Tutta la vita in uno squarcio

di Paolo Pugni

La nostra comunità pastorale gioca con un inedito 4-1-3-1-1 nel senso che abbiamo

4 parrocchie

1 parroco

3 coadiutori

1 sacerdote ospite

1 diacono

E siamo in un quartiere molto popoloso a nord ovest di Milano, tra la montagnetta e Molino Dorino, in una terra che evoca scenari da mulino bianco appunto e che comunque vive serena e verde, grazie ad un numero impressionante di parchi e giardini decisamente inusuale per la nostra metropoli.

Verde e vasto: con una popolazione intorno alle 60.000 persone (ma vado un po’ a spanne) è chiaro che anche un modulo come quello proposto non ce la fa a passare casa per casa per la benedizione natalizia.

Così si ricorre agli espedienti: qualche anno fa, regnante come Parroco della nostra Maria Regina Pacis don Luciano, si studiò l’alternanza democratica: parrocchia divisa in tre, benedizione ogni tre anni, per gli altri due cerimonia in chiesa.

Poi nel 2009 con l’arrivo del nuovo parroco, di nessun nuovo coadiutore e con la creazione della Comunità pastorale che raduna 4 parrocchie del quartiere Gallaratese, la scelta di far ricorso ai laici e passare quindi dalla benedizione alla visita natalizia, che è sempre meglio che niente.

Il problema però è reperire laici che generosamente offrano serata per andare casa per casa.

E quest’anno ci siamo anche noi nel mucchio, come famiglia intera, con turnazioni per accompagnare Franca nelle sei serate messe a disposizione.

Con una certa ansia dapprima e con grande gioia poi.

Perché nel fare breccia per pochi minuti nelle case altrui, scopri non tanto mondi diversi, ma riesci ad annusare la loro vita, i loro sogni, le loro paure. E il loro cuore.

Un lampo, che la visita dura meno di un minuto: la consegna della lettera del Card. Scola, del cero benedetto e la recita di una preghiera di ringraziamento.

Eppure, come se i destini improvvisamente si annodassero, si scioglie il velo, si squarcia l’indifferenza e qualche cosa percola fuori.

E’ questione di empatia dice mia moglie. Vero. E di calore. Senza quello tutto resta rigido, arido, fragile.

Scopri così la paura di chi ha da poco ricevuto la sgradita visita dei ladri “sul dal tubo del gas, sono entrati dalla finestra, avevamo blindato la porta”, il dolore di chi riapre ferite profonde una vita “tra pochi giorni è un anno che mio marito è morto”, il sorriso di chi attendeva una visita, di chiunque purché una visita, la banalità di chi affoga in una umanità tanto dolce quanto triste “c’ho la pizza in forno, non posso dire la preghiera”, e l’eleganza gelida e protetta di chi si attacca alle formalità: “siccome non siete abilitati alla benedizione, allora la preghiera ce la diciamo da soli”.

L’importante è guardare tutti con lo sguardo non nostro, ma di Colui che stai portando, così la Sua benedizione torna anche su di te e il piccolo servizio diventa come il chicco di riso donato dal povero al re che diventa d’oro.

Che la nostra miseria è sempre lì ben evidente, e solo se rispecchiandosi in quella degli altri, ti torna indietro con più amore e meno presunzione, allora fruttifica.

Altrimenti è orgoglio, è farsa, è passerella e non sacrificio.

Ecco, questa immersione nelle vite altrui, per quanto uno schizzo, ha lasciato il segno.

Quello vero del Natale. Eccolo qui il regalo.

75 pensieri su “Tutta la vita in uno squarcio

  1. Adriano

    Rimango convinto che la benedizione debba essete delle famiglie e non delle case, con tutto quello che ne consegue.

    Ps: bella la zona di cui parli. Confermo: tantissimo verde (e, spero, altrettanta serenità)

  2. Dici bene Adriano, le persone e non i muri. Infatti casa, alla latina, intende la famiglia. Come nell’accezione Biblica, quando Dio fa dire dal profeta Natan a Davide: vuoi costruirmi un tempio? sarò Io a costruire per te una casa.
    Grazie mille, la zona è davvero bella, in riva alla città come cantava la PFM.

  3. nonpuoiessereserio

    Mi capita quando cammino di pensare a chi stia dietro questi occhi luminosi che sono le finestre di sera, pensare alle storie più disparate che si celano dentro ogni casa.
    Ieri sera passavamo con i bimbi lungo le stradine e i marciapiedi a tirare i “bandot” ossia i vasi di latta per chiamare S.Nicolò. Allora si vedevano volti che si affacciavano alla finestra o che uscivano sull’uscio, tanti sorrisi di approvazione, sguardi vecchi e stanchi che vedendoci rimandavano alla loro infanzia, la nostalgia, le tradizioni, perché tutti proveniamo dalla stessa sorgente e abbiamo bisogno delle stesse cose. Alla sera l’animo umano è più sensibile, forse il sonno della natura concilia e unisce i nostri stati d’animo come fa un bicchiere di vino. Anche gli stranieri vedevano in noi qualcosa di autentico, la semplicità delle cose e dei gesti è un denominatore comune. Siamo tutti figli dello stesso Padre e figli della stessa terra.

  4. Roberto P

    Certo che se per colmare certe lacune ci siamo inventati i ministri straordinari dell’eucarestia, non credo ci vorrebbe molto a delegare ai laici la benedizione, che non è neanche un sacramento. O no?

    1. L’importante, come dice Paolo, sarebbe che i laici si ricordassero che bisogna «guardare tutti con lo sguardo non nostro, ma di Colui che stai portando…».
      Grazie, Paolo. Avercene, di laici cosiffatti…

    2. 61Angeloextralarge

      Non mi convince, scusami, il “ci siamo inventati”: credo che lo Spirito Santo susciti cose nuove a seconda delle necessità.
      Leggendo questo post mi sono moooolto consolata perché con l’avvento del nuovo parroco e senza l’arrivo di un viceparroco, nella mia parrocchia (la più grande non solo della mia città ma della diocesi, si è vista la necessità di togliere una Messa, lasciandone una sola. A parte le enormi discussioni su quale togliere perché ognuno di noi è attaccato tenacemente al suo orario, se penso che 6.200 anime hanno una sola Messa quotidiana, mi si riempie il cuore di tristezza: mi sembra l’inizio di una specie di morte parrocchiale.
      Da noi sono anni che la benedizione delle famiglie la fanno i diaconi, assieme al sacerdote, sparsi nel territorio: ci mettono giusto giusto il tempo della Quaresima!

    3. Per la verità quella dei ministri straordinari non è un’invenzione moderna, ma la ripresa di una pratica antichissima (vedi S. Tarcisio, ministro straordinario, martire per non aver voluto abbandonare l’eucaristia)

      1. Capitemi. Il discorso del ministero straordinario voleva essere un rafforzativo sull’opportunità che anche il sacramentale della benedizione potesse essere esteso ai laici che si prestano a questa “delega” da parte del personale consacrato.
        Il CCC ha qualche numero a riguardo che qui riporto:

        1669. Essi derivano dal sacerdozio battesimale: ogni battezzato è chiamato ad essere una “benedizione” e a benedire. Per questo anche i laici possono presiedere alcune benedizioni; più una benedizione riguarda la vita ecclesiale e sacramentale, più la sua presidenza è riservata al ministro ordinato.

        1671. Fra i sacramentali ci sono innanzi tutto le benedizioni (di persone, della mensa, di oggetti, di luoghi). Ogni benedizione è lode a Dio e preghiera per ottenere i suoi doni. In Cristo, i cristiani sono benedetti da Dio Padre “con ogni benedizione spirituale”. Per questo la Chiesa impartisce la benedizione invocando il nome di Gesù, e facendo normalmente il santo segno della croce di Cristo.

        1. Minerva

          Nel quartiere dove abitavo prima (subito dopo sposata) il parroco non ha voluto girare casa per casa per la benedizione delle famiglie, nel tempo pasquale, ma ha consegnato ad ogni famiglia una certa quantità di acqua benedetta, e ha invitato uno dei componenti a provvedere lui stesso a benedire sia i luoghi di casa, sia il resto della famiglia, in forza della dignità “sacerdotale” (oltre che regale e profetica) da tutti ricevuta nel Battesimo…confesso che la cosa ci ha lasciato tutti un po’ spiazzati, non ci aspettavamo di sentirci rispondere così! …Forse perchè dovremmo provare ad uscire dai clichè e a prendere maggior coscienza di ciò che, come cristiani battezzati, siamo?!?…

          1. Alessandro

            la benedizione fai-da-te in nome del sacerdozio comune mi pare una trovata infelice e pastoralmente disavveduta.

            Nel Rituale Romano la benedizione delle famiglie compete al parroco e ai suoi collaboratori:
            “I parroci pertanto e i loro collaboratori abbiano particolarmente a cuore la consuetudine di far visita ogni anno, specialmente nel tempo pasquale, alle famiglie presenti nell’ambito della loro giurisdizione. E’ un’occasione preziosa per l’esercizio del loro compito pastorale: occasione tanto più efficace in quanto offre la possibilità di avvicinare e conoscere tutte le famiglie.”

            http://www.liturgia.maranatha.it/Benedizionale/p1/13page.htm

            1. Roberto P

              A me invece pare proprio che il parroco di Minerva (se l’ha fatto con retta intenzione, della quale non dubito) abbia proprio fatto ciò che un buon padre (ed educatore) fa con i propri figli: lasciar loro fare ciò che la loro maturità li rende in grado di fare.
              Quindi non si tratta di un bricolage spirituale, ma di un degno incarico affidato a chi ne è sacramentalmente capace (poi magari mi sbaglio, ma qui non ci son dogmi in ballo).

            2. Alessandro

              No, non ci sono dogmi in ballo, ma a mio parere la visita del parroco alla famiglia con relativa benedizione è un compito pastorale rilevante, e da rivalutare, qualora la pratica di visitare la casa sia caduta in disuso (a mio avviso improvvidamente).

              “434. Obbedienti al mandato di Cristo, i pastori devono considerare come uno dei compiti principali della loro azione pastorale la cura di visitare le famiglie per recar loro l’annunzio della pace di Cristo, che raccomandò ai suoi discepoli «In qualunque casa entriate, prima dite Pace a questa casa» (Lc 10, 5).”

            3. Alessandro

              Poi capisco che in certe condizioni la visita del parroco a tutte le famiglie nello stesso periodo sia estremamente difficile… certo, nemo ad impossibilia tenetur.

  5. Buon giorno a tutti! Allora caro Paolo i latini la pensavano come me: casa sono le persone che amo, e l’ho capito quando restammo senza casa. Siamo noi 5 nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia ecc………………………………
    Spero che ieri sia andato bene, quello che dovevi fare.
    Io per avere un poco di verde ho riempito il mio giardinetto di piante tipo serra.

    1. grazie di cuore paperella, mi sorprende e commuove questo tuo commento. E non posso che ringraziarti davvero. E confermare che sì, le cose sono andate in modo positivo. 😉
      Qui la zona QT8-Gallaratese-Bonola è molto molto verde, siamo proprio fortunati.

  6. 61Angeloextralarge

    Paolo, sono gnorante in materia: benedizione natalizia? Da noi si parla di benedizione prima della Pasqua.

      1. 61Angeloextralarge

        Grazie! Avevo immaginato (e sperato, perché credo che le benedizioni non fanno mai male e non bastano mai) in una doppia benedizione.

        1. Ah, mi è venuto in mente un dettaglio non ambrosiano. Paolo, in effetti il Natale “è” una Pasqua: Pascha Nativitatis Domini.
          Insieme a (quelle che so io):
          Epifania (prima pasqua dell’anno): Pascha Epifaniae (vulgo ‘befanìa’)
          Pasqua di Resurrezione (Pascha Resurrectionis Domini)
          Pentecoste (Pascha Rosata)

  7. “Chi, più e meglio della Chiesa, potrebbe oggi ricordare ai tedeschi il dovere della solidarietà che hanno verso questa Europa che la Germania ha devastato con il suo orrore? Ci guadagnerebbero anche loro.”
    Socci, ovviamente…
    Ma cosa perché andare a ritirare fuori cose di (quasi) settanta anni fa?

  8. Per quanto riguarda lo scritto di Paolo Pugni voglio solo raccontare come stanno le cose qui da noi, circondario di Antella, zona Il Lonchio, che vole mdire una enorme massa di roccia che sta sotto gli olivi e i boschi impenetrabili che ci esistono dai tempi etruschi dove solo è il cinghiale a aggirarsi incontrastato e nessuno, dico NESSUNO, ha non dico l’ardire, ma proprio il modo mmateriale pratico di potersi addentare in queste selve paurose di giorno non vi dico la notte, Solo, esiste, un parroco, giù in paese, lontano lontano, con la sua chiesa i suoi (pochi) fedeli la sua messa la domenica con qualcheduno che ci va a sentire la predica che io non sinceramente non so di che predica si startti. So solo che la chiesa ha molte case e che queste case o sono disabitate o abitate da chierici sedicenti credenti. Benedizioni nessuna, visite nell case
    zero, qualche testimone di Geova è stao alle volte a vvistato che si avvicinava alle case
    ,
    ma fu subito messo in fuga e mai più fattosi vivo. Il vetero-comunismo, essendocoi ancora diversi vecchi che lo furono comunisti allo stato pur

    1. puro domina qui incontrastato con tutte le sue credenze e i suoi slogan,
      primo di tutti che non ci sia più padroni di nulla che lo vengano spogliate lke chiese e le solite cose di questo genere…
      Altro dirvi non so se non che si vedono questi stessi vecchi storpi dal lavoro di cui prima arrampicarsi ancora sugli ulivi per raspare uqlle poche bacche che quest’anno il gran secco ha lasciatto striminzite sull’albero. BUON NATALE!!!!

  9. Testardamente e tenacemente continuo a voler portare personalmente la benedizione annuale nelle famiglie, con i miei collaboratori ci alterniamo le zone in modo che nel giro di tre anni riesco a visitare tutto il quartiere e ad avere un contatto minimale con tutti…

    Non di rado dò la mia benedizione a badanti ortodosse e portieri musulmani i quali peraltro sono contentissimi di riceverla, perché anche se da un prete cattolico una benedizione non si rifiuta mai.
    Per il resto concordo con Paolo, è una vera sfida: in un minuto scarso devi far passare un messaggio decisivo per la vita di quelle persone, farle sentire amate e ascoltate e magari gettare un ponte verso futuri incontri…
    Non meraviglia che poi alla sera sia esausto, ma vale la pena, magari in un pomeriggio di fatica (in cui regolarmente mi viene in mente Dante che ricorda “che duro calle è salir le scale”) riesci a lasciare il segno in una sola persona, magari in nessuna, ma non importa, semina, semina… ogni buon seme presto o tardi fiorirà

  10. Erika

    Mi spiegate esattamente cos’è la benedizione?
    Per chi, come me, non è avvezzo alle pratiche religiose non è molto chiaro.
    E’ una sorta di esorcismo?

    1. La pratica della benedizione è antichissima, quanto e forse più della stessa Bibbia.
      Benedire viene dal latino benedicere, letteralmente “dire il bene”, è cioè augurare a qualcuno un bene.
      Poiché noi crediamo che la parola di Dio è una parola efficace, che cioè compie ciò che annunzia (come nella creazione: Dio disse sia la luce, e la luce fu), crediamo anche che la benedizione di Dio non è semplicemente un augurio gentile, ma qualcosa che realmente per chi ha fede cambia la sua condizione esistenziale.
      Chiunque può benedire, ma normalmente la benedizione implica un rapporto di autorità, come ad esempio di un padre verso il figlio, l’unico presupposto richiesto è quello della fede.
      Nel caso di Paolo loro possono benedire perché delegati a farlo, non benedicono cioè in nome proprio, ma a nome della Chiesa.

  11. Sono felice che ieri sia andato tutto bene Paolo.
    Spero di non cambiare parroco almeno quest’anno, in 4 anni che abito qui siamo già al terzo. Quando ero piccola ne avevamo uno davvero in gamba, ma essendo un salesiano lo hanno spostato. Aveva risollevato le sorti della parrocchia e con lui avevamo avuto la visita di Giovanni Paolo II. All’epoca facevo parte del coro, ed è stata un’esperienza bellissima. Era speciale anche come essere umano. Noi eravamo tantissimi e in chiesa non ci stavamo tutti, così avevano deciso di celebrare la messa nel campo da basKet.
    Era tutto già pronto, ma tirava un vento orribile e freddo non ostante il sole. Stavano suggerendo al papa di tornare in chiesa, ma lui si alza prende il microfono e fà ” Non posso entrare in Chiesa, i miei figli sono tanti e resterebbero fuori “.
    Stava già male, ma è rimasto fuori con noi tutto il giorno.

  12. Stefano

    Grazie Paolo, bellissima testimonianza di una bellissima iniziativa. Sono sicuro che Dio vi accompagna in questo.

  13. 61Angeloextralarge

    Caro Paolo, rileggendo il post ho notato alcune cose che prima mi erano sfuggite:

    – “quest’anno ci siamo anche noi nel mucchio, come famiglia intera”: darete una bellissima testimonianza! più di tutti i libri che avete scritto e potrete scrivere ancora; più di tutti i post, compresi quelli da record!

    – “Altrimenti è orgoglio, è farsa, è passerella e non sacrificio”: credo che un punto di partenza come questo ti, anzi, vi dia un grande vantaggio spirituale.

  14. perfectioconversationis

    Mi hanno sempre colpita gli scorci, quando si apre inaspettatamente una porta, si vede un po’ di più attraverso una finestra… vedere piccoli panorami delle vite degli altri. Sono momenti rivelatori, che lasciano il gusto di vite che non conosciamo…
    Nel vostro caso, poi, si aggiunge la testimonianza e anche il conforto che potete portare a chi aveva proprio bisogno di stringere una mano e vedere un sorriso. Sono convinta che farà tanto bene anche a voi.

    Ps. benone anche per il lavoro, ti ho pensato ieri!

  15. Rdio Chianti Libero:
    Dice, pare , sembra, forse, probabile, che ci manderanno i missionari
    Comboniani, a noi, in queste giungle,che non c’è nemmeno la strada come arrivarci, per vedere, se gli riesce, a loro, almeno, come ipotesi, di convertirci…..

  16. Fk

    E’ molto bella la testimonianza di Paolo. Tuttavia credo che abbia un senso anche la benedizione della casa, come edificio abitato da una famiglia, da parte di un sacerdote o di un diacono… di un ministro ordinato, intendo dire… un conto è il sacerdozio ministeriale, un conto è quello comune dei fedeli. E’ chiaro che nel tempo presente bisogna adattarsi ma la benedizione di Dio nelle case non è solo un gesto di amicizia della parrocchia nei confronti del territorio e dei suoi abitanti (anche, sicuramente); c’è anche l’aspetto della lotta con il maligno che il sacramentale della benedizione ci aiuta a compiere e a portare avanti… certo: bisognerebbe crederci… ma non si può dire che questo sia affatto scontato!

        1. Certamente, sempre compresi nella cerchia dei credenti,
          ma più sereni, meno arrabbiati (gli arrabbiati savonaroliani?)
          mentre invece sembrerebbe che sia propri di questa nostra era iper-moderna lo strafare in tutto, nei consumi, nelle pretese,
          nell’apparire nell’avere e perfino anche nell’essere, essere anche più di quello che uno fosse tranquillamente, e invece, anche da parte della immensa torma dei credenti accumulare aumentare
          moltiplicare, Papa, santi, miracoli, apparizioni, santuari, riti, incensi, cerimonie, benedizioni, diavoli, malefizi come se non fosse abbastanza solo di credere, per questo poi la alla minoranza delle genti non credenti gli appare grottesco di credere, e non credono.

          1. Alessandro

            allora noi credenti ordinari (né iper né ipo) dovremmo chiedere alle “genti non credenti” a che cosa sono disposti di buona grazia a credere, e se le genti non credenti stabiliscono “il Papa no” allora depenniamo il Papa, e così con “santi, miracoli, apparizioni, santuari, riti, incensi, cerimonie, benedizioni, diavoli, malefizi”, di modo che resta… niente e… capisco poi che a credere in niente son disposte anche le “genti non credenti”. Che però, a quel punto, non diventerebbero credenti… giacché in buona logica credere in niente equivale a non credere, a essere non credente.

              1. difatti, Alvi’… Dio è solo quella minuscola crepa della diga dell’incredulità: mano a mano che quella cede spruzza dentro impetuoso tutto un fiume di cose da credere. Per questo “in Deum credere” comporta “revelanti Deo credere”.
                Quelli che tu chiami “credenti normali” saranno forse quelli cui basta “Deum credere”… 🙂

            1. Alessandro

              “credere in Dio, nella vita eterna, nei comandamenti, nell’amore del prossimo”.
              Troppo semplice: tolti i sacramenti, quale Dio resta? Quale vita eterna? e senza il sacrificio eucaristico, che significato ha (e soprattutto: che significato perde) l’amore per prossimo?

              Quindi tu sei disposto a credere in Dio se si tolgono la Madonna, i sacramenti, la Chiesa Corpo Mistico, il diavolo? Sei disposto a essere un credente teista?

          2. Orazio Pecci

            “Ogni incredulo sarà sempre prigioniero delle sue gabbie ideologiche; del bisogno, per lui vitale, di negare; dell’ansia di trovare comunque spiegazioni naturali che lo tranquillizzino. Che cosa avverrebbe, in effetti, del suo schema di ragione chiusa, se fosse costretto ad ammettere qualcosa che quello schema mette in crisi e magari scardina? Non dovrebbe riconoscere di aver e sbagliato tutto e di dover cambiare paradigma?”

          3. 61Angeloextralarge

            Un “credente” che è arrabbiato è ancora lontano da quello che ha detto Gesù: porgi l’altra guancia”, che, comunque non significa ESSERE MASOCHISTI, ma non reagire con rabbia, ira, collera e quanto di peggio dimora nel cuore dell’uomo.

    1. Alessandro

      il fatto è che quello che tu chiami “idolatria” per me è al cuore della “credenza”

      1. Non te la sapresti immaginare la tua religione senza il rito
        tribale della cibatura col corpo del Dio?
        Che cosa ti mancherebbe? Proprio la primitività ancestrale
        di questo rito forse? Se è così credo di riuscire a capirti.

        1. a me personalmente mancherebbe Gesù, che è quello che s’è inventato quel rito.
          Non basta, per dire che voglio continuare ad essere antropoteofago?

        2. Alessandro

          Non è questione di cosa possa immaginare o non immaginare.
          La manducazione del Corpo di Cristo è comandata da Cristo stesso, è componente indefettibile di quella “mia religione” che sta o cade se l’Ostia consacrata è Corpo di Cristo o non lo è.
          Se Cristo ha voluto offrirsi in cibo per la nostra salvezza (“questo è il mio corpo… questo è il mio sangue… per voi”, non sarò certo io a contrariarLo. Il Re è Lui.

          Le teofagie “ancestrali” presentano analogie solo estrinseche con la antropoteofagia cristiana, non servono granché a capirla.

        3. 61Angeloextralarge

          Ho capito! Sei mussulmano! Loro accusano i cristiani di cannibalismo! Sai, in questo caso mi piace essere cannibale…
          Se non avessimo Quel Cibo, come staremmo messi male!

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