Recita di Natale

Nativity Play

di Emanuele Fant *

La mia fulgida carriera teatrale ha conosciuto, ahimè, momenti neri ma formativi. Non molti anni fa ho visto almeno un centinaio di saggi scolastici dal punto di vista obliquo del siparista. Ogni sera gettavo uno sguardo pietoso in platea e osservavo la varia umanità dei parenti-spettatori, una massa ineducata temuta dalle maschere di sala più che un monologo di Testori senza intervallo.

I parenti-spettatori hanno vari vizi inclassificabili, come volere seguire tutti contemporaneamente i figli nelle strettissime vie di fuga dei camerini, o pretendere di tenere in sala il trio della Chicco completo accanto al posto assegnato. Ma la cosa che non mi è mai andata giù è l’ostinazione nel salutare il figlio o nipote proprio quando sta dando il meglio di sé in palcoscenico. Tanto più che lui, coi proiettori in faccia, vede come una talpa con il distacco della retina.

Pochi giorni fa ho debuttato nel ruolo di parente-spettatore.

Michele fa il primo anno di asilo, dunque prima recita di Natale. Secondo il nostro credo di genitori alternativi e avvezzi al mondo dello spettacolo, non portiamo nessun apparecchio di registrazione, né video, né audio, nè niente. Il ricordo di questo impagabile momento sopravviverà solo grazie alla nostra capacità mnemonica, è romantico e poi non saremo costretti a fissare per un’ora un lcd da un pollice.

Lo spettacolo racconta la nascita di Gesù, per fortuna, non i problemi di volo della magica renna Rudolph. Appena il sipario mostra l’intenzione di aprirsi, a me e a mia moglie esplodono gli occhi per la commozione. Come resistere di fronte a una Madonnina di cinque anni che riceve un annuncio mimato da un angelo di quattro? Il mio proverbiale senso critico teatrale è probabilmente incastrato nell’ombrello in guardaroba, perché a me sembra tutto perfetto: luci impeccabili, testi profondi, coreografie degne della migliore scuola russa. Quando inizio a supporre che quello che ho di fronte avrà un impatto sul teatro europeo pari o superiore all’Orlando Furioso di Ronconi, ho la lucidità di vedermi per un attimo da fuori. Devo ammetterlo, qualcosa sta falsando la mia obiettività. E quel qualcosa probabilmente è alto novanta centimetri e mi canticchia di fronte.

“Ambalam-belem, ambalam-belem”. “La prescella lei saraaà”. Questi i ritornelli della recita preferiti di Michele, che nell’ultimo mese li ha ripetuti anche nel sonno, tipo mantra. La mia indagine sul contenuto generale delle strofe mi ha permesso di attribuirgli dei significati ipotetici: il primo dice “Andare a Betlemme”, il secondo “La prescelta lei sarà”. Inevitabile il dubbio del genitore credente e riflessivo: cosa accidenti capirà il mio piccolissimo interprete di quello che sta raccontando con i suoi compagni?

La potenza estetica della recita di Natale mette in secondo piano tutte le possibili obiezioni paterne. A ogni nuovo rifiuto dell’albergatore, una nuova lacrima cerca un posto sulle mie guancie già fradice. Quand’ecco, un brivido di disappunto. Questo no. Questo non va. Qui mi dissocio.

Gesù bimbo si sta posando nella culla sorretto dalle tenere manine dell’angelo con le ali di brillantini. Maestre, ma scherziamo? Io che la notte di Natale di tre anni fa ero proprio in sala parto, non posso accettare una venuta al mondo tanto soft, con messo celeste riconvertito a cicogna. Il parto è un evento pieno di sangue e altre mostruosità, e di grida. Più che il contatto al suolo di una foglia, sembra l’aprire a spallate una porta. Nessuno ci pensa mai a che cosa sentiva Maria la notte santa. Io sì. Avrà imparato ad apprezzarne il ricordo col tempo ma, al momento, altro che l’espressione beata della statuetta nel mio presepe. Al di là dei noti dolori inconcepibili dal maschio, che smarrimento prova chi fino a un attimo prima si portava Dio in pancia, e poi lo vede li davanti, altro da sé?

Siamo quasi alla fine. Le mie mani aderiscono col palmo alla poltrona, ancorate dal peso delle cosce. Io, proprio io, non cadrò mai  nella tentazione del saluto. Ma ecco che …Laura, cosa fai? Sta sventolando il braccio destro, chissà da quando. No! Moglie mia! Figura educativa a me complementare! Perché saluti anche se siamo al buio e lui non ti può vedere? Roba da dilettanti della poltroncina! A questo punto il danno è fatto. Tanto vale. Mi alzo in piedi con la speranza di ricevere il dono temporaneo della fosforescenza. “Sono quiii. Micheleee”.

Il mio gesto temerario non ottiene nessuna modifica al mio abituale fotoassorbimento, ma mi dona un’altra grazia. Immediatamente comprendo che quella sì, è una nascita: l’inedito senso di impotenza sul destino (artistico e generale) di Michele. Ecco il significato del mio Natale 2012: vedere il nostro MiniNoi finalmente da di fronte, non per mano. E scoprire che la vita si genera inizialmente con l’unione, ma poi, e soprattutto, con il coraggio di tagliare.

* Emanuele Fant è nato nel 1979, è sposato con Laura, è papà di Michele (piccolo) e Clara (piccolissima). Ha studiato teatro all’università e ne ha fatto il suo lavoro, sperimentandosi in ogni mansione. Per ora riesce a far coincidere la professione con le attese che Dio ha su di lui: educa e dirige una compagnia marionettistica di ex-senzatetto. Racconta questa avventura senza troppa continuità nel blog  lemarionettedellamisericordia.blogspot.it

36 pensieri su “Recita di Natale

  1. sabina

    Grazie Emanuele!!verissimo e commovente…anche perchè é cosi’ raro trovare colleghi artisti che danno una lettura cristiana del Natale…auguri di cuore a tutta la bella famigliola!!

  2. Luigi

    Chiedo scusa, ma l’eccellente pezzo è rovinato dal richiamo ad un presunto parto doloroso della vergine Maria: qui il teatro e la poesia devono lasciare posto alla Fede cattolica che c’insegna che il parto di Maria fu indolore, proprio perché Maria è vergine prima, durante edopo il parto. Scusate se faccio la parte del… Torquemada!

    1. JoeTurner

      è vero quello che dici Luigi però non credo che Maria non abbia sofferto i dolori del parto (benché “miracoloso”), come Gesù non ha evitato il dolore anche fisico della Passione.

      1. Giusi

        Scusa Joe ma non penso che sia così. Cioè non è che lo pensi io ma ho chiesto a diversi sacerdoti e teologi (non agli Enzo Bianchi e ai Mancuso). Il parto indolore non è dogma di fede ma è una conseguenza logica del dogma della verginità durante il parto. Secondo i santi padri Gesù è uscito dal grembo di Maria nel medesimo modo in cui una stella col suo raggio passa il vetro, non lo rompe, ma lo illumina. Per questo i medesimi santi padri dicono che il parto di Gesù avvolse Maria nella luce e nella gioia.
        http://www.mediatrice.net/modules.php?name=News&file=article&sid=2687

        1. E se vogliamo (ma non mi lancio in diquisizioni teologiche-scientifiche) c’è un’attinenza anche alla Resurrezione di Cristo, per come il suo corpo a “lasciato” il sepolcro restituendoci anche la Sindone (per chi crede la Sindone sia il vero sudario che avvolse il Corpo di Cristo)

          1. Giusi

            Si, si, è proprio così. C’è anche questo nel link che ho postato sull’argomento (è piuttosto completo).

        2. JoeTurner

          Può darsi tu abbia ragione, una volta parlando di questo con un sacerdote mi aveva proposto questo brano del Vangelo di Luca:

          All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; 29si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

          Dove passando in mezzo secondo lui voleva dire proprio attraverso loro

    1. 61Angeloextralarge

      Ri-passo al volo con una richiesta:
      un bambino di un anno, da due settimane è in ospedale (sembra polmonite da virus) e non risponde alle cure mediche.
      Grazie di cuore!

  3. Guido

    Sarà che l’ha scritto un amico, sarà che con questo amico ho condiviso le esperienze raccontate nella prima parte, ma secondo me è meraviglioso.
    Grazie Ema.

  4. giuly

    Ma che meraviglia questo post! come vorrei anche io vedere così i miei figli…. non che non lo faccia ogni tanto, ma il più delle volte sono concentrata su di loro per come li vorrei piuttosto che per il fatto stesso che esistano!
    Stamattina nella scuola materna del mio secondogenito si è svolta la consueta recita di poesie e canti natalizi e la maestra all’inizio ed alla fine dello spettacolo ci ha tenuto a farci notare che quest’anno si è deciso di non nominare Gesù Bambino per rispetto dei 2 bambini che non fanno religione a scuola. Prima di andarmene le ho manifestato educatamente le mie perplessità a riguardo (non mi pare ci possa essere nulla di offensivo nel festeggiare il natale anche come nascita di un bambino, non solo come festa di babbo natale o dell’albero decorato…. chi andrebbe invitato ad una festa di compleanno pretendendo che il festeggiato tolga il disturbo?). Mi è stato risposto che così era stato deciso e che io dovevo imparare ad essere più tollerante. Mah…. I genitori presenti non hanno fatto una grinza, troppo presi come sempre con iphone, tablet, videocamere e foto per accorgersi del discorsetto politicamente corretto dell’insegnante. Tutti intenti a immortalare le gloriose gesta dei loro piccoli si sono scordati di aver mandato i figli ad una festa che, pare, ci ricordi l’inizio di un’era. Ma io dico: se non sappiamo che cosa stiamo festeggiando, se non sappiamo che 2000 e rotti anni fa veniva al mondo un tale che proclamava e proclama tuttora di essere Dio (e io un minimo di domanda già solo per questo me la farei…), che ce ne facciamo dei filmini, delle foto? E’ bello vedere come questi bambini abbiano voglia di imparare, sapere, seguire, leggere, recitare…. perchè dobbiamo togliere loro il senso di un festeggiamento? loro ci chiedono la verità perchè sentono che la verità è intorno, che ci possiede (come ha detto magistralmente papa Benedetto). Cosa gli risponderemo quando ci chiederanno, seriamente, chi è il padrone della Storia? non credo che un filmino dell’asilo li potrà soddisfare…

    1. Alessandro

      Giuly la prossima volta ti consiglio di dire ai responsabili della scuola che l’acqua bagna, il sole riscalda, e il Natale si chiama così perché è la festa della nascita di Gesù, quindi è impossibile cantare canti natalizi e recitare poesie natalizie senza che poesie e canti si riferiscano direttamente a Gesù. Se uno non vuole riferimenti a Gesù, non faccia la recita di Natale.

  5. Franca 35

    Mi permetto di aggiungere qualcosa a quanto si crede sul parto della Vergine Maria, e della sua assunzione al Cielo in anima e corpo. Nella Genesi leggiamo quanto Dio stabilisce per l’uomo e la donna dopo il peccato, ovvero l’uomo sarà costretto a guadagnarsi il pane col sudore della fronte, e la donna “partorirà con dolore”. Questo è il risultato del peccato, ma la santa Vergine è l’Immacolata Concezione, la “senza peccato”, sia originale che successivo. Perché dunque avrebbe dovuto partorire con dolore? Se vi capita di leggere il secondo libro “il poema dell’Uomo-Dio” di Maria Valtorta, (che la Madonna a Medjugorie, richiesta dalle veggenti, ci ha detto che “possiamo leggerlo”), c’è la descrizione della nascita di Gesù, bellissima, in cui risalta il fatto che Egli “come luce è venuto al mondo”, ed è uscito da Maria così come è uscito dal sepolcro dopo la morte, “lasciando intatte le bende in cui il suo corpo era avvolto”. (ed è quello che “vide” Giovanni “e credette”,dato che Giovanni era presente alla sua sepoltura). La santa Vergine in profondo gaudio se l’è trovato tra le braccia, “Dio da Dio, Luce da Luce” e…piccolo Uomo, suo figlio!
    In quanto alla assunzione di Maria Vergine, c’è la tradizione ortodossa della “dormizione” di Maria, anche a Gerusalemme abbiamo visitato la basilica della Dormizione, e il decreto con il quale è stata stabilita la Assunzione di Maria, dice espressamente “…la Madre di Gesù, AL TERMINE DELLA SUA VITA TERRENA, venne assunta in cielo in anima e corpo”, da nessuna parte si parla di morte di Maria e di resurrezione, e anche qui è comprensibile, poichè “salario del peccato è la morte” (S.Paolo) e Maria NON conosce peccato, QUINDI NON DEVE MORIRE.
    A questo punto si fa riferimento a Gesù che invece è morto, come mai? Mi sembra semplice. Gesù si è incarnato “per noi” ed ha preso su di sè “i nostri peccati”, e con la sua morte li ha distrutti “nel suo corpo”. Non c’era altra ragione per la sua incarnazione. Lo spiega bene p. Cantalamessa in una sua lezione di circa venti anni orsono, “L’uomo doveva pagare ma non poteva perché schiavo del peccato, Dio solo poteva farlo ma non “doveva”, ecco l’incarnazione del Figlio, l’Uomo-Dio che si è assoggettato al dolore e alla morte per riscattare l’uomo, per la nostra redenzione. Gesù non è morto “per se stesso” ma PER NOI E PER I NOSTRI PECCATI.
    Del resto, sempre a Medjugorie, nei primi anni ottanta, richiesta dai veggenti, la santa Vergine ha avuto modo di precisare di non aver patito durante il parto e di non essere morta…
    La grandezza della nostra Madre Celeste è veramente incommensurabile, Ella è la Gioia di Dio e noi siamo grati a Gesù di avercela data come nostra Madre.
    Buon Natale a voi tutti, carissimi amici nel Signore, vi ringrazio che ci siete, da Costanza e tutti fino ad Alvise, e oltre…
    Franca 35

    1. Giusi

      Io credo a Medjugorje e mi piace Maria Valtorta ma non si possono citare come fonti. Anche se fosse un’apparizione riconosciuta la Madonna non aggiunge mai niente alle Scritture. Quella di Maria Valtorta è una rivelazione privata che fu persino messa all’indice anche se la posizione attuale somiglia molto a quella della Madonna di Medjugorje: si può leggere (per quanto ufficialmente risulti ancora messa all’indice). Personalmente la trovo un’opera molto bella e poetica. Ma per i dogmi ci sono le Scritture, i Papi, i Padri della Chiesa.

      1. Concordo con Giusi rispetto la puntualizzazione sulle fonti, cmq l’intervento di Franca è assolutamente lineare e più che confortato da fonti “pienamente attendibili” 😉

  6. Ma avreste meno fede e venerazione per la Madonna se non fosse stata assunta?
    Invece si è voluto lo stesso farla assunta quasi fosse un atto dovuto (dovuto al concatenarsi delle conseguenze logiche dopo quanto può risultare dai Vangeli e specialmente dopo il dogma della Immacolata Concezione, sine qua non)
    io credo che al cristianesimo non mancherebbe una jota senza tutti e due questi dogmi.
    Meglio abbondare?.

    1. Alvise anche se ha te sembra semplice nella Fede, o almeno nel suo razionalizzarne i concetti, tutto è ben concatenato e ordinato e ogni concetto (o dogma) ne richiama un altro, che ne richiama e sostiene un altro e un altro ancora…

      Insomma e come una catena, circolare e se vuoi “chiusa”, dove l’Alfa e l’Omega coincidono.

      Quindi c’è quello che ci deve essere. Al Cristianesimo mancherebbe qualcosa senza questi due dogmi per il fatto stesso che invece ci sono.
      Sarebbe chiaro anche a te, se non fosse che conosci del Cristianesimo e della sua Teologia, molte cose solo per “sentito dire”. 😉

  7. Colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che (rispondendo a una mia richiesta di qualche giorno fa) hanno pregato per Giovanni. La sua operazione è andata bene ed è uscito dal reparto di terapia intensiva 😀

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