L’amore è preterintenzionale

Estratto pubblicato il 19 settembre 2012 su IL FOGLIO dal libro SPOSALA E MUORI PER LEI 

 

Adesso che ci penso, che sia io a dare consigli su come dire agli uomini di sposarsi è poco credibile, ma ormai è tardi per dirlo alla casa editrice. Non so come fare, a questo punto.

Dovrei svelare che io al mio, di marito, ho teso una sorta di agguato, organizzandogli un matrimonio distratto, un po’ sottinteso. È vero, gli ho dato appuntamento in una chiesetta e, sì, è vero, avevamo fatto il corso prematrimoniale. Forse lui avrebbe potuto anche sospettare qualcosa, ma per il resto – invitati, lista, vestiti, viaggio – ho scelto un profilo così basso (per dire, le bomboniere le ha cotte in forno mia sorella) che era difficile mettersi in agitazione.

Quella mattina, tra pochissime persone, ho cominciato facendo la vaga, a porgli domande tipo “vuoi andare a sciare? vuoi che Jeff Buckley abbia il posto che si merita nella storia della musica? vuoi tu prendermi in sposa? vuoi che la Roma vinca lo scudetto?” “sì ok lo voglio…qual era la penultima che hai detto?”.

Ho consultato un mio amico docente di diritto canonico e dice che comunque è valido. Da allora la grazia del sacramento è deflagrata nella nostra vita, facendo nuove tutte le cose.

Già, perché il sacramento ha una potenza che noi non possiamo neanche immaginare, a volte segreta e nascosta; può agire in un modo che forse solo quando avremo raggiunto la nostra patria eterna capiremo, un modo potentissimo che però ha bisogno di partire dal sì della nostra libertà. Il nostro sì può essere anche timido, tentennante, la nostra scelta può anche essere fatta con una coscienza ridicola, ma Dio non scherza mai. E poi, più noi agiamo da persone serie con lui, più lui è serio con noi, e ci risponde con una prontezza sconvolgente, senza mai farsi battere in generosità.

Se la gente sapesse, davanti alle chiese ci sarebbe la fila di persone che chiedono di sposarsi, altro che numero dei matrimoni in caduta libera. Invece conosco tantissime donne – e dico donne perché stava a noi, prima che ci perdessimo, custodire la chiamata dell’uomo all’amore – zitelle (rifiuto la parola single) o pluridivorziate che hanno bruciato la loro vita e il loro amore dietro chiacchiere psicologoidi e modernoidi, cose tipo trovare se stessi, seguire il proprio istinto, guarirsi le ferite, lasciarsi guidare dai segni, dal destino e quelle cose col karma di cui non capisco un tubo: tutto ovviamente facendo a meno di Dio, che sarebbe l’unico che queste cose – guarirci, realizzarci, trovarci – le potrebbe fare per noi. Da quando invece le scienze umane hanno preso la follia generale come punto di partenza, come fisiologico su cui costruire e progettare la persona standard, come hardware su cui configurare il sistema operativo della società è iniziato il declino accelerato della nostra civiltà nel suo insieme.

In particolare in tutti i luoghi e i modi e i momenti possibili – mi sembra che sia questa la battaglia del secolo – si cerca di negare che il matrimonio tra un uomo e una donna (o la vita consacrata, che è un modo ancora più intimo e profondo di sposare qualcuno) corrisponda al desiderio profondo del cuore umano: tutti cominciano una storia pensando che sarà per sempre, e che la simbiosi provata in certi momenti possa, debba durare per sempre.

Il fatto è che nel matrimonio si parte, si dovrebbe partire, dalla domanda “chi sono io, chi è l’uomo”, per arrivare – chi prima, chi anche dopo molti anni di matrimonio – a capire che lo sposo è solo umano e non sarà in grado di soddisfarti pienamente. “Non sono io – scrive C.S. Lewis – io sono solo un promemoria. Guarda. Guarda. Cosa ti ricordo?”

Allora il matrimonio diventa un’elettrizzante avventura verso l’eterno, del quale l’altro è promemoria con la sua bellezza, la via che Dio ha scelto per prendersi cura di te, per amarti, ma anche per farti attraversare quel mistero che riguarda la vita di ognuno, la croce. La croce è il segno di ogni chiamata, anche di quella matrimoniale, perché l’amore è anche un lutto, un disgusto, una delusione, una indifferenza, una fatica e una pesantezza abbracciati.

Il problema è: come convincere un uomo della grandezza della scelta del matrimonio, come farlo innamorare dell’idea di morire per qualcosa di così poco eroico?

Perché le donne questo desiderio di stabilità, se non lo soffocano sotto pile di giornali e film infarciti di ideologia dell’indipendenza femminista, lo riconoscono più facilmente in sé. Per dire, Michelle Pfeiffer, che vuole trovarsi accanto Robert Redford al suo risveglio, quando lui risponde “Finora mi ci hai sempre trovato, anche se non so come hai fatto.”, replica: “Sì, ma ho bisogno di sapere che ti ci devi far trovare per legge”. Qualcuno sosterrà che l’esempio non fa testo, perché, siamo seri, chi non direbbe una cosa del genere a Robert Redford?

Il problema, Robert o no, è che un uomo può essere pronto a dare la vita, preferibilmente tutta insieme, per un ideale, una guerra, una squadra al limite, ma convincerlo a morire piano piano è difficile. Difficile fargli vedere l’eroismo, la grandezza, l’anticonformismo di decidere di lottare per la sua famiglia, di salvare il mondo una pratica alla volta, come Mister Incredibile che si mette a fare il liquidatore di assicurazioni, di morire per una moglie umana, umanissima (o anche subumana, quando, per dire, tenta di prelevare dal bancomat con la tessera della profumeria, o gli fa una telefonata transoceanica da sotto al divano per dirgli che c’è un pipistrello in casa. E comunque era una falena).

Quanto alle donne, devono sempre verificare se, tante volte, ne possano (o ne avrebbero potuto) trovare uno un po’ più. Segue elenco di aggettivi a scelta. Profondo, nobile, spiritualmente elevato ma anche aitante, brillante, bello, ricco ma nobilmente disinteressato al denaro, fine psicologo, filosofo ma anche un po’ idraulico, stabile e calmo ma deciso all’occorrenza, fine conoscitore della Bibbia, possibilmente dei testi almeno almeno in latino, ma anche della più vivace leva registica contemporanea, sportivo, capace di ascoltare, rude ma innamorato, ordinato ma creativo, un po’ gastroenterologo ma non ipocondriaco, amante della letteratura e dell’arte ma pratico, falegname e filologo, in grado di ricordare date e particolari dei primi appuntamenti ma fieramente concreto, capace di sbrigare le faccende domestiche ma anche di fare le tracce per l’impianto elettrico, accudente coi figli ma autorevole.

La donna deve fare un cammino di conversione non dico per pretendere di meno, ma per valorizzare quello che c’è, imparando a partire dal reale. L’uomo invece al contrario fa fatica a volare un po’ più alto. A vedere la bellezza e la grandezza della sua chiamata.

Purtroppo, ammettiamolo rassegnatamente, se c’è qualcuno che esalta il matrimonio, lo fa spesso con quelle parole logore e spente, con quelle fotine di famiglie rigorosamente in scarpa comoda e tuta da tempo libero tali da indurre anche nel più volenteroso ascoltatore, anche se profondamente cattolico, il desiderio di prendere qualsiasi altra strada, compreso al limite scappare alle Barbados con il meccanico transessuale dalla lunga chioma biondo platino per sfuggire all’attacco di claustrofobia.

Difficile trovare chi esalta la famiglia come un gioco per veri duri, una sfida fantastica e avvincente dove è obbligatorio, tra le altre cose, continuare a sedursi e ridere tantissimo, anche quando si fa fatica. Perché la fatica si fa, ma l’amore ha una sola misura: quello a cui si è pronti a rinunciare.

Il punto di partenza per azzerare la famiglia è stato “normalizzare” il sesso, renderlo il più possibile simile a una forma di attività fisica che non riguardi, come invece è in verità, concetti incisi nella parte più profonda di noi, concetti di purezza e contaminazione, inviolabilità e profanazione, come dice Roger Scruton. Il desiderio liberato da vincoli morali è uno stato d’animo nuovo ed estremamente artificiale. D’altra parte anche l’immortale Sally lo dice a Harry, dopo che hanno fatto l’amore. “Perché ti comporti come se fosse cambiato tutto?” – chiede lui. “Perché è cambiato tutto”.

Il desiderio riguarda non semplicemente un corpo, ma una persona: il vero desiderio è compromettente e minaccioso perché è una supplica che chiede reciprocità. Quando si entra nella stanza segreta in cui si trasmette la vita, la posta in gioco è altissima. La visione di questo luogo sacro o è affascinante, se entri togliendoti le scarpe, o è tremenda, se vai per distruggere, ma non si può mai dire che sia una visione neutra. Allora ci si copre la testa, come entrando in un tempio (va be’, nelle nostre chiese ormai si entra anche coi pantaloncini, e col cellulare acceso…).

La libertà sessuale apparentemente conquistata ha un prezzo molto alto, e lo pagano per primi i figli che intanto sono pochi, e poi scontano una molto minore sicurezza, e un minore senso di appartenenza a una comunità organizzata e dotata di punti di riferimento stabili. Una società non più neanche liquida, ma addirittura coriandolare, dove cioè i legami che si stavano liquefacendo si sono definitivamente spezzati.

Per la cronaca, io remo contro, e in casa mia si celebrano sette o otto matrimoni al giorno: le avventure dei personaggi delle mie figlie, che siano Barbie, principesse, scoiattoli o bambine col naso a bottone, si concludono sempre con una solenne promessa di fedeltà eterna. Infatti i protagonisti della storia base, se è ora di cena e bisogna fare presto, sono almeno un lui, una lei (lo so, siamo un po’ arretrati e politicamente scorretti, ma da noi si sposano sempre e solo un maschio e una femmina) e “quello che dichiara”, cioè il celebrante. Non necessariamente un sacerdote, perché nel caso di matrimoni tra una gallina e un cavallo, o tra due dinosauri è ammesso il rito civile, dal momento che – lo so, anche qui siamo politicamente scorretti – gli animali non hanno un’anima spirituale e immortale.

Quando due si sposano, non sono più solo lui e lei, ma una terza cosa, una cosa sola. Una terza cosa che gli psicologi chiamano in tanti modi, ma che noi credenti chiamiamo sacramento, operato dallo Spirito Santo e arricchito dai suoi doni, che sono amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, mitezza, dominio di sé. Questi regali Dio li fa a tutti i figli che glieli chiedono, anzi più che mandarceli ce ne inonda, non per lui o per lei, ma per quella cosa nuova che loro due sono insieme.

A questo punto devo dire qual è in assoluto la cosa più importante, sconvolgente, esplosiva che ho imparato sull’amore, quella che vorrei tatuarmi sul dorso delle mani per costringermi a leggerla centinaia di volte al giorno, e provare a vedere se la imparo: l’amore vero è preterintenzionale. L’amore vero c’è, e regge, quando supera la disillusione reciproca che viene dal capire che l’unione simbiotica, facile, spontanea non esiste. Non fuori dai film. Non fuori dal periodo della conquista e della seduzione. Non all’impatto con la realtà, con la fatica, con le pappe i mutui i figli adolescenti le rughe e le piccole idiosincrasie.

Quando tu però ce la metti tutta per essere bella, e lui per essere nobile, accettando quasi la morte dell’amore, di come è inteso secondo la vulgata almeno qui in occidente – farfalle nello stomaco e violini che suonano e batticuore e reciprocità facile e spontanea – quando tu metti una croce su tutto questo, e accetti di morire a tutto quello che desideravi, o credevi di desiderare, alle tue attese e ai progetti, e di morire ogni giorno, di portare questa ferita sempre aperta, di lavorare sui tuoi difetti – la donna sulla volontà di dominio, l’uomo sull’egoismo – senza aspettare che qualcuno lo riconosca, allora, quasi per caso, per un incontro tra due che decidono di fare entrambi questo immane lavoro – e spesso la decisione non è simultanea – allora ci si può amare anche al di là delle proprie intenzioni. Si incontrano così due persone che stanno cercando di essere belle e nobili, e che hanno rinunciato a dominarsi l’una con l’altro, a prevalere, ad adottare tattiche. Due persone, infine, che non si consegnano neanche totalmente all’altro, alla sua parte di male, che non la assecondano, come Erec che nel racconto di Chrétien de Troyes vince in torneo la principessa, Enide, e per compiacerla rinuncia alla vita cavalleresca per godere senza interruzione del loro amore, e lei dopo un po’ gli dice “era meglio quando non mi davi retta”, perché se lui perde la sua nobiltà lei finisce per distruggerlo.

Questo tipo di amore, preterintenzionale, è una grandezza che non ha nulla di romantico, non un esaltato ardore, ma – come dice Denis de Rougemont – la più sobria e quotidiana follia, cioè una paziente e tenera applicazione della fedeltà, una fedeltà osservata perché ci si è impegnati e perché, con il più profondo non conformismo, non si crede al potere rivelatore della spontaneità, dell’immediatezza e della molteplicità delle esperienze. Una fedeltà che fonda e costruisce la persona, persona che è una vera e propria opera. Un’opera che si fonda prima di tutto sulla fedeltà a qualcuno che, nel caso del matrimonio, è una vita che mi è alleata, miracolosamente, per tutta la vita.

La fedeltà a un’opera che mi trascende può far nuove tutte le cose, anche per quei due che si sono sposati da bambini viziati e irresponsabili solo per fare una bella festa e dare una nuova spinta a un rapporto vecchio e stanco, per quelli che si sono consumati in un fidanzamento dove hanno bruciato tutta la passione senza lasciare niente, per i due che hanno convissuto e fatto calcoli di ragioneria per decidere quando era il momento di far contenti mamma e papà, per quel matrimonio nato per scommessa, e che sembrava reggersi con lo sputo, solo perché era in arrivo un bambino, e poi per quei matrimoni in cui lui è diventato sempre più egoista e lei sempre più dominatrice, per la mia amica querula e rompiscatole, e per il marito che se la svigna appena può, per l’altra che ha tradito e poi alla fine è tornata a casa, per quella che ha abortito e non riesce a perdonarsi ma non vuole ammetterlo, e per l’altra ancora, dominatrice tentacolare, e per lui che sembra una femminuccia e le va dietro come un cagnolino, per quei due genitori completamente schiavi dell’orribile treenne già imbolsito dalle troppe merendine.

Qualunque sia lo sbaglio o anche l’orrore che un uomo e una donna abbiano alle spalle è sempre adesso il momento opportuno, è sempre qui che ci si gioca l’eternità, è sempre adesso che la grazia può far nuove tutte le cose.

***

 Le illustrzioni sono di Giulietttt  (il suo vero nome è Giulia Amadei, graphic designer  e illustratrice), realizzate appositamente per il libro Sposala e muori per lei.

 

97 pensieri su “L’amore è preterintenzionale

  1. Stefania Tv

    Grazie di questo elogio del sacramento del matrimonio. Anche questa volta sento che il tuo libro aiuterà me e mio marito nel cammino di scoperta della nostra vocazione e missione di sposi cristiani. Questo post non parla solo di maschio e femmina ma della bellezza di essere noi insieme la Sposa di Cristo. In tanti sposi cristiani c’e’ spesso l’imbarazzo e la dofficolta’ di spiegare la differenza tra l’essere sposati in Chiesa e essere conviventi, queste tue parole rendono tangibile e
    concreto tutto quello che ogni consacrato nel
    matrimonio, puo’ e deve “scegliere ogni giorno”: l’eternita’. Da soli, con la nostra umanita’ sarebbe
    impossibile, ci limiteremmo a produrre le opere della
    carne e invece il frutto dello Spirito (l’amore, la gioia, la pace,la benevolenza, la bonta’, la mitezza, la pazienza, il dominio di se’) puo’ davvero rendere nuovo tutto.
    Le case grandi e belle non si costruiscono in un solo giorno e senza fatica e cosi’ la nostra felicità insieme richiede e merita tanto lavoro e continui Si a chi ha dato e pagato gia’ tutto per noi.
    Grazie ancora di aver richiamato la mia fedelta’ al mio Sposo.

  2. Mario G.

    Geniale!
    Costanza sai affermare cose profonde con uno spirito ed una leggerezza particolari.

    Grazie a nome di tutti gli uomini… e perché no, di tutte le donne, mia moglie in primis.

  3. donatella da corte

    Grazie Costanza! Ho letto il tuo “sposati e sii sottomessa” tutto d’un fiato, divertendomi e commuovendomi e ritrovandomi su tante cose, quasi tutte direi, fuorchè tuo marito; l’ho letto e l’ho passato ad amiche in crisi coniugali (che si sono riappacificate col consorte: merito tuo?non so, ma certo un aiutino…), a nubende speranzose, ad altre amiche scoraggiate. Attendevo dunque con impazienza la versione maschile: così comincio a farti conoscere anche agli amici uomini…

  4. Stefania Tv:
    “Da soli, con la nostra umanita’,ci limiteremmo a produrre le opere della
    carne e invece il frutto dello Spirito (l’amore, la gioia, la pace,la benevolenza, la bonta’, la mitezza, la pazienza, il dominio di se’) puo’ davvero rendere nuovo tutto.”
    Provate a scrivere Spirito con la minuscola e avrete tutto quello che cercano (preterinzionalmente)di fare i comuni mortali non convertiti.

    1. Alèudin

      appunto nel Vangelo solo una volta spirito è scritto con la minuscola, per indicare lo spirito del mondo e non lo Spirito Santo.

        1. Maxwell

          L’amore e la gioia li cercano tutti, verissimo…… poi bisogna vedere chi cerca e chi trova.

          La bontà,mitezza, pazienza, dominio di sè………..sei sicuro che i non credenti le cerchino? Se li conosci presentameli !!!
          Io conosco solo persone che li reputano difetti da nerdissimi sfigati e che “loro” si che sono in gamba senza superstizioni e hanno gli attributi.

          1. Beh Maxwell, che devo dirti… è normale la vedano così (molti, non tutti).
            Io ero tra quelli e li capisco. Sta a noi convincerli (nel senso mostrare che…) del contrario, e diciamocelo francamente, non che che in questo “brilliamo molto” 🙁

            Esclusi i presenti (io non mi escludo)… nessuno si senta offeso.

            Che anche qui, ci sentiamo offesi? S. Francesco pagava il macellaio (mi sembra), perchè tutti i giorni, quando fosse passato davanti alla macelleria, il di cui sopra, lo coprisse dei peggiori insulti gli fossero venuti in mente… giusto per tenerlo in umiltà. Insomma gli facesse un servizio 🙂

            Meditiamo gente, meditiamo.

            1. “Se la gente sapesse, davanti alle chiese ci sarebbe la fila di persone che chiedono di sposarsi, altro che numero dei matrimoni in caduta libera.”(SIC!!!)

    2. Vero, verissimo Alvise. Io ho avuto un padre e una madre stupendi. Lei ha avuto sette gravidanze, sempre gentile, sorridente e sempre “sottomessa” (come Costanza intende). Lui gran lavoratore, gran padre (per me), sempre presente, magari dietro ai suoi hobbies, ma mai fuori di casa (bar, stadio, dopolavoro o quel che volete).
      Per vie “traverse” ho avuto testimonianza certa della sua fedeltà a mia madre, quando avrebbe potuto “approffitare dell’occasione”. E’ morto da “uomo adulto”, dignitosamente, in silenzo, con mia madre accanto a 51 anni… e mia madre a continuato a tirarci su tutti.

      Non mi hanno mai parlato di Dio, ma la loro vita mi ha sempre parlato di Amore.

      Per me, oggi da credente, in loro c’è sempre stato lo spirito con la “S” maiuscola, perchè lo Spirito (è biblico) va dove vuole e agisce su chi vuole (e alberga dove c’è Amore, direi io).

      Credo Costanza si riferisca (se parlo per me ne sono certo) alla CONSAPEVOLEZZA di agire con l’aiuto di un spirito dalla “S” maiuscola che cambia tutto, o se vuoi cambia molto…

      Non so se ho reso 🙂

  5. 61Angeloextralarge

    Stamattina vado a “caccia del libro”: spero di essere più fortunata che con il precedente, anche se averlo autografato dall’autrice è stata la ricompensa alla delusione datami dai “librai” della mia città, libreria religiosa per prima. 😉

  6. Erika

    @Maxwell: “La bontà,mitezza, pazienza, dominio di sè………..sei sicuro che i non credenti le cerchino? Se li conosci presentameli !!!
    Voilà: Maxwell, Erika. Erika, Maxwell.
    😉

  7. Mi sono ammazzato dalle risate! Una descrizione vivida e reale! E sono daccordo su tutta la linea…il matrimonio è l’avventura più bella che il buon Dio si potesse inventare per la mia/nostra felicità!

  8. admin

    nella classifica delle migliori scalate nelle vendite nelle scorse 24 ore di Amazon, Sposala e muori per lei è al 10° posto (classifica generale 18°); considerato che 8 titoli su 10 sono testi scolastici si può dire che Costanza è seconda dietro a un libro su Fabrizio De Andrè.
    Direi che ci si può sta’!!! 😉

  9. Qualora io possa considerarmi il Luigi citato nei ringraziamenti, ringrazio di cuore, un altro motivo per vantarmi davanti ai figli che non ci credono sia io.

  10. carla

    Io sto vivendo esattamente questa esperienza di disillusione, ci dovevamo sposare sull’onda dell’innamoramento, ma poi lui si è preso una pausa di riflessione che dura ormai da 6 mesi…mi piacerebbe che ci fosse anche un libro sul significato del fidanzamento, perchè se avro’ la grazia di sopportare anche il “lato oscuro” di lui dopo il matrimonio, chi mi darà la forza di accettarlo prima? E quanto deve durare un fidanzamento? Io sono con lui da 1 anno e mezzo, ma ho 48 anni e il motivo del suo ripensamento è che ci siamo conosciuti tardi e io non potro’ dargli dei figli…mentre lui potrebbe, essendo uomo, avere ancora speranze con una moglie piu’ giovane…io adesso sto solo facendo due cose: soffro e prego.

    1. E’ una situazione difficile Carla e non saprei cosa dire, quello che posso sperare è che tu possa trovare serenità se la felicità non sarà possibile. Ti auguro che lui possa sentirsi abbastanza vecchio e che possa decidere di realizzarsi con te in un matrimonio senza la necessità di avere dei figli.

    2. Carla, non vogli fare il “consigliere spirituale” (Dio me ne guardi), ma se lui non è l’uomo per te – che Dio a preparato per te – questa potrebbe essere la tua salvezza.

      Se ti potessi raccontare la mia esperienza (potrei ma certo non è questo il luogo), resteresti stupefatta (non da me s’intende).

      Fidati di Dio che parla con i fatti della nostra vita. Continua ha pregare, ma non che torni.. che Dio ti dia discernimento. Se è il tuo Sposo (promesso) tornerà, altrimenti ce n’è uno migliore per te. Non perchè sarà migliore come uomo del precedente, ma buono per te. Allora si che qualunque “lato oscuro” lo supererai (non “sopporterai”) con l’aiuto della Grazia.

      Abbi fede.

  11. Pingback: L’amore è preterintenzionale « Una casa sulla roccia

  12. Raffaella

    Cara Costanza, oggi quando sono arrivata al pezzo del libro in cui parlavi di una certa Raffaella con tanti figli e una ancor vivace relazione col marito, ho pensato “ohhhh, ma sarò io?”. Grazie del secondo libro

  13. Mariella

    Ciao costanza! In una delle Feltrinellei di Torinoil tuo libro è finito..hopreso l’ultima copia io!!!!
    Grande!!

    Mariella

  14. Lorenza

    Il fidanzamento serve a verificare la propria volontà di dire di sí non solo e non tanto all’altro, ma al progetto che Dio ha su di te, attraverso la vocazione al matrimonio. Questo sì ad un tempo a Dio e al coniuge è senza condizioni,nella buona e nella cattiva sorte, aperto a tutti i figli che arriveranno ( e che talvolta, purtroppo non arriveranno). Per dire “voglio ” tutto ciò, anche se sicuramente comporterà fatica, bisogna credere che Dio ha su di noi un disegno buono. Certo, a volte le sofferenze, se conosciute in anticipo, come nel caso di Carla, possono spaventare: ma se il rapporto che c’è stato finora è stato costruito su un fondamento solido, che è Dio, anche nel fidanzamento, la fatica non dovrebbe essere un’obiezione. In ogni caso, umanamente parlando mi fanno sorridere quelli che pensano di poter prevenire ed evitare fatiche ed ostacoli. Anche una donna giovane può essere sterile, anche avere figli è un rischio, la vita è un rischio, sempre e comunque . Tenere la contabilità della propria esistenza da bravi ragionieri è la cosa più sciocca che ci sia, e prima o poi i nostri piani saltano comunque, per ben congegnati che siano.

  15. fish

    per vari motivi anche io ho spesso pensato che avrei voluto che costanza affrontasse anche il tema del “prima del matrimonio”, perchè questi mariti a cui sottomettersi e che muoiono per noi bisogna pure averli scelti prima. non è scontato nè facile trovare la persona adatta sè e a volte si hanno grossi abbagli e si soffre molto. sono curiosa di sapere cosa pensa costanza a riguardo, sul fidanzamento, sulla persona giusta, su come è andata per lei (non voglio sembrare impicciona)…possibile tema per il prossimo libro? 🙂

  16. “.Se la gente sapesse, davanti alle chiese ci sarebbe la fila di persone che chiedono di sposarsi, altro che numero dei matrimoni in caduta libera.”
    Stai parlando di un potere teurgico, magico, del matrimonio in chiesa, mentre quelli fuori chiesa non usufruirebbero(ovviamnete) di questo aiuto? ..

    1. Grazie Alvise. Tu incarni il meglio dell’ opposizione leale per dirla in gergo politico. La campana del paesino confinante per dirla in gergo campanilistico. Sei il bastian contrario che tutti vorrebbero portarsi con se. Fai fiorire l’ umiltà in noi. Ci aiuti a scendere dalla balaustra.

      1. exileye, tu si che sei “avanti” 🙂 Io non so se vorrei portarlo sempre con me !! Senza offesa Alvise , probabilmente è reciproco 🙂

        Cmq Alvise, nessun potere magico. Trattasi di Sacramento, un dono di Grazia particolare che ogni sacramento porta in sè, ma che non essendo “magia”, non “porta frutto” se a questa grazia (o dono di grazia) non si vuole accedere o “sfruttare”.

        Poi non è tutto esattamente questo o solo questo, ma non ho il dono della “sintesi teologica” 🙂

          1. JoeTurner

            si chiama “unzione degli infermi”; ma è chiaro che se non ci credi non è altro che una patacca d’olio su un moribondo, il battesimo uno shampoo, la Comunione uno snack e il matrimonio un ballo in maschera, ma PER TE perché per Dio è sempre il regalo che ha deciso di farti, anche se tu non lo vuoi (a differenza dei regali indesiderati lo puoi solo buttare via e non riciclare)

  17. vale

    mi sa che dopo questo libro le tocca scriverne un altro per spiegare come si trova/riconosce il lui o lei giusto.
    in subordine un’agenzia matrimoniale….

  18. 61Angeloextralarge

    TROVATOOOO! E’ stata dura ma al dopo il terzo tentativo mi è tornato in mente che fra Filippo Maria una sera aveva detto che aveva “stipulato un contratto” con una libreria particolare, sono andata in quella e l’ho trovato. Messo sul banco vivino alla cassa, con accanto SPOSATI E SII SOTTOMESSA. Beh, la mia era la penultima copia! 😀
    Stasera non ci sarò per nessuno: cell chiuso! 😉

  19. Cla

    Bello! COmprato nella pausa pranzo e iniziato a leggerlo sul tram al ritorno verso casa!!!!
    E diciamo che il primo capitolo inzia forte..!!! vi dico solo che mi sono fermata subito a fare qualche acquisto carino visto che fermandomi davanti ad una vetrina mi sono sentita…mmm sciatta ?( tanto per essere buoni!)e sono solo ad un anno e mezzo di matrimonio e senza bimbi da usare come alibi!
    Cmq grazie davvero Costanza….fai riflettere in modo leggero che per una come me che tende sempre alle pesantate è proprio quello che ci vuole! Quella della cura di sè è proprio una mia carenza ( in generale anche prima di fidanzarmi) basata sul concetto che non bisogna fingere e che se lui ti ama gli vai bene come sei, che il trucco o i vestiti sono una vanità che una donna cristiana non deve permettersi perchè deve essere semplice e acqua e sapone!
    Concetto buono che però nel tempo mi sa che ho un pò “travisato” ed estremizzato!!!!
    Oggi ho avuto ottimi spunti di rifelssione!
    Ed è solo il primo capitolo……..

  20. Fatto realmente accaduto: missione in Brasile, il sacerdote si appresta a celebrare il matrimonio di due giovani fidanzati. Chiede a lui: “Perché ti vuoi sposare?” “Per essere felice”, risponde il fidanzato. “E tu, perché ti vuoi sposare?” “Anch’io per essere felice!” risponde la ragazza. “Bene, possiamo andarcene tutti a casa, non vale la pena celebrare questo matrimonio” sentenzia il prete. Sposi interdetti, nella chiesa si scatena la bagarre… urla, proteste, gente che si arrabbia… quando finalmente torna la calma, il sacerdote spiega “Vedete, non ci si sposa per essere felici, ma per rendere felice la persona che sposate, ogni santo giorno”. (non sono le testuali parole, ma il senso era questo)

      1. Già… ecco perché l’atto sessuale trova la sua vera ragion d’essere nel matrimonio, cioè in una situazione di libera donazione totale, e non prima o al di fuori… ma non vorrei scivolare OT…

        1. Scivoliamo pure direi, anche se il post più adatto sembrava “La fine di chi” (due post fa).
          Costanza è molto attiva nel “postare”, però è un pecccato che molti argomenti sembrano morire con l’arrivo del nuovo 😐

  21. lidia

    Ancora sui titoli (sposati e sposala): propongo due letture

    1)
    Ma non suonano vagamente maschilisti, i titoli ? Lo dico col capo coperto di cenere perché scommetto che non ho centrato il punto…però secondo me Sposati vale per entrambi…e perché non sposaLO?
    cioè, sembra quasi che la donna debba sposarsi per forza per realizzare la propria vocazione – mentre in realtà non è così. A parte il celibato pro Regno coelorum ci sono tante donne – infermiere, maestre, tate – che hanno realizzato la propria femminilità senza sposarsi. Mentre quello “sposala” sembra sottintendere che ci sia uno stuolo di donne ai piedi del maschio che pregano di essere sposate, e che lui faccia una concessione.
    Ok, questa era la lettura 1) (aspetto le critiche: non mordaci, però, per favore. Sono sensibile e ci rimango male :)).

    Lettura 2)

    La donna certamente si può realizzare anche fuori dal matrimonio, ma qualora scelga di vivere l’amore umano, il modo migliore di farlo è cedendo alle insistenti preghiere dell’uomo ( ;)) e sposandosi, senza paura di dover far conciliare le legittime aspirazioni lavorative con la cura dei figli, della casa, e soprattutto del marito stesso, invece di rimanere in un limbo di rapporti occasionali, oppure di fidanzamenti eterni. L’uomo deve invece finalmente staccarsi da mammina e decidersi a tagliare con un’eventuale vita da sfarfallone, dedicando tutto se stesso alla moglie – perché ogni donna ha stuoli di corteggiatori (ok, non io, ma la donna media, diciamo) , mentre ogni uomo ha UNA lei incantata, a cui dà il cuore e sarebbe bene che le desse anche una casa di cui prendersi cura e dei figli da amare.
    La lettura 2) piacerebbe persino a una femminista credo

    1. Lidia, spero di non essere troppo veemente ma se ti irrita la parola “Sposala” sei già troppo complicata per un uomo di buon senso.

  22. …a ogni modo, come potrebbe essere l’amore (vero) non preterintenzionale, in ogno caso di amore (vero)’
    Quanto agli angeli e gli arcangeli…ma abbiate pazienza!!!

      1. Mi spiego meglio: non esiste amore vero (io penso)che non sia preterintenzionale, sempre. In questo Costanza ha ragione.
        Ma non importava nemmeno dirlo! O vorrebbe invece dire che il solo amore vero è quello preterintenzionale che deriva dagli effetti benefici del matrimonio cattolico, anche senza amore intenzionale (ammettendo esistesse come vero amore)?

        1. Scusa Alvise, ma a quest’ora inizio a faticare mentalmente e mi sono perso nel “preterintenzionale” in quello “vero” o mica vero ammesso che sia vero 🙂

          Cmq per me la frase sarebbe: “o vorrebbe dire che il solo amore vero è quello preterintenzionale che si perfeziona e si evolve nei benfici effetti del Sacramento del Matrimonio”.

          Eppoi eppoi…

  23. Velenia

    Ancora non lo trovo!!!Ma che fà il distributore in Sicilia? Che c’è lo sciopero dei ferryboat?Ma intanto questo brano è stupendo!!Lo farò leggere al consorte stasera,quando avrò rifocillato e messo a letto i Bassotti.

  24. “Profondo, nobile, spiritualmente elevato ma anche aitante, brillante, bello, ricco ma nobilmente disinteressato al denaro, fine psicologo, filosofo ma anche un po’ idraulico, stabile e calmo ma deciso all’occorrenza, fine conoscitore della Bibbia, possibilmente dei testi almeno almeno in latino, ma anche della più vivace leva registica contemporanea, sportivo, capace di ascoltare, rude ma innamorato, ordinato ma creativo, un po’ gastroenterologo ma non ipocondriaco, amante della letteratura e dell’arte ma pratico, falegname e filologo, in grado di ricordare date e particolari dei primi appuntamenti ma fieramente concreto, capace di sbrigare le faccende domestiche ma anche di fare le tracce per l’impianto elettrico, accudente coi figli ma autorevole.”

    Sembra il mio ritratto (tranne “ricco” e “in grado di ricordare date…”) !!

    Ah Ah Ah…. 😀 😀 Scusate non ho resistito

  25. Francesca

    Sto cominciando a pensare che le donne abbiano sbagliato tutto. Sarà anche bello lavorare, essere indipendenti etc, ma non si può far tutto e bene. Sto cominciando a risentire del poco tempo che ho da dedicare alle bambine. Forse dovrebbero lavorare solo quelle che non hanno figli…Le mie amiche “casalinghe” passano un sacco di tempo coi loro bambini… e la vita è breve, loro crescono in fretta e tu hai il tuo lavoro, ma tanti rimpianti… era meglio prima…

  26. vale

    iniziato alle 19 finita lettura-per fine libro- alle 23.poi sigaro e rum per ponzare su quanto letto. ma davvero,admin, voleva comprare un portatile rosa ed ha regalato un rosario all’impenitente( o all’impunito) dell’ultima lettera? o era fiction letteraria?
    le considerazioni più serie,se mai me ne verranno, le sto’ rimuginando ancora. Una piacevole lettura.

  27. Nicoletta

    Gliene ho dette di tutti i colori a Vanity Fair, c’ho mischiato pure la Pedagogia Familiare che e’ l’esame che sto preparando! La cosa bella e’ che stanno arrivando altri commentatori amici che cercano per quanto possibile di spiegare la situazione, almeno per amore della chiarezza, mica per convertire la gente!

  28. Grandissimo articolo e stupenda descrizione della bellezza dell’avventura (difficile e impegnativa ma meravigliosa) matrimoniale.

    In alcuni commenti ho letto che alcuni di voi vorrebbero un libro sul fidanzamento, se vi può interessare non ho scritto un libro ma vi rimando ad un articoletto che ho scritto in proposito… vi pre-avviso che io sono lontano anni luce dal somigliare alla grande e “ispirata” Costanza. (che più leggo e più amo in Cristo).

    L’articolo in questione si intitola “PREPARARSI ALLA SCELTA D’AMORE” ed in esso cerco di analizzare il perchè si parta con tutte le buoni intenzioni prima del si nuziale e si finisca per divorziare o vivere un pessimo noioso e frustrante matrimonio. Il problema – mi rispondo – è alla radice, ovvero al come abbiamo effettuato la nostra scelta del partner.

    Se vi va… buona lettura…
    l’articolo sta qui:

    PREPARARSI ALLA SCELTA D’AMORE:
    http://chihaorecchieperintendereintenda.wordpress.com/2012/05/18/prepararsi-alla-scelta-damore/

  29. Nicoletta

    Niente, vanity Fair non accetta i miei commenti! Mio marito dice che è perchè sono troppo integralista! Ve bè, comunque Costanza sappi che ti ho difeso a spada tratta!!!

  30. simonetta

    “cose tipo trovare se stessi, seguire il proprio istinto, guarirsi le ferite, lasciarsi guidare dai segni, dal destino e quelle cose col karma di cui non capisco un tubo” solo su una cosa non sono d’accordo Costanza, è Necessario guarire le ferite, altrimenti non si è capaci di amare ne se stessi ne l’altro…ecco il motivo per cui ci sono i single…e forse i divorziati….non si tratta sempre di capricci e sciocchezze…purtroppo…e , si che Dio solo può guarire, ma la vita passa e spesso non si ha la fortuna di incontrare la persona capace di amarti di Amore vero, di ridarti la fiducia in tante cose, una grande persona , questo è indubbio, ma è necessaria proprio come il rivolgersi a Dio…che potrebbe stabilire che sia la tua croce…e. lasciarti cosi come stai…

    1. “… ma è necessaria proprio come il rivolgersi a Dio…che potrebbe stabilire che sia la tua croce…e. lasciarti cosi come stai…”
      Nicoletta scusa non ho afferrato il senso di quest’ultima frase.

      Per il resto concordo, soprattutto riguardo le “ferite dell’anima” che ti impediscono anche solo di lasciarti amare dagli altri per paura poi di dover soffrire ancora.

      In questo Cristo è unico, l’unico “amante” che non ti tradirà mai, anche quando sarai tu a tradirlo, l’unico che può fasciare e sanare le tue ferite – fossero anche mortali! E’ o non è IL RISORTO? Colui che ha vinto la morte.

      1. simonetta

        Bairom, si ha bisogno di stare insieme e di amore umano qui in questa vita, l’amore di Dio è per tutti e , dobbiamo lasciarci amare, occorre abbandono, fiducia per percepirlo, ma c’è anche bisognodi amore umano e non è un atto di volontà…la volontà e continuare, far crescere un rapporto, ma per farlo nascere occorre l’incontro, e per alcuni Dio ha deciso di no, ecco perchè non condivido in pieno il discorso di Costanza -la frase che ho riportato-non tutte le single o le divorziate sono delle ‘senza coscienza , delle senza coraggio per se stesse’

        1. Ok mi è più chiaro, ma senza entrare nel merito della frase di Costanza che citi, sul concetto da te espresso con “…per farlo nascere occorre l’incontro, e per alcuni Dio a deciso di no”.

          Dio sarebbe un mostro… la tua felicità passerebbe per quest’incontro con un amore umano (chiamato a divenire “divino” nel matrimonio), e Dio te lo nega!

          Non credo proprio. Dio vuole la tua (nostra) felicità, più di quanto la desideri tu stessa (diciamo che per me è un assunto che parte anche dalla mia esperienza), quindi il problema forse è un altro… passa di lì, da quell’incontro che attendiamo, la nostra felicità? O Dio ha altro in serbo per noi e noi non abbiamo discernimento – non c’è solo l’amore umano di coppia? O come racconta un midrash (non sono certo fosse un midrash…) l’uomo caduto in mare rifiuta l’aiuto di tre barche: “Il Dio dei miei padri mi salverà”. Affoga, difronte a Dio domanda: “perchè non sei venuto a salvarmi?” “Stolto, ti ho mandato ben tre barche.” Leggilo tipo: hai avuto più di un incontro, che ne hai fatto? O ci siamo incaponiti sull’incontro sbagliato… qui su questo blog qualcuno a invocato un libro per trovare l’uomo giusto… preghiere a Dio accorate e insistenti e chiedere il discernimento dello Spirito Santo, altro che libro 🙂 Si potrebbe continuare nella casistica.

          Dio non condanna nessuno alla solitudine perchè Egli stesso è Realzione.

  31. simonetta

    lo so , la risposta è che bisogna fidarsi di Dio….Dio , può darsi che lo si capirà alla fine della vita, a volte..

      1. simonetta

        eheh, certo, se non capita parlerò ai quattro venti come te Bariom, non di stupida felicità ovviamente…e me lo auguro!
        discernimeto, spirito Santo, certo che si, Dio vuole solo essere amato quale sia la nostra condiZione ..ma la condizione la scegliamo noi ma a volte chiediamo un aiuto e non c’ė nulla di male credo…basta saperlo chiedere? l’amore umano è l’unica e la più importante forza al mondo se vissuto cristianamente non può che produrre frutti straordinari….ma suoerare i conflitti ė necessario e si ha bisogno di aiuto…non è volontã ..

  32. simonetta

    l’amore , anzi l’Amore è una cosa seria, richiede tante qualità che vanno aiutate ad essere tirate fuori….non è violenza su se stessi….i conflitti irrisolti sono la causa di tutti i disastri in ogni forma di vocazione, anche il rimanere single o divorziati…

    1. Simonetta a me pare tu scriva di un’esperienza diretta, che ti fa soffrire e che ti fa scrivere frasi che sono tra lo sfogo e la ricerca di aiuto (o no?)

      Ma il problema di fondo rimane: CHI? Chi secondo te dovrebbe aiutarti (o aiutare nelle situazioni che descrivi), a risolvere i conflitti?

      1. 1) O l’amore nel matrimonio è preterintenzionale considerati i poteri potentissimi del sacramento
        2) O sarebbe Gesù che la dovrebbe aiutare (se “davvero” fosse uno che aiuta)
        3) O (ovviamente) le intenzioni del Signore sono infinite e chissà cosa Lui ha in mente per Simonetta
        4) O, intanto, che stia sottoposta!

        1. Alvise scusa ma la domanda era rivolta a Simonetta, perchè è importante capire secondo LEI chi…
          Poi se sta parlando di sè eviterei l’ironia

          Infine tu insisti, ma sembri non capire (diciamo non ti interessa capire) che il Sacramento del Matrimonio NON è una magia!

      2. simonetta

        ti ringrazio Bairom per il richiamo a non fare ironia ma ho le spalle larghe! purtroppo il linguaggio scritto non sempre consente la facile comprensione..occorre non affrettarsi a trarre conclusioni e ..pensare un pò prima di trarre conclusioni e pontificare..ad ogni modo do seguito a questa nostra conversazione..il mio primo intervento è stato inserito perchè dalla lettura della frase di Costanza, sembra una colpa essere single (che lei rifiuta chiamare tali) o divorziati e io , da single, ovviamente mi sono risentita , ma più che altro volevo invitare a fare una riflessione sul fatto che non necessaiamente ci si debba sposare o consacrarsi o farsi religiosi. E vero che rimanere single significa nonnintraprendere un percorso impegnato da un punto di vista affettivo, ma non è detto che sia un percorso egoistico, spesso dietro a questo stato c’è tanta sofferenza che viene vissuta comunque con grande dignità e fioritura interiore capace di donare cmq qualcosa a chi si incontra lungo il cammino se non altro la sofferenza di non essere riusciti a superare magari problemi relazionali per difficoltà provocate ad esempio da violenze ..e vorrei richiamare ad esempio problemi di abusi, violenze fisiche o psicologiche ecc..questi conflitti , possono ostacolare il percorso di innamoramento di se e quindi di apertura verso l’altro tanto da incappare in matrimoni disastrosi o in situazioni di delressione e isolamento ecc…ovviamente ora sto riportando dei casi estremi , ma mi serve per rendere l’idea…ora sono convinta che Costanza volesse solo invitare i single e divorziati ad essere più coerenti e impegnarsi nella vita per renderla piena e riccha di significato, ma usare termini come quelli che sono stat usati e dire che chi si fa problemi di ‘dover risolvere conflitti interiori’ sono solo scuse per non crescere o impegnarsi mi sebra poco corretto nei confronti di chi forse ha avuto situazioni poco fortunate nella vita,
        vedi , il Chi deve aiutare, è riferito sicuramente a Dio, ma anche alla fortuna di un incontro con la persona capace , dalla sua maturita ed equilibrio di prendersi cura di una persona e darle la possibilità di uscire dal proprio isolamento e magari provare a trovare lAmore e poi magari sposarsi perchè no, quindi volevo solo dire che Dio a volte dovrebbe fare delle grazie un pòpiù grandi per queste persone ma l’uomo ha anche il suo compito…insomma mi dispiace dirlo ma …l’incontro giusto è anche una questione di fortuna e non certo di volontà di stare o mantenere a tutti i costi un rapporto…spero di essermi spiegata un po meglio..

        1. Sei stata chiarissima.
          E’ vero quello che dici rispetto i traumi che possono moficare e segnare una intera esistenza, ma una cosa ti posso dire credimi per esperienza… più sono profonde le ferite più il medico e uno solo e uno soltanto. Perchè parliamo di “ferite dell’anima”.

          Su un’altra cosa credimi, una notizia bomba 🙂 : la fortuna – come la sfortuna NON ESISTE!

          O almeno non dovrebbe esistere nel vocabolario del cristiano…

          Si hai ragione, Dio per queste persone dovrebbe fare delle grazie più grandi, e io credo le faccia.
          Io sono rimasto vedovo nel 2005. Aveva 40 anni mia moglie. Quindici anni di matrimonio e cinque di malattia. Sono rimasto con i mie tre stupendi (occhi di padre…) figli. Quasi 50 anni, tre figli, non bello, non ricco, neanche un bel carattere 🙂 e la necessità interiore di seguire una linea di principio nella vita rispetto i possibili (nuovi) rapporti sentimentali – che nella mentalità del mondo oggi non aiuta.

          Pure Dio ha provveduto.

          Oggi sono nuovamente sposato. Una stupenda moglie che condivide con me la Fede si è fatta carico dei miei figli e sopporta me.. anzi diciamo le cosa come stanno: mi ama.
          Lei ha aspettato tanti anni che cosa? Di incontrare me (certo poteva capitargli di meglio 🙂 ) e quando mi ha incontrato le è stato chiaro, ero la persona che Dio aveva preparato per lei (parole sue).

          Non sono speciale io, non ho meriti, non sono un “figlio prediletto” non più di quanto lo siamo tutti. Mi sono solo fidato e affidato. Abbi fiducia Simonetta. Forse il tuo incontro passa prima per altri incontri con persone che ti possono aiutare a conoscere meglio l’Amore di Dio, a curare le tue ferite. Dio ti ama e se vuole mostrartelo attraverso un uomo, vedrai lo incontrerai. Abbi fiducia.

          Buonanotte Simonetta.

          1. simonetta

            buongiorno! credo che sia stata fatta una buona riflessione sull’argomento da parte di tutti…meditiamola oggi nel cuore.

            un abbraccio e …Costanza, in single , a volte non sono sempre persone che non amano impegnarsi per vivere una vita piena e intensa….hanno una vita grande dentro che aspetta di essere magari scoperta da uomini , capaci di essere Uomini e anche loro accogliere , in un certo senso. cmq, è solo un semino che mi andava di gettare , non un rimprovero.

            ora….doccia e ci si prepara per il lavoro!
            buona giornata a tutti.

  33. Simonetta, io non penso che la felicità debba passare per forza per il matrimonio. In questo trovo la tesi di Costanza un po’ riduttiva. O matrimonio o vita consacrata… e tutti quelli che non hanno vocazione alla vita consacrata devono per forza mettersi a cercare la loro metà, pena l’infelicità su questa vita e magari pure quella eterna? No, non mi ha mai convinto questa distinzione né a livello teorico né pratico (ho diversi esempi di persone non sposate né con vocazioni religiosa che non sono né zitelle acide, né single frustrate, né scapoloni mammoni e smidollati). E sebbene io per prima cerchi a volte di procurare incontri ad amiche single in cerca di marito, tuttavia non credo sia necessario per tutti trovare qualcuno da sposare.
    L’uomo (e la donna) è fatto per amare ed essere amato, e questo è vero. E credo che ci sia bisogno di amore umano per ognuno, anche (credo) per la suora di clausura. Il matrimonio è una forma di amore (per alcuni la più alta) ma non è l’unica. Non esiste solo l’amore di coppia. L’amore è dono di sé e ci sono moltissimi modi di amare. Quando si impara questo allora si capisce che il matrimonio non è necessario per la felicità umana. E solo allora, secondo me, quando si esce dalla logica della necessità, si è pronti davvero a dire di sì per tutta la vita ad un’altra persona.

    1. Mettendola in un altro modo, ognuno di noi è chiamato ad una “fecondità” (e la fecondità di per sè porta frutto). Si tratta di scoprirla. 🙂

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