Le dure parole del perdono… (parte prima)

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di Mario Barbieri

Sorprende che anche in questi giorni i media, come sempre fanno ultimamente in simili occasioni, chiedano a chi è vittima diretta o indiretta, di gratuita, a volte consapevole a volte quasi inconsapevole violenza, parole di perdono.

Per esser più precisi chiedono a figli, figlie, madri, padri, spose, sposi; “perdoneresti tu Tizio o Caio dopo ciò che ha fatto?”

Così anche oggi (qualche giorno fa – rispetto data di eventuale pubblicazione ndr), ultima della serie, la figlia del carabiniere ferito a Roma davanti Palazzo Chigi, da quel “povero disgraziato”…

Sorprende questa domanda, da giornalisti che, in generale, non spendono facilmente parole di perdono, ma fomentano spesso la mentalità del sospetto e della condanna, senza processo e senza difesa. Che, come si suol dire “sbattono il mostro in prima pagina”, il più presto possibile e senza andare tanto per il sottile. Che ipocrisia!
Non è il processo ad una categoria, ma ad un certo tipo di giornalismo e la constatazione di un atteggiamento che si ripete, svuotando di ogni contenuto la domanda stessa…

Che cosa cercano allora con una domanda così impegnativa e che meriterebbe ben altri momenti e luoghi per essere spesa?

Cercano un po’ di bontà, un po’ di pietà? O cercano dei Santi?
Che sperano di suscitare? Ammirazione per chi se ne dichiarasse capace, solidarietà con chi vorrà negare questo perdono…? Che vanno cercando?

Non riempitevi la bocca ipocriti di questa frase il cui senso profondo vi è sconosciuto, che andate cercando? Il Buono, il Mite? Per farne che? Perché chi ha ucciso, ferito, stuprato, appaia ancora più malvagio e l’innocente ancora più innocente?

Non sapete che il Perdono è un atto Divino? Che per quanto la Scrittura ci inviti e ci ricordi la sua ineluttabile necessità, noi non ne saremo mai umanamente capaci, mai sino in fondo. Anche i discepoli con quella domanda a Cristo “quante volte Signore…”, in fondo chiedevano, dov’è il limite, dove dobbiamo giungere per aver assolto la “legge” e finalmente tornare se non alla vendetta, alla giusta legge del taglione?
Già fatichiamo a perdonare la comune offesa, lo sgarbo, l’esser trattati come noi riteniamo non dovremmo essere, la fiducia che consideriamo tradita, l’amore non ricambiato. E, se e quando lo facciamo, come atto di nostra superiore magnanimità, lo facciamo tenendo il conto sulle dita di una mano, quante volte… perché tre già sono troppe a perdonare la stessa colpa e la stessa persona.
Come possiamo perdonare chi ferisce, uccide, causa indicibili sofferenze a noi stessi o a chi amiamo? Non venite a chiederci il perdono… perché umanamente non c’è né ragione, né c’è possibilità di perdono, perché questo tipo di perdono è già “amore al nemico”…

Ordinariamente per noi si compie la parabola che ci vede condonato un debito che una vita intera non avrebbe potuto ripagare, per poi incontrando chi ci deve “pochi spiccioli”, senza alcuna misericordia afferrarlo alla gola e gridare: “paga quel che devi!”. Come potremo noi, trovandoci crocifissi nel dolore che ci è stato ingiustamente inflitto, pronunciare simili parole: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
Chi può pronunciare queste parole, se non chi ha Dio per Padre, se non chi ha lo Spirito del Figlio e dallo Spirito Santo è animato?

Il Perdono viene da Dio. È l’essenza più concreta e tangibile della sua stessa Natura, dell’essere Amore, a Lui va chiesto ed implorato, che già comprenderne la necessità, già il chiederlo in dono, risulta ostico… mentre il farlo, è già aprirsi alla Grazia.
La Grazia e il senso di un dono a noi concesso, quello di perdonare, perché l’anima nostra sia salvata dal rischio di venir schiacciata dal rancore, dall’odio, dal non-perdono e non siamo a tempo opportuno ripagati con ugual moneta. Per-dono lo riceviamo e per-dono lo comunichiamo.

Passare all’altro, aprire le tua braccia come Cristo a fatto, a chi ti uccide, a chi forse neppure sarà pentito del male commesso, a chi nulla potrà rendere per ciò che ti ha rapinato.
Non chiedeteci il perdono come se dovessimo solo estrarlo da un taschino, come se fosse, perché non è umano! Chiediamolo a Dio, perché è cosa Sua ed è per noi un dono, sia che ne beneficiamo, sia che tramite noi, altri ne beneficeranno.

Anche il disegno è di Mario Barbieri

29 pensieri su “Le dure parole del perdono… (parte prima)

  1. Lalla

    Stavo proprio adesso leggendo articoli sul Carabiniere ferito gravemente e sulla sua coraggiosa figlia. Preghiamo tutti tanto per loro, per la sua guarigione, per la consolazione dei loro cuori. Dio può fare meraviglie…anche in questo buio…

  2. In questo articolo vi è tutto l’essenzale! Grazie a Mario!
    Per quel che mi riguarda, nelle preghiere porto sia i carabinieri e i famigliari, sia l’aggressore…
    Sono tutte vittime! E noi, nel nostro piccolo, i carnefici!

  3. “Mia sarà la vendetta” sta scritto.
    “La vendetta è mia” è invece il titolo di un famoso giallo di Mikey Spillane del 1950.
    Questo per dire che per chi crede ci penserà il Signore a perdonare o a vendicare.
    Per chi non crede e non riesce a dimenticare… la vendetta è sua!
    (non parlo nel caso che fosse un demente chi ha fatto iil danno, allora toccherebbe patire e basta)

    1. “Per chi non crede e non riesce a dimenticare… la vendetta è sua!”
      E’ sicuramente così… ma ciò che è importante riconoscere è che chi vive covando vendetta, rancore e odio (seppur umanamente comprensibile per il torto subito) NON VIVE UNA VITA FELICE, né vive da “uomo libero” (si cioè in funzione di quel rancore o quella vendetta che domina le tue scelte e decisioni – persino i tuoi spostamenti, perché se sai che lì incontrerai il tuo “nemico”, cambi strada e direzione – e parlo per esperienza personale).
      L’odio e il rancore ti consumano da dentro… come un cancro!!

      Ecco perché avere il DONO di perdonare è principalmente un dono per noi stessi. E ancora una volta il Dono di Dio ci farà LIBERI.

    1. Non ci piove…
      Ma di nuovo tornando a ciò che dovremmo vivere: amando il nostro prossimo come noi stessi questo non dovrebbe accadere (nessuno cagionerebbe un danno ad altri se non per vie accidentali e non intenzionali).
      Stando alla nostra realtà imperfetta, dobbiamo sapere che Cristo ha accettato LIBERAMENTE di “subire il danno”, in quanto come Dio poteva scegliere liberamente e diversamente, ma come anche tu ben sai, ha scelto e accettato la via della Croce in funzione nostra e della nostra salvezza, perché laddove noi avessimo a patire la croce (anche quella del danno ingiusto) sapessimo che la Croce in Dio diviene “gloriosa”. E’ nella Croce che sommamente facciamo esperienza dell’Amore di Dio e sperimentiamo la Resurrezione… come può avvenire tutto ciò? Per molti rimane… un mistero ;-), ma per chi partecipa la Corpo e al Sangue di Cristo diviene esperienza esistenziale.

      1. …avrebbe potutto anche scegliere (ammesso che abbia potuto9 una strada meno arzigogolata e dolorosa.
        Dolore, dolore, dolore, quanto dolore, sempre dolore, viva il dolore, perché?

        1. Perché la morte (e il dolore) sono entrati nel mondo per l’invidia del Diavolo, ma il demonio è stato sconfitto una volta per tutte distruggendo le sue stesse armi; la morte, il dolore, il PECCATO.
          Cristo a distrutto le armi del demonio: entrando nella morte, accettando il dolore, caricandosi del peccato di tutta l’Umanità.

          1. …te dici che solo chi crede può capire(?) esperire(?) questo mistero…
            …il che non toglie che anche chi non crede possa farsi una sua opinione su questa mitologia dolorosa e cruenta della crocifissione e resurrezione attraverso cui eccetra…

            1. Le opinioni tutti se le possono fare e su qualunque cosa… ci mancherebbe, ma se io ti chiedo di darmi una opinione su una torta (facciamo un esempio banale ma credo calzante…), la guarderai da fuori o la dovrai assaggiare?
              E se la tua opinione si limiterà ad osservare la torta… potrà avere un reale peso, potrà essere messa a confronto con l’opinione di chi quella torta l’ha assaggiata?

              E’ la differenza tra guardare da fuori un’esperienza o viverla!

              Bada, non vuol essere una discriminante (allora io si posso parlare – o avere un’opinione – e tu no…), ma è l’invito… ad “assaggiare la torta” 😉 🙂

  4. 61Angeloextralarge

    Mario: grazie per questo post. Smack! 😀
    “Come possiamo perdonare chi…?”: è dura ma dobbiamo almeno provarci E’ una guarigione del nostro cuore ma finché non è avvenuta fa male come il disinfettante sulle ferite.

  5. Mario:

    ….quante volte, anche, si sente (o si legge) chiedere dai GIORNALISTI ai poveraccii che hanno avuto dei morti in quanche sciagura:
    “Che cosa avete provato in quel momento?”

    VIL RAZZA DANNATA!

    1. Giusi

      In realtà il perdono è egoista perchè libera. Il rancore fa male a chi lo prova. Mi ritengo abbastanza fortunata perchè i miei rancori sono contingenti nel senso che durano poco, non mi vendico e poi dimentico. Uno mi è durato a lungo ma il torto era grande però alla fine ho perdonato e comunque non ho fatto del male se non a me stessa che è già grave. Per il resto solo tortini. Mi vengono i brividi al pensiero di quello che si possa provare quando ti ammazzano un figlio o un padre. I giornalisti sono inqualificabili. Radierei quello o quella (non ho voluto approfondire per lo schifo) che ha intervistato il figlio minore dell’attentatore di Palazzo Chigi. Comunque è vero: il perdono viene da Dio. Senza Dio non si può perdonare: è impossibile.

  6. SilviaB

    Sono d’accordo, il perdono non è nella natura umana, o meglio, è nella nostra natura più profonda la comunione con gli altri (dato che la Santa Trinità stessa è comunione), siamo stati creati per amare, ma poi c’è una parte di noi che è superbia, orgoglio, desiderio di vendetta e che ci porta al rancore verso chi ci fa del male.

    Infatti il rancore è un compagno di viaggio tremendo, distruttivo, che porta alla morte interiore perché non siamo stati “pensati” da Dio per la discomunione.

    Solo il Signore ci dà la forza per far prevalere la parte buona di noi, solo Dio dà il dono di perdonare, sta a noi abbandonarci a questo dono che inizialmente sembra assurdo… ma poi in realtà è una grande liberazione!
    Il male più duro da perdonare, parlo per esperienza personale, è quello arrecato ad una persona che si ama, ma ho visto che veramente nulla è impossibile a Dio.

    Ma non è una magia, un automatismo, a volte è necessario un percorso anche lungo e doloroso.
    Se certi giornalisti sapessero di cosa stanno parlando e non fossero così superficiali non si permetterebbero mai e poi mai di fare queste domande a chi è in una grande sofferenza, avrebbero un minimo di rispetto.

    @filosofiazzero, sul dolore … “Il cristianesimo non ha inventato la croce, ma il coraggio di portarla” lo ha detto un certo R.Plus.

    1. JoeTurner

      mi dicono che l’idiota quando era fuori onda si sarebbe anche denudato mostrando i genitali. Solo un commento:

    2. Rientra si nel perdonabile, per quanto possa urtarci come gesto o quant’altro (peralto se ne son visti di ben peggiori…).
      La Misericordia di Dio non si fermerà certo difronte ad una semplice prova di imbecillità come questa, nè trovo motivo per cui noi dovremmo esimerci dal farlo…

      Come già correttamente 28ottobre ha detto, il peccato contro lo Spirito Santo è altra cosa. Nel dubbio e per chiarezza conviene rifarsi al Catechismo della Chiesa Cattolica

    1. Giusi

      Però non è proprio come lui la racconta. Gli scrivevano un sacco di lettere d’amore in carcere, si è pure sposato e le sorelle non lo hanno abbandonato. In questa intervista pare che il sacredote sia stato il primo a contattarlo…..

  7. Riporto perché mi pare in tema.

    Newsletter 2 maggio 2013

    Cari amici,
    la Regina della Pace nel messaggio a Mirjana del 2 Maggio ci fa riflettere sulle parole di Gesù: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato” (Lcv 6,37) e ammonisce: “ Cari figli, vi invito nuovamente ad amare e a non giudicare”.
    Al riguardo ci porta l’esempio di Gesù: “Mio Figlio, per volontà celeste, è stato in mezzo a voi per salvarvi e non per giudicarvi. Se volete seguire mio Figlio, non giudicherete ma amerete”.
    Fare diversamente rischiamo di “correre verso la perdizione”. Come è possibile questo? Dove sta la gravità nel giudicare gli altri?
    A questo riguardo occorre precisare che qui si tratta di giudicare le persone e non le idee o i comportamenti oggettivi, la cui conformità o difformità con la legge di Dio deve esserci chiara.
    Le persone invece non vanno mai né giudicate, né condannate, perché ciò spetta a Dio soltanto, l’unico che conosce i cuori di ognuno.
    Chi giudica e condanna gli altri è in grave pericolo perché non pensa alla sua personale conversione. E’ come il Fariseo che giudicava il pubblicano un peccatore. E’ un presuntuoso che crede di essere giusto e che non vede i suoi peccati. Come potrà pentirsi e convertirsi?
    La Madonna invece ci chiede di amare, specialmente quelli che vediamo sulla via della rovina. Non hanno bisogno della nostra condanna, ma dell’esempio della nostra fede e del nostro amore, “affinché la vostra vita benedica coloro che incontrate”. Tutte queste povere anime “non sanno che cosa significhi amare”.
    In particolare la Madonna ci proibisce insistentemente di giudicare i Pastori della Chiesa. Essi non hanno bisogno delle nostre critiche e delle nostre pietre:” Custoditeli e pregate per loro”.

    Vostro Padre Livio

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