Salvare dalla prostituzione

di Francesco Natale

Chiavari, 21 Dicembre 1979. Nel mezzo del “caruggio”, la via principale che biseca il centro storico della cittadina ligure, una mamma tiene per mano il suo bambino quattrenne con cappellino rosso e loden di ordinanza. Erano tempi non sospetti, giacché il primato della tecnocrazia era di là da venire e il loden aveva ancora tutta la sua brava dignità di cappottino medio borghese, oltre a fornire efficacissimo riparo dalle intemperie.

I due hanno una missione ben precisa: l’acquisizione di palline in vetro soffiato presso taluni negozi allora specializzati nella vendita di questi meravigliosi complementi natalizi realizzati da impareggiabili artigiani.

Quel bambino, come forse avrete capito, ero io.

E quella mamma era la mia brava e dignitosa mamma, la quale, tra le altre cose, fin dalla più tenera infanzia si prodigò sempre per trasmettermi il senso del Rito: non solo sul piano importantissimo della Fede e, quindi, della pratica religiosa, ma anche nelle sue sfumature più, per usare un termine improprio, “mondane” e giocose. Perché la Ricorrenza non è solo una data sul calendario o, come purtroppo oggi tanto spesso accade, il momento in cui, vittime come siamo di psicanalisi e pessima “teologia” contemporanea , abbandonarsi alla colpevolizzazione di sé stessi, alla stigmatizzazione del proprio eventuale benessere, all’autolesionismo tipico di chi, col pretesto del “sud del mondo”,si fa inquattro per offuscare, destrutturare e fare l’autopsia della gioia del momento. Una gioia che, in particolare sotto Natale, tocca (o dovrebbe toccare) quella parte di Spirito che è in noi e, in quanto tale, permea ogni aspetto del vissuto quotidiano: dalla celebrazione religiosa al riscoprire e rinsaldare i rapporti familiari, dalle preghiere sussurrate davanti ad una umile mangiatoia allo scartare pacchetti e pacchettini.

Ebbene, in quel contesto fatto di luci, colori, statuine, funghetti e fatine di vetro soffiato io vidi qualcosa che mi appariva assolutamente fuori posto: sotto i portici, a margine di un vicolo, una ragazza stava seduta per terra, con le mani tese e gli occhi calcinati dal pianto. Di lei ricordo ancora una cascata di riccioli neri lunghissimi e meravigliosi, così come le dita, macchiate di sporcizia ma affusolate ed eleganti, e un viso che, nonostante i solchi lasciati dalle lacrime, mi apparve bellissimo e, soprattutto, buono: la brutalità della strada non aveva in lei trasformato la disperazione in odio inverecondo verso il suo prossimo più “fortunato”.

Mia madre si avvicinò e, messa mano alla borsa, le diede 10.000 Lire.

La ragazza le rivolse un sorriso stupito e disse, semplicemente, “Grazie!”.

Io fui incuriosito da quel gesto: avevo quattro anni e, contrariamente ai fanciulli di oggi, non possedevo ovviamente un cellulare, non potevo immaginare nemmeno cosa fosse Internet, non passavo le giornate per strada a fingermi più “adulto” di quanto i miei dati anagrafici presupponessero. Vivevo, insomma, tra casa e scuola e, con quel manicheismo tipico dei bambini, la “elemosina” era per me qualcosa di esclusivamente confinato alla questua durante la Messa domenicale.

Chiesi, pertanto, a mia madre: “Mamma, perché hai dato i soldini a quella signora?”.

Mia madre rispose con una punta di severa durezza: “Se quella ragazza chiede l’elemosina per strada vuol dire che non si prostituisce: anche un piccolo gesto oggi può salvarla dalla prostituzione domani”.

Io, un poco intimidito dal tono perentorio di mia madre, non indagai oltre (oggi capisco che ella rispose più a sé stessa che alla mia domanda, per l’inquietudine interiore che la situazione generò in lei), però capii al volo un paio di cosette che mi rimasero per sempre impresse nella mente: 1) la prostituzione è qualcosa di orribilmente sbagliato, sempre e comunque; 2) la prostituzione è qualcosa da cui il proprio prossimo deve salvarsi, sempre e comunque; 3) nel dubbio, dona: non lasciare mai che la “razionalità” (leggi: il fatalismo, la pseudocoscienza della “inevitabilità”, il qualunquismo, il calcolo probabilistico e il cartesianesimo applicati ai sentimenti) stemperi e raffreddi uno slancio di generosità istintiva.

Quella breve e secca risposta di mia madre fu, ad oggi lo capisco, un efficacissimo ed imperituro “seminario di pedagogia”: niente fumo e tutto arrosto, concentrato in quattro parole quattro. E’ proprio vero che la Divina Provvidenza agisce nella maniera più semplice e, al contempo, imprevedibile: anche tramite una fragilissima e bellissima pallina di vetro soffiato…

Perché oggi, a distanza di 32 anni, mi è tornata vivida alla mente questa rimembranza?

Semplice: si tratta dell’ennesimo attacco di “sindrome di San Pietro” che periodicamente (con frequenza sempre maggiore, in verità…) affligge il sottoscritto.

Questa la pròfasis: sta spopolando su facebook, da un po’ di tempo in qua, il banner che recita: “Nella moderna ed efficiente Germania 400.000 escort esercitano legalmente la loro professione versando nelle casse dello Stato quattro miliardi di Euro all’anno. L’Italia preferisce rinunciare ai quattro miliardi e definirsi paese Cattolico (maiuscola mia -n.d.a.-) non facendo pagare sei miliardi di ICI alla Chiesa (idem con patate). Quattro+sei miliardi = 10 miliardi, cioè metà della manovra lacrime e sangue del governo monti (minuscola mia -n.d.a.-)”.

Ora, di fronte a simili castronerie la reazione istintiva del sottoscritto consterebbe nel metter mano alla spada e fare a pezzi (dialetticamente, si intende) questi imbecilli che a Dio hanno sostituito il contributo fiscale, un po’ come fece, meno dialetticamente e più terminalmente, Pietro ai danni di Malco nell’orto del Getsemani.

Poi mi ricordo, con qualche notevole sforzo di abnegazione zen, che “chi di spada ferisce di spada perisce” e cerco di placare l’ira, coadiuvato magari da robuste libagioni di Scotch…

Vedete, è quel “legalmente” che mi fa uscire dai gangheri e inficia sul nascere quell’amore verso il mio “prossimo” che Cristo mi invita a praticare: perché solo chi ha segatura nelle viscere e stallatico nel cervello può propalare la valenza demiurgica e “salvifica” della “legge”: se è ” legalmente consentito” allora va bene, sempre e comunque. Un’attitudine giuspositivista che già ci ha regalato due assurdità non da poco: la pazzia abolita per legge e la trasformazione dell’omicidio in IGV (interruzione volontaria di gravidanza). Cioè, fino a ieri l’uccisione del concepito era omicidio, ma oggi, dopo quattro righe pubblicate sulla gazzetta ufficiale tale non è più.

Allo stesso modo la prostituzione non deve più essere percepita come un’attività degradante, profondamente disumana e assimilabile alla schiavitù: in questo mondo “moderno ed efficiente” la prostituzione non è più qualcosa da cui rifuggire e le prostitute non devono “essere salvate”, perché arriva la “legge” che le nobilita attraverso il prelievo fiscale.

Non solo: la “legalizzazione” della prostituzione diviene un parametro di valutazione della maggiore o minore “civiltà” di una nazione.

Bene, prendendo le mosse dalle esternazioni dei sicofanti della fiscalizzazione dell’utero mi limito a proporre una valida alternativa: i cittadini italiani sono circa 60 milioni. Escludendo anziani, dializzati ed infanti dimezziamo e arriviamo a 30 milioni. Ciascuno di questi è dotato di due reni perfettamente funzionanti. Il prezzo medio di un rene sul mercato nero è di circa 50.000 Euro. Si può perfettamente vivere con un rene solo. Ergo, “legalizziamo” l’espianto forzoso, facciamo 50.000 moltiplicato per 30.000.000 e otteniamo 150000000000, cifra che non so neppure scrivere ma che, più o meno, fa 150 milioni di miliardi di Euro.

Cifra più che sufficiente per consentirci di comprare e colonizzare Alpha Centauri.

Questo fatto, provvediamo immediatamente a deportare nel neocostituito Impero Galattico tutti gli imbecilli che scambiano le Chiese per dei MacDonald insieme agli imbecilli che fanno facile economia politica sui corpi altrui e che difficilmente andrebbero in solluchero qualora le di loro figlie, mamme, mogli o compagne decidessero di intraprendere, “legalmente” of course, “l’onorato mestiere”…

68 pensieri su “Salvare dalla prostituzione

  1. lidia

    essendo donna, il tema mi colpisce da vicino. Va bene non legalizzare la prostituzione: il problema è che anche in Italia è legale ricevere compensi in denaro per prestazioni sessuali, ciò che è illegale è lo sfruttamento della prostituzione. Allora, o si legalizzano le case chiuse (e automaticamente diventa illegale OGNI forma di prostituzione al di fuori di esse) o si dichiara del tutto illegale la prostituzione, sia i casa che fuori (cioè: chiunque offra il proprio corpo per prestazioni sessuali, trans, escort etc., anche a feste private, e soprattutto chiunque ne faccia uso (i “clienti”) va perseguito penalmente).
    Il problema della seconda ipotesi ( a cui io sono favorevole) è che è molto difficile da attuare, ma secondo me, con pene davvero esemplari per i clienti, si potrebbe fare. Bisogan essere consapevoli però che è un’ipotesi fondata su u principio: prostituirsi (anche volontariamente) è immorale. Se la donna X dice “per me prostituirmi va bene, lo faccio per piacere personale” potrebbe obiettare che la legge la priva del diritto di esercitare un’attività che a lei va bene (ma del resto anche un ladro può dire “eh, a me rubare piace…”).
    Per me il problema della prostituzione, soprattutto pensando alle ragazze costrette (non tanto alle escortine, anche se pure quelle mi fanno una pensa immensa) è una spina dolorosissima ne cuore, penso per ogni donna sia così.

  2. Ok, riscrivo tutto… grrrr

    Grazie Francesco per il tuo post.
    Anch’io mi sono ritrovato ad affrontare tale argomento su fb.
    Ho visto lo “scoop” delle Iene da dove è partito tutto.

    Come non vedere gli effetti positivi della legalizzazione (cit.): economico, igenico e sanitarie.
    In tutto ciò non è neanche mancata, tra rise e sghignazzi vari, la coppia dove lei presta la carta di credito al marito per pagare la sua prostituta; e non manca neanche la prostitua, con un perfetto perizoma, che elogia la politica tedesca, “perchè in italia doveva stare per strada”.

    Quello che trovo più assurdo sono le “femministe” che, anch’esse, elogiano tale politica.
    Ma non erano loro per la dignità della donna?

  3. zippy

    Attenzione: frequento da poco questo blog, ma sto notando una crescente presenza di rappresentanti del Golfo del Tigullio… Benvenuto, Francesco Natale, da una sestrina di Sestri Levante, e complimenti per l’articolo!

    1. Attenzione: sebbene viva Roma son levantino anch’io, per elezione se non altro, avendo vissuto gli anni decisivi della mia formazione tra Lerici (dove abitavo) e v. Balbi (facoltà di Giurisprudenza di Genova)

    1. admin

      É un film (La Bella Gente) e la ragazza un’attrice
      (se cliccate sulla foto c’è la scheda del film)

  4. la sola idea che lo Stato cavi dei soldi dalla prostituzione (che sia una “libera” scelta della donna o che sia sfruttamento) mi fa vomitare. Su certi argomenti anche io entro in modalità Pietro-spada…. non è che mettere il marchio legale su una porcheria renda la porcheria commestibile. E’ un po’ come voler mettere la cacca nel vasetto della nutella pensando che l’etichetta faccia la sostanza….
    E poi a chi piacerebbe che la propria figlia sul documento di identità alla voce “professione” portasse scritto “meretrice” …. ah, ma forse troveranno un eufemismo, una modalità più igienica per dire che fa la zoccola….allora i genitori non dovrebbero aver nulla da dire, e a chi li guarda col sopraciglio alzato diranno “bè, è un mestiere come un altro! e poi versa i contributi, paga l’irpef e ha pure le ferie!”. Niente da eccepire….

    1. Velenia

      Ma dai, alla voce professione ci sarà scritto “operatrice sessuale”,canbia tutto, no?

  5. A parte le professioniste giornaliere (o notturne) da una agenzia di studi statistici sociologici risulta che la prostituzione “sommersa” in Italia comprenda più del 60% della popolazione femminile (e maschile) tra i 16 e i 45 anni,
    come dire circa quindici milioni di cittadini italiani di tutte le categorie sociali dalle più basse alle più alte dai semianalfabeti ai laureati/e. Il che porterebbe il conto delle tasse da riscotere a cifre ancora più appetibili per il fisco.
    (considerando il guadagno (medio) di questo tipo di operatori/operatrici a circa 20000 euro l’anno.

    1. la prostituzione sommersa riguarderebbe Il 60% della popolazione femmine (e maschile) tra i 16 ei 45 anni?????? ma non ti sembra di per se assurda una statistica del genere? fuori dalla realtà.

  6. nel paesino della provincia mammalucca in cui vivo pare, e dico pare, che le ragazzine delle scuole medie si prostituiscano nei bagni dell’istituto per una ricarica del cellulare o per un pacchetto di sigarette. Quindi che il fisco ne cavi o meno qualcosa, la mentalità che sia un mestiere redditizio come tanti altri è ormai entrata in circolo. I genitori sembra non si accorgano di nulla, ma quando passano sulla Flaminia si lamentano delle prostitute che esercitano in pieno giorno.

    1. vale

      perché quando tutto è merce e comprabile,anche il corpo-che un tempo era il tempio dell’anima-ora è un asset del bilancio personale…..una volta persa la percezione che anche la carne-quella nella quale si spera di risorgere- non è nulla più che un mezzo anziché parte di te,unica ed irripetibile, non resta nulla….

  7. Erika

    “Un’attitudine giuspositivista che già ci ha regalato due assurdità non da poco: la pazzia abolita per legge e la trasformazione dell’omicidio in IGV (interruzione volontaria di gravidanza). ”

    Avrei anche potuto condividere il resto del post, ma questa frase la trovo talmente semplicistica e demagogiga, per non parlare del fatto che si assimilano tra loro realtà ( e intenti) totalmente diversi tra loro, che mi fa quasi passare la voglia di discuterne.
    Personalmente mi sono sempre battuta contro ogni forma di legalizzazione della prostituzione (inclusa quella legalizzata e socialmente approvata che fa DESIDERARE alle famiglie che le loro figlie ne facciano una forma di sostentamento: la televisione).
    Caro Francesco Natale: mi piace come scrivi e sei sei anche ironico e simpatico, però delle cose si può discutere seriamente, anche senza dare dell’imbecille a chiunque abbia un approccio diverso.
    E’ un modo certamente meno figo, meno politically incorrect, ma per me più giusto e leale.

  8. Erika

    Off Topic: è accaduta una cosa simpatica e commovente. La “Preghiera” di oggi di Camillo Langone, su Il Foglio, la trovo deliziosamente autoironica e divertente.
    Ne consiglio a tutti la lettura 🙂

  9. @tutti: grazie di cuore per le attestazioni di stima;
    @Filosofiazero: non ho ben capito cosa volevi significare col tuo post. Forse che, data la (supposta) colossale mole di sommerso nel “settore” la prostituzione è un fattore “inevitabile”? E che, di conseguenza, è inutile stare a battagliare perché lo status quo non può mutare in alcun modo? O, forse, che “tanto vale” attribuire “riconoscimento legale” (sto consumando shift+2 a forza di virgolettare…) per abbattere l’inutile muro dell’ipocrisia che circonda la prostituzione ed emulare i tedeschi (come se già il nostro amato paese non fosse suffcientemente ammorbato dalla sindrome emulativa nei confronti delle lande teutoniche…con risultati, oserei dire, tutt’altro che brillanti…)? Non voglio fare il processo alle intenzioni, ma in quest’ultimo caso mi permetto di sottolineare il valore ossimoricamente “sano” dell’ipocrisia (chiamo in aiuto Don Fabio prima di scrivere svarioni dottrinali della peggio specie) o, più correttamente, della dissimulazione: il peccato sempre tale resta, nulla da dire, ed essendo il sottoscritto pessimo Cattolico ed “eccellente” peccatore ne sa qualcosa, ma ben diversa è la pretesa, in virtù di un assai nebuloso ed ulteriormente ipocrita principio di “trasparenza”, di attribuire ad esso un riconoscimento, etico o legale che sia. Perché se l’essenza del Male resta sempre la medesima, ben diverso è viverlo nel nascondimento, attitudine che in re ipsa dimostra la coscienza di compiere qualcosa di sbagliato, di profondamente ingiusto, dal sentirsi, dismessa la Bibbia e adottata la co-sti-tu-zio-ne, almeno parzialmente giustificati nella pubblica perpetrazione del medesimo. Mi tornano alla mente, ad esempio, le meravigliose pagine di Guareschi nelle quali il grande scrittore dipinge Don Camillo e Peppone entrambi intenti al bracconaggio: “Mi meraviglio di voi, Reverendo”, dice Peppone, “Un Prete, un Ministro di Dio che si traveste per cacciare di frodo (…) mentre il sottoscritto, comunista ma compagno, dimostra ben altra coerenza” (la citazione non è letterale, ma il succo è questo).
    Risponde Don Camillo: “Io, proprio perchè cosciente di compiere una cattiva azione, dismetto la tonaca simbolo del mio Ministero e mi travesto come un ladro per compiere, a titolo personale e nel nascondimento, un peccato grave di cui renderò conto a Dio: non vado in giro a sobillare il Popolo dicendo che quest’ultimo è legitimato a mettersi in armi per espropriare con la forza chi ha di più, giustificandone così la bestialità e, anzi, promuovendola”.
    @Erika: non mi soffermerò sugli scempi che ha prodotto in Italia la Legge Basaglia, sia ai danni dei malati che delle famiglie. Una sola considerazione: le “strutture” oggi preposte alla somministrazione del cosiddetto “TSO” (trattamento sanitario obbligatorio) sono in linea di massima infinitamente peggiori (e più empiamente letali) della famigerata “Salpetrière” parigina della fine del 19esimo secolo.
    Quanto al resto, condivido pienamente le tue considerazioni sulla “lealtà”. Nel momento in cui, sia chiaro, tale lealtà sia biunivoca, ovvero ne sia in primo luogo fatto oggetto il nascituro. Al quale bisognerebbe “lealmente” chiedere se egli preferisca nascere o essere aspirato. In assenza di esplicità manifestazione perfettiva di volontà in tal senso, direi che sul piano giuridico opera, senza tema di dubbio, il silenzio/assenso. Unico approccio praticabile per quanto mi riguarda.

    1. “non mi soffermerò sugli scempi che ha prodotto in Italia la Legge Basaglia, sia ai danni dei malati che delle famiglie. Una sola considerazione: le “strutture” oggi preposte alla somministrazione del cosiddetto “TSO” (trattamento sanitario obbligatorio) sono in linea di massima infinitamente peggiori (e più empiamente letali) della famigerata “Salpetrière” parigina della fine del 19esimo secolo.”
      Considerando che sono tutti concordi nel ritenere la legge Basaglia una legge come dire non attuata (non era semplicemente chiudere i manicomi) e che sulle strutture che fanno il cosidetto tso penso che hai ragione io ritengo la legge Basaglia una legge di civiltà. I manicomi che erano presenti prima della Legge Basaglia non erano certo strutture civili. Ti devo elencare tutte le torture e le infamità che venivano fatte nei confronti dei pazienti? io ho conosciuto persone che sono state in manicomio. Mi hanno raccontato cose schifose. Molte persone che gestivano i manicomi erano dei veri criminali.

          1. @ GiulioL 15 maggio 2012 alle 12:32
            Era uno di quei medici di una volta, che di secondo mestiere facevano gli scrittori. E faceva – dal 1942 al 1980- “il medico di manicomio”.
            http://www.fondazionemariotobino.it/content.php?lang=it
            «La fine degli anni ’70 vedono [sic] Tobino impegnato nella lotta contro gli effetti negativi della legge n. 180, nota come legge Basaglia. Ma i suoi appelli rimangono inascoltati. Non smetterà mai di dolersi per la sorte toccata ai malati di mente, a suo giudizio abbandonati da chi aveva il compito di proteggerli».

            1. Si quello si. Molti malati di mente sono stati abbandonati ma non era colpa della legge n.180 ma del fatto che non e’ stata attuata come si deve. E comunque probabilmente bisognava sostituire al manicomio una struttura che fosse diversa e non repressiva come forse avrebbe gradito anche il dott. Tobino. Non semplicmente rifilare i malati alle famiglie o buttarli in mezzo ad una strada.

              1. Già ma com’è che ci sono tutte queste leggi intrinsecamente “buone” (180, 194…) ma dagli effetti assai “cattivi” e tutto perché non sono state attuate “come si deve”?

        1. Non ho detto tutte ma molte strutture non erano degni di un paese civile. E i pazienti venivano torturati. Non dico in tutti i manicomi. Ripeto… io ho conosciuto persone (che adesso non ci sono piu) che mi hanno raccontato cosa succedeva nei “civili” manicomi dove erano ospiti..

          1. vale

            abbiate pazienza: la legge 180? quando le leggi son solo chiacchere e punto fatti son-e uso eufemismo-tiranniche o criminali. fare una legge sapendo che non verranno costruite( per mancanza di soldi o quant’altro) le strutture alternative o assunto il personale che dovrebbe ovviare alla bisogna, mi correggo, è peggio che criminale . è stupido.preferisco i criminali agli imbecilli-ancorché animati da quelle buone intenzioni delle quali ,si sa ,è lastricata la via….-almeno i primi,ogni tanto,si riposano….

            1. Chi se ne importa che ci sono stati medici e infermieri che si sono comportati da aguzzini. Tanto di quelle persone che sono state torturate chi se ne importa no? tanto erano “matti”….stavano in manicomio. Occhio non vede cuore non duole..

              1. vale

                l’ironia è fuori luogo.mi par di capire che ritornino i conigli meccanici….
                si vuol solo dire che le leggi “buone” solo a chiacchere e non a fatti sono sovente più dannose -vedi i malati abbandonati a sé stessi,quando non hanno fatto del male-anche ucciso- i familiari o coloro che se ne son fatti carico che li han ripresi in casa.questo vuol forse dire che era meglio lasciarli nei “lager”? ovviamente no. solo una povera mente potrebbe sostenere ciò.e non tutti i centri sono come quello mostrato a Striscia( a Salerno) se non erro,ieri. ma anche dignitosi come quello di Salorno(bz)( guardacaso provincia autonoma….)
                il risultato della “buona”180?la maggiorparte dei malati abbandonati a sé stessi,spesso pericolosi per sé ed altri.
                la polemichetta da quattro soldi al chilo riservala per il blog 5stelle….

                1. Secondo l’Associazione Italiana Psichiatri (AipsiMed) è fondamentale adottare un nuovo modello che ponga al centro gli utenti dei servizi e le loro famiglie ed investire in questa strategia, che ha da fondarsi su 3 punti principali:
                  1) nuove strutture e nuovi servizi, meglio definiti, che vadano incontro alle necessità degli utenti;
                  2) un moderno schema legislativo, che rispetti la legge sui diritti umani, così come lo hanno tutti i Paesi europei. Tra l’altro la Francia ha creato una legge sull’amministratore di sostegno 30 anni prima dell’Italia;

                  3) investimenti adeguati. Ciascuno di questi punti non va considerato isolatamente, in quanto -in mancanza di una solo di essi- il miglioramento dell’assistenza psichiatrica non potrà realizzarsi
                  http://www.agoravox.it/Andare-oltre-la-legge-180-oppure.html?pagina=1

                  E’ vero che bisogna andare OLTRE la legge 180 in quanto non bastava la legge. Se non e’ stata applicata la responsabilità e’ TOTALMENTE dei governi che si sono succeduti dal 1978 (e non della legge). Dei mancati investimenti nel campo della salute mentale.

  10. Alessandro

    «Il racket albanese ha in mano tutte le strade della prostituzione in Italia. Le organizzazioni criminali nigeriane e romene che gestiscono le prostitute pagano gli albanesi. Nessuna donna può prostituirsi in strada senza pagare il posto che occupa. Solo chi non conosce queste cose può continuare a dire che queste ragazze non sono schiave e che la prostituzione sia una libera scelta». La denuncia è stata fatta da don Aldo Buonaiuto, nell’intervento di apertura della fiaccolata “Stop alla tratta, libera la vita”

    L’intervento di chiusura è stato di Giovanni Ramonda, successore di don Benzi alla guida della Comunità Giovanni XXIII. «Chiediamo la conversione dei clienti – ha detto ma se non si convertono occorrono leggi severe, come in Svezia ed altri Paesi europei dove attraverso le sanzioni si sono ottenuti importanti risultati»

    http://www.apg23.org/news/ramonda-abdopo-il-decreto-201csalva-italia201d-chiediamo-un-201cdecreto-salva-ragazze201dbb

    1. Alessandro

      “Il 98 per cento della prostituzione su strada è esercitata da donne straniere e clandestine, prive di documenti, gestite e controllate da organizzazioni criminali dedite al reclutamento e allo sfruttamento della prostituzione, tratta di essere umani e schiavitù.
      Il 90 per cento della prostituzione al chiuso è esercitata da donne straniere o clandestine, con permesso di soggiorno per ballerine facilmente concesso al fine di accedere a night e privè. Anch’esse sono destinate allo sfruttamento della prostituzione, spesso con modalità ancora più efferate, come la segregazione, le torture nel caso di ribellione o tradimento; tutte violentate e minacciate, a volte sfregiate e anche uccise. Purtroppo, la società civile e le istituzioni pubbliche e private, pur sapendo, a volte fingono di non conoscere il drammatico dato delle migliaia di uccisioni delle vittime del racket, trovate senza vita nei dirupi, nei campi e nelle abitazioni, spesso senza più essere reclamate, né identificate, e di cui nessuno vuole parlare.

      Laddove il legislatore italiano ha voluto contrastare duramente la prostituzione minorile ha introdotto l’importante novità della punizione del cliente, forma di contrasto da noi ritenuta, ormai da anni, l’unica vera misura idonea a stroncare il fenomeno della prostituzione sfruttata e schiavizzata.”

      http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stenbic/36/2011/0222/s020.htm

  11. Erika

    Quello che intendevo dire non era riferito all’aborto, né alla legge Basaglia in sé (sebbene non si debba dimenticare che il Dipartimento di Salute mentale di Trieste, portato avanti secondo i principi di Basaglia, sia uno dei migliori al mondo, rigurado l’attenzione alla dignità del paziente).
    Ripeto: condivido le tesi di fondo (tranne la questione della salute mentale), ma non il modo di affrontarle.

    Faccio un esempio: se l’aborto è assimilato all’omicidio, le donne che abortiscono devono essere trattate come assassine.
    Ma credo converrete con me che, giusto o sbagliato che sia, sarebbe comunque un approccio dannoso o, nel migliore dei casi, inutile.

    Per quanto riguarda la prostituzione, il discorso anche lì è più complesso di quanto appaia dal post.
    Dal punto di vista di morale la condanno senza riserve, ma la virtù non si impone per legge.
    Ciò che la legge può, e deve, fare (e non lo sta facendo abbastanza) è impedire lo sfruttamento degli esseri umani.
    Ma qualora riguardasse donne adulte consenzienti, allora non starei a scomodare la polizia.
    Va da sé che persone sane di mente, e non costrette dalla miseria, si spera che non decidano di vendere il loro corpo, che sia un rene o una “prestazione sessuale”.

    1. @ Erika: la questione non riguarda la cogenza normativa della virtù, bensì l’esatto contrario: ovvero l’imposizione per legge del vizio o, peggio ancora, l’insinuante legittimazione normativa del medesimo. Quanto all’aborto, io non sono Cotton Mather, non porto cappelli a punta né scarpe con la fibbia e culotte, quindi non mi importa nulla di puntare il dito contro le “assassine” e accendere roghi di conseguenza. Mi importa, questo si, che si ponga fine alla diuturna strage di innocenti. Se poi vogliamo diventare un tantino capziosi, anche dal tuo post si percepisce una significativa aporia etico/giuridica: se l’aborto è, come io credo, omicidio allora chi se ne rende responsabile è, a tutti gli effetti, un assassino. Ma se non lo è, e quindi si tratta “semplicemente” di una pratica chirurgica/farmacologica risulta inspiegabile l’alone di tragicità che, comunque, continua laicamente ad ammantarlo. Non si capisce perché debba essere fornita assistenza psicologica a coloro che lo subiscono, perché si parli di “scelta difficile” o “tragica”, perché, in definitiva, si continui a menare il torrone per incasellare detta “pratica” in una sorta di limbo nel quale né si può più parlare apertamente di omicidio ma neppure di equiparazione all’estrazione di un dente del giudizio. O il concepito è una persona oppure non la è. Non esiste né è concettualizzabile l’idea, tanto corteggiata al giorno d’oggi, di “quasi persona”, la quale consentirebbe di commettere quindi un “quasi omicidio”. Ma non troppo. Con cautela, insomma. Perché poi starebbe comunque male parlare di “quasi assassine”. Tanto è vero questo costante tentatvo di raddrizzamento delle zampe dei cani che, come saprai, due ricercatori in bioetica Italiani hanno recentemente pubblicato in Australia uno “studio” nel quale si teorizza la praticabilità dell’uccisione postnatale del bambino, tanto per tagliare la testa al toro e risolvere “eticamente” la questione. E’l’unico punto di arrivo possibile: perché solo “giustificando” l’uccisione volontaria del partorito si può “risolvere” bioeticamente la questione aborto. Estiqatsi…che altro dire?

      1. Roberto

        Francesco Natale: tu mi piaci 🙂

        L’aborto è l’infanticidio di un bambino in età fetale. Chiunque partecipa a tale atto è omicida. E’ talmente ovvio… altro poi è il diverso giudizio da dare a una donna terrorizzata dalle prospettive per il suo futuro incerto e fosco, altra quella che è terrorizzata all’idea di dover saltare le ferie… così come si condannano in forme diverse diversi tipi di uccisione.

        Per la stessa ragione non condivido (come avevo già avuto occasione di sottolineare tempo fa) l’approccio del buon don Fabio dell’altro giorno: niente affatto che “il problema non è la legge”. Il problema è proprio una legge che consente un crimine, e per giustificare la quale è necessario trasformare un’uccisione in un atto indefinibile. Ciò sforma le coscienze: una legge del genere è come una sacca di veleno che infetta e deforma le coscienze. Infatti la Francia, che pure ha la legislazione più avanzata in fatto di promozione di maternità, ha un numero di aborti ben superiore al nostro…

      2. Sara

        Bravo, Francesco! Piaci anche a me e complimenti per il post, bellissimo dall’inizio alla fine, senza buoniste eccezioni!

  12. Sulla prostituzione non intendevo fare nessuna polemica e non saprei che dire
    Sulla legge 180 in generale animali eravamo e animali restiamo. Grande e intelligente anche Tobino. La cosiddetta legge Basaglia, a parte le critiche teoriche, ha dovuto sbattere il muso contro l’ignoranza l’avarizia e la cattiva volontà di quasi tutti. Siamo un paese incivile. Basta guardare anche solo, per esempio, lo stato delle prigioni.

  13. Giorno a tutti e ciao Francesco. Visto che l’articolo parla di prostituzione, mi atterrò esclusivamente ad esso, Personalmente trovo degradante che una persona per vivere debba affittare il proprio corpo e la propria sessualità, e trovo ancor più degradante e disumano lo sfruttamento di tali persone. Ora tutto ruota intorno al sesso, inutile nascondersi dietro un dito. Il sesso così demonizzato da alcuni tanto da farlo diventare un tabù, un qualcosa di proibito, di sporco, di torbido. Ma l’uomo non puo’ vivere e sopravvivere senza, sia perchè serve per procreare, sia perchè è una fonte di piacere, sia fisico che mentale. Finchè esisterà il sesso ci saranno persone che si uniranno alla ricerca della conoscenza biblica. E’ vero che viviamo in una società, e che una società ha bisogno di regole, ma il sesso è come respirare, come bere dell’acqua, come pensare, come dormire….cosa vogliamo fare regolare anche quante ore respirare, come dormire etc.? Quindi abbiamo due soluzioni al problema, per eliminare la prostituzione dobbiamo eliminare il sesso, e come si fa? Semplice, bisogna modificare la genetica umana, bisogna togliere la consapevolezza che il sesso è piacere, tutti i nuovi nati vanno trattati geneticamente in questo modo. Ma voi direte “e la procreazione?”, semplice anche in questo caso, le coppie che vorranno un figlio anndranno in un ospedale dove in quattro e quattr’otto verrà creato un figlio in provetta. Vi piace come soluzione? A me no….Torno indietro. Credo che lo sfruttamento della prostituzione sia un fatto grave, anche perchè limita la libertà personale, cosa veramente abominevole, quindi che soluzioni possiamo trovare? Leggi draconiane contro chi sfrutta? Veramente ci sono già, che poi siano realmente e costruttivamente applicate…entriamo in un altro problema, in fin dei conti la legge Merlin non ha vietato la prostituzione, ma semplicemente ha vietato lo sfruttamento del mestiere da parte di altre persone, chiudendo di fatto le case chiuse, tentando di dare una dignità alle donne che si prostituivano e che fino ad allora erano considerate una valvola di sfogo sessuale decisamente gradite, ma sgradite come facenti parte della società, infatti erano affrancate dal ruolo di mogli, compagne etc. Oppure, altro modo per evitare lo sfruttamento è tornare a regolamentare lo svolgimento del meretricio, in questo caso non deputandolo ad altre persone, ma alle prostitute stesse, quindi ben venga il pagamento delle tasse e la creazione di una nuova professione….alla fine credo sia il male minore.

    1. Alessandro

      RIMINI, 5 DIC – “Rimaniamo inorriditi ed esterrefatti di fronte alla proposta del presidente del Codacons, Carlo Rienzi, di legalizzare la prostituzione riaprendo le case chiuse e in questo modo contribuire a portare dei reali benefici nelle casse dello stato”. Lo afferma l’ Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, secondo cui “Rienzi con tali e sconsiderate affermazioni dimostra di non conoscere affatto il dramma e la schiavitù di oltre 100.000 donne e bambine costrette a stare sulle strade e altrettante nei locali chiusi, case, appartamenti e privé”. “Uno stato che legalizza il male, come è la prostituzione e la tratta degli esseri umani – commenta il responsabile generale dell’Associazione, Giovanni Paolo Ramonda – si mette dalla parte degli schiavisti e degli sfruttatori che ogni giorno guadagnano migliaia di euro sulla carne viva di persone umane e per lo più minorenni. Affermare anche che tale proposta porta dei vantaggi ai cosiddetti clienti è oltremodo indegno e inaccettabile. La vera via è quella della punizione del cliente, così come hanno legiferato la Svezia da gennaio 1999, la Finlandia prima e dal 2008 la Norvegia eliminando quasi completamente la prostituzione sia su strada che nei locali al chiuso. Se si vuole proporre una misura veramente coraggiosa al Presidente del Consiglio Mario Monti bisogna chiedergli di rendere reato la prostituzione in tutti i luoghi e punire il cliente quale primo responsabile di questa orribile schiavitù che da oltre vent’anni esiste in Italia e sta sempre più dilagando e coinvolgendo decine di migliaia di bambine”. (ANSA).

      1. nonpuoiessereserio

        Esatto Alessandro, è ora di punire severamente questi mezzi uomini che per pochi secondi di piacere violano la dignità di donne e bambine oltre che la loro.

  14. Non so se avete mai avuto occasione di parlare con delle prostitute. Io ne conosco diverse, ovviamente per motivi “professionali” (miei, non loro) e posso testimoniare con chiarezza assoluta delle profondissime devastazioni psichiche che la “professione” produce in loro, sia nel caso della prostituta di strada sia nel caso della diciottenne che usa MSN per rimorchiare uomini d’affari in visita a Roma, come nei casi di veline e escort così tristemente e trucemente famosi.
    L’idea che si possa passare attraverso tutto questo senza farsi del male è totalmente folle ed è il segno ultimo di una “battaglia contro il corpo” che questa società, che finge di esaltarlo, ha intrapreso ormai da decenni, battaglia in cui rientrano a pieno titolo anche il discorso sull’aborto e quello sull’eutanasia, perché inizia nel preciso momento in cui si pretende di separare il corpo dalla sua “forma” (in senso tomista) cioè dall’anima, rendendolo così “sformato”, trasformandolo in un oggettone, merce nella nostra più completa disponibilità.
    Solo che nella sua cosificazione il corpo si porta dietro l’anima e così queste povere ragazze finiscono con il pensare a se stesse come cose, è talmente devastante questa cosa che per poter sopravvivere devono operare una sorta di rimozione, costruendosi una specie di vita parallela, una figura alternativa grazie alla quale possano dire: “non sono io che mi prostituisco, è l’altra”. Nelle bambine questo assume la forma del gioco, del fantastico, ma nasconde il pungiglione velenoso dell’alienazione, nelle donne adulte è l’anticamera di depressione e angosce pazzesche.
    In questi giorni si sente spesso parlare di “femminicidio”, non riesco ad immaginare femminicidio peggiore di una legalizzazione della prostituzione.

  15. nonpuoiessereserio

    Non ho letto tutti i commenti precedenti però mi da fastidio di base che lo stato gestisca qualsiasi cosa con scopi economici o democratici.
    Per costruire una società sana, che abbia un futuro bisogna tutelare la dignità della persona umana, dal concepimento alla morte, passando per la vita.
    Tutelare la dignità significa consentire l’espressione della libertà umana nel rispetto della vita e della natura. Nella prostituzione ad esempio non viene tutelata la dignità della donna in quanto ella è costretta per necessità a vendere il suo corpo. Una società che nega questa verità è una società marcia. Trovo comunque difficile argomentare in questo modo di fronte ad una società che ha perso qualsiasi valore etico e morale, questi sono solo alcuni frutti insani.

  16. P.S.
    sono d’accordo con Alessandro (cosa non rara) la punizione del cliente è la sola via praticabile se davvero si vuole arginare il fenomeno

  17. vale

    e comunque per il 2050 il problema dovrebbe essere risolto….
    Prostitute robot, ve le immaginate per il futuro? Un articolo pubblicato da due ricercatori neozelandesi sulla rivista Futures, ipotizza una nuova frontiera di sesso virtuale: l’avvento delle prostitute robot. Ma davvero potrebbero piacerci, secondo Wired ci sono almeno un paio di problemi ….(da Liquida)
    http://daily.wired.it/news/tech/2012/05/11/prostituzione-robot-business-36777.html

        1. Meno male che nel film non c’era dei Cattolici!!!
          Meno male, ovviamente, per i fruitori di Daryl Hannah e sue colleghe. Tra l’altro mi sembra di ricordare che non fosse una vera e propria
          prostituta ma una erogatrice di sesso nelle lontane stazioni spaziali senza donne. Ma forse è la stessa cosa.

  18. massimo pernigotti

    Ho letto tutti i Vostri commenti, anche perché Natale Francesco é un caro amico e quando scrive é un piacere seguirlo. Io credo che proibire non serva assolutamente a nulla, in quanto non esiste modo o maniere di controllare che alla proibizione non seguano comportamenti non solo illeciti e illagali, ma pericolosi proprio perché senza controllo. E ciò può valere sia per la prostituzione sia la questione dell’aborto a cui però é legato un referendum (anche se datato). D’altro canto é vero quel che afferma Francesco che in linea di principio legalizzare significa aprire la porta a livello etico e renderlo un comportamento “Normale”. Io credo che Nostro Signore ci ha lasciato liberi di decidere di sbagliare fino alle estreme conseguenze, ma credo anche che la società del diritto romano sia nata per regolamentare i rapporti umani attraverso leggi e comportamenti non solo partendo dalla tradizione culturale e religiosa, ma anche dalla civiltà laica che si é manifestata e che si manifesta. Che uno Stato, possa pensare per fare cassa e spremere le prostitute o aspiranti tali é un delirio mentale. Ma costruire un sistema per cui, a fronte di un percorso di uscita dalla prostiuzione, possa esistere una tassa di scopo che non paga il resto della collettività ma cliente e prostituta non é altrettanto ipotizzabile? E’ inoltre insensato pensare che si proibisce l’aborto lo stesso non ci sarà. Ci sarà eccome e sarà fatto nelle cliniche private o in posti pericolosi ed alternativi. Allora se lo stato sociale deve aiutare le persone a realizzare se stesse esso deve essere ridisegnato dalle fondamenta, perché evidentemente ad oggi ha fallito e non credo che i tedeschi possano avere qualcosa da insegnare se non la intransigenza e la devozione per la loro causa. In cui evidentemente sono avanti anni luce. Ma ci sono anche gli altri………Ecco io credo che esista una differenza profonda tra affrontare i problemi per cercare una cura e una regolamentazione che abbia come principio il superamento stesso dei problemi, ed invece un vero e proprio modo per fare cassa sui problemi delle persone e sulle loro debolezze. Debolezze che evidentemente riguardano tutti, e per cui il denaro diventa sinonimo di potere e di dominio sul più debole. Ecco io credo che tra legalizzare e regolare, partendo dal presupposto che i problemi esistono a prescindere sarebbe un punto di partenza per non negarli con crociate che dividono, per non nasconderli, e facendoli diventare in questo modo patrimonio della malavita e del malaffare. Seppoi però é lo Stato stesso a sfruttare le debolezze umane per fare cassa e far tornare i conti, allora siamo andati molto oltre e trovo che Francesco abbiamo centrato il problema. Spero di aver portato un contributo al discorso. grazie

  19. Invece io penso che, se venisse inquadrata dentro le ASL, come se uno andasse farsi fare un prelievo
    in degli ambulatori col ticket, la prostituzione si volatizzerebbe.

  20. Come non vedere gli effetti positivi della legalizzazione
    ?Analizziamoli.Economico:una prostituta che fa tal mestiere di certo non si fa dichiarare tale per pagare le tasse quando lo fa in nero percependo tutto lei.Inoltre quelle che “si sanno” avranno assistenza sanitaria, quindi quelle tasse serviranno a questo?e dove sta il guadagno?Aspetto sanitario:chi lo fa di propria iniziativa è ricca e non ha di certo bisogno del controllo di nessuno, ma si rivolge ai migliori specialisti.Punto che vorrei portare invece all’attenzione è:dove sorgeranno queste famose case chiuse?nei vostri condomini??????Perchè da qualche parte dovranno pure andare.Visto che siete così favorevoli spero di si.

  21. Gioia

    si parla, si parla.. ma quando si parla di questi argomenti bisognerebbe parlare soprattutto degli strumenti e degli sforzi di chi combatte la tratta, e di come vengono smantellati dagli stessi che poi fanno i “moralizzatori”.
    “..E perché il telefono verde per le vittime della tratta delle schiave è stato chiuso? ‘Ragioni economiche e di bilancio’.
    E di chi? Non certo dello Stato, che grazie al lavoro preventivo di questi servizi risparmia moltissimo, perché, come scrive Don Ciotti, ‘quando si parla di sociale il costo è spesso un investimento. Una persona che esce dallo sfruttamento e dall’emarginazione, dall’attenzione che le è stata rivolta sviluppa quel legame di corresponsabilità alla base del bene comune. Senza contare che ridurre l’area degli abusi e dei traffici significa fare terra bruciata attorno alle mafie’.
    E allora, ragioni economiche di chi? Delle mafie, appunto: che traggono i loro proventi da 3 galline dalle uova d’oro: droga, armi, prostituzione gestita attraverso il TRAFFICO DI SCHIAVE”.
    Chi ha davvero a cuore questa tragedia.. esiga che siano restituiti i mezzi ai soli che si sporcano le mani dalla mattina alla sera, per contrastarla.

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