La straordinaria possibilità di amare

di fr. Filippo Maria

Ci sono giorni in cui uno crede di aver capito tutto. Ce ne sono altri in cui sembra di non aver capito niente. Altre volte, invece, può capitare di scoprire un’evidenza talmente macroscopica che non ci si può spiegare come mai non l’abbiamo considerata prima, come quando si cercano gli occhiali e ci si accorge, solo dopo un po’, di portarli già.

O come quando si scopre l’acqua calda, per dire. Ecco, in questi giorni mi sento proprio così. Mi sembra di aver scoperto infatti che il nocciolo del Vangelo stia tutto nel dono che ci viene fatto di una straordinaria possibilità di amare. Ci sono arrivato tardi, lo ammetto, però forse (e sottolineo forse) ci sono arrivato.

Intendiamoci: una vaga idea che il messaggio centrale del Vangelo fosse l’amore me l’ero già fatta. E tuttavia, pur avendo sempre questa evidenza davanti agli occhi, mi ero incastrato nel seguente ragionamento: non riuscirò ad amare come mi chiede il Vangelo (né Dio né il prossimo) fino a quando non si creeranno le situazioni opportune, fino a quando non incontrerò le persone giuste, fino a quando continueranno a sussistere determinate problematiche, fino a quando le contingenze non cambieranno, fino a quando non mi sentirò realizzato, fino a quando non verrò considerato, fino a quando… tutto quello che volete voi.

Sarà perché comincio ad avere qualche capello bianco, pur non essendo entrato ancora negli anta (a detta di molti è da un po’ che ho più di qualche capello bianco ma anche questa per me è una scoperta recente… e pensare che ho anche uno specchio!), sarà perché la vita ti modella, ti scalpella e, un colpo da una parte uno dall’altra, ti costringe prima o poi a prendere delle decisioni e a fare delle piccole scelte importanti o sarà perché forse quella notte avevo dormito male, fatto è che un bel mattino, all’improvviso, mi è sembrato chiarissimo che tutte quelle circostanze concrete che sembravano togliermi qualcosa e che mi apparivano come impedimenti all’amore non erano situazioni da fuggire ma erano in realtà la mia concreta e straordinaria possibilità di amare! Non sarebbe stato altrove, non sarebbe stato in un altro tempo, ma sarebbe stato QUI ed ORA!

Sì perché proprio quelle situazioni mi interpellano e mi chiedono quanto il Vangelo sia penetrato nei tessuti della mia vita. Le difficoltà quotidiane, a volte grandi altre piccole, un torto ricevuto, un mio diritto leso, un riconoscimento che non mi viene fatto, le delusioni relazionali, le volte in cui non mi sento capito, sono tutte situazioni che mi offrono su un piatto d’argento la possibilità di amare come Gesù! Perché alla fine riuscire ad amare in un contesto favorevole è la cosa più facile del mondo, non occorre certo essere cristiani per farlo (“Se amate soltanto quelli che vi amano, che merito ne avete?…).

Considerando l’amore cruciforme di Dio ho pensato più volte che il vero interesse degli avversari di Gesù non è stato tanto quello di farlo fuori, di eliminarlo, ma di condannarlo ad una morte infamante, di gettare discredito su di Lui, non di farlo morire e basta ma di farlo morire da colpevole. Potevano organizzare un attentato, un’imboscata o un assalto notturno e lo avrebbero subito tolto di mezzo. Ma sarebbe morto da eroe, da martire, da perseguitato, l’ennesima vittima dei poteri forti. Invece è stato organizzato un processo in cui è risultato colpevole, è stato umiliato, deriso, oltraggiato, abbandonato, ed infine massacrato nel peggiore dei modi. E Lui, il Buon Pastore, “era di fronte a loro come pecora muta davanti ai tosatori”. Nessuna difesa, nessun avvocato, ma Lui solo, con l’Unico suo interlocutore, l’Unico a cui dover rendere conto, l’Unico a cui rivolgersi e presso il quale rifugiarsi, il Padre (“Padre, se è possibile passi da me questo calice”… “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”… “Perdonali (Perdonali!) perché non sanno quello che fanno”… “Nelle tue mani consegno il mio spirito”). La croce non è un posto romantico, ideale per parlare d’amore, non è un luogo privilegiato per incontri amorosi… eppure da quella volta è diventato talamo, letto nuziale, luogo dell’amore per eccellenza. Perché, parliamoci chiaro, l’alternativa alla scelta di vivere la croce come possibilità dell’amore non può essere altro che la guerra, con tutto ciò che ne consegue. Quante volte mi sono ritrovato a stilare liste infinite di diritti (miei nei confronti degli altri) e quelle di doveri (degli altri nei confronti miei)… ma quante energie sprecate, quante tensioni inutili, solo per il capriccio di voler dire l’ultima parola, di voler farsi valere. Quante persone e quante famiglie che ho conosciuto vivono racchiuse dentro un odio calcificato nel tempo senza continuità di soluzione, ognuno abbarbicato sulle proprie rivendicazioni, incapaci ormai di sapersi guardare negli occhi, di scambiarsi un saluto, di sorridere, proponendo al mondo lo spettacolo peggiore che un essere umano possa offrire.

Io non voglio vivere così! Preferisco la logica della croce. Del resto, per amare non basta forse la certezza di sapersi amati? Quando guardo quel Re crocifisso, io questa certezza ce l’ho!

Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene (Rm 12,21).

27 pensieri su “La straordinaria possibilità di amare

  1. Mario G.

    Stupenda riflessione caro fr. Filippo Maria di una verità così lapalissiana quanto (da tutti noi) disattesa…

    Sono in rari momenti di grazia ne colgo tutta la realtà e se mi ci abbandono con fiducia, con stupore rinnovato, ne sperimento i frutti: una corrispondenza piena al mio “cuore”, una letizia inusitata e soave e la scoperta che tutto, t-u-t-t-o!, ci richiama e ci conduce a Lui.

    Ora lo condivido subito con la mia cara Amica.

    A presto!

  2. “Voi vorreste che io domandassi a Cristo di farsi conoscere da me. Ma io lo conosco anche troppo. E’ presente nel mio cuore e vivo secondo le sue leggi da quando esisto. Lui non ha sofferto fisicamente che una settimana. Io soffro da trent’anni. Non ho più nulla, sono solo, abbandonato all’Ospedale della Pubblica Assistenza, invece che in un lussuoso sanatorio svizzero. “Il segreto di tutto è l’amore”- voi dite – voi lo praticate, dunque, immagino, fino all’estrema rinuncia. Perfetto. Siete un un giusto. E va bene. Accetto la vostra fede, ma purchè si saldi assieme alla mia. Voglio essere come voi, cristiano e cattolico, ma a una condizione: dichiarare la guerra di Cristo a tutti gli uomini egoisti e feroci di questa terra, ovunque essi siano. La guerra delle braccia incrociate fino alla dissoluzione della società. Fo questa voto: se guarirò, tornerò a Parigi e saremo uniti in una di quelle fedi che fanno muovere le montagne, andremo come Cristo a predicare la nostra guerra per tutte le strade. Ho la convinzione incrollabile che saremo, in poco tempo, una muoltitudine. Cacceremo i farisei dalla Chiesa cristiana e i pazzi furiosi dalla casa comunista. Accetteremo la vita dura e il martirio. Se è a questo scopo che intendete inviarmi il Cristo, sul mio letto di sofferenza, allo scopo del sacrificio totale per la liberazione dell’umanità, allora sì, posso anche morire cattolico. Saremo due nuovi Cristi, e poi milioni!
    Ma se, per disgrazia, invece di Cristo, invece di qualcuno che è vivo,non sarà che un povero crocifisso che intendete mandarmi, allora no! No, mai! In questo caso, davvero,alla mia fame e sete di giustizia corrisponde un altro mondo.
    Un mondo che non esiste che nel mio cuore.”

    Lettera a Mauriac da ” Non aderire a nulla” 1933

    1. E anche qui leggiamo di rivendicazioni, di distinzioni, di buoni e di cattivi, di giusti e di ingiusti, di desiderio di giustizia che sa tanto di giusta vendetta, di lotta e di guerra, di chi si eleva a ago della bilancia se non a bilancia stessa… “fo voto… di unirmi ad una di quelle fedi che spostano le montagne…”, come se fosse aderire ad un manifesto, ad un partito e uno o l’altro al fine è uguale. Una di quelle.

      Nulla di più lontano dallo Spirito di Cristo, dal Suo Amore per noi, dal Suo Vangelo e dalla Fede in Lui. Così “la sua fame di sete e di giustizia”, che Cristo sia vivo o morto, non troverà di che saziarsi, né qui, né nell’altro mondo temo.

  3. 61Angeloextralarge

    fra Filippo Maria: me lo leggo con calma… le prime righe promettono bene (ma era logico), quindi niente fretta. Grazie. Smack! 😀

  4. me

    Caro fr. Filippo Maria, anch’io come te ci sono (forse) arrivato come se fosse la scoperta dell’acqua calda (anche se credo che sia dono di un cammino teso alla Verità). Ci sono (forse) arrivato e ci continuo ad arrivare al QUI ed ORA, grazie anche a persone che come te mi aiutano a RICORDARE questa scoperta “dell’acqua calda”. Grazie!

  5. Non so se il Cristiano sia una persona in lotta, forse invece è una persona che accoglie. Tutti, anche il nemico.
    (e per riuscirci l’unica lotta che deve condurre fino allo stremo è quella contro la parte malata di sé)
    Bel post!

  6. Lu

    “…tutte quelle circostanze concrete che sembravano togliermi qualcosa e che mi apparivano come impedimenti all’amore non erano situazioni da fuggire ma erano in realtà la mia concreta e straordinaria possibilità di amare!”

    Si può amare con il cuore schiacciato e arrabbiato x ciò che la vita ci toglie o non ci dona? E ad altri invece sembra dare con estrema facilità?
    Si può anche solo pregare quando si ha la rabbia e il pianto nel cuore?
    Ho conosciuto qs sito per i libri di Costanza… la vita che si ‘predica’ nei suoi libri… lo sapete che è un privilegio enorme poterla avere?
    Scusate ma oggi ho proprio bisogno di provocare i bei discorsi di cui si nutre da sempre la mia vita…

    1. Si può amare con il cuore schiacciato e arrabbiato x ciò che la vita ci toglie o non ci dona?
      La vita?
      Cioè chi? il fato? la fortuna, la sfortuna?

      E ad altri invece sembra dare con estrema facilità?
      Sembra dare cosa?

      Si può anche solo pregare quando si ha la rabbia e il pianto nel cuore?
      Si, gridare a Dio è una cosa che Lui apprezza. 😉

      Ho conosciuto qs sito per i libri di Costanza… la vita che si ‘predica’ nei suoi libri… lo sapete che è un privilegio enorme poterla avere?
      Credo troppo spesso ce ne dimentichiamo. Peggio ancora, pensiamo che “ce lo siamo meritati”. 😐

      1. Lu

        Alle prime domande che mi replichi, ti sei risposto da solo alla fine. è così semplice ed evidente… e a volte la felicità degli altri -sptt di chi si sente forte pensando che raccoglie -ovviamente no?- il frutto dei propri meriti!- è uno schiaffo in faccia alla fatica di accettare la propria vita… altro che merito…

        1. @Lu, sono intervenuto con delle domande alla tue domande cercando di provocare (in senso buono) in te altre risposte, ma mi rendo conto rileggendo le mie e la tua risposta, di aver perso il filo del discorso… un “discorso” peraltro serio e che in te nasce – evidentemente – da un’esperienza concreta (quindi MAI da prendere alla leggera…).

          Quindi se mi permetti ripartirei daccapo 🙂 basandomi anche sulla – mia – esperienza.

          Ho imparato nel mio cammino di conversione che non la vita, ma Dio “prende e dona” – benedetto il nome del Signore – (era anche nelle Lodi di stamani), non la “vita”, quindi non il caso o un fato avverso. E non parlo di quisquilie… Dio a preso a sé la madre dei miei tre figli a soli 40 anni, e tanto tanto mi ha dato. Dio è mio Padre, quindi che doni o “prenda”, lo fa sempre con Amore di Padre, anche quando non lo comprendiamo (come bimbi che non capiscono perché il papà non li accontenta sempre…).
          E (anche) per questo spesso ci troviamo con il cuore schiacciato e arrabbiato…

          Ma se è mio Padre, a Lui posso gridare anche arrabbiato… “perché Signore mi hai abbandonato?!”
          Non è superbia, non è mancanza di “rispetto”, è un rapporto filiale, del figlio che grida al padre perché in fondo chiede a lui: “dimmi che mi ami, che non ti sei dimenticato di me…”.
          “Le lacrime sono il mio pane giorno e notte” recita il Salmo.

          Anche l’invocazione di Cristo sulla Croce: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” è l’inizio del Salmo 21 che termina: “…lo servirà la mia discendenza.
          Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
          annunzieranno la sua giustizia;
          al popolo che nascerà diranno:
          «Ecco l’opera del Signore!».”

          E per l’ebreo (Cristo lo era) citare l’inizio di un Salmo nel momento del bisogno era come recitarlo tutto interamente.

          Ho imparato anche che quelle che sembrano “fortune” elargite ad altri, non sempre lo sono o non sempre lo sarebbero per noi se le ricevessimo. Quale “fortuna” infatti è più grande dell’aver incontrato Cristo… tutto il resto lo considero spazzatura, se mi è concessa l’ardita citazione.

          La nostra fatica nell’accettare la nostra vita è che troppo spesso vorremmo una vita diversa, pensando in fondo che Dio le cose con noi non le ha fatte proprio bene, che poteva “sforzarsi” un po’ di più, avere un occhio di riguardo…

          Accettare sempre tutto con gratitudine (che è tutto un cammino s’intende, in cui i Santi ci fanno da “apripista”) per scoprire che anche un tumore può essere una Grazia, che a noi nulla spetta di diritto, ma tutto è un dono… a volte un “dono incartato male” come diceva una cara amica.

          La felicità di chi “raccoglie” pensando di esserne artefice è ahimè passeggera… quella di chi “accoglie”, grato e stupito, genera l’Amore, quell’Amore di cui siamo resi capaci per dono… QUI e ORA.

          1. Lu

            Grazie della tua risposta. La apprezzo molto, davvero.
            Soprattutto perchè parte da un’esperienza e non è un discorso (grigia è la teoria, verde l’albero della vita..uno slogan che mi è sempre piaciuto) e come dici tu, ogni esperienza richiede riverenza.
            Vorrei però cercare di spiegarmi anch’io.
            Ho usato la parola vita… (che anzi di solito io scrivo con la lettera maiuscola…) perchè io credo che la Vita, con il suo Essere e il suo dispiegarsi, sia Dio che si rivela, sempre e ancora, continuamente a ciascuno di noi, sempre diversamente, cambia e diventa l’accadere degli eventi e delle situazioni di quella che noi chiamiamo la nostra vita. E’ la volontà di Dio che si fa storia, accadimento, manifestazione. Non sopporto di pensare a qs come alla fortuna, al fato, al destino (casomai al Destino di ciascuno di noi), non sopporto l’idea di qualcosa di cieco e impersonale.
            Ho sempre pensato così, forse in modo infantile, proprio perchè è una forma mentis che ho dovuto adottare proprio fin da bambina, per credere che la realtà fosse cmq buona, anche se la mia mamma moriva di tumore e avevo dieci anni. Ma quanto Amore vedevo che cmq la Vita mi dava…
            A volte però, anche se so che c’è sempre chi sta peggio e anche molto peggio, come scriveva Fra Filippo Maria, la vita picchia duro e a cosa si somma cosa, a quella che la gente chiama sfortuna si somma sfortuna…e capisci di non essere dalla parte di chi è -sempre x usare i modi di dire- benedetto dalla sorte!
            Ora che la vita che avrei sempre voluto costruire, proprio quella che Costanza ‘predica’ nei suoi libri, appellandosi alla ns generazione che la disdegna, a me che invece non ho mai desiderato altro… ora che i fatti e gli eventi evidentemente me la precludono….sono massacrata. Abbattuta. Schiacciata. Senza fiato. Fallita. totalmente depressa. Assolutamente smarrita nel buio.
            Ma io non riesco ad essere arrabbiata con Dio…non riesco a pretendere. Non riesco neanche a gridare a Lui, come dici che apprezzerebbe.
            Riesco solo a piangere. E a non capire. Chi è qs Dio che vuole o non vuole il dispiegarsi di una vita per me?
            Non riesco ad avercela con Lui. Lo desidero e lo amo troppo. Ho sempre sentito che è l’Unico che colma l’anelito del mio cuore. Ma qs cuore è anche disperatamente triste. Ma dove metto i miei desideri, le mie ansie, l’angoscia di non ritrovare una dimensione per me in qs mondo…dove metto tutto ciò che sono io?
            “Le lacrime sono il mio pane giorno e notte” per quanto tempo una vita può essere così ed essere anche profondamente cristiana? per non dire in qs condizioni come riuscire ad amare QUI ed ORA?!!

            1. @Lu se posso ti risponderò ancora, con più tempo… intanto solo ti dico, non preoccuparti di non riuscire a amare QUI e ORA.

              C’è un tempo per ogni cosa… forse il tuo tempo non è quello di amare, ma di lasciarti consolare.
              Ti abbraccio.

            2. Questo post avrei potuto scriverlo io!

              “Non sopporto di pensare a qs come alla fortuna, al fato, al destino (casomai al Destino di ciascuno di noi), non sopporto l’idea di qualcosa di cieco e impersonale”

              Pensa che ho scelto di sposarmi il giorno del Sacro Cuore (anche se era di venerdì e qualcuno all’annuncio stava svenendo) perchè una svolta alla mia vita la devo al giorno in cui ho scoperto che io, proprio io, sono in quel Cuore che ama e veglia i suoi figli, quando invece ho sempre pensato di essere lo strano frutto del cieco e impersonale caso.

              “A volte però, anche se so che c’è sempre chi sta peggio e anche molto peggio, come scriveva Fra Filippo Maria, la vita picchia duro e a cosa si somma cosa, a quella che la gente chiama sfortuna si somma sfortuna…e capisci di non essere dalla parte di chi è -sempre x usare i modi di dire- benedetto dalla sorte!”

              Come ti capisco… Negli anni, inconsciamente, mi devo essere convinta che prima o poi mi si doveva un po’ di pace. Quando è arrivata l’ultima (in ordine di tempo) batosta (multipla per altro), proprio a ridosso di quel matrimonio celebrato il giorno del Sacro Cuore, sono rimasta letteralmente stordita per giorni e giorni. “Abbattuta. Schiacciata. Senza fiato. Fallita. totalmente depressa. Assolutamente smarrita nel buio”, ma “non riesco ad essere arrabbiata con Dio…non riesco a pretendere. Non riesco neanche a gridare a Lui, come dici che apprezzerebbe”.

              Gridare, questa parola mi piace. Penso che la peggiore condizione in cui possiamo trovarci è quella di non riuscire a gridare (e te lo dice una che soffre di parasonnia e spesso nel cuore della notte urla tutto ciò che non tira fuori di giorno). Gridare per me altro non è che pregare. Ho imparato che è l’unica forma positiva che le urla possono assumere. E’ riconoscersi schiacciati, ma pur sempre figli. L’unico modo, per me, di stare nella strada che mi è data senza lacerarmi l’anima (come faccio sempre e da sempre) pensando a chi è benedetto dalla sorte è pregare, e con questo intendo leggere la Scrittura perchè la Scrittura legge te, cambiando il tuo sguardo e anche la tristezza del cuore.

    2. Filippo Maria

      Carissima LU, io non credo che si riesca ad amare con il cuore arrabbiato, credo però che sia possibile lasciarsi amare, questo sì! E poi certo che si può pregare! Il pianto e la rabbia nel cuore fanno da sfondo a molti Salmi che sono le preghiere più belle che troviamo nella Scrittura. C’è tuttavia da considerare anche un altro punto di vista: ognuno di noi ha una sola vita, UNA SOLA! Bella o brutta che sia è quella lì, non ce ne sono altre (a parte quella dopo la morte, ovvio). Ora, a volte può capitare che la vita picchi così duro da tendere a rifugiarsi in ipotetici mondi irreali dove tutto è diverso ma dove, purtroppo, tutto è ideale! Riappropriarsi del QUI ED ORA, sotto la luce della Croce di Gesù, è l’unico modo per venirne fuori. San Francesco d’Assisi, come è noto, ha composto il Cantico delle Creature (o Cantico di Frate Sole). Noi avremmo la tendenza ad immaginare che Francesco l’abbia scritto al tramonto di una giornata di primavera, magari salendo al monte Subasio ed ammirando la spettacolare vallata Foligno-Assisi-Perugia, magari mano nella mano con S. Chiara. Ebbene le circostanze erano decisamente diverse! Allego qui sotto un testo delle Fonti Francescane (tratto dalla Compilatio Assisiensis) dove ci viene descritta una inimmaginabile cornice in cui il Cantico è stato composto. Ecco, io mi fido di Francesco!

      1591 Francesco soggiornò a San Damiano per cinquanta giorni e più. Non essendo in grado di sopportare di giorno la luce naturale, né durante la notte il chiarore del fuoco, stava sempre nell’oscurità in casa e nella cella. Non solo, ma soffriva notte e giorno così atroce dolore agli occhi, che quasi non poteva riposare e dormire, e ciò accresceva e peggiorava queste e le altre sue infermità. Come non bastasse, se talora voleva riposare e dormire, la casa e la celletta dove giaceva (era fatta di stuoie, in un angolo della casa) erano talmente infestate dai topi, che saltellavano e correvano intorno e sopra di lui, che gli riusciva impossibile prender sonno; le bestie lo disturbavano anche durante l’orazione. E non solo di notte, ma lo tormentavano anche di giorno; perfino quando mangiava, gli salivano sulla tavola. Sia lui che i compagni pensavano che questa fosse una tentazione del diavolo: e lo era di fatto.

      Alzandosi al mattino, disse ai suoi compagni: « Se l’imperatore donasse un intero reame a un suo servitore costui non ne godrebbe vivamente? Ma se gli regalasse addirittura tutto l’impero, non ne godrebbe più ancora? ». E soggiunse: «Sì, io devo molto godere adesso in mezzo ai miei mali e dolori, e trovare conforto nel Signore, e render grazie sempre a Dio Padre, all’unico suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo e allo Spirito Santo, per la grazia e benedizione così grande che mi è stata elargita: egli infatti si è degnato nella sua misericordia di donare a me, suo piccolo servo indegno ancora vivente quaggiù, la certezza di possedere il suo Regno.

      1592 Voglio quindi, a lode di Lui e a mia consolazione e per edificazione del prossimo, comporre una nuova Lauda del Signore per le sue creature. Ogni giorno usiamo delle creature e senza di loro non possiamo vivere, e in esse il genere umano molto offende il Creatore. E ogni giorno ci mostriamo ingrati per questo grande beneficio, e non ne diamo lode, come dovremmo, al nostro Creatore e datore di ogni bene». E postosi a sedere, si concentrò a riflettere, e poi disse: « Altissimo, onnipotente, bon Segnore… ». Francesco compose anche la melodia, che insegnò ai suoi compagni .

  7. Molto vera, Fra Filippo Maria, grazie!
    Amare sempre, facile non è ma se non si inizia ora, è possibile che non si inizierà mai.
    Per riuscirci ho bisogno di essere in pace con Dio e con me, allora diventa naturale amare il prossimo e anche me.
    Credo che si tratti di grazia e conquista, la prima è un dono, l’altra, ahimè, spesso lascia a desiderare.
    Ma ci riprovo sempre. 😀

  8. 61Angeloextralarge

    fra Filippo Maria: ho fatto notte con questo post, ma ho bisogno di starci sopra di più. Ogni volta che lo leggo mi dice qualcosa di nuovo che prima mi era “sfuggito”. Concordo su ogni tua parola. 😉

I commenti sono chiusi.