Quando eravamo embrioni

Dalla prefazione al libro di Stefano Angelini  Quando eravamo embrioni

Tante volte mi è successo di seguire le discussioni sulla natura umana dell’embrione, e di trovare risposte logiche e semplici in piena naturalezza, quasi che certi problemi neanche avrebbero dovuto esser posti. Sorgevano spontaneamente compromessi e soluzioni, e soffrivo nel non potermi cimentare con meticolosità esaustiva, nel non avere tra le mani un “corpus” organizzato da cui attingere per affrontare la casistica.
Passione? Vocazione per il tema della Bioetica? Fascino del tracciare percorsi in territori inesplorati? Sarà stato un po’ di tutto ciò, di certo non potevo soffocare quella benigna propensione.
Poi, finalmente, ho realizzato che era giusto rompere gli indugi e dare un contributo appassionato. Sicché nel tempo, con esperienze vissute, raziocinio e ricerca di coerenze tematiche, ho maturato delle convinzioni profonde, e spero che possa apportare, consapevolmente, qualcosa di utile per salvare tante vite umane.
Allora, non posso più tirarmi indietro dal tentativo di fermare la carneficina in atto a danno di uomini nella fase embrionale della loro esistenza. Sarebbe egoistico saper trovare ragionevoli compromessi per la soluzione del problema e non divulgarli.
Questa è una denuncia non basata su dogmi, ma seguita da proposte, verso il trattamento di cui sono oggetto gli embrioni umani, e verso il moralismo relativista dominante; perché la fede cristiana, ma anche la nuda ragione, mostrano come la vita di un uomo non possa che iniziare dalla fecondazione. Una chiamata a raccolta per recuperare alla vita gli embrioni criocongelati e, nel contempo, aiutare le coppie infertili ad aver figli.
Fondamentalmente due sono i muri da abbattere, entrambi coi loro dogmi: quello materialista, che non riconosce umanità all’embrione, per cui lo si può sfruttare ed uccidere; e quello retrivo conservatore, che gliela riconosce, ma per il quale se una donna non può aver figli, è perché Dio ha disposto così per lei.
Non sono uno “addetto ai lavori”, ma voglio fare di questa debolezza un vantaggio, nel senso che a muovermi saranno palesemente una straordinaria passione e spinta interiori, e non certo l’arrogante nozionismo accademico che, talora, caratterizza i detentori del sapere, ingessandoli sterilmente nelle proprie comode “verità”. Ciò detto, non sono contrario, s’intende, ad un solido nozionismo di base, anzi lo ritengo essenziale.
Debbo, questo si, cercare di muovermi con cautela ed umiltà e ricordare sempre che il mio scopo è solo salvare vite umane, non certo inseguire e crocifiggere i materialisti, semmai tender loro la mano attraverso il dialogo. In particolare non intendo additare quelle coppie che per poter avere un loro figlio hanno lasciato congelato qualche embrione “difettoso” o “eccedente”: disperate e sballottate, esse, spesso subiscono passivamente quel percorso senza una vera consapevolezza.
Parimenti, oggi, dopo che varie sentenze stanno ripristinando la possibilità di preselezione embrionale, mi preme rendere edotti coloro che la attuano: che siano liberi nelle loro scelte, ma sappiano che un embrione umano è un uomo.
Ritengo doveroso impegnarmi in una giusta causa anche e soprattutto quando ciò si rivelasse impresa disperata. Prodigalità ed impegno, per evitare di subire la vita, di correre nel branco passivamente, come automi, dominati dalle passioni mondane; e ricordando sempre che se viviamo, è anche perché non ci hanno ucciso quando eravamo embrioni.
Forse sarò un illuso nel cimentarmi a mani nude in un progetto che ha l’enorme ambizione di spronare le coscienze, di credere nell’uomo; può darsi, ma vale comunque la pena farlo. E’ noto quanto il tema sia difficile e infarcito d’ipocrisia, eppure è proprio l’importanza di salvare tante vite umane che mi dà forza ed entusiasmo per gettarmi nel sostenere questa causa sacrosanta ancorché non di moda, che mi dà la speranza di aprire una breccia nelle coscienze.
Ammetto apertamente che non posso essere, in quest’analisi, al di sopra delle parti, sto certamente dalla parte del più debole, l’embrione; tuttavia rigetto una visione manichea, foriera solo di odio e contrapposizione. E’ necessario comprendere e conciliare gli aspetti positivi delle diverse opinioni, perché in ognuna, come vedremo, ce ne sono.
Cercherò, pur professandomi cristiano, di non appoggiarmi ad alcuna verità dogmatica, ma di avanzare armato solo del ragionamento e delle indispensabili nozioni di base.
Se mi produco in questa scommessa, è perché ho sempre la piccola grande speranza di salvare qualche vita umana embrionale, fosse anche solo una! Questo è il mio proposito.

www.embrioneuomo.blogspot.com

21 pensieri su “Quando eravamo embrioni

  1. “Allora, non posso più tirarmi indietro dal tentativo di fermare la carneficina in atto a danno di uomini nella fase embrionale della loro esistenza.”
    Dove saranno finite, mi chiedo, le anime di questi uomini assassinati?

        1. Alèudin

          il fatto è che abbiamo impedito loro di avere il posto che spettava nella Creazione, è come se ci fossero dei buchi nella realtà.

  2. JoeTurner

    la vita, la morte, il peccato, la dannazione e la salvezza sono cose che non finiscono dove finisce la punta del naso

  3. Velenia

    Alvise,gioia di mamma tua,io sono contenta che tu non sia andato in cielo direttamente, che mamma tua ti abbia partorito,nutrito a latte e chianti (immagino),che tu abbia potuto studiare la letteratura greca e latina e ricordartela ancora (ah le scuole di prima del 68,io non ricordo una melanzana,invece),che tu costruisca splendidi muretti e che stia qui a rompere i cosiddetti e a rafforzare la mia fede nel tentativo di darti le ragioni (so che non è questo il tuo intento,ma è quello che spesso produci,e credo che sia lo stesso per altri frequentatori del blog).
    Buona domenica a tutti.

  4. In America ci sono centinaia di coppie sterili che si sono fatte avanti chiedendo di avere in “adozione” gli embrioni congelati e dimenticati. Istintivamente la mia prima reazione è stata positiva. Ho pensato “bè in fondo è sempre meglio che scaricarli nel bidone del rudo o sacrificarli sull’altare della scienza!”. Però anche questa soluzione pone in realtà serie riflessioni etiche, come tutto quello che ruota intorno alla provetta. Allora? bisogna accontenarsi del meno peggio? ok, bisogna sicuramente riportare ordine e ragionevolezza in un campo delicato come quello della fecondazione assistita (e spesso selvaggia); ma ora che la frittata è stata fatta…. che si fa? barricarsi dietro posizioni giuste (ma a rischio ideologia) o faticosamente risalire la china a forza di “conciliazioni” delle diverse opinioni?

  5. Giuseppe

    HAL me ne vado di nuovo a farfalle..ossia fuori tema! Mi perdoni? Ok in poche parole: ho letto il libro di Susanna Bo” La buona battaglia” (ci paizzi tu il link? l’età avanza e l’incapacita pure) e ne vale la peana.
    Un solo consiglio: iniziate a leggerlo il sabato tanto se la domenica mattina alle 3.45 siete ancor li che problema c’è? mica è lunedì?

      1. Arrivo un po’ in ritardo, grazie per gli auguri… anche Pietro ringrazia!
        Per Giuseppe: mi fa piacere che il libro ti sia piaciuto, e mi fa ancora più piacere ricevere un apprezzamento il 15 luglio, che è il giorno che compio gli anni. Se hai voglia di visitarlo qui c’è il link al mio sito
        http://www.susannabo.it/

  6. Arrivo tardissimo…
    Alvise, loro sono andati direttamente in cielo. Per la loro vita stroncata rimpiango, ma per loro anima sono serena. Quello che mi da pena è l’anima delle altretanto numerose madri che non lo hanno accolti, così come dei padri… e siamo al doppio.
    Il punto più doloroso è che si cerca pure di togliere il senso dell’errore, in modo che diventi senza colpa e, per questo, senza possibilità di pentimento, dunque, di perdono…
    Una vera strage di anime.

    1. JoeTurner

      Il punto più doloroso è che si cerca pure di togliere il senso dell’errore, in modo che diventi senza colpa e, per questo, senza possibilità di pentimento, dunque, di perdono…

      Grande Danicor!

  7. Il tema è molto delicato e consiglio di leggere Dignitatis Personae n.19 che l’autore del libro mi sembra (ahimè visto che parla di fede) approvare.
    E’ una tragedia senza pari questa generazione artificiale di esseri umani.

    1. caro SanLuigi… quando ho posto la mia domanda più sopra, anche io avevo in mente quel passo del documento che hai citato. Mi vengono i brividi alla frase “le migliaia di embrioni in stato di abbandono determinano una situazione di ingiustizia di fatto irreparabile”. Ma se ho ben capito, allora la proposta è quella di tutelare gli embrioni congelati nello stato in cui sono, senza fare nient’altro, giusto? senza donarli, senza sacrificarli, lasciarli nei frigoriferi finchè non moriranno. Ho capito bene?

      1. Non è che sia un argomento per il quale io posso offrire una soluzione, esiste l’irreparabile, ed è tanto più urgente fermare la continua produzione (che brutto termine come se fossero cose); personalmente avevo pensato che magari la costruzione di un’incubatrice avrebbe potuto ovviare alla maternità surrogata, come anche la decisione della madre che ha voluto la fecondazione di portare avanti la gravidanza, ma sono questioni che sono appannaggio degli organi di bioetica e che la Chiesa sicuro sta vagliando, in casi come questi non possiamo fare altro che affidarci a chi ha veramente a cuore al dignità di tutti, anche dei più piccoli e fare di tutto perchè si fermino le strumentalizzazioni dell’essere umano.

  8. Anche ammesso fosse vero si potesse definire assassinio l’aborto, è altrettanto pur vero che (mettiamo nell’ipotesi
    di risultati di analisi che rivelassero malformazioni nell’embrione) che la decisione su che fare resterebbe solo alla madre. Hai voglia paternostri, rosari, padri spirituali, encicliche trattazioni bio-etico-teologiche di questo e quest’altro esegeta, più o meno ispirato. Come, dall’altra parte, hai voglia panegirici tronfi ateistici, materialistici, relativistici, sempre la madre alla fine decidere. Chi l’ha detto che un materialista necessariamente non tenesse un figlio invalido e un cattolico invece il contrario? La decisione, poi, da ultimo, non la fa il il Papa, o Pannella.

  9. Come si potrebbe chiamare infatti NON VITA un essere o una creatura che, per quanto infinitesima, senza interventi dall’esterno a fermarla, crescerebbe fino a diventare una meravigliosa e unica persona umana ?

    Come si può chiamare “NON VITA” quella fase dell’esistenza da cui siamo passati tutti per divenire ciò che siamo oggi ?

    Io sono nato passando per la vita, non per la NON VITA!

    da “la cultura della vita” , http://chihaorecchieperintendereintenda.wordpress.com/2012/05/17/la-cultura-della-vita

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