I deserve

crocifisso

di fr. Roberto Pasolini

 Dopo che l’essere umano è stato traviato dal morso del serpente (Gen 3), questa fraseologia è diventata velenosa: “Me lo merito!”, “Oh, me lo sono davvero meritato!”, “Ecco, se l’è proprio meritato!”. Eppure non possiamo non parlare così. Frasi simili ce le troviamo in bocca ogni giorno. Quando ci riesce qualcosa, o dopo i peggiori fallimenti.

Da quando per vivere ci tocca infrattarci continuamente tra rami e foglie, per paura di Dio, la logica del merito è il parametro più immediato e spietato con cui ci ritroviamo a misurare la realtà delle cose. Da figli siamo diventati tutti lavoratori a cottimo. E quando sbagliamo, non ce la possiamo prendere con nessuno, come diceva sempre mio nonno: “Chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.  Questo modo di pensare, fondato sull’idea della giusta retribuzione, è talmente radicato nel cuore umano da essere finito persino nelle sacre pagine della Bibbia. Sta scritto nel libro dei Proverbi: «La casa degli empi sarà abbattuta, ma la tenda dei giusti prospererà» (14,11). E ancora: «La sventura insegue i peccatori, il bene è la ricompensa dei giusti» (13,21). Chissà, forse sarà per questo che noi cristiani veniamo generalmente considerati dei moralisti che agiscono con poca libertà per il troppo timore di non meritare i regali di Dio, ma piuttosto le sue punizioni?!

Eppure le cose non funzionano sempre così. Spesso — troppo in realtà — chi fa il male non viene in alcun modo punito, mentre sull’agenda dei buoni si danno appuntamento tutte le sventure del mondo. Come affermano, a chiare lettere, altri libri della Bibbia. Per esempio quello di Giobbe, che racconta la storia di un uomo giusto che deve attraversare innumerevoli prove e soffrire ingiustamente, prima di arrivare a una miglior messa a fuoco del volto di Dio: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. Perciò mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere» (Gb 42,5-6).

La Sapienza biblica, lungo i secoli, non si è limitata a canonizzare il principio di causalità, già a noi così familiare e comprensibile senza troppe, divine ispirazioni. L’idea della giustizia retributiva racchiusa nelle Scritture sembra dire anche che “il male deve far male” perché questo è l’unico modo con cui Dio ci rende coscienti di essere andati fuori strada. E ci informa che, se lo desideriamo, possiamo ricevere salvezza. Dio, infatti, può trasformare il male in bene: questa è autentica rivelazione. Ne abbiamo avuto un presagio quando Gesù ha risposto ai discepoli preoccupati di chi fosse la colpa se un uomo era cieco fin dalla nascita: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio» (Gv 9,3).

Poi, sulla croce, ogni residuo dubbio è svanito per sempre: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Quel giorno, finalmente, Dio ci ha restituito — senza più veleno — quella frase che noi non possiamo proprio non dire: “Me lo merito!”. Sì, “ce lo siamo meritati” un Dio così bello. Così dalla nostra parte. Non per la coerenza che, domani, sapremo assicurare. Nemmeno per i pochi peccati che — in quanto brave persone — abbiamo commesso.

Unicamente perché siamo amati e amabili. Almeno agli occhi di Dio. Davanti a quello sguardo che sempre — ahinoi — fuggiamo.

Sarebbe un suo sacrosanto diritto salvarci o dannarci con il semplice movimento di un sopracciglio, giudicarci senza convocare alcuna seduta parlamentare. Invece Dio preferisce farci meritare la sua salvezza. Insegnandoci, ogni giorno, che la vita è affidata anche alle nostre mani. Ma soprattutto alle sue. Così un giorno saremo davanti a lui e insieme agli altri, non solo felici di vivere per sempre nell’amore, ma anche di essercelo meritato. Immeritatamente.

28 pensieri su “I deserve

  1. Grazie.

    Certo forse noi cristiani veniamo considerati dei moralisti, perché profondamente troppo spesso… lo siamo!
    Soprattutto quando il “Me lo sono meritato” diventa “se lo sono metitato” o peggio, dato che la logica della retribuzione spesso sembra non funzionare (chissà perché…), “se non oggi, domani e se non domani nell’aldilà, pagheranno!”.
    Ponendo così un abisso tra noi e quel Cristo che diciamo vorremmo imitare e che sarebbe nostra somma vocazione imitare, per Grazia di Dio.

    Cristo ha già pagato per tutti con il Suo Preziosissimo Sangue e nel nostro cuore sempre dovrebbe risuonare la Parola del Padre: «io non godo della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva».
    Come quella del Figlio: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno».
    Ricordando che noi stessi dalle nostre iniquità siamo stati liberati e perdonati, gratuitamente, così che oggi possiamo dire: “Beata colpa, che meritò tale e così grande Redentore”.

  2. Giusi

    Socci oggi. Mi sembra in tema. E’ da meditare.

    I MALINTESI DI SCALFARI…. MEDITIAMO TUTTI, PERCHE’ L’INFERNO C’E’ DAVVERO

    Eugenio Scalfari non deve aver digerito la cancellazione dal sito del Vaticano della sua “intervista” al Papa. E nella sua interminabile omelia domenicale ha ribadito che “Francesco ha teorizzato in varie occasioni la libertà di coscienza dei cristiani come di tutti gli altri uomini e la loro libera scelta tra quello che ciascuno di loro ritiene sia il Bene e quello che ritiene sia il Male. E portando avanti il Vaticano II (Francesco) ha deciso di dialogare con la cultura moderna”.

    I DUE EQUIVOCI

    La sommarietà di queste frasi mostra che Scalfari non ha le idee chiare. Ma con l’espressione “in varie occasioni” cerca di dire che anche nella lettera scritta dal Papa il 4 settembre, in risposta a un suo articolo del 7 agosto, Francesco diceva sulla coscienza la stessa cosa che lui gli ha attribuito nell’intervista del 1° ottobre (quella cancellata dal sito vaticano).
    Invece si sbaglia. La domanda posta da Scalfari nel suo articolo agostano era infatti la seguente: “se una persona non ha fede né la cerca, ma commette quello che per la Chiesa è un peccato, sarà perdonato dal Dio cristiano?”.
    La risposta è “no”, ma Scalfari ha creduto invece di sentire “sì”. Perché un tale malinteso? Per due ragioni.
    La prima. Scalfari equivoca sull’atteggiamento del Papa che invece di freddarlo con un secco “no”, lo prende per mano e fraternamente gli mostra la verità e la via del perdono.
    Infatti Francesco gli risponde dicendo che “la cosa fondamentale” è “che la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito”.
    Già questo è eloquente.
    Poi il Papa aggiunge che “per chi non crede in Dio la questione sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha fede, c’è quando si va contro la coscienza” che bisogna “ascoltare e obbedire”.
    Qui scopriamo la seconda ragione dell’equivoco. Scalfari non ha compreso la complessa e delicata dottrina cattolica sulla coscienza e la confonde con “l’opinione”, ovvero ciò che uno decide che sia Bene o Male.
    Ma quando il Papa parla di “coscienza” intende tutt’altra cosa, ovvero “la legge scritta da Dio nell’intimo” dell’uomo, “una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve obbedire” (sto citando il Concilio Vaticano II che Scalfari evoca, ma senza conoscerlo).
    In sostanza papa Francesco con quella risposta rimandava al n. 1864 del Catechismo della Chiesa Cattolica, laddove parla del “peccato contro lo Spirito Santo”, cioè l’unico che non può essere perdonato. Il Catechismo recita infatti:
    “La misericordia di Dio non conosce limiti, ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo. Un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla rovina eterna”.
    Scalfari dunque equivoca. Ma a me stupisce pure che egli possa coltivare quell’idea la quale, di per sé, spazza via anche ogni tipo di etica laica.
    Se infatti il Bene e il Male non sono oggettivi, ma sono definiti da ciascuno a proprio arbitrio, non si vede in base a cosa si possano condannare certe infamie o grandi criminali come Hitler e Stalin, perché costoro potrebbero sempre giustificarsi sostenendo di aver seguito la propria idea di Bene.

    UOMINI ALLA RICERCA

    L’equivoco di Scalfari ha tratto molti in inganno. Qualcuno, nel mondo cattolico, ha storto il naso perché il Papa ha dialogato con un potente intellettuale che ha sempre manifestato la sua avversità alla Chiesa.
    Ma Francesco aveva colto due spiragli importanti nell’articolo di Scalfari. Il primo laddove scrive: “sono un non credente che è da molti anni interessato e affascinato dalla predicazione di Gesù di Nazaret”.
    Il secondo spiraglio sta proprio nella domanda – sopra citata – sulla possibilità di avere il perdono di Dio per “una persona che non ha fede né la cerca” e che “commette quello che per la Chiesa è un peccato”.
    In riferimento al primo tema Francesco ha testimoniato accoratamente il suo personale incontro con Cristo che non è solo uomo, ma si proclama e si dimostra tangibilmente Dio, dunque il Salvatore.
    Sulla seconda domanda il Papa ha colto un’ansia sulla sorte eterna che vive anche chi si proclama ateo. Scalfari sembra sincero in entrambi i casi.
    Rischia però di cadere in un autoinganno, quello di cercare risposte compiacenti con le sue opinioni.
    Sembra che cerchi una qualche rassicurazione, dal Vicario di Cristo, perché – in fin dei conti – se c’è poi qualcosa la prospettiva dell’inferno, cioè di un tormento senza fine e senza scampo, non è proprio simpatica. Nemmeno per chi si dice ateo.
    All’intellettuale ateo papa Francesco ha teso fraternamente la mano e con umiltà lo ha esortato a lasciarsi abbracciare dalla Misericordia di Dio.
    Perché, come ha detto Gesù a santa Faustina Kowalska (evocata dal Papa all’Angelus di domenica): “Chi non vuole passare attraverso la porta della misericordia, deve passare attraverso la porta della Mia giustizia”.
    E con la giustizia di Dio non si scherza. Certo, Scalfari è un navigatore di lungo corso, un uomo che si è dimostrato abilissimo a destreggiarsi in tutte le epoche. Solo che con il Padreterno la scaltrezza umana non funziona.

    COSA DAVVERO DICE IL CONCILIO

    Il Concilio Vaticano II – si badi bene, proprio il Concilio che Scalfari evoca – afferma che per salvarsi occorre entrare nella Chiesa:
    “questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza. Solo il Cristo, infatti, presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Gv 3,5), ha nello stesso tempo confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta”.
    A questo punto il Concilio proclama:
    “Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare” (Lumen Gentium n. 14).
    Naturalmente ciò non riguarda chi non ha potuto conoscere il Vangelo:
    “Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano (…) di condurre una vita retta” (Lumen Gentium, n. 16).
    Per chi invece ha conosciuto l’annuncio cristiano e lo rifiuta o lo tradisce il Concilio cita un passo di san Paolo che giudica e condanna i costumi del suo tempo, così simili a quelli di oggi:
    “l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia (…) poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato (…); essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e così non hanno capito più nulla. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili”.
    L’Apostolo aggiunge:
    “Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore”.
    Infine conclude:
    “poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno… pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa” (Rm, 1, 18-32).
    C’è di che tremare e meditare. Per tutti.

    Antonio Socci

      1. vale

        non è detto che ci riesca:
        Qualcuno chiede: “Se gli spiriti dannati dovessero pentirsi, Dio li perdonerebbe?”. Sicuramente! Il problema del peccato non è un problema di onnipotenza divina, poiché Dio può perdonare anche Satana, ma è un problema di volontà del peccatore. Al contrario di quanto predicano certi cattobuonisti, Dio non è una “energia positiva che accoglie e perdona tutto”, ma un salvatore misericordioso e un giudice terribile. Non dimentichiamoci che l’apocastasi, dottrina che vuole la salvezza universale del creato alla fine dei tempi, è una eresia già condannata dalla chiesa nel 543 dal concilio di Costantinopoli. Il demonio non vuole essere perdonato, entra totalmente nel mistero di iniquità, anche da dannato continua ad invidiare Dio, a non voler ammettere la sua condizione creaturale, a voler bramare a tutti i costi la condizione di Dio…
        “Quanto rivelato e scritto sull’Inferno è solo una pallida ombra della realtà” (Santa Faustina Kowalska)

        http://www.papalepapale.com/develop/io-faustina-sono-stata-allinferno-uno-spazio-vastissimo-la-sua-mappa-e-questa/

  3. vale

    Il Signore ci salvi dallo “spirito mondano che negozia tutto”,
    Il Popolo di Dio preferisce allontanarsi dal Signore davanti ad una proposta di mondanità. Papa Francesco ha preso spunto dalla Prima Lettura, un passo del Libro dei Maccabei, per soffermarsi sulla “radice perversa” della mondanità. Le guide del popolo, sottolinea il Papa, non vogliono più che Israele sia isolato dalle altre nazioni e così, abbandonano le proprie tradizioni, per andare a trattare con il re. Vanno a “negoziare” e sono entusiasti per questo. E’ come, annota, se dicessero “siamo progressisti, andiamo con il progresso dove va tutta la gente”. Si tratta, avverte, dello “spirito del progressismo adolescente” che “si crede che andare avanti in qualsiasi scelta è meglio che rimanere nelle abitudini della fedeltà”. Questa gente, dunque, negozia con il re “la fedeltà al Dio sempre fedele”. “Questo – è il monito del Papa – si chiama apostasia”, “adulterio”. Non stanno, infatti, negoziando alcuni valori, evidenzia, “negoziano proprio l’essenziale del suo essere: la fedeltà al Signore”.
    E questa è una contraddizione: non negoziamo i valori ma negoziamo la fedeltà. E questo è proprio il frutto del demonio, del principe di questo mondo, che ci porta avanti con lo spirito di mondanità. E poi, accadono le conseguenze. Hanno preso le abitudini dei pagani, poi un passo avanti: il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Non è la bella globalizzazione dell’unità di tutte le Nazioni, ma, ognuna con le proprie usanze ma unite, ma è la globalizzazione dell’uniformità egemonica, è proprio il pensiero unico. E questo pensiero unico è frutto della mondanità”.
    E dopo questo, rammenta, “tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re; accettarono anche il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato”. Passo dopo passo, “si va avanti su questa strada”. E alla fine, rammenta il Papa, “il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione”:
    “Ma, Padre, questo succede anche oggi? Sì. Perché lo spirito della mondanità anche oggi c’è, anche oggi ci porta con questa voglia di essere progressisti sul pensiero unico. Se presso qualcuno veniva trovato il Libro dell’Alleanza e se qualcuno obbediva alla Legge, la sentenza del re lo condannava a morte: e questo l’abbiamo letto sui giornali, in questi mesi. Questa gente ha negoziato la fedeltà al suo Signore; questa gente, mossa dallo spirito del mondo, ha negoziato la propria identità, ha negoziato l’appartenenza ad un popolo, un popolo che Dio ama tanto, che Dio vuole come popolo suo”.
    Il Papa fa riferimento, dunque, al romanzo, di inizio ‘900, “Il padrone del mondo” che si sofferma proprio su “quello spirito di mondanità che ci porta all’apostasia”. Oggi, avverte il Papa, si pensa che “dobbiamo essere come tutti, dobbiamo essere più normali, come fanno tutti, con questo progressismo adolescente”. E poi, osserva amaramente, “segue la storia”: “le condanne a morte, i sacrifici umani”. “Ma voi – è l’interrogativo del Papa – pensate che oggi non si facciano, i sacrifici umani? Se ne fanno tanti, tanti! E ci sono delle leggi che li proteggono”:
    http://www.news.va/it/news/il-papa-dio-ci-salvi-dallo-spirito-mondano-che-neg

  4. “Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare” (Lumen Gentium n. 14).
    Naturalmente ciò non riguarda chi non ha potuto conoscere il Vangelo:
    “Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano (…) di condurre una vita retta” (Lumen Gentium, n. 16).

    Certamente qui sta il punto nodale, ma che non risolve e non consegna a noi “le chiavi per un corretto giudizio” che comunque non ci compete quando riguarda le persone.

    Per quanti si può dire che “non ignorano che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio”?

    Nella realtà, sappiamo quanto per un Uomo “mediamente ateo”, sia difficile credere in Gesù Cristo e quanto che Lui sia Dio e sia risorto, ancor più (dobbiamo essere obbiettivi) credere che si manifesti e agisca il Suo Spirito nella Chiesa (cattolica per di più) che spesso mostra (o viene mostrata per) i suoi tratti più umani e feriti dal peccato.
    E’ sufficiente vivere in un paese cattolico, ancor più in Italia, avere ancora (grazie a Dio) tante chiesa aperte, una reminiscenza di educazione cristiana (perché questo ci rimane) e mettiamoci anche un Papa come quello che abbiamo (che non è poco), per dire: “non potevi non saperlo?”

    Se conosciamo un minimo la mentalità dei “lontani”, magari facilitati dal fatto di essere stati a nostra volta, come me, “lontani” e anche “nemici”, dobbiamo riconoscere che questa è imbevuta e intrisa di una mentalità comune, ignorante e avversa in modo quasi “atavico”. Una mentalità uniformante, che si abbevera ad una miriade di falsi storici e preconcetti di ogni genere.
    Questo per arrivare a dire, che solo un profondo, umano e personale incontro con Cristo, potrà darti la Verità delle cose, la Luce che ti aiuterà a fare discernimento e certo, a quel punto, quella Luce potrai rifiutare o meno, patendone le eventuali conseguenze.

    Come non basta vivere in un ambiente o in una famiglia cristiana a fare di te un Cristiano, non basta vivere immerso in un ambiente e in una mentalità diammetralmente opposta, a fare di te un anti-Cristo condannato alle pene dell’Inferno.

    1. admin

      ah bè Alvise se c’è qualcosa che non abbiamo mai lesinato nei tuoi confronti è proprio la pazienza…

  5. …certo, hai ragione, uno non legge, e chiuso, ma se uno legge lo vede quando le cose non hanno nessun senso (ragionevole),
    se poi VOI siete oltre anche come intellezione, questo è un altro discorso! Capisco il desiderio di educare le famiglie all’amore e posso anche arrivare a capire cosa intendono la Miriano e S:Paolo, per sottomissione, capisco meno gli abracadabra pseudo-teologici!

    1. Giusi

      Cioè il fatto che ci dobbiamo meritare la salvezza è un abracadabra? Perchè? Fa parte dell’amore invece perchè fa parte della libertà. Dio non ti vuole per forza ti vuole per amore. Che c’è di irragionevole?

  6. …c’è che dio mi crea e poi mi dà la libertà di salvarmi, ma non mi dà la libertà di non essere stato creato e quindi di non avere la posibilità di dannarmi. Dio si prende gioco di noi. Come burattini, attaccati ai fili della creazione (tutto questo nell’ipotesi che Dio esista).
    Dio ci crea, noi si pecca, il peccato si riversa su tutta l’umanità, lui si sacrifica sulla croce per la nostra salvezza eccetra.Perché? Chi glielo ha chiesto? Perché non ci ha salvati e basta uNA VOLTA PER TUTTE senza andare sulla croce? Perché se lui è andato sulla croce si deve tribolare anche noi? Che CI abbiamo da scontare noi che non si sconti già in terra e con gli interessi?DOLORI, LUTTI, MALATTIE, DISPERAZIONE, TORMENTI?
    Sono le domande di sempre a cui i teologi (cosiddetti) fingono di dare risposte. La teologia è una farsa!

    1. Giusi

      Siamo proprio il contrario dei burattini! Dio ci ha creati liberi! Liberi di scegliere. E’ colpa sua se scegliamo il male? Dio è andato sulla Croce per pagare al posto nostro altrimenti con tutto il male che facciamo saremmo dannati per sempre. Dio non aveva nessun bisogno di andare sulla Croce, lo ha fatto per amore. Ci ha salvati una volta per tutte! La salvezza è lì a nostra disposizione ma se la rifiutiamo Dio che può fare? Che poi non ci credo che hai questa visione della vita. Non ci credo che avresti preferito non essere stato creato (che poi vuol dire non essere in assoluto), non ci credo che riduci la vita alle inevitabili sofferenze perchè se così fosse ti saresti già sparato e invece non ne hai, per fortuna, nessuna intenzione!

      1. Roberto

        “”…c’è che dio mi crea e poi mi dà la libertà di salvarmi, ma non mi dà la libertà di non essere stato creato e quindi di non avere la posibilità di dannarmi””

        Effettivamente, tra i 15-17 anni e a seguire sviluppai esattamente questo pensiero, sputato, con quel che ne conseguiva. Non mi sarei mai sparato, però, a che pro? Odiavo la morte quanto e più della sofferenza!

        1. Lalla

          Ho letto che anche Chesterton da giovane era di un nichilismo radicale. Non ricordo bene quale sia stato il percorso che lo ha portato al senso, sicuramente è descritto in qualche suo testo autobiografico. Chestertoniani, venitemi in soccorso per favore! (Adesso però mi scappa da ridere perchè mi sono venuti in mente i nichilisti del grande lebowsky :-))

    2. Giovanni da Patmos

      filosofiazzero ha scritto:

      “La teologia è una farsa!”

      Più che altro direi che ha dei limiti (comprensibili se si ricorda l’argomento di cui si discute) come del resto qualsiasi disciplina, scientifica o umanistica che sia.

      La teologia come qualsiasi disciplina fornisce delle risposte che possono essere esaurienti o meno.

      Neanche la scienza sa tutto di ogni cosa.

  7. …meglio lasciar perdere questi discorsi. Chi crede crede tutto quello in cui crede. Quegl’altri, o crederanno in altre idee guida o non crederanno in nulla (per quanto possibile). C’è ben poco da aggiungere.

    1. In realtà le tue domande Alvise non sono certo peregrine e non sono solo tue, ma quelle di molti uomini e donne e sarebbero degne di un’adeguata risposta… o, quanto meno, di un tentativo di risposta che deve trovare dall’altra parte, un tentativo (e un desiderio) di comprendere.

      Ma, temo non possa essere né qui, né ora, per questione di tempo, spazio e non ultima, la capacità di affrontare e adeguatamente (per quanto possibile) rispondere… almeno per me qui e ora 😉

      C’è un’altra possibilità… mettersi in paziente ricerca. Se veramente ti metterai in cerca delle risposte, non aspettandole belle e confezionate, sono convinto le troverai.
      In alternativa, vale il tuo pensiero di chiusura qui sopra 😐

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