Percorsi

di Paolo Pugni

Vivo d’espedienti. Come ogni consulente. Specie oggi. E vivo nomade.

No, non perché sia messo così male da sopravvivere grazie alla pastorizia. Direi piuttosto che si tratta di un nomadismo progettuale, invece che andare dove mi porta il cuore, mi trascinano i progetti. Che a volte sono istantanei, peggio di PIC, o di certe affermazioni triviali sull’uso della sessualità.

Altre volte invece ti creano consuetudine. E dipendenza. Spesso geografica, o spaziale se preferite.

Così nella memoria si creano delle sacche: quelle che legano percorsi e luoghi a ricordi precisi. Perché il professionista onesto e competente finisce per legarsi alle persone più che ai risultati, che ovviamente contano, ma che non fanno carità.

Ora nel percorrere per l’ennesima volta il Grande Raccordo Anulare, nel tratto che da Settebagni conduce a Fiumicino, certamente puoi immergerti nella sofisticata musica di radio 102.7 –no Costanza, non parla della Roma e neppure dell’Inter, solo di nostalgia: un pezzo recente, uno dei tuoi ricordi così puoi cantare o scioglierti- ovvero puoi cercare di assorbire qualche cosa dal territorio intorno, e restare ammirato della fantasiosa poesia che ha ingemmatola Capitaledi paesini dai nomi da fiaba: Torbruciata, Casalumbroso, Selvacandida,  Montespaccato (noi lombardi molto più squadrati e pragmatici: Quartoggiaro, Quinto Romano, Sesto San Giovanni, Settimo Milanese a misurare la distanza dal centro, oppure Saronno, Cologno, Paderno, Turate: nomi che non capisci se siano aggressivi ottativi o decrizioni di stati d’animo).

Perché c’è da imparare dai percorsi del lavoro: quelle strade che segnano la vita così che puoi dire gli anni di Scandicci e del tratto SassoMarconi-Rioveggio-Roncobilaccio-Barberino, quelli di Padova, quelli di Modena e così via.

Sono strade che si sono scavate dentro di te e trattengono con loro ricordi che sbattono nel vento e che riappaiono come allegri fantasmi quando la vita ti riporta su quei medesimi percorsi.

16 pensieri su “Percorsi

  1. Così funziona il nostro cervello, si riattivano dei circuiti, attraverso immagini, suoni, luci, odori (importantissimi gli odori!) e uno rivede, rivive, ritornano scene psichiche mai cancellate (del tutto). Mentre invece, tanti, dicono, che il nostro cervello ha bisogno di cancellare tante cose che ha vissuto perchè sennoòci sarebbe il troppo pieno.
    Chi lo sa se è così? Forse inconsciamente noi selezioniamo, o no, casualmente, o forse in reltà non cancelliamo nulla, tutto viene immagazzinato e compresso chissaddove, e poi una semplice apparizione, un lampo, risveglia il ricordo.

  2. Erika

    Io credo che tutto resti lì, immagazzinato, pronto a venir fuori se sollecitato da un suono, un profumo, un’immagine.
    La nostalgia però è un sentimento con cui faccio i conti un po’ a fatica, in genere cerco di evitarla.
    Per fortuna il mio tragitto casa-ufficio si copre in circa 6 minuti di bicicletta (grande privilegio, lo so), quindi difficilmente ho il tempo di indulgere nei ricordi…;-)

  3. E’ un lavoro bellissimo per chi ha questo dono, come te.
    Viaggiavo anch’io molto ed è vero che ogni percorso è collegato con dei volti, belli o brutti che siano, ma fanno parte del nostro percorso, si cresce in questo lavoro, professionalmente cercando sempre di migliorare e trovare nuove tecniche, personalmente perché ogni incontro è un occasione di rivedere le proprie opinioni e scelte.
    Quanta nostalgia ho di questi “percorsi”, ora che sono ferma. E’ un lavoro duro, durissimo, quando incontri chi non sa nulla del mestiere e ogni spiegazione è inutile. Ci vuole una mente aperta ed una condizione umana non facile da incontrare.
    I percorsi sono stancanti quando sono ripetitivi, sono emozionanti e accelerano il battito cardiaco quando sono sconosciuti, danno serenità interiore se alla fine del percorso incontri qualcuno che conosci e al quale sei affezionato.
    Una sola cosa fa soffrire davvero profondamente: restare fermi.

    1. 61Angeloextralarge

      Grazie Karin! Smack! 😀
      “I percorsi sono stancanti quando sono ripetitivi, sono emozionanti e accelerano il battito cardiaco quando sono sconosciuti”: concordo in pieno!

  4. Alessandro

    OT

    “Fra i titoli che dal Lingotto potrebbero finire in America il libro di Costanza Miriano, giornalista romana che si è cimentata con un tema e un titolo che sa di provocazione: “Sposati e sii sottomessa”. Cattolica ma molto ironica e moderna nell’affrontare un argomento che potrebbe far saltare sulla sedia le femministe italiane.”

    http://torino.repubblica.it/cronaca/2012/05/12/news/cos_ho_lanciato_dan_brown_e_ora_punto_su_condoleeza_rice-34982019/

    1. 61Angeloextralarge

      AIUUUUTOOOOO!
      “Cattolica MA molto ironica e moderna nell’affrontare un argomento che potrebbe far saltare sulla sedia le femministe italiane”: quel MA significa che “normalmente” i cattolici non sono IRONICI E MODERNI…..? Ma quali e quanti cattolici conosce Teri Tobias? Comunque a saltare sulla sedia non sono solo le femministe italiane… 😉

  5. 61Angeloextralarge

    Paolo: quando penso a te “viaggiatore” provo una specie di invidia-rimpianto-desideriorepresso… Starei sempre in viaggio! Credo che fare sempre lo stesso percorso diventi montono-ripetitivo-stressante ma viaggerei lo stesso.

  6. Costanza Miriano

    Alessandrooooooo!!!!!!!! Ma che bella notizia!!!!!!!!! Grazie, ovviamente non ne sapevo niente!!!!!!!! Durante il salone di Torino io stavo sul palco del convegno per la marcia per la vita!! Grazie grazie grazie.

  7. Strumenti da viaggio, il canocchiale di Galileo:
    Fin dall’estate del 1610, corrispondendo con un amico, il protonotario apostolico Bonifacio Vannozzo (futuro segretari di Paolo V) aveva dettato la linea: “Che la luna sia terrea, con valli e colline, è tanto dire che vi son degli armenti che vi pascono e de’ bifolchi che la coltivano. Stiancene con la Chiesa, nemica della novità da sfuggirsi, secondo l’ammaestramento di S.Paolo”.

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