Una lunga catena di uomini

BXVI

di Costanza Miriano

Come mamma credo di essere valutata tollerabile dai miei figli, persino simpatica a tratti, vecchia ma non decrepita, e passabilmente poco racchia, in confronto alla media delle vecchie. Purtroppo però ho l’insanabile difetto di essere femmina, e quindi vengo estromessa da tutte una serie di attività valutate maschili: posso accompagnare a una partita ma non assistervi; invitare amici dei figli, ma non parlarci per più di quindici secondi, nel timore che venga colta da un attacco di “io-ti-conosco-da quando-eri-piccolo-così”; fornire informazioni, sapendo però che verranno sottoposte al vaglio della verifica (se lo dice anche il babbo, allora è proprio vero).

Anche oggi dunque mio figlio Bernardo si è dovuto rassegnare ad essere accompagnato alla partita non da una ma da ben tre femmine (anche le sorelline). Cacciate subito dagli spalti, ci siamo trovate all’ombra della Basilica di san Paolo fuori le Mura, e la grandezza di una delle quattro basiliche papali ha colpito le mie bambine, che mi hanno chiesto di visitarla.

Ovviamente l’attrazione numero due è risultata la cioccolata dei monaci benedettini, ma la numero uno, e di parecchio, sono stati inaspettatamente i “bolloni”, cioè gli enormi tondi con dentro i ritratti dei papi, dal primo, san Pietro, a Benedetto XVI, illuminato da un fascio di luce. Le mie bambine sono rimaste a bocca aperta a cercare di contarli, quegli oltre 250 ritratti lungo tutte le navate, la centrale e le laterali. Una fila ininterrotta, una muraglia fondata su quella prima pietra che ha portato fino a noi il depositum fidei. Una muraglia che ha vacillato, e forse vacillerà ancora, che forse si assottiglierà, magari fino a trasformarsi in un ponte lungo e stretto sul quale dovremo camminare uno dietro l’altro per non cadere giù. Ma anche così, diroccate ed esposte ai venti, le mura non cederanno, ce lo ha assicurato Gesù (un mio figlio è stato convinto per anni che Gesù avesse detto le porte dei pifferi non prevarranno, e non si spiegava perché ce l’avesse tanto con l’innocuo strumento musicale).

Mi chiedevo poco fa cosa avesse colpito due bambine di cinque anni, perché i bolloni dei Papi avessero folgorato la mente di ragazzine che maneggiano l’iPad meglio di me, che hanno gli occhi pieni di immagini e oggetti colorati. Cosa le ha attratte così tanto?

Quello che attrae anche me, credo: il pensiero di una catena di uomini che ha tramandato dagli apostoli fino a noi il deposito della fede, qualcosa che prima di tutto si trasmette, e solo poi si integra con i passi avanti che la rivelazione fa fare all’umanità, con la cura però di non perdere una briciola di quello che c’è stato in passato. C’è molto altro, la Chiesa sacramento di Cristo, la Chiesa, una, santa, la Chiesa sposa dell’Agnello, la Chiesa madre, una Chiesa che noi continuiamo fermamente a credere così anche se non la vediamo così splendente (se la vedessimo non sarebbe necessario crederla)… ma una catechesi tarata sui cinque anni ha necessariamente dei limiti.

La Chiesa è la garanzia che ciò in cui crediamo non è un prodotto delle nostre fantasie, delle nostre alienazioni. Sottopone al vaglio le rivelazioni, le particolari forme di spiritualità. Aspetta con calma di vederne i frutti, valuta, conforta o corregge.

Chi non crede in Dio è pronto a credere in qualsiasi cosa – scaramanzia, oroscopi, opinioni del cugino dell’estetista, fantasiose teorie sul benessere fisico o ecologico che prendono il posto della spiritualità – mentre noi crediamo in una sola cosa, e sempre chiediamo conforto ai fratelli maggiori nella fede, come quello che riposa nella basilica, Paolo, l’apostolo delle genti che accoglie i fedeli dal chiostro con una enorme statua, armato di spada.

E poi ci sono fratelli maggiori di oggi, i sacerdoti, i figli prediletti del Padre, dal cui sì dipende la nostra salvezza.

Mi conosco abbastanza da sapere che non mi devo sempre totalmente fidare di me stessa, delle mie emozioni, delle mie intuizioni, ed è per questo che ho una guida spirituale. Che non è solo una persona intelligente, è anche un sacerdote, cioè colui che spezza per me il pane della rivelazione, la parola e la sapienza cresciuta per duemila anni di storia.

Chi non crede in Dio, dove si specchia? Come potrebbe non seguire le proprie emozioni, non assecondare quello che gli salta in mente, non perdersi?

Oppure può entrare nella basilica, e mettersi al centro, tra quelle colonne, sotto quei ritratti, e sentirsi parte di qualcosa che non affonderà mai. Perché nonostante le magagne, le trame, i peccati, qui e solo qui c’è la vita eterna.

Questo post è stato pubblicato nel giugno 2012 con il titolo “Chi non crede in Dio crede in tutto”

73 pensieri su “Una lunga catena di uomini

  1. – Lavinia, tempera le matite dell’astuccio.
    – Non posso, mi fanno male le ginocchia.
    – Ti avverto che di là c’è il babbo. Lo chiamo?
    – ……. Vanno bene così? Ho tempelato tutti i cololi.
    Credo che a Lavinia non interessi partecipare con Franco Nembrini, Antonio Polito e me a al “Dialogo sulla possibilità di un’educazione”, giovedì prossimo alle 19 in Via Salaria 113.

    http://www.centroculturalediroma.org/home.html

    1. Lucia

      Costanza: purtroppo, per una questione di kilometri, non sono potuta venire all’incontro del centro culturale ma ci ho mandato una amica romana e mi ha detto che é stato fantastico. Non é che puoi divulgare un video o una sbobinatura?
      dááái!

  2. Velenia

    I miei figli invece dicono: -Mamma mi fai più paura tu di papà!!-,per anni questa cosa mi ha fatto impazzire,poi,dopo avere letto i tuoi libri,l’ho semplicemente accettata,forse non appproverai ma è questo il mio personalissimo modo di essere sottomessa,accettare che mio marito non abbia avuto un’educazione militaresca come la mia e,per storia,indole,temperamento,sia più tenero di me,del resto il matrimonio serve anche a sorreggersi e completarsi e senza mio marito io sarei veramente un sergente dei marines.
    Scusa l’OT,il post di oggi è veramente splendido,se potessi farei un saltino a Roma ad ascoltare te e Franco Nembrini,sono sicura che l’incontro sarà una bomba.

  3. Simpatica Costanza, con la leggerezza del tuo scrivere riesci a trattare e descrivere con gioia i capisaldi della fede e la bellezza di essere cristiani. Il tuo dire è più efficace di molte omelie od incontri, ahimé spesso solo noiosi e lontani dalla realtà di tutti i giorni…

    Grazie!

  4. Carlo

    Costanza, ho scoperto i tuoi libri e sono stati un’aria nuova. Adesso anche mia moglie, dopo tante insistenze ci sta buttando un occhio interessato (un marito che ti propone un libro che ti dice di sottometterti a lui, non è però il massimo; secondo me il titolo è comunque un errore perchè allontana quelli che dovrebbe avvicinare con più urgenza). Ti consiglio però di apporre nelle prossime edizioni (spero che ce ne siano tante), l’avvertenza -“se ne sconsiglia la lettura agli over cinquanta!”- Perchè devo dire che una certa sofferenza c’è…ad essere messi di fronte ai propri errori. In campo educativo, affettivo, di gestione familiare (con l’aggiunta di difficoltà economiche), avessi letto i tuoi libri trent’anni fa, sarebbe stata un’altra storia…D’altra parte anche alla fede ci son tornato “nel mezzo del cammin…” messo alle strette dai miei stessi limiti; come anche ho cambiato la visione del mondo, la lettura della storia, l’idea della politica e le idee politiche. Può ancora essere utile un capitano che inverte la rotta e dice – “mi ero sbagliato?” –

  5. Costanza Miriano

    Carlo, a parte che quelli del libro sono i miei desiderata, e non come sono realmente, davvero, sempre, certo che serve un capitano che dice “mi ero sbagliato”!! Il Vangelo è pieco di convertiti che superano quelli che si credono giusti. Anzi, sono i prediletti di Gesù. I nostri cuori sono tutti uguali, impastati di fango e di male, e il lavoro di bonifica non finisce proprio mai!!! Coraggio, capitano, porta la tua nave al largo!

  6. giuly

    Da notare che la Basilica di San Paolo è stata ricostruita dopo il devastante incendio del 1823 (causato non si sa bene se dalla dimenticanza di un operaio che lavorava sul tetto, ma secondo i più maliziosi da un dolo della massoneria…) e solo all’inizio del ‘900 fu ideata la lunga sequenza dei ritratti dei Papi, come a volerci dire che quella muraglia di pietre citata da Costanza si può pure assottigliare fino allo stremo, ma la cui solidità è fondata non dalla materia, ma da quella catena umana, da quell’avvicendarsi di uomini che lo Spirito Santo tira fuori dal conclave, ogni volta la persona giusta al momento giusto, oltre ogni pronostico. E in effetti mi colpisce come ogni volta che un papa muore si scatenano le previsioni, i toto-papa. Stavolta poi…. tutti a dire chi sarà, chi non sarà, chi sarebbe meglio, chi un disastro, chi il degno successore di Bendetto, chi un suo avversario….. Come se fosse solo un disegno umano a manovrare quella elezione…. C’è chi si dispera e dice “se eleggono quel tale cardinale mi sparo….”, “se eleggono quell’altro sono felicissimo, mi piace molto”, “potrebbero eleggere un papa nero, cinese, americano, o vattelapesca….”. Ci dimentichiamo del tutto che il Conclave è un evento umano ma pure divino, che nella Sistina quel gruppo di oltre 100 anziani fa una scelta che, ci crediamo o no, è sempre un miracolo di Dio.

    1. giuly:

      “La notte del 15 luglio 1823 nella basilica (S.Paolo)si sviluppò un incendio che durò cinque ore circa, distruggendone una gran parte. Il rogo fu provocato dalla negligenza di uno stagnaio, che, dopo aver aggiustato le grondaie del tetto della navata centrale, dimenticò acceso il fuoco che aveva usato per il lavoro. ”

      Questo è quanto riporta wikipedia. Te hai notizie più precise anche, magari, sul dolo massonico?

      1. vale

        beh, se ti affidi solo a wiki, dove si può scrivere e trovare tutto ed il suo contrario, mi sa che vuoi fare poca fatica,quanto a documentazione….

        1. vale:
          .
          …proprio per questo ho chiesto se giuly, per esempio, ne sapesse di più, o webmistress, o altri.
          Non sono uno studioso né di storia né di altro. Di incendi mi viene in mente solo quello fatto appiccare da Nerone
          che poi ne dette la colpa ai Cristiani (ovviamente).

          1. giuly

            Faccio una rettifica:
            i ritratti dei pontefici furono iniziati a partire dal 1848 su decreto di Papa Pio IX. C’era una precedente serie di dipinti con ritratti dei pontefic (risalenti al ‘700)i, ma la gran parte venne distrutta dall’incendio e se ne conservano una quarantina nel museo della Basilica. Per quanto riguarda la natura dell’incendio, la causa più accreditata è quella citata da Alvise, l’incuria di uno stagnino che non spense il bracere dopo il lavoro, ma all’epoca molti dubbi ci furono circa la responsabilità di gruppi carbonari o avversari politici della Chiesa. Non mi sovvengono fonti precise al momento, le ho anche cercate su internet, ma ricordo bene che nella mia prima visita a San Paolo mi vennero citate anche queste ipotesi, che a quanto pare non hanno riscontri documentari. Nel caso io incappi in informazioni certe al riguardo mi riprometto di comunicarle qui.

            1. Giuly, per caso abiti a Venezia? Alla Biblioteca Marciana c’è una copia della “Relazione esatta e veridica delle circostanze che precedettero il fatale incendio della basilica di S. Paolo fuori le mura. Roma li 26 luglio 1823”.

              Se googlebooks non è un’opinione, voci sul coinvolgimento dei carbonari nell’incendio sono menzionate in “Roma papale: storie e leggende” di Gustavo Brigante Colonna (1925).
              E con questo la sappiamo più lunga di Corrado Augias e dei suoi “Segreti di Roma”, che queste cose non le sa. 😉

          2. Stendhal (Passeggiate romane, quasi contemporaneo) dice che all’epoca dell’incendio c’era gran preoccupazione tra i romani perché non c’era più posto per il ritratto del papa che avrebbe dovuto succedere al regnante Pio VII, che quest’ultimo, ormai moribondo, fu agitato da un sogno malaugurante per la Chiesa e che l’incendio gli fu tenuto nascosto per non agitarlo ancora di più.
            La stessa fonte permette di correggere qualche inesattezza wikipedica: gli operai non lavoravano alle grondaie ma alla copertura del tetto (lastre di piombo su travi di cedro del Libano). Il fuoco sarà certo servito a fondere il piombo. L’incendio successe di notte, quindi a cantiere chiuso. Le distrazioni capitano sempre, per carità. Comunque, se anche gli stagnai non erano carbonari, certo riuscirono a fabbricare un bel mucchio di carbone.

              1. giuly

                Viviana, sei un mito!
                non abito a Venezia, anzi disto da lì circa 800 km, ma mi fa piacere questa segnalazione. Allora i miei ricordi non erano del tutto peregrini…. Il Moroni non dice la stessa cosa? beh… è una conferma che la storia è spesso un guazzabuglio di opinioni e informazioni, fatti e pareri. Non so se si potrà mai arrivare ad una certezza in un caso come questo, però il dubbio che l’evento sia di natura dolosa resta….

  7. Raffaella

    Lo sai perchè hanno associato l’Inferno ai pifferi? Ovvio per la terribile fiaba del Pifferaio magico. Che fine fanno quei poveri bambini che lo hanno seguito? E’ una fortuna a volte l’essere zoppetti…

  8. Carlo

    Costanza, grazie di cuore e buon lavoro soprattutto di efficace, moderna e divertente evangelizzazione.

  9. 61Angeloextralarge

    E’ un po’ che non lascio commenti complimentosi verso la padrona di casa, carissima Costanza. Do’ ormai per scontato che:
    1. mi piace come scrive;
    2. mi mette allegria;
    3. tocca argomenti che a me piacciono tantissimo e lo fa con una grazia particolare;
    4.
    5.
    etc.

    Cara Costanza, se i tuoi figli erano i miei figli avrebbero disicuro detto: “antipatica a tratti, vecchia e decrepita, e non-passabilmente poco racchia, in confronto alla media delle vecchie”. 🙄

  10. “Mi conosco abbastanza da sapere che non mi devo sempre totalmente fidare di me stessa, delle mie emozioni, delle mie intuizioni, ed è per questo che ho una guida spirituale…

    Chi non crede in Dio, dove si specchia? Come potrebbe non seguire le proprie emozioni, non assecondare quello che gli salta in mente, non perdersi?”

    In questo ancora una volta sta la differenza profonda, perché la tua (che faccio mia) giusta domanda, è quella che gran parte del resto dell’Umanità si pone (quando se la pone) dicendo: “Perché dovrei avere bisogno di una guida? Perché qualcuno dovrebbe dirmi cosa è giusto e non giusto, buono o non buono? Perché dovrebbe essere sbagliato seguire le mie emozioni, le mie intuizioni (se non la mia “pancia”.. e il colmo è che poi gli stessi credono al primo ciarlatano che gli legge le carte)?
    E i beluini siamo noi, che ci lasciamo guidare, da un sacerdote, da un Papa, da un Magistero, da un “chi dicono che Lui sia?” Dicono, sempre gli stessi beluini, che sia Dio e sia risorto…

    Sinché l’uomo non fa amara esperienza, perché se non è amara poco vale, del proprio limite, della fallacità del proprio pensiero, sentimento, intuizione, resta convinto di essere lui dio in terra… il dio della sua vita. Specchiandosi nello specchio e vedendo solo la propria immagine (“specchio, specchio delle mie brame….) e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, come sempre e in ogni tempo.

    A noi, come sempre e in ogni tempo, riflettere non più la nostra immagine, ma quella di Cristo, altrimenti chi ci guarda vedrà solo… un altro sé stesso.

      1. Non avrei preso i “beduini” a sinonimo di “allocchi” o similari… o beluini 🙂

        Quanto all’origine, è una mia riminiscenza dialettal-giovanile (di non so che dialetto ne di quale gioventù…). Forse solo una storpiatura d’altra parola. Comunque il senso credo si sia compreso 😉

        1. Giusi

          Si certo. E’ che mi incuriosiscono le parole nuove, anche quelle dialettali, adoro i dialetti. Non avendola trovata su google ti ho chiesto. Tutto qui.

    1. Giusi

      Ma che vedono? E’ sempre lo stesso discorso: senza Dio ce la cantiamo e ce la suoniamo da soli con i nostri miseri mezzi. Se io guardo te e tu guardi me che possiamo mai vedere? Magari vedo la tua pagliuzza e non la mia trave. E’ solo specchiandoci in Dio che possiamo vederci veramente. Padre Pietro, un sacerdote comboniano di 83 anni di Padova che ha fatto per anni il missionario in Africa, dice sempre che, in ogni persona, prima di qualsiasi altra cosa, dobbiamo adorare lo Spirito Santo che è in lei. Pensa che meraviglia! Che ottica rivoluzionaria! Noi stiamo sempre lì a criticare, a vedere i difetti e invece ogni essere umano è un recipiente dello Spirito, un contenitore della divinità. Ecco perchè, solo attraverso Dio, possiamo scoprirci fratelli.

      1. E a dirla tutta, e a seguir il Giusi pensiero, nonostante tu Alvise a volte rompa proprio le… travi, io ho da vedere in te MIO FRATELLO e come tale guardarti.
        Sempre che il mio sguardo su di te sia lo stesso di Cristo (arzigogolissimi!!)

        Semmai a Dio piacendo ci incontreremo, te lo saprò dire 🙂

        1. Giusi

          Eh si il Giusi pensiero……. Tutt’al più, indegnamente, provo a fare quanto diceva San Paolo: “non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”. Ma quand’è che ci riuscirò?

      2. L’ho detto tante volte (e mi dispiace per la noiosità) siamo TUTTI uguali, più o meno stronzi, e questo, purtroppo, si vede.
        Non come ci si “mostra”, ma come si è: più stronzi o meno, questo è il fatto.
        Uno può sgranare tutte le coroncine o fare tutti i digiuni che vuole o andare a tutte le riunioni o assemblee laiche o atee possibili:
        “stronzulum stronzulum manet”
        webmistress: è corretto il sostantivo tardo latino?

        1. Giusi

          La storia dell’umanità non dimostra affatto questo. Stronzulum sarai tu e pure…. beluino!

  11. Franca 35

    Cari amici, da un paio di giorni rimugino su una frase apparsa il 18 u.s., alle ore 9,25, nel post “Nuovo Disordine Morale”, a firma del nostro sublime Alvise. Ve la trascrivo per sommi capi:
    -Cristo, è vero, annuncia come la nuova vera giustizia il principio dell’amore
    -…che non può essere quel sentimento che noi chiamiamo amore
    -non è naturale amare i propri nemici
    -Cristo respinge l’amore umano dell’uomo verso la donna e dei genitori verso i figli
    -chi vuole il regno dei cieli deve lasciare tutto anzi deve odiare padre madre figli…
    -l’amore predicato da Gesù non è l’amore umano
    -deve essere perfetto, divino.,
    Aspettavo il commento, o meglio la puntualizzazione di uno di voi, ma solo Viviana ha precisato che Dio all’inferno non ci manda nessuno ecc., ma del messaggio che passa in quelle parole che vi ho trascritto nessuno ha detto niente.
    Mi permetto di dire qualcosa io e conto su di voi per una migliore esposizione della verità (e se sbaglio mi corrigerete…)
    Perché di questo si tratta: Alvise scrive “la verità”, che però verità NON è.
    Non è vero che l’amore predicato e praticato da Gesù è solo di specie divina e inconcepibile per gli uomini. Se così fosse Gesù avrebbe parlato a vanvera e avrebbe riservato il suo verbo solo per gli angeli in cielo. E i santi ci dimostrano che così non è. In quanto alle sue parole “chi ama padre e madre più di me non è degno di me” è pura verità: nessuno è preferibile a Dio, nessuno viene “prima” di LUI. Questo non significa che l’amore tra genitori e figli sia proibito! Nessuno ha mai amato sua Madre come Cristo Signore ha amato (e ama) la Madonna. Inoltre teniamo presente che Cristo è il nostro modello, e come tale non può essere meno che perfetto, se è a mezzo servizio che modello è? Per me (e non solo per me) è difficile imitare l’amore con la A maiuscola che è Dio Amore, ma non voglio un modello meno perfetto con la scusa che “io” non lo so imitare!… Di quei modelli è pieno il mondo e nessuno mi salva (Tu solo, Signore, hai parole di vita eterna). Del resto è tipico della mentalità satanina di dire la verità trasformandola in qualcosa di male per noi, ad opera del Signore, come con i nostri progenitori in Eden…Il sistema è sempre quello, mettere il dubbio atroce di essere stati turlupinati e stroncare la nostra fede…Ma ogni vero cristiano è un martire, come Gesù.
    Ciò che di Alvise ci procura un senso di sbigottimento è proprio il suo disfattismo, il suo non fidarsi mai di quello che Gesù dice e fa o di travisarlo per usarlo contro i cristiani che non sono così perfetti. Una mia cara amica di autentica fede definisce questi fratellini tipo il “nostro” “un uomo intelligente che non capisce niente”.
    E lui sta qui, su questo blog, perchè spera di trovare quella pace di cui ha enorme bisogno, anche se ci critica in continuazione. E se da bambine come quella che voi benevolmente chiamate “paperella” (e Alvise “anatroccola”) possiamo aspettarci parole da ochetta, è triste l’inossidabilità di un uomo maturo che non vuole fidarsi di Dio.
    Scusate se l’ho tirata in lungo, ma il discernimento è estremamente necessario. Ora vi lascio e vado a Messa, dove pregherò per tutti voi e per Alvise in particolare.
    Grazie Costanza per quello che scrivi, e grazie di ospitarmi. I tuoi libri hanno salvato un matrimonio nella mia famiglia, continua ad essere come sei e Dio ti benedica.

    1. Cara Franca, io sinceramente non sto dietro a tutto quel che scrive Alvise, anche perché non lo scrive né per condividere, né per meglio comprendere, né per dialogare (e infatti se la intende con le “papere” che come papere parlano… qua, qua, qua).

      Su un passaggio come quello che lui riporta, ci sarebbe solo da meditare e leggere ciò che nei millenni è stato scritto e ancora non basterebbe non forse a comprenderlo con la testa, ma a incarnarlo nella vita. Quindi… 😉

    2. 61Angeloextralarge

      Franca 35: mi sono ripromessa, da qualche giorno, di non leggere più tutti i commenti di Alvise Maria… Ormai li ho imparati a memoria. Quindi se ne scriverà uno nuovo o diverso… me lo perderò, ma va bene lo stesso per ora che ho poco tempo per approfondire come vorrei.
      Ti meriti uno smack per quello che hai scritto: hai rimurginato bene, mi sembra, no? 😀

  12. Franca35:

    “”Se uno viene a me e non odia il padre e la madre, e la moglie e i figli, e i fratelli e le sorelle ed anche se stesso, non può essere mio discepolo” Lc 14,26

      1. “Bisogna tener presente un fatto. La lingua ebraica non possiede il comparativo di maggioranza o di minoranza (amare una cosa più di un’altra, o meno di un’altra); semplifica e riduce tutto a amare o odiare. La frase: “Se uno viene a me e non odia il padre e la madre…”, va dunque intesa nel senso: “Se uno viene a me, senza preferirmi al padre e alla madre…”

        Come anche bisogna tener presente il fatto che noi disponiamo del Nuovo Testamento solo di testi in greco…
        La parola a webmistress!!!

          1. Non c’è un testo aramaico dei Vangeli.

            Matteo, dice, era scritto in aramaico, ma noi abbiamo solo il greco

            Anche gli altri Vangeli sono in greco.

            Allora si è pensato di tradurre il greco in aramaico e poi ritradurre in greco modificato secondo le particolarità aramaiche e così pretendere di avere la versione “originale”.

            La mi dica Lei, Signora Webmistress, se questo può dirsi è un corretto procedimento filologico…

            1. Senta, io di filologia greca e aramaica non me ne intendo. Forse neanche lei più di tanto. Perché non prova a seguire il metodo M.R. James? Legga i libri di Garcia, sono nella BUR e non costano granché. Almeno dopo potrà fare le sue critiche con cognizione di causa.

  13. Mariaconcetta

    Cara Costanza, vorrei ringraziarti per i tuoi libri, che ho letto tutti d’un fiato.
    Ho letto”Sposami e sii sottomessa ” lo scorso anno, dopo essere rimasta vedova e qualcuno potrebbe pensare che io sia masochista! ( forse un pò lo sono…) ma è stata per me una lettura illuminante ,per certi versi consolante: ho capito che pur non essendo spsata con sacramento( mio marito era divorziato) sono riuscita a fondare il ns matrimonio sui valori in cui comunque ho continuato a credere e che il mio comportamento nei suoi confronti, a volte quasi arrendevole ( o masochistico a detta di alcune persone) era invece quello giusto da tenere per mantenere salda la ns relazione nel rispetto dell’amore che ci siamo dichiarati tanti anni fa. In conclusione, ora èpassato un anno dalla sua morte e, se possibile, soffro ancora di più, ma ho la consapevolezza di aver fatto bene la moglie ( e spero anche la madre, naturalmente) nonostante l’assenza del sacramento religioso che tanto mi è mancato! Evidentemente è vero che ” le vie del Signore sono infinite”!
    Grazie ancora di vero cuore.
    Naturalmnete tutte le mie amiche sono “costrette” a leggere il tuo libro, da cui spero nasca la voglia di leggere anche “Sposala e muori per lei”.
    Mariaconcetta

  14. “Perché se mai amate quelli che vi amano quale premio meritate? Non fanno altrettanto anche i pubblicani? E se salutate solo i vostri fratelli che cosa fate di più? Non fanno forse altrettanto i pagani?Siate dunque PERFETTI come è perfetto il Padre vostro celeste” Mt 5, 46-47(come si dice in ebraico PERFETTI?)

        1. 61Angeloextralarge

          Alvise Maria: ho fatto l’errore di leggerlo sto commento del cavolo… Mannaggia alla mia curiosità! Grrrrr! 😉
          Non metto in dubbio che tu “conosca” la Bibbia. Dubito che tu la conosca meglio di Benedetto XVI. Questo però che significa? Anche il maligno conosce benissimo la Bibbia… Gli cambia qualcosa? Noooooo!
          Curiosità che croce! 🙁

  15. Franca 35

    Anche Satana nel deserto cita la Scrittura, anche lui conosce la bibbia….ma a cosa gli serve?
    Giusi, parli delle perle che non dobbiamo gettare ai porci, altrimenti le calpestano e si rivoltano e ci dilaniano?
    A me viene anche in mente di scuotere i calzari quando ti rifiutano. Comunque le guardi, le parole del Signore sono sempre molto chiare e senza mezze misure.
    E’ vero, Bariom, non siamo affatto tutti uguali, anzi, ognuno è unico e irripetibile. Anche Alvise.
    Siamo stati fatti a Sua immagine, ma spesso la nascondiamo sotto un folto strato di autosufficienza, e usiamo l’immagine di Dio per metterci al Suo posto.
    La speranza ci sostiene e ci fa continuare nel cammino difficile ed entusiasmante di discepoli di Gesù per cui aspettiamo il giorno in cui i lontani saranno arrivati a Casa.
    A volte penso che “la spina nel fianco” di cui parla San Paolo fossero i mille Alvise che ha sempre trovato sul suo cammino. A San Paolo Gesù disse “ti basti la mia grazia”, prego Dio di lasciarci la Sua grazia, e il conforto della Sua Mamma. Buonanotte a tutti.

    1. Cara Franca non credo che la “spina nel fianco” di S. Paolo fossero i “mille Alvise”… in quanto come lui stesso dice “Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella *carne*, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia.”
      I “mille Alvise” potevano al più essere una persecuzione o un intralcio (forse che Cristo non ne ha avuti?). Si è scritto di una malattia, un impedimento fisico e questo potrebbe essere. Io propendo per la “spina” di un’inclinazione del carattere. Che stava, come può stare per ognuno di noi, nella carne dell’ “uomo vecchio”. Quelle cose che ti ridimensionano, che ti fanno capire di che “pasta sei fatto”, che – come per S. Paolo – ti impediscono di montare in superbia, di gonfiarti troppo per quello che in realtà è solo opera di Dio.

      Esempio concreto (e se non ricordo male si è detto anche per S. Paolo), una forte tendenza all’irosità (e l’ira è un peccato), per cui magari annunci il Vangelo, e chi ti ascolta ti immagina già “mezzo santo” e poi hai uno scatto d’ira per una sciocchezza, che subito ti ridimensiona… e la tua sofferenza non è tanto per il tuo orgoglio ferito, ma per il timore (certo era il timore di S. Paolo) di aver vanificato ciò che di buono potevi aver detto o fatto.

      Ci sta anche, in questa prospettiva, l’inviato di Satana che ti schiaffeggia, si burla di te, ti accusa (come sempre fa il Demonio). “si, si, annuncia il Vangelo, parla di Dio, guarda che schifo sei… non sai neppure tenere a freno la lingua!” e via discorrendo.

      Per S. Paolo, come per tutti, la risposta del Signore: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
      Nel nostro “campo” assieme al buon grano, che facciamo il possibile con l’aiuto della Grazia perché sia abbondante, rimane sempre un po’ di zizzania, che il nemico sparge di notte e la nostra umanità decaduta a volte non riesce a rigettare… ma il campo è del Signore. Lui lo cura, lo ara, lo dissoda, lo semina, lo irriga e Suo sarà il raccolto. La zizzania sarà bruciata, magari con un po’ di Purgatorio, ma una volta in Paradiso potremo toglierci il dubbio: “Paolo, scusa sarò il 100milionesimo che te lo chiede… ma cos’era quella spina?” 😀

  16. Franca 35

    Angela extralarge, ti abbraccio. Aggiungo che ho voluto puntualizzare il commento di Alvise perchè penso che non si può permettere che qualcuno leggendolo pensasse che fosse come diceva lui, cioè che Gesù ha detto delle cose che per noi sono inutili perchè nessuno le può mettere in pratica…il Cielo è pieno di santi che l’hanno fatto, e perchè io no? E poi mi piace troppo l’amore di Gesù, mi fa vivere, mi fa stare attenta, e sono sicura ma sicura sicura che Lui mi ama a tal punto da prendere il mio amore per Lui e moltiplicarlo all’infinito aggiungendolo al Suo. E con questo, grazie grazie grazie!

      1. Mariaconcetta scrive:

        “…nonostante l’assenza del sacramento religioso che tanto mi è mancato! Evidentemente è vero che ” le vie del Signore sono infinite”!!!

        ….è proprio così.(nonostante l’assenza)

  17. Franca 35

    Grazie Bariom, è sempre bello leggerti, anch’io la penso come te circa la “spina nella carne” di San Paolo, ma gli Alvise di tutti i tempi sono inesorabili, non mancano mai! Ed è indubbio che il loro compito di spine tartassanti lo compiono benissimo.

    1. Maristella, ne sono felice… e rendo grazie perché da un emerito ignorante di tutto ciò che riguardava la Fede e avverso alla Chiesa, come ero (colmo della stupidità: essere avversi a qualcosa che non si conosce…), se qualcosa di buono viene, è perché mi è stato donato 😀

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