000 cose tutte uguali tutti i giorni che sono da rifare quasi immediatamente, e di cui nessuno si accorge(a volte nemmeno io, vado in automatico) ! Grazie: la frase dello spillo me la scrivo sul frigo!!!

  6. germana

    Mi viene in mente una cosa che ha a che fare con la famiglia che è una delle più grandi vocazioni:perché noi donne non curiamo noi stese ed il nostro aspetto in modalità “ospite” anche quando la persona che aspettiamo è semplicemente nostro marito o il nostro fidanzato?Non solo un scena cucinata con amore ,ma anche una persona che lo accoglie con amore o che rientra a casa con amore,che si veste,si pettina, si trucca con amore (il che esclude tute da ginnastica,pigiami di flanella, bigodini etc.etc.)
    E’ un modo di coltivare la vocazione matrimoniale,di far sapere all’altra persona che non è scontato,che ci tieni!

  7. Sara

    Grazie dal profondo del cuore, Viviana!!!!! Smack! Sapessi che lacrimucce e quanto ripaga quando sono gli ex alunni a portarmi una rosa e a ringraziarmi di quanto – dicono – ho dato loro!
    @ Alvise e Rosanna: sono precaria e perciò, avendone avuto occasione, da anni lavoro in una scuola privata paritaria dove purtroppo le condizioni sono queste, prendere o lasciare (e non parliamo di quanto sia difficile lavorare con la maggior parte degli alunni che crede di comandare perché, pagando, ha la certezza della promozione)… A fronte di chi non lavora e non riesce a far punteggio, mi tocca pure dirmi fortunata…

    1. Rosanna

      Sara sono dispiaciuta per te, pensavo proprio che avessi dimenticato un 1 davanti. Ti faccio tanti auguri che tu possa accedere all’insegnamento dalla porta principale e con una retribuzione adeguata. Ciao

    2. Aleph

      Mi dispiace, Sara! Spero non sia una di quelle paritarie cattoliche dove, alla faccia della dottrina sociale della Chiesa, si sfruttano gli insegnanti negando loro il giusto salario. Cosa non si fa per campare… 🙁

      1. Sara

        Grazie a Rosanna e ad Aleph! La situazione è quasi insostenibile, ma infondo al cuore sono serena, perché ho messo tutto nelle mani del Signore e, se Lui mi vuole ancora in questa scuola, mi fido, va bene così!

        P.S.: no, la scuola non è cattolica. Magari lo fosse!

        1. 61angeloextralarge

          Sara: ho incontrato stamattina una mia giovane amica insegnante di matematica in un istituto privato. E’ gestito da un sacerdote. L’unica cosa che quasi funziona è lo stipendio, che a fine mese è più basso del dovuto ma non eccessivamente. Per il resto… mi ha raccontato cose abbastanza ignobili. Ti ho pensato perché a volte l’essere una scuola cattolica non è garanzia di bene, come tutte le cose, del resto.
          Preghiere assicurate per il tuo lavoro.

          1. Sara

            Grazie, carissima Angela! Sapere che mi hai anche solo pensato è davvero bello, figuriamoci le preghiere! Che sono, in questo momento, anche più opportune, perché quest’anno, avendo accettato un piccolo incarico nella pubblica (finalmente! Deo gratias!) avrei l’opportunità di lasciare finalmente questa scuola, ma non so che fare… Entro domani sera devo decidere e sono un po’ combattuta! Grazie dello specialissimo supporto! Smack!

            1. @Sara se posso permettermi e intromettermi… un cambio di lavoro (nella scuola poi) è sempre importante e ci porta sempre turbamenti.
              Può sembrare una fatto che ha una importanza secondaria rispetto il progetto di Dio sulla nostra ma anche sulle altrui vite Incontri, annuncio, testimonianza, ecc.), mentre credo sia esattamente l’opposto…

              Per esperienza posso consigliarti un piccolo digiuno e un’intensa preghiera?
              “Padre, ho questa opportunità… cosa è buono secondo la Tua Volontà che so essere anche la mia piena gioia?”

              Le parole ovviamente saranno le tue. Non è una formula magica e potresti pregare allo stesso modo lo Spirito Santo.
              Magari ci sarà da “insistere” un pochino, ma sono convinto la risposta non si farà attendere.

              Come? Nel tuo cuore, nei fatti (una porta che si apre, un’altra che si chiude…), in un incontro, non so, ma se si chiede, se si bussa… 😉

              Ora, seduta stante, prima di dimenticarmi, un’Ave Maria per te e le tue intenzioni.

              1. Sara

                Grazie, caro Bariom, caro fratello in Gesù!
                Sì, sto proprio facendo quello che mi consigli, in questi giorni! E ti dirò che, proprio prima di accettare il nuovo incarico, in extremis, pochi secondi prima che mi chiamassero, indecisa se accettare o meno, ho chiesto al mio Angelo custode che mi suggerisse cosa fare e ho ottenuto una risposta così chiara e un segno così splendido dal Signore, che non ho potuto fare a meno di accettare! So che sarà così anche da qui a domani! Grazie ancora: la preghiera, ma anche la vicinanza tua e di altri cari del blog è così bella! E’ commovente e scalda il cuore. Vi voglio bene!

  8. silvana

    Mi ricorda lo scalpellino del duomo di milano: un lavoro eseguito ad opera d’arte anche se il doccione che ha scolpito è a cento metri di altezza…e nessuno lo vede! Grande!

  9. gaia lombardi

    soprattutto in una scuola… buon anno scolastico ai tuoi figli, ai loro compagni, alle loro insegnanti mie colleghe e a tutti voi/noi genitori!

  10. elisa

    “Sarebbe bello se tutti noi si lavorasse, anche, così. Non per tirare a casa lo stipendio, ma con la cura di un miniatore, che ama fare bene il suo lavoro, anche quando è così piccolo che non lo vede nessuno, anche quando non aspetta nessun complimento. Il mondo del lavoro diventerebbe un piccolo paradiso, e sicuramente una via per arrivarci.”
    Sarebbe anche un ottimo modo per togliere l’Italia dal pantano in cui si trova, ma ahimé pare che ci sia troppo poco posto per accogliere così pienamente Gesù nelle nostre vite.
    Grazie Costanza, questa frase l’ho pubblicata sulla mia bacheca di FB.

  11. La modalità giusta è stabilita dal Vangelo di Marco: “Bene omnia fecit”. Ha fatto bene ogni cosa. Il principio ritengo sia valido anche in cucina. Perché no?

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