Il calcolo dell’imprevedibilità

di Maria Elena Rosati   trentamenouno

I componenti della commissione Grandi Rischi  della Protezione Civile sono stati condannati a sei anni di carcere per il terremoto in Abruzzo del 2009: non avrebbero fornito le giuste informazioni ai cittadini, minimizzando l’entità del sisma in arrivo. In pratica, non sono stati in grado di prevederlo con certezza assoluta.

Nello stesso giorno una nota showgirl, che ha passato la cinquantina da un po’,  ha confermato ufficialmente di essere incinta del primo figlio dal marito: dopo vari tentativi non riusciti, alla fine è ricorsa alla fecondazione assistita, e  ha dichiarato: <<Nutrivo il desiderio di diventare mamma da sempre, ma il bambino non voleva arrivare in modo naturale[…]Sono consapevole che alcuni pensano che alla mia età non avrei dovuto, ma ho voluto questo bimbo con tutta me stessa. In cuor mio farò il massimo per vivere il più a lungo possibile».

Cronaca e gossip,  Due notizie slegate fra loro, che più diverse non si può, diffuse nello stesso giorno, che mi hanno fatto pensare. Forse perché a modo loro entrambe fanno discutere, forse perché  lasciano stupiti…o forse perché parlano di prevedibilità e imprevedibilità.

In generale tutti sappiamo che alcuni eventi naturali, come i terremoti per l’appunto, sono prevedibili solo in parte, perché quando la natura si manifesta in tutta la sua potenza, è impossibile da definire e limitare. Dovrebbe essere prevedibile invece, e non dovrebbe stupire nessuno,  che per una donna, passati i 50 anni, sia quasi impossibile avere figli, eppure vediamo che sempre più spesso l’età delle mamme si avvicina pericolosamente a quella delle nonne, e che gli istinti materni iniziano spesso ad essere seriamente ascoltati solo dopo i 45 anni. Per soddisfarli si  cerca così in tutti i modi di aggirare gli ostacoli più prevedibili ( la difficoltà che il figlio arrivi in modo naturale, la necessità del ricorso a metodi artificiali, i pensieri e gli scrupoli sul tempo, sulla vecchiaia, sulla vita del nascituro), e infine di tenere lontano il più  possibile l’appuntamento certo nella vita di ogni uomo: la morte.

Certo, è imprevedibile la natura: violenta, sgraziata,  brutta, non si lascia imbrigliare, non si lascia prevedere con esattezza assoluta, non permette di essere fermata al massimo della sua potenza, nei grandi cataclismi, nelle tragedie mondiali, e quando lascia spazio all’odio e alla follia che guidano la violenza dei grandi conflitti e quella delle pagine di cronaca nera, nelle stragi della storia e quelle tra le mura domestiche.

E’ davvero imprevedibile, la natura, perché ci mette di fronte a spettacoli meravigliosi, a capolavori assoluti, a bellezze che feriscono, e fa spazio in noi a desideri di immensità, di pienezza, di bontà infinita, di gioia assoluta, di amore, pace e maternità, impossibili da far tacere, e  che allo stesso tempo ci mette di fronte ai nostri limiti, nel corpo, nell’età, nella mente,  quando decidiamo di realizzarli, o lascia spazio ad quel minimo richiamo di coscienza che rende tutto così pesante, alla fine.

Facciamo i conti tutti i giorni con una natura contraddittoria, che vuole essere libera di manifestarsi e si scontra con i limiti, che ci fa desiderare il massimo , ma non ci mostra come ottenerlo, che ci spinge al limite, e ci imprigiona nel non poter tornare indietro.  Una giostra in continuo movimento,  una bandierina che sbatte tra il vento del desiderio di pienezza e la depressione  del non raggiungerla mai, sullo sfondo dell’imprevedibilità dell’esistenza di ogni uomo.

Ecco i pensieri di questi giorni, e caspita che angoscia. Mi è venuta in mente la scena finale di Forrest Gump, con il monologo sulla vita come una piuma trasportata in giro da una brezza leggera, e la battuta “la vita è come la scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita”, ma anche il film “Tree of Life”, visto qualche tempo fa. Non avevo capito nulla, ma la spiegazione che mi hanno dato mi è piaciuta molto, e mi ha permesso di apprezzare le scene che non comprendevo, e che mi avevano fatto schierare dalla parte della mamma, così buona e gentile, così leggiadra, contro il padre, burbero, violento, duro, ma capace di grande tenerezza. Eccole lì, la Grazia e la Natura, l’una accanto all’altra.

Solo la Grazia mitiga la natura, fa accettare i limiti, le piccolezze, le storture, e vedere la via del bene fuori dalla contraddizione che è in noi. Solo la Grazia fa emergere i desideri buoni di ogni cuore, spesso nascosti sotto una spessa coltre di superfluo, e ci guida verso di essi; solo la Grazia sa farci comprendere che la vera bellezza passa spesso attraverso la rinuncia ad una parte di noi. Solo con l’intervento della Grazia, sappiamo attraversare i dolori più grandi, le sofferenza più atroci, urlando tutto il male che abbiamo dentro senza cadere nell’abisso della disperazione; solo con la Grazia possiamo comprendere che siamo parte di qualcosa, che c’è un Padre che ama e perdona  da cui possiamo tornare, e in Lui rinascere al vero bene, scoprire la vera libertà, e ringraziare per la gioia di essere stati salvati, da noi stessi. Come il figliol prodigo.

La Grazia, che nasce dalla croce, è la corda che ci tira su dal mare tempestoso della nostra natura, e ci permette di abbracciare il progetto per la nostra vita, quello che segue la nostra vocazione più intima, e ci realizza nella pienezza; progetto non immediatamente visibile ai nostri occhi , ma già conosciuto dal Creatore, e che  – scrive Geremia  – è  ”di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza”(Ger. 29,11)

Un dono da chiedere, per essere accompagnati giorno dopo giorno lungo un cammino pieno di sorprese, che allo stesso tempo ci stupisce e ci da’ sicurezza,  e ci offre la possibilità di essere testimoni di quella speranza, che, non a caso, “ha fondamento nella Grazia che viene da Cristo”, come preghiamo durante la messa.  Saldi, e vigili, in attesa del momento decisivo della vita, l’ultimo. Il più sicuro e allo stesso tempo il più imprevedibile di tutti. E quello che la nostra natura, affamata di immortalità, teme di più.

fonte: trentamenouno

36 pensieri su “Il calcolo dell’imprevedibilità

  1. Mario G.

    Bel colpo e che tempestività nel rilanciare questo profondo e geniale post della cara Maria Elena!

  2. L’uomo forse mai come i questi anni, ha bisogno di “assicurarsi” la vita e se questa gli “sfugge” tra le mani, come é normale che sia, subito corre a cercare un responsabile a chiedere “giustzia”, soprattutto a cercare un colpevole.

    Ma su tutto questo Cristo ha una parlola… Quella sul crollo della torre di Siloe.

    Ancora una volta credo spetti a tutti noi, alla Chiesa, avere una parola profetica, escatologica su tutti questi fatti.

    E visto che ha toccato direttamente la mia famiglia con la salita al Cielo della Madre dei miei Figli (di cui oggi ricorre il 7mo anniversario), inviterei tutti a riflettere sull’ impressionante espandersi di ogni tipo di tumore in questa generazione.
    Al di lá di ogni possibile spiegazione scientifica, di “stile di vita” e di quel che volete, non é forse questa una Parola di Dio per la nostra (di tutti gli uomini) conversione? Un richiamo serio all’Uomo che crede sempre di più di essere padrone della sua vita, a che in realtà i suoi giorni sono contati come ogni capello del suo capo.

    E non è al contempo una preziosa opportunitá che il Signore concede ai Suoi Figli di mostrare al mondo che di fronte alla malattia e alla morte (come ad ogni altra avversitá che il Cristiano non chiama dis-grazia) e possibile un’altra via?

    Quella della Fede e della Croce Gloriosa.

    1. @ Bariom. E’ proprio come dici tu, dalla prima all’ultima riga, e lo affermo con cognizione di causa. Oggi tu e i tuoi sarete nei miei pensieri in un modo speciale.

      1. Grazie.

        La preghiera e l’aiuto concreto dei Fratelli in quei giorni e per molti a seguire, è stato FONDAMENTALE… uno dei segni di come nella croce, Dio ci stava amando.

        1. 61Angeloextralarge

          Bariom: mi accodo a Viviana e concordo con lei sia sul tuo commento che sul ricordare te e la tua famiglia nelle preghiere.

  3. Gli scienziati della Commissione Grandi Rischi NON sono stati condannati per non aver predetto il terremoto, anzi!
    Son stati condannati perché hanno agito come lacchè dei politici, non come scienziati.
    I politici volevano calmare la popolazione e la commissione si è inchinata ai politici dicendo quello che volevano loro e non quello che avrebbero dovuto dire secondo scienza e logica. Vedi http://buseca.wordpress.com/2012/10/30/scienziati-condannati-per-essersi-inchinati-ai-politici/

    1. Raphael la tua pur corretta precisazione, non modifica il nocciolo della questione che, come avrai ben compreso è spostata su un altro piano.

      Ciò non toglie che civilmente e legalmente, ove ci siano responsabilità di qual si voglia tipo, queste vadano ricercate… se non altro per evitare si ripetano. Anche se, a mio giudizio, se non cambia il “cuore” dell’uomo (da cui escono ogni sorta di menzogne, furti, violenze, ecc – cito il vangelo malamente a memoria) nulla cambierà. La Storia insegna.

    2. vale

      beh, se l’unica fonte della tua opinione sulla questione del terremoto,è il link citato,quando la stragrande opinione sia giornalistica( e sarebbe nulla, visto che in genere,come recitava un vecchio adagio, il giornalista(tranne la padrona di casa del blog,s’intende) parla benissimo di cose che non conosce… che scientifica mondiale si è sbellicata dalle risate alla notizia della sentenza, è un po’ pochino….
      qualcosa di meglio?

      1. Quello l’ho scritto io… trecento morti non sono uno scherzetto. Avrebbero potuto essere molte di meno se avessero tenuto una conferenza stampa del tipo “L’Aquila è sismica. Le conoscenza attuali ci dicono che un sisma forte ci sarà. Fra una settimana o fra un secolo non sappiamo quando. Sappiate che le case costruite prima degli anni 90 resistono male ai terremoti, in special modo quelle molto vecchie o già lesionate”.
        Son ingegnere civile strutturista e dopo aver visto cosa e come è venuto giù a L’Aquila mi stupisco di come i morti non siano stati molti di più. Per inciso *TUTTA* l’Italia è messa così. Dovunque colpisca un terremoto troverà la stragrande maggioranza degli edifici costruiti senza tener conto dei terremoti e quindi facilmente demolibili dal sisma. Tutta l’Italia è una potenziale L’Aquila. L’Emilia insegna.

        1. vale

          quindi ti sei autocitato? bene. però,purtroppo, nel codice penale, non esiste ancora il reato di zerbinismo nei confronti dei politici( e nel caso,l’intercettato, non era neppure un politico.).
          e siccome l’organo del quale fanno parte è solo consultivo, di altri, eventualmente, è la responsabilità.colposa o dolosa o preterintenzionale che sia.
          è per questo che ci ridono dietro. non per i trecento morti.
          son contento che tu sia ingegnere. pertanto dovresti anche renderti conto della iperbole-in termini di tempo e denaro- che è dire di mettere in sicurezza-praticamente- tutt’Italia. tranne la parte citata da Turner.( e che ,cmq, nell’Apocalisse,e nelle profezie di Malachia, non fa una bella fine…)

          “Secondo quanto affermato dalla letteratura scientifica internazionale, allo stato attuale è impossibile prevedere in maniera deterministica un terremoto. Di conseguenza, chiedere all’INGV di indicare come, quando e dove colpirà il prossimo terremoto non solo è inutile, ma è anche dannoso perché alimenta in modo ingiustificato le aspettative delle popolazioni interessate da una eventuale sequenza sismica in atto.”
          Condannare la scienza significa lasciare il campo libero a predicatori che millantano di sapere prevedere i terremoti, rinunciando di fatto al contributo di autorevoli scienziati. Sebbene sia un colpo molto duro, INGV continuerà il suo lavoro di ricerca con il massimo impegno e rafforzerà la sua presenza nella società per un’opera di corretta informazione ed educazione.

          Prof. Stefano Gresta (Presidente Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

          link citato prima.

          intanto per lo sciame del Pollino, che facciamo( visto che dura da due anni) evacuiamo sine die tutta la Basilicata e parte della Calabria?

          1. Non sono riuscito a trovare l’ufficio verso cui sporgere una denuncia per l’improvvisa caduta di fulmini!!

            … è una battuta (sarcastica magari, ma una battuta). Nessuno mi…. fulmini 🙂

          2. Avevo messo il collegamento perché sapevo che la questione non era il tema principale del pezzo.
            Per lo sciame del pollino forse si potrebbe abbandonare i ruderi o togliergli l’abitabilità. Ma mica solo nel pollino.
            Molte persone abitano in edifici fatiscenti, vecchi, insicuri, insalubri. Se hai voglia e tempo cerca “insalubri” sul mio blog che la questione non si può e non si deve risolvere con brevi commenti.

    3. Raphael Pallavicini, tu c’eri a quella riunione? Se non c’eri, considerati fortunato.
      Infatti tra i “ricercatori” (*) condannati ce n’è uno che NON era membro della CGR. Per sua sfortuna si è trovato presente a quella tal riunione, perché era andato a consegnare alla CGR i dati raccolti da un settore dell’INGV da lui coordinato. Basta questo, indipentendemente da ogni altra considerazione, a far capire che tipo di sentenza è stata emessa a L’Aquila l’altro giorno.

      (*) “scienziati” ormai è solo una parola magica, fuorviante e usata fin troppo a sproposito al giorno d’oggi, consiglio di smettere di usarla.

      1. No a quella riunione fortunatamente non c’ero; il fatto che hai riportato non lo conoscevo e sposta non di poco la cosa. Grazie per avercelo segnalato! Per una volta non avevo pensato male ed ho sbagliato. Condannare anche solo chi era là e non era della commissione fa sembrare la condanna come un atto di giustizialismo e di vendetta, non giustizia.
        Ho scavato troppo poco, lo risconosco. Ma quanto tempo ci vorrebbe?

        1. Dovere. E vi prego, ricordate questo: i terremoti non si possono prevedere in senso DETERMINISTICO (cioè: non possiamo indicare il giorno e l’ora in cui avverranno né come si evolveranno quelli in corso). In senso PROBABILISTICO però si possono prevedere e si prevedono. La classificazione sismica del territorio E’ una previsione probabilistica. Si tratta di uno strumento senz’altro perfettibile (e infatti si continua a lavorare per migliorarlo) però ESISTE. Quindi intanto si prega di prenderne visione e di cominciare a interessarsi a qual è la STORIA SISMICA del luogo di residenza e delle condizioni degli edifici in cui si passano le giornate e le notti. E se volete qualche chiarimento semplice semplice, cominciate da questo cartone animato

          1. Bello il video. Sintetico E chiaro. Ma soprattutto corretto dal punto di vista tecnico-scientifico. Vorrei poter dire che il paio con il mio delle 12.55: quasi tutta l’italia “è sismica. Le conoscenza attuali ci dicono che un sisma forte ci sarà. Fra una settimana o fra un secolo non sappiamo quando. Sappiate che le case costruite prima degli anni 90 resistono male ai terremoti, in special modo quelle molto vecchie o già lesionate”.

            1. vale

              @raphael:anche:http://comunicazione.ingv.it/it/9-segnalazioni/873-comunicato-sulla-sentenza-del-processo-a-l-aquila.html

              Saldi, e vigili, in attesa del momento decisivo della vita, l’ultimo. Il più sicuro e allo stesso tempo il più imprevedibile di tutti. E quello che la nostra natura, affamata di immortalità, teme di più.

              “Sursum corda! Come cristiana io sono impegnata nella Città terrena, ma tengo gli occhi in alto, a Gerusalemme, la città che scende dal cielo, che è mia Madre. Questo è il mio progetto di vita, che mi riempie di speranza e di gioia. Il Regno di Dio mi riempie e mi rende felice fino al midollo della mia vita passeggera.”(Madre Mariam – Agnès de la Croix, superiora del monastero di Qara-Siria ) in :http://www.vietatoparlare.it/

  4. Erika

    Ho degli amici che vivono a Cento di Ferrara.
    L’anno scorso avevano fatto ristrutturare la casa e nell’occasione avevano deciso, affrontando un maggiore sacrificio economico, di farla “rinforzare” secondo i più recenti criteri antisismici.
    Oggi la loro casa è l’unica agibile della strada e loro, da mesi ormai, ospitano i loro vicini.
    Racconto questo episodio perché la bella riflessione di Maria Elena ci pone un quesito importante: quanto e quando è giusto piegare la natura al nostro volere?
    La realtà è che non è possibile farlo.
    Quello che possiamo fare, però, è prendere tutte le precauzioni che è ragionevole prendere per mettersi al riparo dagli eventi.
    Ristrutturare la casa, provare a fare un figlio nell’età in cui la natura ci asseconda ed eventualmente, anche se molti di voi non saranno d’accordo, cercare di evitare di concepirlo se se ne hanno già cinque o sei e poco da mangiare.

    1. lidia

      Erika, sai che la paternitć e maternitć responsabile non è un optional, ma un un obbligo del cristiano (mi pare sia nell’enciclica Evangelium Vitae; ma anche nell’Hmanae Vitae)? i genitori sono chiamati alla genersità, a non chiudersi dietro egoistici motivi, ma sono loro l’ultima istanza di decisione: ogni coppia sa se ci sono motivi seri per evitare altri figli, o per distanziare le nascite.
      In questo l’insegnamento di Giovanni Paolo II, tra gli altri, è chiarissimo.
      BAriom, mi unisco anche io alle vostre preghiere!

      1. Lidia ti ringrazio.

        Venendo all’oggetto del tuo commento, la paternità responsabile non può essere considerata un “obbligo”. E’ peraltro un argomento molto delicato e che ci pone sempre sul “filo del rasoio” ed è stata spesso mal interpretata nel procastinare indefinitivamente la procreazione, mascherando spesso la tendenza egoistica di ogni uomo (e donna ovviamente) con motivi soggettivamente ritenuti validi, che in realtà si chiudono alla Volontà di Dio, alla Provvidenza e alla possibilità che va sempre data a Dio di intervenire nella coppia per generare i Suoi Figli prima che nostri.

        Anche su questo si può trovare molto nei Documenti della Chiesa e nei suoi pronunciamenti per avere illuminata una retta coscienza e un retto discernimento.

        1. lidia

          MMh…io credo che sia proprio un obbligo, invece 🙂 però va capito bene. Il brutto della società odierna è che ci fa vedere tutto “al ribasso”: dire che la genitorialità responsabile è un obbligo suona male, perché si pensa che voglia dire, automaticamente, “procrastinare”. In realtà è davvero obbligo del cristiano essere responsabile in materie tanto delicate: non vorremmo certo una genitorialità irresponsabile! Essere responsabili significa sia, qualora sia necessario, evitare nuove nascite, sia, invece, essere aperti alla generosità etc etc.
          Sto leggendo la biografia di GPII (testimone della speranza, di Weigel) e ci sono pagine molto belle sulle catechesi di GP2 sull’apertura alla vita etc.

  5. Franca 35

    Grazie per il post che condivido in pieno.
    Bariom, vi abbraccio, unisco la mia preghiera alla vostra, che Dio vi benedica e vi doni la sua pace.

  6. giuly

    sulla vicenda dell’Aquila non mi pronuncio perchè non mi intendo di sismologia nè di edilizia, anche se è evidente a tutti che l’Italia non ha edifici sicuri (pur conoscendo le tecniche costruttive antisismiche…. pensate ai bunker antiatomici nel monte Soratte, costruiti in piena guerra fredda, con tunnel interamente poggianti su cuscinetti sferici a prova di bomba!).
    Invece sulla vicenda della signora famosa incinta a 53 anni veramente mi sento a disagio. Per carità, capisco benissimo il suo desiderio di diventare mamma a qualunque costo. Il problema è che quel costo di solito grava sul figlio. Il bambino tanto deisderato rischia di diventare un prodotto che crescendo dovrebbe sempre corrispondere alle nostre attese, grato a noi di avergli permesso di essere al mondo e pronto a compensare i nostri sforzi e desideri. Succede di vivere così il rapporto genitore-figlio a chi concepisce in età fertile e senza programmazione, figurati a chi produce un bambino in laboratorio! Per non parlare della differenza generazionale tra un adolescente e un vecchio…. essere genitori non è uguale ad essere nonni. per questo la natura non ci concede la procreatività a 60 anni: una mamma ha bisogno di energie mentali e fisiche per seguire la prole. Non c’è bisogno di essere cattolici per avere il buonsenso!

    PS: tornando al discorso sulla procreazione responsabile, sono d’accordo con Bariom. Anche l’utilizzo dei metodi naturali per regolare la nascita di figli può essere uno strumento mal utilizzato, se al fondo non c’è la capacità di accettare la volontà divina. Diciamo che poi è sempre una chiusura all’amore e all’altro.

  7. il crollo di un edificio già gravemente lesionato – la casa dello studente -, per il quale gli studenti avevano chiesto l’intervento degli “esperti” … che li hanno rassicurati causando così la loro morte, è prevedibile.

  8. Raffaella

    Io ho visto “Tree of life” e devo dire che ho ritrovato, naturalmente enfatizzati poeticamente, nel padre e nella madre tutti i caratteri di ogni padre e madre e nella storia dei figli tutti i dolori dell’essere figli. Tutta la misericordia di ogni Madre celeste e terrena e tutta la realtà e l’asciuttezza di ogni Padre. Solo ceh nel film questi due aspetti non sempre sono sinergici, per questo il grande Dolore. Ogni volta che noi genitori non siamo sinergici tra noi e nella profondità del nostro animo, qualche squilibrio lo creiamo… Grazie a Dio però, un Figlio è morto per noi.

  9. Pingback: Condannati per essersi inchinati ai politici, atto II. | Buseca

I commenti sono chiusi.