La sindrome dei capponi

di Cyrano

Giuliano c’aveva visto lungo: l’unico modo efficace e privo di effetti collaterali per sgominare quelle canaglie di cristiani era sollevarli da ogni pressione legale e lasciare che si scannassero tra di loro. L’imperatore sospese tutti i provvedimenti a carico di tutti gli eretici, e in un batter d’occhi – tana libera tutti! – in ogni pollaio dell’impero ci furono più galli che galline. Fu un dramma tale che dovette intervenire san Giuseppe in persona: Giuliano morì in pochissimo tempo, per grazia di Dio, e gli esuli di ritorno non ebbero quasi il tempo di disfare i bagagli. Il buon Dio parve però rendersi conto che non avrebbe potuto lasciar morire governanti finché i cristiani non avessero trovato una ragione comune e si fossero accordati: l’unico buon frutto che ne sarebbe venuto sarebbe stata la cautela di chiunque a sedersi su un trono o in un parlamento, ma per il resto oggi come allora tra i cristiani si contano tante opinioni quante teste, e l’effetto è solo minimizzato (oggi come allora) dall’ingombrante presenza di maxi-coalizioni.

È un problema davanti al quale già Paolo dovette in qualche modo rassegnarsi, e dovranno rassegnarsi anche quegli storici che vorrebbero vedere nel legame con l’impero l’inizio della corruzione del “cristianesimo delle origini”: noi siamo quelli di allora e delle origini, semplicemente perché siamo quelli di sempre, come questi e come quelli. Difatti a noi, come a quelli e come a questi, l’Apostolo raccomanda supplichevole: «E se poi proprio non ce la fate ad andare d’accordo, se proprio dovete azzannarvi a vicenda, abbiate almeno cura di non sbranarvi del tutto!» (cf. Gal 5,15).

Che c’entrano però con noi Paolo e Giuliano, a parte la coltivazione di un giusto amore per la storia? Beh, la storia sarà anche ciclica, ma non torna mai su se stessa con l’ammirevole e inossidabile ripetitività di una mensa universitaria: c’è qualcosa di nuovo, sotto al sole, o perlomeno sotto al sole dei nostri recentissimi tempi. Non è che Augias abbia smesso di scrivere fesserie, intendiamoci, o che la Hack abbia cominciato a parlare di astrofisica, ma c’è che davvero la tiara che il Papa ha deposto, ogni cristiano pare essersela messa in testa. Vorrei tanto farglielo presente, se mai mi si presentasse l’occasione, a quegli eroi che lavorano alla Congregazione per la Dottrina della Fede (si deve della venerazione a chi vigila sulla purezza del deposito della Rivelazione!): il loro compito pare essere superato, dacché in giro è pieno di luminari capaci di svolgere il loro lavoro altrettanto bene e molto più rapidamente! Davvero, da un po’ di tempo a questa parte ho l’impressione che in giro ci siano più inquisitori che commissari tecnici della nazionale e presidenti del Consiglio, e lo stravolgimento di questo campione mi pare un dato allarmante, considerando che siamo in Italia!

È vero, del calcio non m’è mai importato un fico secco, quindi non mi scompongo quando, dal barbiere, mi accorgo di essere letteralmente circondato da luminari dello sport della domenica. Di politica m’interesso, sì, ma ho troppo rispetto delle formazioni specialistiche per entrare a gamba tesa (a proposito di calcio) in discussioni di finanza internazionale: «Che peccato, però – me lo dico ogni volta, sempre dal barbiere – che a Wall Street non sappiano che qui, proprio dal barbiere dove vado io, c’è un formidabile team di consiglieri, che farebbe vincere contemporaneamente a un governo la coppa del mondo e a una squadra di calcio il nobel per l’economia!» Pazienza.

Mi viene molto più difficile, invece, avere pazienza con i soloni della teologia, che sembrano meno imbarazzati a scagliare anatemi e scomuniche di quanto Giove pluvio si mostri prudente con le saette! La prima cosa che ho imparato da questi signori è che, evidentemente, non è necessario studiare la teologia per poterla insegnare: un po’ come andare a pesca il sabato pomeriggio… non è che uno debba ottenere chissà quali diplomi e brevetti, e nessuno gli impedisce, in fondo, di sentirsi in cuor suo un vecchio lupo di mare, sebbene ormeggiato in un guscio di noce su uno specchio d’acqua dolce.

Così è più facile sentire uno che dà dell’eretico a un altro che un vigile urbano che fischia alla signorina settantenne che imbocca il senso unico contromano. Le anodine definizioni di sinodi e concili, il più delle volte formulate in ardite elaborazioni di compromesso tra istanze contrastanti, vengono brandite con la grazia di un forcone in mano a un contadino medievale in rivolta: ora, sarà che per quanto mi riguarda anche la fame e la peste dovevano essere più nobili di ora, nel medioevo, ma trovo difficile pensare che i tanti Torquemada de noantri abbiano cause migliori di quelle dei modesti villani d’altri tempi. Quelli, se impiccavano qualcuno in piazza senza perdersi in processi e sciocchezze da legulei, perlomeno lo facevano per la pagnotta, e per la pagnotta dei figli. Da tutte le parti invece ribolle tra di noi un incontrollato gorgogliare di richiami, ammonizioni, perorazioni – “correzioni fraterne” che, sotto l’ipertrofia della correzione, hanno perduto praticamente tutto della fraternità.

Don Fabio aveva acutamente distinto, non molto tempo fa, tra una “provocazione all’intelligenza” e una “provocazione alla pancia”, per dire che non raramente «si mira a consolidare il proprio schieramento, compattandolo nella lotta, perché, come diceva Freud, “essere amici è avere un nemico comune”». C’è da commiserare chi ripiega su questo miserrimo surrogato dell’amicizia, perché l’amicizia che Gesù estende dalla Trinità agli uomini è condivisione gioiosa della verità nella carità, e nient’altro (ovvero infinitamente di più, ma niente di meno). Certamente, tutti quelli che schiacciano gli altri a colpi di “verità” tentano di scusarsi affermando che “la carità è insita nella verità”: se non ingannano solo se stessi ingannano anche gli altri; viceversa, se non ingannano anche gli altri ingannano perlomeno se stessi, dal momento che la verità va creduta, e che gli uomini non sanno credere che all’amore. Il buon vecchio Francesco di Sales dovette averlo imparato, quando giunse a confessare: «Ogni volta che sono ricorso a repliche pungenti ho dovuto pentirmene. Gli uomini fanno di più per amore e carità che per durezza e rigore».

Ora, figuratevi se il vostro Guascone di fiducia (quasi un ossimoro) può non capire la seduzione che dà lo scintillio della propria lama: quando dopo una parata convincente scorgi il fianco dell’avversario scoperto per un angolo inatteso, che quasi ti ammicca e t’invita a colpire, oh, in quei momenti vedi già la rapida movenza dei suoi calzoni che, recisa la cinta, scivolano dai fianchi alle caviglie nelle risate estasiate dell’uditorio… e subito un sorriso balena in cuore, alle orecchie pare già di sentire l’ovazione del pubblico rapito, si comincia a pensare alla mossa da fare togliendosi il cappello e profondendosi in un generoso inchino (l’ipocrisia della teatralità, che sa dire il contrario di ciò che significa!), ci si compiace persino della crudele misericordia con cui si “grazia” l’avversario e gli si nega l’onore del sangue, per rifilargli la gogna del ridicolo.

Striscia in realtà un terribile equivoco, tra le spire di siffatti pensieri: siamo così preoccupati di stagliarci sull’altro da sollevarci dall’obbligo di mettere a fuoco l’avversario. È davvero sempre così assodato, il nome dell’avversario? È davvero sempre così nitida, la sua fisionomia? Ripeto, non credo di capire di calcio molto più di quanto suppongo ne capisca Paris Hilton (e non mi stupirebbe trovarmi stracciato da lei, in materia), ma non posso non pensare a quante volte tanti fra noi assomigliamo al meschino sbattuto in difesa, nella partita in cortile, perché faccia meno danno possibile: ansioso di riscattarsi e di mostrare agli amici quanto si sono sbagliati sul suo conto prende la prima palla che gli capita tra i piedi e la spara (acrobaticamente, se possibile, se no solo con quanta forza ha in corpo) nella porta più vicina, ovvero quella della propria squadra, per il tripudio ilare degli avversari veri.

Va bene, l’ammetto: l’ho fatto anch’io, ma non è per questo che non gioco più, e qualche volta del resto m’invitano ancora (quelli che non sanno o che sanno che rifiuterò cortesemente). Non so se Paris Hilton abbia letto l’Imitazione di Cristo, ma certamente Francesco di Sales avrà meditato a lungo su queste righe: «Saepe videtur esse caritas, et est magis carnalitas…» («Spesso sembra essere carità, ed è piuttosto carnalità, perché raramente l’inclinazione carnale, l’amor proprio, la bramosia di riconoscimento, la propensione al proprio tornaconto ammettono di eclissarsi» I,15).

È vero che crediamo di avere una buona ragione per avercela con qualcuno, per individuare avversari fuori di noi: «Io i Tedeschi li schifo e li odio perché fanno sempre scoppiare la guerra; gli Inglesi li odio perché dicono che sono i migliori del mondo; i Francesi li odio perché fanno la guerra del vino con noi. I negri non li odio perché non mi hanno fatto niente ma li schifo perché puzzano». Chi può negarlo? Avremmo sempre un pretesto “ragionevole” per individuare un nemico, ma anche l’apprendista inquisitore ha una conversione da fare, per capire quanto è duro «rendersi casti nella verità» (1Pt 1,22). Si sta invece perlopiù come i capponi di Renzo, legati insieme e destinati alla tavola dell’Azzeccagarbugli, le cui teste spenzolate «intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura». E che questo accada tra bestie in fondo destinate al bollito o all’arrosto, poco male: che dire invece di quando lo stesso si vede tra «concittadini dei santi e famigliari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e aventi come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù» (Ef 2,19-20)?

Si parte da qui, tutti quanti (almeno chi ha il peccato originale): «Il mondo fa schifo, io non ho paura a dirlo, perché sono il capoclasse, e certe cose posso dirle».

Si potrebbe e si dovrebbe arrivare molto lontano, ma anche approdare alla seguente considerazione può essere un primo segno di miglioramento, per quanto modesto: «I buoni rideranno e i cattivi piangeranno, quelli del Purgatorio un po’ ridono e un po’ piangono. I bambini del Limbo diventeranno farfalle. Io speriamo che me la cavo».

142 pensieri su “La sindrome dei capponi

  1. Giuseppe

    Giuliano chi? l’aposta? il nipote di Costantino? Pechè se è lui, mi ricordo ci dette sotto anche con il paganesimo, e non poco.
    In ogni caso, ai soloni citati mi vien sempre voglia di ricordare che la base della loro libertà di pontificazione è sempre e solo Cristo: in civiltà con altre matrici culturali, specie quelle che portano le gonne, non mi pare che camminerebbero tra gli applausi.

  2. perfectioconversationis

    La situazione non è nuova, se nel famoso discorso alla Curia Romana, del 22 dicembre 2005, sua santità Benedetto XVI ricorda l’epressione di san Basilio sullo stato della Chiesa dopo il Concilio di Nicea (325 d.C.) .
    Gli errori diffusi sono molti, onestamente ci vengono incontro più di quanto ci piacerebbe dover riconoscere, ma il primo sforzo, la disciplina davvero utile a tutti, è di temprare noi stessi, aggiungere la pratica di una virtù da parte nostra, piuttosto dell’ennesima denuncia del vizio, l’attenzione a sorvegliare la parola che emettiamo, quando ci pare che il mondo tenda all’imprecisione, lo studio serio e rigoroso, quando vediamo dilagare fallacia e superficialità. Per il resto, abbiamo pastori, con un ruolo gerarchico. Alcuni pastori sono lupi travestiti da agnelli, lo ammetto, ma ci sono delle promesse: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20)”. Ecco, io credo a queste promesse, non attendo gnosticamente una Chiesa militante composta solo da santi e perfetti (anche perché so bene che dovrei allora esserne esclusa), cerco di non trasformare l’eventuale avversario in una disputa in una caricatura d’uomo, abbruttito e sgrossato alla meglio per potermene fare una figurina vuota, a mio uso e consumo, un bamboccio di legno che se colpito non sanguina e se deriso non trema. Soffro molte volte di dover subire tale trattamento da fratelli nella fede, ma talora è più misericordioso nei confronti del prossimo evitare certe contese che sono occasione di peccato, piuttosto che aver la presunzione di poterle vincere tutte. Dove allora dimostrare che non siamo tiepidi, che siamo pronti alla difesa di Nostro Signore e della sua santa Chiesa, che siamo pronti, eventualmente, anche al martirio? Dove davvero conta: in famiglia, sul lavoro, nella comunità dei fedeli, ciascuno secondo il proprio ruolo e le proprie capacità. Perché, non dimentichiamolo, viviamo nell’epoca del quarto d’ora di celebrità virtuale concesso a tutti, ma non mi pare che su questo verremo giudicati.

  3. perfectioconversationis

    Per qualche motivo a me ignoto, forse dei segni grafici non ammessi dall’interfaccia del blog, è saltata completamente la citazione del discorso del 2005:
    egli [san Basilio] la paragona [la situazione della Chiesa dopo in Concilio di Nicea] ad una battaglia navale nel buio della tempesta, dicendo fra l’altro: “Il grido rauco di coloro che per la discordia si ergono l’uno contro l’altro, le chiacchiere incomprensibili, il rumore confuso dei clamori ininterrotti ha riempito ormai quasi tutta la Chiesa falsando, per eccesso o per difetto, la retta dottrina della fede …”

  4. chapeau mon cher, ti spiacerà sapere che più ti leggo più dubito della verità dei cinque lustri che dichiari, e se son veritieri allora vale anche per te Dan. 13,50 😉

    1. i lustri sono quello che sono, don Fa’ (e non ho mai detto che siano precisamente cinque, ma non sono neanche più di cinque)… quel versetto è uno di quelli che mi ripeto più spesso, ad esempio «quando fra i capelli un po’ d’argento li colora»! 😉

  5. lidia

    Cyrano! stavolta l’ho letto TUTTO. Bravo, è bello. Non ho capito per niente il senso la frase sul capoclasse, però….

    1. beh c’è anche un “del calcio non m’è mai importato un fico secco” che gli fa perdere qualche punto. Come non si può interessarsi di calcio?
      Tra l’altro ci avete fatto caso? Nella vita si cambia idea su cose fondamentali come la fede, la politica, l’amore. Ma dopo l’imprinting iniziale la squadra per cui tifi non la cambi più….

      1. Un motivo di più per sospettare che il calcio non rientri tra le “cose fondamentali”, che mutano proprio perché sono vive (e vitali) 😉

        1. admin

          Cyrano presto potrei stupirti con un post sul calcio (dono del nostro amico Scriteriato)

          1. dopo aver rititolato il mio post come “Capponi e cappelletti” puoi star sicuro di sapermi lasciare a bocca aperta, ma per migliorarti ancora dovrai sforzarti! 😉

  6. FERDINANDO TARTAGLIA (in memoria):

    Dal 1943 collabora a Firenze con Aldo Capitini ai COS, i Centri di orientamento sociale, fondati dal Capitini: comunità aperte a tutti, «senza distinzione di età, di razza, di cultura, di sesso, di condizione sociale o culturale, di iscrizione a partito» e nel 1944 l’autorità ecclesiastica gli proibisce la celebrazione della messa, nel 1945 gli interdice l’abito ecclesiastico e nel 1946 viene colpito dalla massima scomunica vitando, per aver commemorato lo scomunicato ex-prete Ernesto Bonaiuti. Disse, in quell’occasione :

    « Se Buonaiuti fu prete e credette nella missione e nel destino della Chiesa, anch’io. Se Buonaiuti cercò di trasmettere alla Chiesa la volontà del mutamento e aprire uno spiraglio in quell’abside morta, anch’io. Se Buonaiuti, deluso dalla mancata risposta della Chiesa, tentò d’incrinare la grande cupola cattolica, anch’io. Se Buonaiuti fu respinto, allontanato dalla comunità dei fratelli, anch’io, presto! »

    Il Sant’Uffizio motivò la scomunica con la disobbedienza, la diffusione di dottrine false, eresia e il tentativo di sovvertire i fondamenti della religione, ma Tartaglia vide nella stessa sua scomunica un segnale profetico. Scrisse infatti che

    « Tartaglia, come l’unico «scomunicato vitando» della cattolicità, è ormai esente dalla gerarchia visibile, non è più un soggetto né un oggetto per la sua Chiesa, non è più nemmeno cane da briciole sotto la mensa della sua Chiesa, è nome impensabile per la sua Chiesa, l’unico uomo nuovo sotto il cielo vecchio libero dalla pietra della sua Chiesa »

  7. nonpuoiessereserio

    Ho l’impressione che i soloni siano una razza molto difficile da estirpare specie di questi tempi dove il relativismo impera e gli strumenti mediatici sembrano autorizzare pinco palla a dire tutto ma soprattutto il contrario di tutto e i saccenti prelati anziché trattenersi e riflettere preferiscono scendere in pista e mescolare i loro fumi con quelli degli altri finendo per impestare l’aria e far tossire i poveri spettatori bisognosi di una parola confortante.

  8. Le principali tesi dei modernisti condannate da Pio X nell’enciclica Pascendi Dominici Gregis erano:

    la Fede non è un fatto oggettivo ma dipende dal sentimento di ciascuno;
    i Dogmi sono simboli dell’esperienza interiore di ciascuno; la loro formulazione è frutto di uno sviluppo storico;
    i Sacramenti derivano dal bisogno del cuore umano di dare una forma sensibile alla propria esperienza religiosa, non furono istituiti da Gesù Cristo e servono soltanto a tener vivo negli uomini il pensiero della presenza del Creatore;
    il Magistero della Chiesa non ci comunica affatto la verità proveniente da Dio;
    la Bibbia è una raccolta di episodi mitici e/o simbolici, e comunque non si tratta di un libro divinamente ispirato;
    gli interventi di Dio nella storia (quali miracoli e profezie) non sono altro che racconti trasfigurati di esperienze interiori personali;
    il Cristo della Fede è diverso dal Gesù della storia; la divinità di Cristo non si ricava dai Vangeli canonici;
    il valore espiatorio e redentivo della morte di Cristo è frutto della teologia della croce elaborata dall’apostolo Paolo.

  9. Alessandro

    Di errori ne circolano in abbondanza. Necessario è riconoscere dove e quando ci siano veramente, e che la correzione fraterna onori l’aggettivo (senza di che neppure è tale, e neppure è buona, cangiandosi anch’essa in errore). Rammentando che l’ascesi, la purificazione dall’errore è una contesa gagliarda e strenua che impegna tutta la vita, che sarà compiutamente vinta solo in Patria (come dire: non sta in noi conseguire il pieno trionfo), e che si
    ingaggia anzitutto contro sé stessi, contro gli impulsi ad errare che tanto agevolmente e di sovente ci allettano.

    Il buon cardinale Ottaviani, alla guida della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, alla conclusione del Vaticano II inviò una “Lettera circolare ai Presidenti delle Conferenze Episcopali circa alcune sentenze ed errori insorgenti sull’interpretazione dei decreti del Concilio Vaticano II” (1966) che a me suona attuale. Eccone qualche estratto:

    “Per quanto riguarda la dottrina della fede, viene affermato che le formule dogmatiche sono soggette all’evoluzione storica al punto che anche lo stesso loro significato oggettivo è suscettibile di mutazione.

    Il Magistero ordinario della Chiesa, particolarmente quello del Romano Pontefice, è talvolta così negletto e sminuito, fino a venir relegato quasi nella sfera delle libere opinioni.

    Alcuni quasi non riconoscono una verità oggettiva assoluta, stabile ed immutabile, e tutto sottopongono ad un certo relativismo, col pretesto che ogni verità segue necessariamente il ritmo evolutivo della coscienza e della storia.

    La stessa Persona adorabile di Nostro Signore Gesù Cristo è chiamata in causa, quando, nell’elaborazione della dottrina cristologia, si adoperano, circa la natura e la persona, concetti difficilmente conciliabili con le definizioni dogmatiche. Serpeggia un certo umanesimo cristologico che riduce Cristo alla condizione di un semplice uomo, il quale un po’ per volta acquistò la consapevolezza della sua filiazione divina. Il suo concepimento verginale, i miracoli, la stessa Risurrezione vengono ammessi solo a parole, ma vengono ridotti al puro ordine naturale.

    Similmente nella teologia sacramentaria alcuni elementi o vengono ignorati o non sono tenuti nel debito conto, specialmente per quanto riguarda l’Eucaristia. Circa la presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino non mancano alcuni che ne parlano inclinando ad un esagerato simbolismo, quasi che, in forza della transustanziazione, il pane e il vino non si mutassero in Corpo e Sangue di N.S. Gesù Cristo, ma fossero semplicemente trasferiti ad una determinata significazione. […]

    Né mancano alcuni che o non tengono in debito conto la dottrina del Concilio Tridentino circa il peccato originale, o la spiegano in modo che la colpa originale di Adamo e la trasmissione del suo peccato ne restano perlomeno offuscate.

    Né minori sono gli errori che si vanno propagando nel campo della teologia morale. Non pochi, infatti, osano rigettare il criterio oggettivo di moralità; altri non ammettono la legge naturale, affermando invece la legittimità della cosiddetta etica della situazione. Opinioni deleterie vanno propagandosi circa la moralità e la responsabilità in materia sessuale e matrimoniale.

    A quanto s’è detto bisogna aggiungere alcune parole circa l’ecumenismo. La Sede Apostolica loda, indubbiamente, coloro che nello spirito del Decreto conciliare sull’ecumenismo promuovono iniziative destinate a favorire la carità verso i fratelli separati e ad attirarli all’unità della Chiesa; ma si duole del fatto che non mancano alcuni i quali, interpretando a modo proprio il Decreto conciliare, propugnano un’azione ecumenica tale da offendere la verità circa l’unità della fede e della Chiesa, favorendo un pernicioso irenismo e un indifferentismo del tutto alieno dalla mente del Concilio.”

    http://www.doctrinafidei.va/documents/rc_con_cfaith_doc_19660724_epistula_it.html

  10. Mentre leggevo questo post, godendo della sublime grazia spadaccina del nostro Cyrano, mi è tornata alla mente (decisamente par coeur, come si dice in francese con espressione bellissima) la commozione che ho provato ascoltando l’omelia di Benedetto XVI in Germania, all’Olympiastadion. Ciò che mi aveva toccato è la fusione, nelle sue parole, della profonda sapienza teologica e di una fede assimilata, divenuta vivente. Come se in lui si fosse concentrata, in quel momento, la sapienza immortale della Chiesa. Questo conferisce al suo magistero una limpidezza, una soave leggerezza e una purezza sconvolgenti. Esposti a simili abissi di profondità i cuori o cedono e si aprono all’amore divino oppure si ribellano e vengono invasi da una ferocia infera. Come accadde a Nostro Signore. Ecco, credo che la carnalità che trasuda da tante dispute ideologizzate scaturisca da questo incontro mancato tra fede professata e vita vissuta.

      1. giorgio

        Grazie caro Alessandro per la pubblicazione della omelia del nostro Santo Padre. Dunque ai lupi travestiti da agnelli occorre dire ” o nella vite o nel fuoco”

  11. Per caso il post prende spunto dalla recente polemica su Enzo Bianchi partita dalle pagine della Bussola Quotidiana? Comunque, è proprio vero che per quanto riguarda la fede vi è un sacco di gente pronta a difenderla, ma pochissimi disposti a diffonderla… che poi l’evangelizzazione è la miglior apologetica possibile… comunque confesso che non ho rinnovato l’abbonamento al Timone per le ragioni mirabilmente esposte dall’autore… stavo prendendo troppo la piega del defensor fidei, di conseguenza stavo diventando antipatico, di conseguenza stavo diventando un “disangelista”, per dirla alla Nietzsche… l’esatto contrario di ciò che un cristiano dovrebbe essere.

    1. angelina

      Ho l’impressione che i post di Cyrano partano da “remote” riflessioni, ruminate a lungo. Comunque, interessante coincidenza. Ho trovato qui una sintesi di un lungo dibattito, non so se avrete la forza di leggere tutto ma tutto…un mare di parole. http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/
      Per affetto della nostra ‘mamma’ Chiesa, tutto è ‘cosa nostra’, chiunque ha diritto alla mia pregiudiziale ‘simpatia’ perchè siamo della stessa famiglia.
      Perchè Dio ci ha creato gratis. Ma tutti, proprio tutti, anche i soloni.

    2. Io invece continuo a trovare meritoria l’opera del Timone e della Bussola, nonostante gli inevitabili limiti umani. È un’opera che semmai va continuamente perfezionata, rinnovata e purificata, non distrutta. Su Bianchi non mi esprimo perché in questo momento è meglio che lo faccia chi ha più capacità e autorevolezza per poterlo fare, anche se certamente la mia idea ce l’ho.

      1. Caro Andreas, condivido il tuo punto di vista… Il problema è mio, personale: di indole sono abbastanza sguainatore di spade quando si toccano temi inerenti la fede, e meno fendenti a tutto spiano… riviste come il Timone e siti come la Bussola sono sicuramente meritori, nel mio caso però sono come benzina buttata sul fuoco, alimentano la mia parte più polemica, mettendo in secondo piano quella più propensa all’annuncio, che viene comunque tenuta viva dal mio far parte di una realtà missionaria, come ho già condiviso in passato. Ripeto a scanso di equivoci: lungi da me il criticare Timone e Bussola (che, tra l’altro, mi sembrano chiaramente sostenute dalla Provvidenza, quale miglior segno della volontà di Dio?), chi sono io per farlo? Altrettanto onestamente sento di affermante che non sono il nutrimento adatto a me in questo momento.

        1. Stefano: certo, ci mancherebbe. Condivido in pieno. Ognuno, in piena libertà, deve nutrirsi dell’alimento che in quel momento giova alla propria salute spirituale. Il resto è tutto mezzo e strumento.

    3. Scusami, Stefano, ma spiegare le ragioni della nostra fede, cioè l’apologetica, è anche evangelizzazione. Salvare qualche anima buona da Famiglia Cristiana e farla leggere qualcosa di serio, come il Timone, è meritevole.
      Non puoi attribuire all’apologetica o al Timone un cambiamento del tuo personale atteggiamento.
      E’ altrettanto vero che chi difende la fede, prima la deve conoscere.
      AAA catechisti preparati come Dio comanda cercasi.
      Ah si, non è perché sto lavorando per il Timone che l’ho difeso, ma perché lo penso sul serio.

      1. PS: Stefano, perdonami, sono stata un po’ brusca. Chi non conosce il Timone o la Bussola, potrebbe anche pensare che si tratti di letture non consigliabili, così come ho capito io il tuo commento.
        Solo dopo ho letto che non intendevi questo.
        Concordo con Andreas che ognuno, a seconda del momento e della personale crescita spirituale, necessita delle adeguate letture.
        Quindi: ti auguro ogni bene nella tua crescita personale. 🙂

  12. 61Angeloextralarge

    Cyrano! Me lo leggo dopo con calma ma questa te la devo dire (anche per non smentirmi): appena ho letto il titolo ho pensato ai CAPPELLETTI IN BRODO! Slurp! Mica vanno bene questi attentati culirai! 😉
    Comunque, sulla fiducia, ti lascio uno smack! poi, arriverà un commento un po’ più serio….

    1. angelina

      Il brodo con noce moscata e scorza grattugiata di limone? E i cappelletti di carne cruda? Accipicchia!!

      1. 61Angeloextralarge

        Angelina: noce moscata, scorza grattugiata di limone, uovo, formaggio grattugiato (faccio 1 terzo di pecorino e due terzi di parmigiano), mortadella, salsiccia (o pasta di salsiccia), carne macinata (mista), sale (fino): questo è il mio impasto per la farcitura del cappelletto. La noce moscata, l’uovo, il formaggio e la scorza di limone li aggiungo alla fine quando la carne è cotta. Mescolo bene…. aspetto che si intiepidisca e inizio con la farcitura.
        Poi: cipolla, sedano, carota, pomodoro rosso (quello tondo medio-piccolo), chiodo di garofano, sale (uso quello grosso), cappone e ovviamente acqua per il brodo. Altrimenti: al posto del cappone, gallina, osso e carne da brodo (non quella magrissima che può diventare stoppacciosa).
        Ovviamente, una volta che tutto è pronto, è bene togliere il grasso in eccesso (si vede bene perché rimane a galla nella pentola!
        Poi, ognuno li fa a modo suo!

        1. giorgio

          Chiedo scusa , ma per la pasta dei cappelletti che farina usi e nell’impasto usi l’uovo intero o solo il tuorlo e quanti in rapporto alla farina? Voglio gustare la vostra cucina grazie. Salute e buon appetito ,,,,,non pensiamo per un attimo ai poveri capponi in pentola , megli lì e non nel fuoco

          1. 61Angeloextralarge

            Giorgio: non ho capito se il commento è ironico. Purtroppo sono alcune notti che “dormo a fatica” quindi ho un sonno bestiale! 🙁
            Comunque: farina zero. uova rigorosamente intere; faccio ad occhio, cioè non peso nulla.
            I poveri capponi in pentola? Anche se amo infinitamente San Francesco, mangio tranquillamente la carne. Ho una sorella che mi sta stressando perché è vegetariana, anzi vegana ma la cosa non mi tocca. Mi dispiace per lei perché non ricorda bene a cosa sta rinunciando. Slurp! 😀 Mi ricordo sempre del versetto della Genesi dove Dio dice ad Adamo ed Eva che uso fare della natura, animali compresi. 😉

    1. No, invece fai pure, sarà un vero piacere per me, lo sai della mia immensa considerazione per te,
      homo ludens, nel vero senso, come sei te da serio, scusa il mio latinorum!!!!

  13. Tutti d’accordo, o quasi? Il che mi fa pensare che solo persone come voi (il “voi” non è fuori posto dove c’è accordo omogeneità, intesa, coralità)partecipano a QUESTO incontro blogghesco. Gli altri: o non gli interessa queste cose o
    gli interessano, ma si sentono respinti dal gruppo compatto. Mi fate pensare a quegli ebrei ortodossi con le treccine e i cappelli neri rispetto alla massa (Ortega y Gasset?) del popolo degli israeliani normali

    1. JoeTurner

      il fatto che ti scandalizzi perché siamo più o meno tutti d’accordo mi conferma l’idea che spesso fai il bastian contrario di proposito, a volte con poca convinzione ma con tanto amore per la polemica

      1. E chi si scandalizza?
        Dappertutto ci sono gruppi compatti (o quasi) di pensiero, chi lo nota non lo fa per polemica, almeno non sempre,
        non tutti. Come si fa a polemizzare con un muro.

        1. Alessandro

          E come si fa a parlare a un “muro”? Se in questo blog c’è un muro, accorgiti almeno che tu passi parecchio tempo a parlargli…

    2. Alessandro

      e tu, Alvise, non ti senti “respinto dal gruppo compatto”? (sembra che parli di una gara ciclistica: il gruppo è compatto e procede spedito, nessuno ha ancora promosso una fuga…)

  14. Erika

    Non ho davvero nulla da commentare, se non dire che Cyrano non mi delude mai.
    (A proposito, Cyrano, cinque lustri?! Ma sei un bambino…:-)
    I miei più sinceri complimenti a Stefano Manfrin: non è per niente facile ammettere le proprie debolezze e, soprattutto, cercare di porvi rimedio. Ti auguro di poter tornare a leggere presto le tue riviste preferite senza che questo fomenti “cattivi pensieri”…

    P.S. AngeloXL: nei cappelletti VERI, quelli ROMAGNOLI, la carne non ci va, altrimenti sono tortellini, EMILIANI.
    (Anche la sfoglia è diversa). Mi spiace, ma non tollero eresie in fatto di cappelletti…
    😉

    1. 61Angeloextralarge

      Eresie? Vuoi la guerrrrra? 😀
      I cappelletti infatti sono più marchigiani e sono rigorosamente di carne ed in carne come me, marchigiana doc.. Il tortellino è emiliano e lo fanno sia con il prosciutto che con la mortadella. Questo è quanto ho visto negli anni che ho vissuto in zona Cattolica-Riccione. La sfoglia marchigiana è più sottile. ma, come tutte le ricette, esistono mille modi di farli ed ognuno è convinto che sia quelo giusto. Come la lasagna ed i vincisgrassi: sembrano lo stesso piatto ma ci sono sostanziali differenze. La lasagna è più emilio-romagnola, il vincisgrasso è provincia di Pesaro-Urbino. O come i passatelli che adesso si fanno con la farina per poterli fare più lunghi. Vallo a dire alle nonne e ti ridono in faccia! Anzi ti dicono che non li sai fare, altrimenti ti verrebbero lunghi senza la farina! Comunque la farina altera un po’ il sapore.
      Ops! Ho preso altri 2 kg. 🙁

      1. nonpuoiessereserio

        Due dottrine diverse o due modi di interpretare la dottrina dei cappelletti?

        1. 61Angeloextralarge

          Eh! Fossero solo due! Ripeto: ognuna/o ha la “ricetta autentica”… ma questo è bello, così si ASSAGGIANO PIU’ VERSIONI!!! 😉

          1. Alessandro

            Non ci capisco più niente!!!!! Qui ci vuole una congregazione per la dottrina dei cappelletti a presidio della ricetta autentica!
            😉

            1. 61Angeloextralarge

              Ale: ma noooo! E’ meglio se ce ne sono di più di ricette, così le “proviamo” tutte! Slurp! 😉

              1. 61Angeloextralarge

                Ma se proprio si vuol fare…
                a capo della congregazione per la dottrina dei cappelletti ci vedrei bene Andreas! Karin come braccio destro. Io, Angelia ed Erika come assaggiatrici! Non me ne vogliano altri ma “assaggiare” è un onere gravoso! E poi cappelletti per tutti e in tutte le salse! 😀

      2. vale

        ah beh, ma la zona cattolica riccione(misano gabicce) è quasi marche.la romagna è forlì cesena ravenna faenza rimini.punto
        e i cappelletti son di ripieno al formaggio.anche di fossa. ed il brodo solo di cappone ( come per i passatelli in brodo,senza farina por favor).parliamo del rag§ ( o ragout) di salsiccia e sangiovese……

        “La sua clonazione è l’unica posizione radicale che potremmo sostenere. Parta dunque la campagna elettorale: vogliamo Costanza Miriano al Quirinale! ”

        Fonte: Campari e de Maistre, 28/03/2012
        Pubblicato su BASTABUGIE n.240

        1. 61Angeloextralarge

          Vale: prova a dire a qualcuno di Cattolica che non è romagnolo e che è quasi marchiagiano…

          1. vale

            già fatto. s’è imbufalito. ma le zone di confine,come si sa, son miste…..
            eppoi la piada è diversa da quella cedenate ravennate forlivese.
            quasi marchigiana…..

  15. Erika

    AngeloXL: sono marchigiana di origine e, a malincuore, devo ammettere che i cappelletti romagnoli sono un’altra cosa.
    La sfoglia è molto grossa e ruvida e il ripieno prevede ricotta, caciotta o raviggiolo, noce moscata e limone.
    Quelli marchigiani sono buoni, ma questi sono superlativi….
    Mentre alle lasagne preferisco i vincisgrassi.
    E…farina nei passatelli??? Giammai.

    1. 61Angeloextralarge

      Marchigiana di origine: wow! Di dove? Anche Paolo se mi ricordo bene ha un qualcosa di marchigiano… 😀

        1. 61Angeloextralarge

          Erika: sono stata pure lì. Mi piace come zona! E piace di sicuro molto anche a qualcuno che frequenta questo blog e che ci è nato! Erika, hai qualcosa in comune con lui! 😉

        2. Erika sei originaria di Ascoli? Interessante 🙂
          Comunque gli abruzzesi dissentirebbero vivacemente. E per ingarbugliare ulteriormente la questione, avendo a suo tempo compulsato documenti ottocenteschi del Teramano, ti assicuro che da quelle parti l’altra sponda del Tronto era comunemente detta «Romagna» (nel senso di Stato di Roma, ovviamente).

        3. dichiariamo: Milanese al 75% (papà, mamma, nonni paterni e discendenza paterna) marchigiano per il resto dai nonni materni che sono di Fermo (Miconi e Interlenghi cognomi tipici del posto…)

          1. 61Angeloextralarge

            Riassumendo: io e qualcunaltro in questo blog (superimpegnato, forse non ha letto tutti i commenti) siamo marchigiani d.o.c. ; Paolo è marchigiano al 25%; Erika è marchigiana trapiantata; Gabriele dovrebbe essere marchigiano d.o.c. (se ho capito bene chi è); poi ci sarà di sicuro qualche marchigiano “anonimo” nel senso che non lascia commenti o non si è ancora “smascherato”; uhm, uhm, uhm! Mi piace! 😉

    1. 61Angeloextralarge

      E adesso a dieta…

      Cyrano:
      “noi siamo quelli di allora e delle origini, semplicemente perché siamo quelli di sempre, come questi e come quelli”: hai ragione! Credo che dipenda dal fato che non riusciamo ad accogliere la diversità di pensiero altrui né ad accettarla. Un po’ la paura? Un po’ il fatto che vogliamo-dobbiamo dominare? Un po’… etc., etc., etc.

      “si deve della venerazione a chi vigila sulla purezza del deposito della Rivelazione”: grazie per avercelo ricordato!

      «Che peccato, però – me lo dico ogni volta, sempre dal barbiere – che a Wall Street non sappiano che qui, proprio dal barbiere dove vado io, c’è un formidabile team di consiglieri, che farebbe vincere contemporaneamente a un governo la coppa del mondo e a una squadra di calcio il nobel per l’economia!» Pazienza.”: carina questa, Propongo una lettera-mail-fax-o-quanto-altro a quelli di Wall Street! 😉

      1. 61Angeloextralarge

        “l’amicizia che Gesù estende dalla Trinità agli uomini è condivisione gioiosa della verità nella carità, e nient’altro”: il punto è che se ci guardiamo nella faccia l’uno con l’altro, non è che la gioia traspaia in abbondanza! Questo mi fa sempre interrogare.

        «Ogni volta che sono ricorso a repliche pungenti ho dovuto pentirmene. Gli uomini fanno di più per amore e carità che per durezza e rigore»: mi viene in mete un proverbio che dice più o meno: NE CATTURA PIÙ UNA GOCCIA DI MIELE CHE….”

        “ansioso di riscattarsi e di mostrare agli amici quanto si sono sbagliati sul suo conto”: credo che nessuno debba darsi da fare per mostrare agli altri qual è il suo valore o quanto si stiano sbagliando su di lui. Ho imparato sulla mia pelle che in queste occasioni ho, non solo perso tempo che avrei potuto utilizzare in un modo più costruttivo, ma dato a me stessa una motivazione inutile. Ci sarà sempre qualcuno che non mi apprezza, che non mi stima, che mi rema contro perché pensa di me cose che so “non vere”! Perché devo vivere in funzione di questo? Ma a che mi serve? A nulla! Preferisco vivere per amare, anche chi non mi apprezza, etc. Non ci riesco? Pazienza! Ci provo lo stesso!

        «intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura»: questi capponi mi fanno venire in mente i due ladroni sul Calvario. E mi fanno venire il desiderio di essere più Dismas, che riesce a capire che è ora di pensare a cosa ci sarà “dopo” e non solo a cosa c’è “adesso”.

        1. che io sappia, il proverbio della goccia di miele e del barile d’aceto è stato coniato sempre da Francesco di Sales…
          Scrivi a quelli di Wall Street: se si rivolgono a quelli che vengono dal mio barbiere, la crisi internazionale ha i minuti contati!

  16. ti prego, Hal… dimmi che questo post rimane fresco almeno fino a domani, perchè oggi non ho proprio tempo di leggere….e mi sembra che ne valga la pena!

  17. Velenia

    Giuliana,vogliamo sentire la tua su cappelletti e passatelli,comunque mia madre,che è romagnola li fa senza farina ed era,quando stavamo a casa,la cena tipica della notte di Natale,mia zia faceva anche i tortelli con ricotta e spinaci,e comunque come diceva qualcuno il buon cibo e il buon vino sono lode di Dio.

    1. 61Angeloextralarge

      Admin: visto come è facile andare fuori tema? Mea culpa! però i cappelletti sono buoni! come si fanno si fanno! Arislurp! 😀
      A quando un vero post culinario? In fondo il matrimonio è anche “mangiare” quindi “cucinare”… 😉

  18. Alessandro

    “Mi viene molto più difficile, invece, avere pazienza con i soloni della teologia, che sembrano meno imbarazzati a scagliare anatemi e scomuniche di quanto Giove pluvio si mostri prudente con le saette! La prima cosa che ho imparato da questi signori è che, evidentemente, non è necessario studiare la teologia per poterla insegnare”

    A me scappa la pazienza anche quando quelli che hanno studiato la teologia, e sono pure attempati, ci ammanniscono corbellerie spacciandole per lucidi enunciati teologici.

    1. angelina

      Condivido molto ciò che hai scritto Alessandro, (ti segnalo un simpatico articolo..http://www.culturacattolica.it/?id=17&id_n=29702) eppure provo davvero tristezza quando sento o leggo di laici così “iperortodossi” da commentare aspramente le parole di un Vescovo con tanta veemenza da apparire, almeno a me, violenti. In genere, si definiscono obbedienti verso il Papa, ma scettici/severi/indignati e insomma autorizzati a fare pelo e contropelo nei confronti di tutto il clero, Vescovi compresi, che a loro parere non rimane fedele alla vera dottrina della Chiesa. Ce ne sono in rete di polemiche, sulla morale, sull’arte sacra, non parliamo poi della liturgia.

      “i Pastori hanno il dovere di agire in conformità con la loro missione apostolica, esigendo che sia sempre rispettato il diritto dei fedeli a ricevere la dottrina cattolica nella sua purezza e integrità: ‘Il teologo, non dimenticando mai di essere anch’egli membro del Popolo di Dio, deve nutrire rispetto nei suoi confronti e impegnarsi nel dispensargli un insegnamento che non leda in alcun modo la dottrina della fede’.”
      “Miei Confratelli nell’Episcopato, fa parte del nostro ministero pastorale vegliare sulla trasmissione fedele di questo insegnamento morale e ricorrere alle misure opportune perché i fedeli siano custoditi da ogni dottrina e teoria ad esso contraria. In questo compito siamo tutti aiutati dai teologi; tuttavia, le opinioni teologiche non costituiscono né la regola né la norma del nostro insegnamento.” (Veritatis Splendor, 1993)

      E’ vero, ce n’è di pastori che tirano fuori corbellerie, personalmente credo che la cosa migliore da fare sia pregare per loro, a maggior ragione se sono in età avanzata. Fossero tutti come Benedetto XVI; quest’uomo è stato gravato di un compito sovrumano, e non è indietreggiato ‘davanti ai lupi’. Apprezzo enormemente ciò che ha scritto Andreas stamattina su di lui, ne condivido i sentimenti.

      Mi sembra che da questo post potrebbero uscir fuori molte altre interessanti riflessioni. Aspetto fiduciosa…

      1. Ma non per questo meno desiderati e sperati:
        «Se per la discesa all’inferno prima (Viaggio agli inferni del secolo) e per il viaggio nell’aldilà dopo (Poema a fumetti) Dino Buzzati aveva scelto Milano, per la salvezza torna a casa, alle valli e alle crode, ai silenzi dell’attesa. Chiude il cerchio esistenziale. Rispolvera il passato, ritrova le radici, i sogni e le fantasie dell’infanzia. Le credenze e le superstizioni. E costruisce la propria via di fuga; l’unica – l’ultima – possibilità di salvezza: il miracolo. Solo un miracolo, sembra dire Buzzati, può cambiare il destino, può sconfiggere la morte, e non solo quella inferta dai vespilloni o dalle formiche mentali, ma anche, e soprattutto, quella che lo sta raggiungendo. Solo un miracolo, sembra azzardare – lui non credente – può portare con sé l’antidoto (divino) alla fine eterna. Non è un caso, dunque, che si rivolga proprio a Santa Rita da Cascia, la “Santa degli impossibili”, evocata nei casi disperati, quando non c’è più niente da fare.»
        http://www.corriere.it/cultura/libri/12_gennaio_24/buzzati-miracoli-val-morel_adc0f6a2-4683-11e1-90ee-63dee1b6b376.shtml

      1. Mica vero: ho solo la memoria appiccicosa. Non selettivamente, purtroppo, ci restano attaccati frammenti inconsulti, come questo. Il libro di Buzzati lo vidi in una libreria senese che non esiste più, tanti e tanti anni fa. E magari l’avessi comprato, visto che pare sia una rarità :-),

    1. 61Angeloextralarge

      N.B.: l’immagine l’ho sgraffignata da quei buongustai pastaioli di Karin ed Andreas! 😀

  19. Alessandro

    Scusa Angelina, ma leggo solo adesso.
    Concordo con te senza esitazione sul fatto che si debba evitare di inscenare pubblici esami di ortodossia a sacerdoti e Vescovi, e mi rammarico che sul web brulichino e strepitino siti in cui affermazioni e comportamenti dei membri dell’ordine sacro vengono dissezionati con severità e tracotanza immisericordi, con tanto di inappellabile sentenza di condanna.

    Poiché tuttavia nei giorni scorsi sul presente blog ho scritto più di un commento esplicitamente deplorando alcune affermazioni recenti del cardinal Martini, per amor di coerenza devo ribadire che a mio avviso da anni questo porporato ha scopertamente e inequivocabilmente oltrepassato il segno. E allora, nel rispetto della persona, ritengo sia un dovere anche dei fedeli laici far rilevare pubblicamente – con obiettività, senza reticenze e senza acredine – quanto nelle pubbliche dichiarazioni del porporato è incompatibile con l’ortodossia cattolica.
    Penso che sia questo un atto di carità, dovuto anche a fratelli nella fede che certamente saranno disorientati e confusi da quelle prese di posizione del cardinale cui annetteranno un particolare valore proprio perché provenienti da un principe della Chiesa.

          1. Dicevo basta e avanza per dire come sono le tue risposte.
            Io ti chiedevo se il Papa avessse detto nulla contro queste affermazioni “calcolate” di Martini, e te
            mi metti l’incollatura di cosa dice la dottrina cattolica, di cosa dice Andreas Hofer etc.
            Ma IL PAPA, che ha detto in proposito, contro Martini, allostesso modo che dici te?
            Te, OSI, precedere le eventuali critiche del SANTO PONTEFICE o chi per LUI?

    1. angelina

      Risposta ineccepibile, sono andata anche a rileggere gli altri due commenti, è tutto vero ciò che dici e soprattutto è detto con chiarezza ed equilibrio. Ma non riesco a non pensare a certi toni gridati, a un certo modo di ‘pontificare’ che proprio non mi sembra d’aiuto a chicchessia. Non so se sia più triste il sacerdote un po’ troppo “preso” da interviste, libri, presenze televisive (non c’è solo il nostro cardinale) o il laico intransigente e “più papista del papa”.
      Grazie per avermi risposto, sei una persona amabile

      1. angelina

        uff ‘sto sistema delle repliche…
        naturalmente, quanto sopra è in risposta a Alessandro
        12 aprile 2012 alle 18:11

  20. Alessandro

    “Te, OSI, precedere le eventuali critiche del SANTO PONTEFICE o chi per LUI?” (Alvi’, non si dice Santo Pontefice: o Santo Padre o Sommo Pontefice).

    Se ne parlava ieri con Angelina:

    http://costanzamiriano.wordpress.com/2012/04/11/la-sindrome-dei-capponi/#comment-34059

    Considera inoltre che il documento “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali” è stato elaborato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede allora (nel 2003) guidata dal prefetto card. Joseph Ratzinger.

  21. ALESSANDRO:
    Ti avevo, gentilmente, domandato se e che cosa eventualmente le alte gerarchie abbiano dichiarato contro le esternazioni del Cardinale Martini.
    Te prima mi rispondi con i testi della dottrina, poi facendomi rilevare che non si dice Santo Pontefice, ma , casomai Sommo Pontefice, poi di nuovo facendomi notare, qui sopra, quello che Rantzinger già scrisse nel 2003.
    Ma però mai mai mai mai mai mi hai voluto o saputo dire se qualcuno, nei sommi gradi della Chiesa, abbia mai preso ufficialmente posizione contro le dichiarazioni martiniane (Martini-Martin Lutero?)!!!

    1. Alessandro

      Nessuno, nei sommi gradi della Chiesa, ha mai preso ufficialmente posizione contro le dichiarazioni martiniane. Sopportano in silenzio.

      Ho risposto alla tua domanda?

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