L’ora della Politica

Meridiana_d'epoca_romana_-_Cerreto_Sannita

di Andrea Piccolo

Nella confusione attuale, in cui destra e sinistra si differenziano nel sostegno a iniziative a medio o breve termine, e si accomunano per la piccineria degli ideali che riescono a indicare, la democrazia è a rischio. La democrazia autentica intendo, quella partecipata, non i suoi fantocci che in guisa di simulacro soddisfano l’esteriorità della forma, per fornire una ingannevole giustificazione dell’abuso compiuto.

Non me ne voglia la sinistra, e non si offenda la destra se affermo che ogni volta che si devono fare i conti con ideali e progetti si comportano come imponenti montagne in grado di partorire unicamente topolini.

Eppure non ci mancano le buone battaglie da combattere.

La crisi economica, ad esempio, non ci ha forse trascinato in una sorta di dopoguerra? Mentre ci aggiriamo frastornati sui resti di ciò che eravamo, ancora incapaci di capire se il peggio sia passato, a fronte di un evento di tale portata la risposta della politica si agita tra la riforma elettorale e i fotomontaggi del Presidente della Camera.

E la legge sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, nel bene o nel male, non è forse un avvenimento capace di marchiare un’epoca, segnando indelebilmente la nostra civiltà come la rivoluzione copernicana segnò la cultura e il pensiero prima ancora che la scienza?

Ma anziché sviscerare i motivi profondi per giustificare una posizione, la politica, per bocca dei suoi esponenti, è incapace di sganciarsi dalla dialettica che contrappone i caratteri costanti del matrimonio nelle passate civiltà a un percorso di unificazione non solo economica dell’occidente contemporaneo. Così i detrattori si lasciano intrappolare da quei meccanismi ideologici che condannano, mentre i sostenitori, al grido di “Ce lo chiede l’Europa”, dimenticano che il fatto di essere legittima non rende automaticamente una legge giusta.

Se chi amministra il Paese è incapace di riferirsi a principi di valore, non per questo consegneremo le nostre case a chi non sa curarsene. Abbandonato l’atteggiamento alternativamente rassegnato e insofferente verso tutto ciò che è in odore di politica, ripartiamo dalle fondamenta, i principi. E questo prima di ogni distinzione tra schieramenti.

Se esistono, e credo esistano, differenze tra destra e sinistra, o comunque si voglia raggruppare il variegato panorama politico, devono emergere da una riflessione meditata e intellettualmente leale su ciò che costituisce veramente la profonda essenza dell’uomo e della sua vita sociale.

Può sembrare che un’attività speculativa sia una perdita di tempo e uno spreco di energie in un momento così segnato dalle emergenze, e certamente non possono essere tralasciati gli interventi prioritari per arginare i problemi di sopravvivenza; interventi inevitabilmente provvisori negli effetti e limitati nel contrastare le cause, proprio per il contesto di impellenza in cui sono maturati.

Ma la riflessione sui principi, le nostre profonde convinzioni, ciò che vogliamo alla base della individualità e delle relazioni sociali, non può essere trascurata. Altrimenti non saranno le differenze a distinguerci, ma i malintesi e l’incomunicabilità a separarci. E sappiamo che le differenze sono ricchezza, mentre la separazione è ferita, risentimento e ostilità. Ricominciamo dalla politica, e la politica ricomincia dai fondamenti.

E protagonista di questo percorso di ricostruzione è la persona. Tante persone. Tutte le persone capaci di guardare oggi e immaginare il domani, vederlo nella sua possibilità e sentirlo proprio, e desiderarlo, e spenderci cuore e mente. Non è questione di sapienti patentati per riprogettare il Paese. Quelli all’opera in questi giorni partoriranno un altro topolino: non hanno spiegato cosa si prefiggono, da quali esigenze sono spinti e a quali principi si rifanno, almeno non lo hanno spiegato al Popolo Italiano. Riscrivere la Costituzione, in tutto o in parte, non può certo essere l’obbiettivo, altrimenti potremmo sostituirla con un ricettario di cucina e avremmo comunque raggiunto la meta prefissa.

Noi che non abbiamo la patente di saggi e non siamo interpellati se non dalla coscienza, noi che non abbiamo titolo se non quello che deriva dal peso della responsabilità che ci curva le spalle, noi, senza arroganza, senza servilismo, senza violenza, senza cedere, possiamo lavorare insieme per salvare quello che pochi avidi egoisti cercano di sottrarci.

Noi siamo più numerosi di quanto siamo portati a pensare.

Noi, il Popolo, possiamo guarire la democrazia.

52 pensieri su “L’ora della Politica

  1. Maria elena

    Non ci puo essere cambiamento se non cambiamo le nostre priorità , soprattutto quando andiamo a votare, anche se quando andiamo a votare la rosa dei candidati non corrisponde affatto ai nostri ideali. Condivido che si puo fare molto anche dal ‘basso”!

  2. Alessandro

    Per i cattolici in politica è tempo di grama carestia, e non è realisticamente prevedibile una fioritura imminente.

    In soldoni:

    – dalla stragrande maggioranza dei cattolici del Pd i principi non negoziabili sono considerati negoziabilissimi, e ho detto tutto (come diceva Peppino De Filippo). Non parliamo di ciò che sta più a sinistra del Pd.

    – nel Pdl si avanza a grandi passi il laicismo (Bondi e Galan aprono alle unioni gay. Spopolano – e gridano parecchio – i laicisti Brunetta e Santanché. I cattolici Pdl eletti al Parlamento sono ai minimi storici, perché le liste sono state già congegnate in modo che pochi fossero eletti). Cicchitto emette parole in libertà sul Papa, e i cattolici pidiellini tacciono.
    Come scrive Cascioli su “La Nuova Bussola”, “diversi cattolici in Parlamento e al governo non hanno nulla da dire su quanto sta avvenendo per leggi contro l’omofobia e a favore delle unioni gay… E nemmeno hanno nulla da dire sulle affermazioni di Cicchitto… dalle fila del Pdl non una sola voce si è alzata almeno per “correggere” Cicchitto. Né il segretario Angelino Alfano né altri leader né i cattolici che si sono candidati nel Pdl perché qui c’era spazio per una proposta politica in linea con la Dottrina sociale della Chiesa. A questo punto le cose sono due: o questo spazio non c’è più o in fondo della Dottrina sociale della Chiesa interessa poco. O magari tutte e due le cose insieme. Si attende risposta.”

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-cicchitto-predicai-cattolici-tacciono-6861.htm

    L’Udc è quasi scomparsa, Scelta civica è una sparuta pattuglia la cui componente cattolica è ancor più sparuta (ed è pure divisa sui principi non negoziabili).

    Il M5S è manifestamente anticattolico.

  3. Ho letto ora un articolo di un demente che scrive su La Nuova Bussola. Questo demente parla (senza sapere di cosa parla) di una scuola (Kaospilots) di Aarhus (DK) pigliando per il culo il fatto che lì si gira scalzi si sta sdraiati su delle amache etc. Conosco quella scuola per avere abitato a Aarhus diversi anni e per avere conosciuto degli studenti che la frequentavano. Tra l’altro questi cenciosi di cui parla il demente hanno anche loro contribuito (nell’amministrazione pubblica e privata) a rendere la Danimarca una delle nazioni più ben organizzate d’Europa.
    Lo so che voi non siete cittadini dell’Europa, ma dell’aldilà, però se ha da esservi l’ora della politica, bisogna che sia una politica seria e concreta. Se invece volete continuare coi ciondoli miracolosi, continuate coi ciondoli miracolosi, io credo di più nelle cose che si vede fare e continuare a fare e migliorare.

    1. E chi dice che le due cose assieme non possano andare …

      Se invece vuoi continuare SOLO con le cose “che si deve fare” (quali sarebbero poi… sic!) e continuare a fare e migliorare (in che, di grazia…) AUGURI !!

    2. Giusi

      Io conosco uno che ha lavorato in Danimarca. Mi ha raccontato che non è tutto oro quello che riluce, che sono tutti alcolizzati e tristi, non per niente c’è un altissimo tasso di suicidi.

          1. Sara

            Che tristezza! L’esatto contrario di ciò che una scuola (e la scuola) dovrebbe essere! Ho apprezzato in particolare questo passaggio:

            “Il KaosPilost è un’altra testimonianza del fatto che l’Europa stia rinnegando tutto il portato culturale della propria tradizione occidentale, nata dall’incontro tra Rivelazione cristiana, filosofia della Grecia classica e diritto romano. Infatti “imparare” in latino si traduce “discere”, da cui “discipulus”, cioè studente, e “disciplina”. Ciò a dire che il lavoro di studente è per sua natura connesso con una disciplina, con una regola di condotta e di apprendimento. Il caos è l’opposto dell’”ordo”, cioè dell’ordine e dunque senza regole. Infatti ciò che è caotico non si ripete mai uguale a se stesso, non è regolare.
            Cosa si intende invece per ordine? La tradizione scolastica che fa capo a Tommaso D’Aquino, ci dice che l’ordine è un piano, un progetto per condurre le cose al loro debito fine. L’ordine presuppone quindi uno scopo, il caos no, è senza fine e quindi senza senso. Se io mi prefiggo lo scopo di appendere un quadro ad una parete, ordinerò le mie azioni di conseguenza e cercherò gli strumenti per soddisfare il fine: andrò a prendere martello, chiodi e una scala, salirò su questa, fisserò il chiodo alla parete e infine appenderò il quadro. Tutte azioni ragionevoli, cioè comandate dal nostro intelletto che fissa delle regole, delle norme per realizzare l’intento prescelto. In tal modo chi deve apprendere qualcosa non può fare a meno dell’ordine: nei programmi di studio, nel processo di apprendimento, nel rispettare gli orari, negli spazi fisici dove si studia, etc. Il discente allora si sottopone ad una disciplina perché strada ineludibile per crescere sul piano culturale e formativo. A caso non si arriva de nessuna parte”.

    1. Giusi

      Più o meno è così. Il mio amico mi ha detto che sono talmente ubriachi che vanno alla dove coio coio, il giorno dopo non si ricordano nemmeno con chi sono stati. Si sposano sui venti anni, a 40 divorziano e poi vivacchiano ubriachi spolpi fino al suicidio. D’altro canto come diceva padre Pio: “Su cosa vogliono basare il matrimonio togliendo Dio?”

    2. matteo

      Che sarebbe il tuo ideale di paese.
      Se fossimo faccia a faccia ti direi anche il perché.

        1. matteo

          Non avevo intenzioni violente. Solo dire il perchè, che detto passi, ma scritto non sta bene…

  4. Non so come dirvelo, ma il Cristianesimo e la democrazia sono incompatibili. La verità Cristiana è una e non può essere messa a plebiscito. Basta leggere San Tommaso d’Aquino per vedere che “numerus stat ex parte materiae”. Nei cieli c’è una sola Opinione per tutti gli angeli, gli arcangeli, i serafini, etc. “Come in cielo così in Terra”! E non fate la stupida domanda da ignoranti che l’alternativa è la dittatura. Esiste la Gerarchia, il governo del “sacro”, Simili governi sono esistiti ma temo che verrei bollato fascista. “Armate la vostra anima” e smettete di credere ai falsi apostoli democratici. ps. Quando di fronte a Pilato Gesù fu condannato, non avvenne forse in maniera democratica?

    1. Sara

      Sì, Admins! Proprio così! Tutte le volte che sento borbottare contro il Papa o il Vescovo o semplicemente contro il Parroco da parte di qualche parrocchiano “adulto”, rispondo sempre: “Il Regno dei Cieli è per l’appunto un Regno, non una democrazia!” Ergo, Cristo è Re, la Verità è una, la gerarchia va rispettata e alla Chiesa Cattolica bisogna meravigliosamente obbedire, perché questa è la forma più alta di libertà! Alleluia!

  5. Giusi

    OT Segnalo che sull’ultimo numero della rivista Il Settimanale di Padre Pio alla quale sono abbonata a pag. 37 nelle Risposte ai lettori il Padre che risponde cita lodandola Costanza e il blog riportando ampi stralci del suo post: I nostri pulpiti devono rimanere nostri.

    1. Giusi

      Alcune cose che dice sono condivisibili, è coerente, vive con poco. Il resto lo dà in beneficenza: tale e quale ai nostri socialisti. Era nei tupamaros, si è fatto 15 anni di carcere duro, tale e quale ai nostri comunisti da salotto. Anche Papa Francesco lo ha definito un uomo saggio (lo ha visto da poco). Mi lascia scettica il discorso sulla felicità (che a mio avviso non è di questo mondo e non è raggiungibile senza Dio), ma lo apprezzo, ci parlerei volentieri con uno di sinistra così.

      1. Discorso ispirato, accorato, condivisibile, impostato ad una lungimirante e diversa visione del Mercato e dell’Economia, ma…

        Ma che mostra anche tutto il suo limite. Arriva alla conclusione, logica, correttissima, ineludibile che il maggior bene per l’Uomo è la sua felicità… ma la domanda a seguire è COSA DARA’ (e dà) LA FELICITA’ ALL’UOMO?

        Forse un salario più giusto, con le giuste ore di lavoro, autovetture per tutti – ma che non inquinino, una globalizzazione gestita e non che “ci gestisce” (auspicabilissimo obbiettivo)? Che altro?

        La smentita viene dalla testimonianza contenuta nello stesso discorso: “I mie compagni lavoratori lavorano ora 8 ore al giorno e presto arriveranno a 6, per poi fare 2 lavori“, per fare cosa? Per pagare le rate per comprare questo e quello!! E” questo e quello” non saranno “prodotti salva-vita”, nello stretto senso del termine, ma saranno quello che si vede, si sente e anche viene proposto come indispensabile per essere felici (!) o almeno, esserlo un pochino di più!!
        E qui sta il profondo inganno…

        E la colpa NON E’ di un mercato che ti “impone” l’acquisto ed il consumo (tranne nel riconoscere allora la schiavitù dell’Uomo alla “leggi di mercato” – altra interessante chiave di lettura)… il problema risiede nel cuore dell’Uomo, nel “buco nero” che tutto inghiotte senza mai saziarsi alla ricerca della “felicità”, del sentirsi appagato, del “darsi la vita”.
        Il senso sta nella “sete di infinito” che è impressa nel cuore dell’Uomo e che non trova riposo se non riposa in Dio! (concetti che non sono certo di chi scrive…)

        Che cambiare le strutture, i mercati, quel che si voglia (tensione più che giusta e che deve restare tra gli obbiettivi di una società umana migliore), darà la Felicità all’Uomo è un profondo inganno, perseguito già da più e più regimi a questo mondo (che uniti alla debolezza e alle storture del cuore umano hanno prodotto spesso situazioni ben peggiori di quella a cui si voleva porre rimedio) e sappiamo come è andata.

        Ecco perché a chiunque e a maggior ragione a “uomini di buona volontà” come Josè Mujica, va annunciato il Regno di Dio, va annunciato l’unica Felicità per l’Uomo: CRISTO NOSTRO SIGNORE

  6. vale

    dimenticavo: naturalmente non civile come diverrebbe l’Italia se passasse il d.d.l. scalfarotto-leone per il contrasto all’omofobia e transfobia.

  7. cinzia

    Hai ragione Vale ma attenta a quel che dici… potresti essere accusata di essere omofoba!
    🙂

  8. vale

    grazie cinzia, ma resto sempre masculo.
    gli è che siglai un post- in illo tempore- col saluto in latino “vale” ed è restato come nomignolo….

  9. Ivana Marzocchi

    Che avvilimento mi assale dopo aver letto l’articolo sulla scuola danese! Quando penso ai ragazzi che vedo in consulenza e al loro desiderio di dare un senso alla loro vita, ai loro sogni e alle loro speranze, alle loro profonde domande esistenziali … mi chiedo che mondo stiamo loro offrendo, che risposte prepariamo loro e mi vergogno di questo mondo di finti adulti. Qualcuno li sta chiamando adultescenti, ma mi pare che questa definizione sia un’offesa per gli adolescenti, che vedo troppo spesso tanto più maturi dei cosiddetti adulti. Per essere adulto devo saper riconoscere i miei veri bisogni e non andar dietro a tutti gli impulsi, devo saper riconoscere il mio vero bene e non comportarmi seguendo l’istinto come i porci, che vivono secondo la loro natura, ma la loro non è la natura dell’uomo e non è necessario credere in Dio per comprendere questa verità! Per essere adulto devo saper fare delle scelte che mi consentano di arricchirmi in umanità e non degradarmi a vivere come le bestie e devo imparare a guardare anche il bene dell’altro, uscendo dal mio egocentrismo e dal mio individualismo. Se non impariamo dal Buon Samaritano, che guardò l’uomo ferito, gli si fece accanto, ne ebbe compassione e se ne prese cura, ma ci fermiamo a battere i piedi nel misero cerchio dei nostri istinti e usiamo come simbolo del nostro stile di vita l’accoppiamento di due porci, mi chiedo quale mondo vogliamo lasciare ai nostri figli e nipoti e in quale fango li vogliamo far rotolare. E soprattutto mi chiedo e chiedo a chi approva certe ignominie quale terribile responsabilità ci stiamo assumendo nei confronti dei giovani: veramente dovremo risponderne davanti a Dio!

  10. .Ivana Mazzocchi:
    ..ma quello era solo un articolo, e te da un articolo hai già presente la scuola e realtà danese ubriacona, maiala e suicida?
    Ma perché non giriamo un po’ il mondo, come ha fatto admin, non solo Danimarca, parliamo con le persone, vediamo come vivono, come stanno, cosa fanno, cerchiamo di renderci conto davvero. Come si fa a guardare le cose attraverso una sequenza di link (scusate la parola) che rimandano a altri link eccetra eccetra?

    1. Giusi

      A me quelle cose della Danimarca (ubriachezza, suicidi, tristezza etc.) le ha raccontate un ingegnere che ha lavorato lì dieci anni.

  11. Ivana Marzocchi

    Se esiste anche solo una realtà di quel tipo che vuole definirsi scuola, al di là dei suicidi ecc., mi vergogno come ex insegnante. Una scuola è un luogo dove si dovrebbe educare, anzi è il luogo per eccellenza dove si deve educare: può avere come simbolo dei porci? Può mancare di ogni regola e lasciare tutto in balia di ciò che al momento piace a chi la frequenta? Può non educare al senso del rispetto per sé stessi e per gli altri? Può far credere ai giovani che è buono ciò che non li aiuterà certamente ad affrontare la vita in modo costruttivo e dignitoso? E da questa scuola dovrebbero uscire persone in grado di assumere impegni pubblici?!

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