2 euro anche noi

di Raffaella Frullone

Ieri mattina ho fatto una cosa per me veramente inconsueta: prendere la metropolitana. Lo so, migliaia di milanesi e pendolari di varia provenienza compiono quest’eroica attività tutti i giorni almeno due volte al giorno ( ragione per cui a loro va la mia più profonda stima e ammirazione), ma per me l’evento è talmente eccezionale che mi sono preparata tipo gita:  tacco sotto gli 8 cm, borsa con la tracolla, monetine in tasca da estrarre per il biglietto. Il percorso casa-fermata della metropolitana è andato liscissimo, due decine del Rosario + telefonata all’amica Jessy e 5 minuti di anticipo sulla tabella di marcia, cosa che mi ha inorgoglito al punto da farmi decidere di comprare il Corriere illudendomi che sarei riuscita a leggerlo seduta su una di quelle seggioline di plastica pasticciate dagli adolescenti con l’Uni posca.

Quando la carrozza della gialla si apre intuisco che non mi sarei seduta da nessuna parte, ma non demordo. Come un’equilibrista mi appoggio alle porte e apro il quotidiano e soddisfatta inizio a sfogliarlo. Naturalmente, vista la disastrosa situazione politico-economica del nostro paese vado subito all’articolo principale dell’edizione, per sapere di che morte dovremo morire. Titolo:  “Sei volte undici, torna in gioco da cabala. Domani (cioè oggi) venerdì, la data palindroma dopo un secolo”.  L’incipit dice tutto: «Come si fa a parlare dell’undici? È un numero primo, tra le cifre simboliche è indicato come «la dozzina del diavolo» e chi la sa lunga sui significati di questa delicata disciplina, dedotta dai pitagorici, assicura che dopo il 10 la sfortuna si accanisce».

Poche righe profetiche, il tempo di arrivare alla fermata stazione centrale, essere travolta da un’orda di pendolari e rinunciare definitivamente a  leggere la cabala, almeno in versione cartacea. Una donna cattolica che minimamente si rispetti a questo punto avrebbe approfittato dell’immobilità forzata da passeggero-sardina per finire il Rosario, ma io ovviamente no, ho estratto faticosamente dalla borsa l’IPhone e sono tornata al Corriere, versione on line e touchando goffamente lo screen sono capitata su: «Basta parlarsi addosso. 10 leggi per cambiare le cose. Il nuovo femminismo». Rita Querzé ci racconta di come “il femminismo degli anni2000” abbia visto la nascita di numerosi blog gestiti dalle donne, spazi virtuali in cui il sesso debole rivendica la sua forza nella sua peculiarità: fare rete.

Pare che facendo rete, solidarizzano e condividendo alcune di queste mamme acrobate, blogger, lavoratrici precarie, femministe instancabili, mamme single e amiche per la pelle, abbiano dato vita a  un’iniziativa: «Due euro per dieci leggi». Si tratta di un’idea che prende spunto dalla pagina di pubblicità acquistata  fa dall’imprenditore Diego Della Valle per chiedere una politica pulita. «Anche noi stiamo raccogliendo quanto serve per comprarci una pagina di pubblicità tutta nostra — spiegano le signore —. Due euro a testa. Lanceremo un appello perché il governo (qualunque governo) vari dieci leggi che riteniamo fondamentali per le donne».

L’elenco delle leggi è consultabile sul sito dell’iniziativa 2eurox10leggi.

  1. Legge per il congedo obbligatorio condiviso. Introduzione del concetto di paternità obbligatoria.
    Perché i lavori di cura e della  famiglia non siano più a carico delle sole donne. E per dare la possibilità ai padri di essere protagonisti di una nuova e più responsabile genitorialità. Una legge su modello svedese che divide in modo equo il carico familiare consentendo alle donne di essere protagoniste anche nel mondo del lavoro al pari degli uomini.
  2. Legge per la maternità universale. Ovvero ogni donna che sceglie di diventare madre, sia essa single, sposata, lavoratrice dipendente o precaria, deve aver diritto al sussidio di maternità.
    Di fronte a un nuovo calo delle nascite, 15 mila in meno in due anni, di fronte a dati inquietanti che c’è ci dicono che a Milano un aborto su tre avviene per povertà, bisogna che la maternità torni ad essere un diritto di tutte per tutte. Troppe donne rimandano o rinunciano a un figlio per questioni economiche o di lavoro, mentre l’invecchiamento della popolazione è un problema reale. Vogliamo un Paese giovane capace di guardare al futuro. E se la maternità è libera scelta, allora nella piena consapevolezza bisogna poter accedere agli aiuti della bioetica e della procreazione medicalmente assistita.
  3. Legge per la realizzazione di una reale democrazia paritaria. Una legge elettorale che preveda la doppia preferenza di genere e una presenza al 50 per cento nelle liste.
    In Italia il 32 per cento dei Comuni non ha nemmeno un assessore donna, solo il 10,9 per cento sono sindaci e nel nostro Parlamento siamo al 21 per cento.
  4. Legge contro le dimissioni in bianco e incentivi per una maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e delle professioni. Obiettivo: la parità dovunque. Nelle qualifiche e nei salari.
    Sprecare il talento delle donne è uno delle ragioni della nostra arretratezza culturale ed economica. Non c’è giorno in cui non ci siano dati a dimostrarlo. E anche nei salari, a parità di qualifica, la differenza si fa sentire con un forte carattere discriminatorio. È il gap retributivo di genere.
  5.  Educazione sessuale e di identità di genere fin dalla scuola primaria su modello di quelle danesi. Istituzione di una Commissione che vigili sull’uso dell’immagine femminile nel mondo dei media.
  6. Una legge quadro contro la violenza sessuale sul modello spagnolo. Si parte dall’educazione fino alla tutela dei e nei centri di accoglienza delle vittime, all’assistenza legale, alla punizione e recupero di chi opera violenza.
    Da uno studio pubblicato da un consiglio di Europa l’Italia risulta essere ancora arretrata sulle leggi sulla violenza di genere. E la violenza sulle donne è ancora di drammatica attualità.
  7. Leggi per pianificare la costruzione di asili nido di piccole dimensioni e diffusi sul territorio, e per i tempi pieni di qualità nelle scuole primaria e secondaria di primo grado.
    Conosciamo già la risposta: non ci sono soldi. Eppure questi soldi si possono trovare inasprendo la lotta contro l’evasione fiscale e prelevando sui grandi patrimoni. La lotta contro l’evasione fiscale può diventare la lotta delle donne.
  8. Legge riforma del sistema fiscale che sostenga e agevoli tutti le tipologie di nuclei familiari con figli o con anziani a carico. Rivedere anche la leggi sulle pensioni di reversiblità che ha danneggiato soprattutto le donne.
  9. Una legge sul futuro. Provvedimenti per dare maggiore autonomia economica ai giovani e alle giovani. Attraverso i giovani si può iniziare una vera battaglia per il merito.
    Perché non si investe sui giovani? Ad esempio in Francia Martine Aubry, ha proposto di dare loro una “allocation d’autonomie”, 400 euro mensili in media a seconda del reddito dei genitori più APL (affitto), per rendere i giovani indipendenti ed aumentare la competitività di chi studia. Chiediamo che si facciano politiche di questo tipo per affrancare i giovani dalla definizione di bamboccione.
  10. Promuovere a tutti i livelli istituzionali, dai Comuni allo Stato Centrale, il Bilancio di Genere, che consente di ripartire in modo equo e più controllato le risorse a disposizione.
    Un Bilancio di Genere è utile non solo per valutare l’impatto delle politiche su uomini e donne, ma consente anche di verificarne la soddisfazione dei bisogni. Si tratta anche di uno strumento che aumenta la trasparenza, poiché grazie ad esso si può analizzare quante risorse sono state impiegate per iniziative a favore delle donne (violenza o discriminazioni) e come sta cambiando la nostra società monitorando il ruolo delle donne.

Ok. Io sono contenta che ci siano donne, nostre sorelle, che si diano da fare per un mondo migliore. Donne che si cercano, si intercettano, si taggano, postano e  bloggano per un ideale condiviso, apprezzo anche la buona intenzione: costruire un mondo migliore in cui ad una donna non sia costretta ad incorrere in un esaurimento nervoso se lavora ed è mamma e possibilmente non venga licenziata o ridotta al ruolo di fotocopiatrice dopo la gravidanza, ma ammetto che le perplessità, rispetto a questo documento, prevalgono.

Non so voi, ma io quando leggo: “Il congedo di paternità per dare la possibilità ai padri di essere protagonisti di una nuova e più responsabile genitorialità” mi chiedo innanzitutto cosa significhi genitorialità responsabile. Esiste quella irresponsabile? E genitorialità ingloba e annulla i concetti di maternità e paternità? Rimango perplessa di fronte a: “Se la maternità è libera scelta, allora nella piena consapevolezza bisogna poter accedere agli aiuti della bioetica e della procreazione medicalmente assistita”.

Non so voi, ma io farei anche a meno  dell’ educazione sessuale e di identità di genere  su modello di quelle danesi,  non per altro, ma se iniziamo a insegnare ai ragazzi che se sono maschi, possono diventare femmine e viceversa, o anche stare per un periodo in transizione potremmo trovarci in difficoltà di fronte al punto 3, quando si chiede “una legge elettorale che preveda la doppia preferenza di genere e una presenza al 50 per cento nelle liste”. Se i generi sono più di due è “democraticamente paritaria” la decisione di dividere al  50%?  Poi c’è la lotta all’evasione fiscale che diventa la una “lotta delle donne” (voglio vederle tutte dall’estetista e dal ginecologo lottare per la ricevuta fiscale) o anche il bamboccione a cui dare 400 euro al mese… ma tutto questo lo lascerei commentare a voi e mi fermerei  su un particolare apparentemente insignificante: la raccolta fondi. Queste donne, a colpi di due euro per volta, vorrebbero raccogliere 25 mila euro per comprare una pagina di giornale e copincollare quello che avete appena letto. 25 mila euro. Per una pagina.

Non so voi, ma io conosco tante donne, famiglie, aziende per le quali 25mila euro in questo momento sarebbero un miracolo.  E penso ad una donna in particolare. L’ho incontrata ieri mattina, è talmente unica che per lei ho preso persino la metropolitana. Si chiama Paola Bonzi, è mamma, è nonna, e ha fatto nascere 9000 bambini. Non è un’ostetrica, Paola, è una donna cui una malattia durante la seconda gravidanza ha tolto la vista, ma che vede oltre lo sguardo e legge oltre le parole. Ogni giorno, da 27 anni, incontra le madri che hanno deciso di abortire il proprio figlio e offre loro un aiuto, e le convince a cambiare idea. «Ma come fa? Cosa dice a queste mamme?», chiedo. «Nulla, non cerco di convincerle, non spiego perché è sbagliato, non parlo, ascolto. Soffro con chi piange, comprendo chi si arrabbia e le accolgo, tutte».  Paola sarebbe d’accordissimo col “Basta parlarsi addosso” del Corriere perché spesso non servono molte parole, basta l’accoglienza, e un aiuto. Concreto.

Da 27 anni  Paola dirige il “Centro di Aiuto alla Vita” della clinica Mangiagalli di Milano. “Dirige” implica trovare i soldi per tenerlo in piedi, e, quando occorre, trovare i soldi per sostenere le donne che rinunciano all’aborto ma sono prove di sostegno economico. Significa non dormire quando non si sa dove trovare questi soldi.

Ecco perché, dovendo scegliere a chi dare 2 euro, li darei a lei, dovendo scegliere un’azione da proporre ai blogger e agli amici di Costanza Miriano, sceglierei lei. Potrebbe essere una risposta al 2eurox10leggi a favore di chi davvero sta dalla parte delle donne. Potrebbe essere una risposta del nostro blog alle femministe della rete, magari non raccoglieremo 25mila euro, ma anche una piccolissima donazione, sono sicura, sarebbe un meraviglioso regalo di Natale.

http://www.spotdream.net/cav/FrameSx/08Contatti.htm

Oggi è un giorno buono, non lo dico io, ma anche il Corriere, sempre nell’articolo sulla cabala “L’11/11/11 potrà essere un giorno felice e favorevole per i progetti se cercheremo di non realizzarli egoisticamente, con quell’1 sterile che si secca da solo”.

E se fosse vero?

197 pensieri su “2 euro anche noi

  1. Sini

    Cara Raffaella,

    certo che esiste la “maternità irresponsabile”.

    Anzi, credo che sia l’unica possibile. Si fanno figli in modo irresponsabile, e si crescono in modo irresponsabile. Cioè per puro amore. Cieco, senza calcolo. La carità paolina, per intenderci. Anche qui: l’unica possibile. Il resto si chiama concupiscenza.

    A quanto mi risulta, invece, non esiste la “maternità responsabile” come l’hanno pensata femministe e burocrati.

    “Maternità responsabile” è un eufemismo per “non-maternità”, cioè sterilizzazioni, aborti forzati, contraccezione come se piovesse.

    1. Alberto Conti

      Si potrebbe quindi parafrasare Chesterton: “Maternità imprudenti! E ditemi: dove mai in cielo o in terra si son viste maternità prudenti? Altrettanto varrebbe discorrere di suicidi prudenti!”

  2. Alberto Conti

    “7.Leggi per pianificare la costruzione di asili nido di piccole dimensioni e diffusi sul territorio,…”

    Perchè allora se una Provincia dell’Emilia Romagna (l’unica di colore differnente ma questo non c’entra) cerca di avviare sul suo territorio, in gran parte montano, il servizio delle tagesmutter sul modello trentino / alto atesino (l’unica “Regione” con un’attenzione alle problematich famigliari) viene ostacolato da ambienti di estrazione molto simile alle signore proponenti (se non da loro stesse perchè deve essere lo Stato)

    1. Alberto Conti

      Aggiungo, mi fa specie che tutte le proposte famigliari delle 10 leggi siano incentrate sui genitori (o meglio madri i padri servono solo a compiere la loro metà di lavoro in casa) e sul loro presunto diritto alla maternità.

      Non si pensa a quali siano gli interventi più adeguati per i bambini, anzi si cerca di smerciarli dopo averli partoriti (nidi diffusi, tempo pieno di qualità …).

      Non so quali siano gli effettivi risultati per chi ci vive (Andreas?), ma mi spiegavano che le politiche famigliari del Trentino Alto Adige partivano dai figli e, a quanto mi dicevano amici sociologi, parrebbe che i risultati siano fra i migliori in Europa (come turista devo dire che l’attenzione alle famiglie con figli si nota); pertanto gli esempi ci sono e probabilmente non serve inventarsi 10 leggi, basta guardarsi intorno.

  3. vale

    toh,la mangiagalli, giusto dove ho fatto le elementari-dai barnabiti di fronte.
    vvabbé. un giorno di questi passo da quelle parti e sgancio qlcosa.

    1. vale

      p.s. così a memoria(-la solita telefonata di mammà al compleanno che ripercorre tutta la vicenda-) mi sa che ci sono anche nato ,alla mangiagalli….

    2. ………….toh,la mangiagalli, giusto dove ho fatto le elementari-dai barnabiti di fronte…………

      una di queste sere ci facciamo una birretta.

      1. vale

        birretta,vinello,camparino….inviterei anche il padre Salvadeo-l’allora rettore-che era pure un paziente di mio babbo-e solo per quello, dopo il record-penso assoluto-di una quarantina di note sul diario-non mi espulsero….

  4. Tutto il programma dell’iniziativa 2eurox10leggi è un calderone di veri problemi e risposte orripilanti. E’ un vero problema il fatto che un aborto su tre sia dovuto alla povertà, così come è un vero problema la conciliazione famigliare (indipendentemente dal fatto che si voglia o si DEBBA lavorare: conosco un sacco di donne che si occuperebbe più che volentieri della famiglia, se lo stipendio del marito lo permettesse). Certamente il fisco italiano non è amico delle famiglie, meno ancora di quelle numerose.
    Onestamente, però, le medicine proposte mi sembrano peggiori dei mali.
    In particolare, quest’orrore di ideologia di genere, che mira a far sentire marginali e superate le famiglie composte di madre, padre e figli, magari con la madre che – orrore! – si dedica ai figli!
    Mi sembra un gesto di infantilismo, come quando i miei figli puntano i piedi e chiedono 10 giochi nel negozio di giocattoli, sembra che queste donne dicano “vogliamo tutto” (figli, famiglia, lavoro, carriera, politica), tutto rigorosamente al 50%. Superiamo la biologia, che importa se la gravidanza e l’allattamento sono attività esclusivamente femminili? In via di superamento!
    E il fatto che gli esseri umani siano stati finora abituati a crescere con un padre e una madre? Superato!
    Noi avremo tutto… i nostri figli? Se ci sbagliamo saranno loro le nostre vittime, ma che importa?

    1. vale

      quando i figli non saranno più delle famiglie, saranno dello stato(con educazione di stato,s’intende)…..
      provate ad indovinare dove si andrà a parare?

    2. “Onestamente, però, le medicine proposte mi sembrano peggiori dei mali.”
      Ma le vostre medicine quali sarebbero? se sono problemi reali cosa viene proposto da voi ? almeno queste donne i veri problemi li pongono. Un bel rosario ed un cero alla madonna e risolviamo i problemi delle donne?

  5. Ma è coerente scrivere un libro e dar vita a un blog dove si predica mamma a casa
    non lavorante e invece la titolare di questo blog e tante altre donne che partecipano quasi tutte lavorano anche tanto (Giuliana a parte, per scelta, e altre disoccupate per forza)?

    1. Hai ragione Alvise, certe volte le cose stridono: ma c’è una differenza tra chi ritiene che il suo compito principale sia quello di moglie e mamma e talora, proprio per ottemperare a questo ruolo, ha il compito anche di contribuire al bilancio famigliare e chi crede che il suo ruolo principale sia di far carriera sul lavoro e in politica, organizzandosi in modo che i figli non interferiscano con queste ambizioni.
      Secondo me la differenza più grande la percepiscono i figli stessi.

    2. io predico mamma al lavoro 🙂
      Conosco tante mamme a tempo pieno che farebbero bene a cercarsi un lavoro, e non solo per contribuire al bilancio familiare.
      Provocazioni a parte, credo che la cosa importante non sia lavorare o meno. Scrivevo qualche giorno fa ad un’amica che ha scelto di rinunciare al lavoro per dedicarsi alla famiglia “Io sono convinta che la cosa più importante di tutte in un rapporto di coppia sia il dono sincero e reale di sè. Quando il lavoro diventa affermazione di sè e non dono allora snatura la vocazione della donna. Quando la scelta di stare in casa diventa annullamento di sè, spossessamento di sè, e non dono, succede lo stesso”

      1. Ele86

        Consiglia alle tue amiche di leggere il libro di Osvaldo Poli “Mamme che amano troppo”. Garantisco sulla qualità e umorismo.

  6. Che siano mie sorelle, “quelle lì”, ho i miei dubbi… forse “sorelle” tra i figli delle tenebre… ma non mie.

    Paola, lei sì, che potrebbe essere mia sorella!!!
    Costanza, lei sì, che lo è.
    Tutte le donne pie, loro sì, che lo sono!

    1. paulbratter

      dal Vangelo secondo noantri:
      “ama il prossimo tuo come te stesso, ma solo se ti è affine, ti sta simpatico e la pensa come te.”

        1. chi siamo noi per giudicare, Salvatore?
          Carità prima di tutto, verso tutti. Tutti siamo chiamati ad essere figli. Solo al giudizio universale vedremo il grano separato dalla zizzania.

          1. veramente siamo apertamente abilitati a giudicare le azioni … anzi se non lo facessimo potremmo tranquillamente esser figli delle tenebre.

            Mio fratello non è chi predica l’aborto o n altre mila sue verità.
            Se si converte e chiede perdono a Dio e questo gli perdona le sue malefatte chi sono io per giudicarlo ancora figlio delle tenebre, nessuno… allora si… lì mi fermo!!!

            Ma se uno è pro-aborto etc etc etc, giudico le sue azioni per quello che sono: azioni di satana
            Ergo lui è un seguace di satana e fa la volontà del padre suo che è all’inferno

            1. paulbratter

              Salvatore mi dispiace, siamo spesso in disaccordo non vorrei sembrasse una cosa personale, ma trovo terribile quello che hai scritto:
              intanto smentisci Gesù che ci assicura essere TUTTI figli di Dio (che siano mie sorelle ho i miei dubbi) e poi tu non ti limiti a giudicare quello che scrivono “quelle lì” o le loro azioni ma giudichi e condanni proprio loro stesse “sorelle tra i figli di satana” già per te condannate e dannate, sostituendoti all’Unico che può giudicare.
              Ti ricordo che il peccato che ci è costato il paradiso terrestre è proprio quello di superbia, credersi Dio.

              PS scusa dove avresti letto che è tuo fratello solo chi si converte? dove hai letto che ci sono uomini figli di satana e non di Dio?

            2. Alessandro

              Salvatore, ti invito fraternamente a riflettere su Mt 5, 43ss:

              “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?”

              Siamo tutti figli del medesimo Padre: figli chi più chi meno degenere, indocile, riottoso (e ciascuno di noi talora obbediente talora indocile, riottoso, ribelle, addirittura degenere). La figliolanza piena la attuano i santi, configurandosi compiutamente a Cristo, il Figlio unigenito per mezzo del quale ogni cosa è stata stabilita e creata e riscattata, il Prediletto nel quale il Padre ha posto il Suo compiacimento, la Primizia che invera tutta la creazione

            3. Angela

              Non è il PECCATORE che va allontanato, anzi! E’ la sua situazione di peccato che dobbiamo allontanare, cercando per primi di NON CADERCI, in quanto non perfetti, non santi ma umani. IL GIUSTO PECCA 7 VOLTE AL GIORNO e il nr. 7 indica la totalità, la pienezza, quidi INFINITE VOLTE AL GIORNO. La domanda che mi pongo spesso è: “E io che non sono giusta?”. Se dividessi (io e non Dio, anzi, mi correggo: non sarà Dio a giudicarci ma la SUA PAROLA non vissuta, non ascoltata, etc.) in pii e non pii, sarei il fariseo al Tempio invece di essere il pubblicano. La santità non è essere perfetti ma combattere le proprie inevitabili imperfezioni.

            4. Alessandro

              Si pensi al padre misericordioso e al figliol prodigo. Forse che per un solo momento quel padre smise di considerare figlio suo quello che se n’era andato? No, seguitò incessantemente ad amarlo come figlio e sempre più ardentemente andava attendendone il ritorno.
              Più la pecora si smarrisce più alacremente il pastore si impegna per ritrovarla e più intensamente ne desidera il ritorno.

            5. paulbratter

              “sorelle” tra i figli delle tenebre… ma non mie.
              —————-
              ..né lo è chi non ama il suo fratello. (Gv)

            6. Alessandro, non metto in dubbio il ruolo del Padre…
              e, ripeto (ma con questo finisco), io valuto le azioni della persona…

              se quella persona fa del male (ma stiamo parlando di male non del fatto che siamo tutti peccatori… quello è ovvio!) quanto è mia sorella, fratello etc…

              Gesù chiamava i farisei “razza di vipere” …

        2. Angela

          Mai sentito dire che la GIUSTIZIA di Dio non è come la concepiamo noi? E’ MISERICORDIA!!!!!

          1. Miriam

            La giustizia di Dio resta Giustizia e non è mai separata dalla Misericordia… non è la stessa cosa!
            Questo significa solo che è Lui che ci fa giusti, ché da soli non lo siamo, se lo accogliamo e riusciamo ad agire secondo la sua volontà e il suo Disegno di bene per noi e per tutti coloro che Lo accolgono…

            1. Miriam

              Preciso: il Disegno di Bene è per TUTTI e va fatto conoscere a tutti.
              Si realizza già da qui per coloro che accolgono il Signore e, solo in Lui con Lui e per Lui riescono a starci dentro!

            2. Angela

              Intendevo dire, anzi riportare un insegnamento rcevuto da un santo sacerdote: noi abbiamo un concetto di giustizia che è lontano mille miglia dal concetto che ha Dio. Questo, proprio perché Dio vede le persone e le situazioni con un occhio misericordioso ma soprattutto nella pienezza della verità. Tra l’altro, se mi ricordo bene, il termine che è stato tradotto in italiano con “giusto”, nella lingua originaria aveva un significato più ampio.

      1. Adriano

        Paulbratter:
        dal Vangelo secondo noantri:
        “ama il prossimo tuo come te stesso, ma solo se ti è affine, ti sta simpatico e la pensa come te.”

        E se non la pensa come te definiscilo troll. 😉

    2. Sybille

      ecco il cherry-picking! scusa, ma non dovrebbe essere Dio a superare i giusti dai pravi? Chi sono i figli delle tenebre?

    3. Angela

      Capisco il tuo commento dettato dallo zelo, ma non lo condivido: l’essere fratelli e sorelle non può essere dato solo dall’essere pii! Allora, Madre Teresa avrebbe dovuto allontanare i lebbrosi perché non professavano la stessa fede e non erano “pii” ?

      1. Non intendo questo… non capisco perchè molti l’hanno con lo zelo… per fortuna che Paolo dice d’esser zelanti… 😀

        Cmq… non intendevo questo.

        Allora facciamo così, non lo dice Salvo, lo dice il vangelo, lo stesso vangelo che cita Alessandro posso citarlo altre 3000 volte dove si viene messa attenzione ad altri aspetti…

        vediamo se vero!?

        Mt 12:
        49 Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; 50 perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

        Come devo giudicare le azioni di un abortista, un guerrafondaio, un idolatro, un fedìgrafo?

        1. paulbratter

          come quelle di un fratello che vive nelle tenebre, ma non puoi definirlo figlio delle tenebre

            1. paulbratter

              paul DIMENTICAVO… amare non significa non chiamare le azioni e le persone con il loro nome…

              e questo che c’entra??????

              comunque fa come ti pare non ce la faccio a discutere con uno che parla come un telepredicatore dello Utah.
              Che il cielo ti assista.

        2. Alessandro

          Salvatore, nel passo che citi “questi è per me fratello, sorella e madre” (ossia: “chiunque fa la volontà del Padre mio”) significa “questi opera in modo a me gradito (perché a me è gradito che si faccia la volontà del Padre mio)” (ossia: “questi a me è particolarmente caro così come agli uomini è particolarmente caro un parente stretto”). Il passo non esclude quindi che ci siano figli di Dio, fratelli tra di loro, che però peccano, ossia operano in modo non gradito a Cristo (perché difforme dalla volontà del Padre).

          Per quanto riguarda
          1 Giovanni 3,10: “Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello”.
          occorre considerare almeno questo: che in Giovanni il “figlio di Dio” è colui che fa la volontà di Dio, il che non toglie che esista una universale figliolanza rispetto a Dio. Quando Giovanni parla di “figli di Dio”, pur non negando che ogni uomo origini da Dio e quindi ne sia figlio, a Giovanni preme rimarcare il tratto distintivo dell’obbedienza a Dio.
          A comprova: nel “prologo” di Giovanni è evidente che tutta la creazione è fatta discendere da Dio, e quindi che ogni uomo è figlio di Dio, ma al v. 12 Gv dice che “A quanti però l’hanno accolto [il Verbo], ha dato potere di diventare figli di Dio”, cioè “ha dato il potere di perseverare nella volontà del Padre e di esserne pienamente figli, di liberarsi dal peccato”: sicché parrebbe che “figlio di Dio” sia solo chi non pecca, chi fa la volontà del padre.
          In realtà queste oscillazioni lessicali e semantiche non devono far perdere di vista l’impostazione di fondo: tutti si è peccatori, tutti si è fratelli in Cristo, e ciò non toglie che il peccato sia peccato, che vada riconosciuto come tale, e che possa condurre a dannazione. Il dovere della correzione fraterna va esercitato secondo il metodo “pagliuzza-trave” ma non può essere omesso, disatteso per una sorta di buonismo che finisce per colludere con il peccato stesso, e per lasciare il peccatore immerso nel peccato, il malato nella malattia.

        3. Angela

          1. “non capisco perchè molti l’hanno con lo zelo… per fortuna che Paolo dice d’esser zelanti… “: non ti sto giudicando, ma mi dai l’impressione di essere un po’ sopra le righe in quanto a zelo. In tutte le cose ci vuole la giusta misura. Ad esempio, giorni fa hai risposto ad un commento di Alvise su Medjugorje (non difendo assolutamente quel commento!): io, medjugorjana, ho avuto la sensazione che tu esagerassi un po’ nel difenderla, come a partito preso. A Medjugorje c’è tanto bene, ma anche tanto male: fanatismo, esltazione, sette mascherate (alcune purtroppo in buona fede) da associazioni di preghiera. Se alcuni sacerdoti e vescovi non vedono di buon occhio i medjugorjani, non hanno poi tutti sti torti!
          2. «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre»: perfetto! E’ Gesù che parla! Ma non ho ancora letto accanto a questo versetto: “Gli altri non lo sono!”, soprattutto con tono di condanna. Gesù in quel momento sta insegnando ed il messaggio che vuol far passare è quello che è necessario FARE INNANZI TUTTO LA SUA VOLONTA’. Altrimenti non avrebbe anche detto di GUARDARE LA TRAVE CHE E’ NEL NOSTRO OCCHIO E NON LA PAGLIUZZA CHE E’ NELL’OCCHI DEGLI ALTRI.
          I versetti della Parola di Dio non possono essere interpretati alla lettera e singolarmente: si rischia di capire i fischi per i fiaschi. Il messaggio della Parola di Dio è molto più ampio: invece a volte alcuni versetti, se presi alla lettera e singolarmente, possono addirittura contraddirsi l’uno con l’altro.

            1. Angela

              “Angela non giudico nessuno… giudico il peccato non il peccatore”: ripeto che nemmeno io sto giudicando, né te né altri! Ho tanti di quei peccati da cercare di togliere che non ho tempo per farlo. Ma il bello di questo blog è parlare, comunicare e crescere insieme, quindi dirci le cose che pensiamo o capiamo dal commento lasciato. E’ poco che sono con voi, ma sto imparando tantissimo! Un abbraccio virtuale ma sincero!

          1. I vescovi che non vedono di buon occhio Medjugorje è perchè non hanno capito Medjgorje non per la devozione o, l’eventuale, male che potrebbe girare… Per favore Angela 😀

            1. Angela

              “I vescovi che non vedono di buon occhio Medjugorje è perchè non hanno capito Medjgorje non per la devozione o, l’eventuale, male che potrebbe girare… Per favore Angela “: mi dispiace ma non te la passo buona. Non ho scritto “i vescovi” ma “alcuni vescovi”. Non ho scritto Medjugorje ma ” i medjugorjani”, che è molto diverso. Se poi qualche vescovo non vede di buon occhio Medjugorje, non è un mio problema: arriverà anche per loro il momento di ricredersi. Nemmeno io ci credevo! Prego per loro! Ma ti garantisco che ne ho visti molti a Medjugorje, soprattutto durante il Festival dei giovani.

            2. Hai ragione non ho letto bene!!!

              Però non toccarmi Medj o azzanno… semplice 😉

              Cmq l’azzanno che ho fatto ad Alvise, e lo farei a chiunque, secondo me era corretto:

              “non si può giudicare Medjugorje se non ci sei almeno andato”

              Neanche se leggi 100000 libri puoi giudicare Medj!!!

              Ed Alvise l’ha giudicata e anche in maniera moooooooooooooolto ardita!!!

              E mi ha infastidito molto… lo ammetto… in un momento di barcollamento ho risposto in maniera dura.

              Ma che volete farci, mica so santo 🙂

  7. Ma i cattolici per la famiglia cosa propongono? per i problemi delle donne cosa propongono? e’ facile parlare di famiglia quando in realtà le famiglie non sono aiutate da nessuno

    1. admin

      @GiulioL:
      ti ho già detto che qui non parliamo di Silvio Berlusconi, non vogliamo che questo blog si trasformi in un pollaio, di quelli ce ne sono già tanti in televisione e se cerchi bene anche sul web. La prima parte della tua domanda è legittima la seconda verrà cancellata.
      la prossima volta sarai bannato.

      1. nonpuoiessereserio

        e poi quello ormai è passato sembrerebbe, chissà ora come riempiranno gli spazi sui blog, sui giornali, su fb ora che il tizio non c’è più. Si comporteranno come schegge impazzite e invaderanno altri blog, preparati admin agli straordinari…

    2. non esistono proposte “cattoliche”… condividiamo i valori, ma i modi pratici in cui questi valori possono essere garantiti o difesi sono molteplici.
      Per esempio in questo blog abbiamo discusso già altre volte sulle misure a sostegno delle famiglie e spesso ci siamo trovati divisi anche tra cattolici. Mi viene in mente il congedo parentale per i padri, su cui alcuni erano contrari ed altri a favore.

  8. Sybille

    Indipendentemente dalle iniziative da supportare in vista delle prossime festività natalizie, penso che devolvere quanto spenderemmo in regali nelle cosiddette opere di bene sia la via percorribile e mi aspetterei che, anzi più agevolmente di me, così la pensino i credenti.
    Qualcuno allora mi spiega perché le più grandi resistenze che trovo da questo punto di vista sono proprio gli amici cattolici? Io è anni che ci provo, anche con le brutte (cioè presentandomi, come preannunciato, senza regali), ma senza risultato e tornando a casa carica come un somaro di cose (per lo più inutili) e di un certo imbarazzo ma senza animo grato. Consigli?

    1. In casa nostra ci regoliamo così: ai bambini, regali da bambini.
      Agli adulti, noi compriamo invariabilmente dei prodotti del nostro monastero del cuore (piccolo stacco pubblicitario: http://www.barroux.org/index.php?/fr/informations-boutique/accueil-boutique.html), cercando di unire il sostegno a una realtà di grande valore spirituale con i gusti dei riceventi (libri, olio, dolci, profumi, saponi…) e con una certa utilità del dono.
      Non so se i riceventi siano sempre entusiasti, ma di certo comprendono lo spirito delle nostre scelte.
      Il punto è mantenere un certo equilibrio tra la festa (che, per essere festa, non deve essere eccessivamente “quaresimale”) e il suo significato ultimo, che non è certo materiale.

      1. Sybille

        ma infatti, deve essere una festa. Io non mi oppongo certo ai festeggiamenti. E’ che quando mi trovo davanti cose che, oltre che inutili, non sono neppure funzionali a sostenere iniziative varie mi cadono le braccia

    2. elisonda

      Certo che bisogna stare attenti a non dimenticare il vero senso del Natale e fare dei doni alle opere di bene é sicuramente un buon modo di esercitare la carità crisitiana.
      Peró io trovo che farsi regali a Natale sia una cosa bella. Non essenziale, ma bella se lo scambio dei regali sta per festeggiare e comunicare la gioia della nascita dell’Emmanuele. E invece il discorso no regali piuttosto facciamo donazioni mi sa un po’ troppo di buonismo e di pubblicità del panettone…

      1. Sybille

        appunto, considera che io non sento il bisogno di festeggiare e comunicare che senti tu, tantomeno tramite lo scambio di cose che non ci renderanno più felici. Ho avuto il grandissimo privilegio di girare per il mondo, e accanto a cose mirabili ho visto troppi orrori, troppa povertà, troppa disperazione che altro che panettone.

  9. nonpuoiessereserio

    Io trovo che ognuno debba fare quello che gli pare, non facciamo i moralisti o i politically correct con gli altri, non sappia la tua mano destra quello che fa la sinistra. Certo, è ovvio che le rinunce fanno bene ma anche i regali fanno bene. Non mi piacerebbe pensare che i Re Magi fossero andati alla grotta con una lettera di sottoscrizione a favore dei terremotati della Mesopotamia.

  10. Salvatore, detto molto più terra-terra, quando nei primi tempi dalla mia conversione andavo in giro con la spada infuocata urlando “razza di peccatori” (o qualcosa di simile), mio marito mi disse semplicemente: noi vogliamo che si salvino tutti, non solo quelli che ci sono simpatici, vero?
    Nessuno si converte, se prima non si sente amato: è difficile amare l’uomo e odiare il pacato, ma è quello che Cristo ci chiede.
    Quando si parla di carità nella verità non dobbiamo dimenticare che esiste anche la verità nella carità, sono anzi le due facce della stessa medaglia.
    Non dobbiamo mancare di verità né di carità. Solo così facciamo il nostro dovere di cristiani.
    Il giudizio, OVVIAMENTE, rimane invece nelle mani di Dio, ma non credi che dovremo rendere conto anche di ogni persona che abbiamo allontanato, invece di convertirla?

    1. Scusami d. – perfectioconversationis (che nome lungo) è carità o non è carità dire se un comportamento è sbagliato o no?

      Ma quando Gesù disse a Pietro: Ma egli, voltatosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: «Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

      E poi sta storia del giudizio ribaditta N mila volta (che inizia anche un pò ad infastidirmi); non giudico la persona ma le azioni; ho anche scritto di conversione.

      Azione che può risalire a satana = persona nelle fauci del maligno
      Azione che risale a Cristo = persona nel soffio dello Spirito Santo.

      Ho scritto di anatemi?
      “LORO sono peccatori non si convertiranno mai; mandateli al rogo”??

      Non mi sembra; ho scritto che non mi sono frattelli/sorelle (nella fase attuale della storia) perchè non fanno le azioni di coLui che per me è mio Padre.

  11. Salvatore, i peccati vanno chiamati coi loro nomi, questo è vero. Ma tu non puoi sapere, mai, se la persona che sta commettendo un peccato sia effettivamente un peccatore. Tu non potrai mai sapere perchè solo Dio legge nei cuori. Quindi per te tutti possono essere potenzialmente fratelli, così come tutti possono essere potenzialmente figli delle tenebre.

    1. nonpuoiessereserio

      Fefral d’accordo però non dobbiamo arrampicarci sugli specchi. Il peccatore è colui che commette il peccato. Che non stia a noi giudicarlo dal punto di vista dell condanna assolutamente questo si. Immagino che tu sia d’accordo, è solo questione di arzigogoli.

    2. e sono N volte che lo scrivo… non giudico la persona ma le sue azioni… se le azioni non vengo da Dio quella persona non fa il volere di Dio, ovvero… etc etc

      amare tutti perchè creature di Dio.
      Sperare/Pregare che tutti si convertano.
      Che sono tutti potenzialmente miei fratelli.
      etc etc

      nessuno lo mette in dubbio ma posso chiamare le loro cose con il loro nome e cognome?

      Ma come Gesù stesso dice che tra i suoi c’era uno che aveva satana dentro il proprio cuore.

      Ma qual’è il pensiero che vige che si indicano certi comportamenti come scorretti per goderci?

  12. Sybille

    @Paul Bratter

    Gran commenti oggi, il riferimento al predicatore dello Utah mi ha fatto morire..anche perché li ho visti e devo dire che non mi sembrano messi poi tanto bene!

  13. Roberto

    Chi commette peccato è peccatore e avvisare il proprio fratello (in umanità, che è diverso dal fratello nella Fede) che rischia l’eterna condanna è opera di Carità – il linguaggio specifico da adoperare potrà cambiare dal caso e dalla circistanza, ma non è accettabile rifugiarsi nella mera condanna astratta dal peccato senza voler mai entrare nello specifico di ciò che fa il peccatore e di cosa può aspettarlo. Quando si vede qualcuno che gioca alla roulette russa e si ha almeno la possibilità di disarmarlo, è bene farlo piuttosto che dirsi “bhe, ma tanto magari stavolta il colpo non è in canna”.
    Ricordo che tra le opere della Misericordia Spirituale c’è “Ammonire il peccatore” Attenzione: non “ammonire il peccato, prescindendo rigorosamente dal peccatore”.
    Perché a volte quel di cui si ha più bisogno è sentirsi amati, e altre di essere severamente ammoniti. Voler usare sempre e solo un registro sono entrambe due tentazioni eretiche (da Lutero o da Pelagio 😀 ).

    Per esempio, come dovrei giudicare tali espressioni?

    Siamo noi obbligati a credere tutte le verità che la Chiesa c’insegna?

    Si, noi siamo obbligati a credere tutte le verità che la Chiesa c’insegna, e Gesù Cristo dichiara che chi non crede è già condannato.

    La Chiesa cattolica è dunque infallibile?
    Si, la Chiesa cattolica è infallibile, epperò quelli che rifiutano le sue definizioni perdono la fede e diventano eretici.

    Siamo noi obbligati ad ascoltare la Chiesa docente?
    Si, senza dubbio, siamo tutti obbligati ad ascoltare la Chiesa docente sotto pena di eterna condanna, perché Gesù Cristo disse ai Pastori della Chiesa, nella persona degli Apostoli: «Chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi disprezza me».

    Aggiungo a titolo personale che le “pedate nel sedere” a me hanno fatto tanto bene. Certo! Se avessi ricevuto SOLO quelle, male. Ma se non le avessi mai prese, che disastro! In ogni cosa, Carità. Sembra più facile usare sempre e solo una Carità “buonista”… ma se essa è ispirata dal desiderio di apparire buoni piuttosto che fare il bene del prossimo, allora…

    1. grazie Roberto, ciò non toglie che pregherò per capire se veramente uso solamente il bastone… ma le persone che mi conoscono (non solo tramite internet) dicono l’esatto contrario… però ci pregherò su lo stesso.

    2. Matteo 18, 15-17

      Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;

      se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.

      Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.

    3. No, nessuna carità buonista. Ma la carità viene prima. Non possiamo dire “correggere il peccatore vuol dire amarlo” perchè amare è prima di tutto dare la vita per i propri amici.
      Solo se amiamo siamo legittimati a correggere per amore. Siamo anzi tenuti a correggerlo. Questo intendevo dire. La carità non fa sconti, ma ci deve essere.
      Perchè posso dare una sculacciata a mio figlio se fa qualcosa di pericoloso? Perchè lo amo. Perchè è mio figlio. Perchè gli ho dato la vita. Prima viene l’amore poi la sculacciata

  14. mi è capitato per le mani, non l’ho cercato… questo è il mio pensiero:

    Occorre più che mai il coraggio di guardare in faccia alla verità e di chiamare le cose con il loro nome, senza cedere a compromessi di comodo o alla tentazione di autoinganno. A tale proposito risuona categorico il rimprovero del Profeta: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre». Giovanni Paolo II, enciclica Evangelium vitae

      1. Vahe Lazaryan

        Una volta gli uomini creavano degli dei antropomorfi secondo il loro piacere: degli dei potenti, viziosi e giudici portati solo a condannare!
        Adesso gli uomini creano un dio antropomorfo secondo il loro piacere: molle, senza faccia, tutto zucchero, portato solo a perdonare!
        Né i primi, né il secondo è il Dio, Padre di Gesù Cristo e di coloro — solo di coloro — che sono innestati a Gesù Cristo, sono adottati tramite il Battesimo! Noi non siamo figli naturali, siamo adottati, SOLO se innestati all’unico Figlio!
        Beati i tempi quando nella Chiesa esisteva ancora il termine anatema! Il bianco era bianco e il nero era nero! Adesso tutto è misericordia e tutto è grigio!

        1. concordo… tant’è che nella chiesa “anatema” veniva dichiarato quando per N volte si tentava di recuperare il fratello e questo non ne voleva sapere; quindi veniva allontanato

          Prima che qualcun’altro mi dia del folle, è sempre scritto nel vangelo.

          Ora, non sto dicendo che bisogna allontanare tutti (sembra sia stato avviato un concorso “leggi quello che Salvo non scrive” 😀 ), ma se vengono richiamati (nella carità, trattandoli come se fossi io stesso… e tutte le carezze che volete fargli) e non cambiano allora (cit. sempre il vangelo) che siano lasciati a satana…

          se sono lasciati a satana, sono figli del Padre???

          Ora non so quelle persone perchè fanno certe cose, ma c’è la ‘coscienza’, che è la vocina di Dio che dice cos’è giusto o no anche ai non credenti.

          Quindi se fanno del male lo fanno sapendo che stanno disobidendo e, a seconda del grado di disobedienza, sono più o meno seguaci dell’altro.

          er cornutazzo direbbero a roma (credo)

          1. Vahe Lazaryan

            Matteo 18, 15-17

            Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello;

            se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.

            Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un PAGANO e un PUBBLICANO.

            1. Perfetto: chi di noi ha già fatto le prime due cose? Tu Salvatore hai ammonito qualcuna di quelle persone che chiami figli delle tenebre? Vahe, forse l’hai fatto tu? Io non l’ho fatto. Per questo non posso considerarli pagani o pubblicani. Posso solo condannare le loro colpe, chiamare il male per nome. Ma non posso assolutamentepermettermi di chiamare nessuno figlio delle tenebre. Solo Dio può farlo. Solo Lui sa

            2. Alessandro

              Questo passo di Matteo sulla correzione fraterna è così commentato da Benedetto XVI:

              “L’apostolo Paolo afferma che tutta la Legge di Dio trova la sua pienezza nell’amore, così che, nei nostri rapporti con gli altri, i dieci comandamenti e ogni altro precetto si riassumono in questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (cfr Rm 13,8-10).

              Il testo del Vangelo, tratto dal capitolo 18° di Matteo, dedicato alla vita della comunità cristiana, ci dice che l’amore fraterno comporta anche un senso di responsabilità reciproca, per cui, se il mio fratello commette una colpa contro di me, io devo usare carità verso di lui e, prima di tutto, parlargli personalmente, facendogli presente che ciò che ha detto o fatto non è buono. Questo modo di agire si chiama correzione fraterna: essa non è una reazione all’offesa subita, ma è mossa dall’amore per il fratello. Commenta Sant’Agostino: “Colui che ti ha offeso, offendendoti, ha inferto a se stesso una grave ferita, e tu non ti curi della ferita di un tuo fratello? … Tu devi dimenticare l’offesa che hai ricevuto, non la ferita di un tuo fratello” (Discorsi 82, 7).

              E se il fratello non mi ascolta? Gesù nel Vangelo odierno indica una gradualità: prima tornare a parlargli con altre due o tre persone, per aiutarlo meglio a rendersi conto di quello che ha fatto; se, malgrado questo, egli respinge ancora l’osservazione, bisogna dirlo alla comunità; e se non ascolta neppure la comunità, occorre fargli percepire il distacco che lui stesso ha provocato, separandosi dalla comunione della Chiesa. Tutto questo indica che c’è una corresponsabilità nel cammino della vita cristiana: ciascuno, consapevole dei propri limiti e difetti, è chiamato ad accogliere la correzione fraterna e ad aiutare gli altri con questo particolare servizio”

              (Benedetto XVI, Angelus, 4 settembre 2011)

            3. Alessandro

              Si tenga presente inoltre che certo i pubblicano è un peccatore, ma i vangeli stessi ci parlano di formidabili conversioni di pubblicani 🙂

            4. Alessandro: ovviamente concordo con il papa…

              Per me questa correzione l’hanno avuta dall’amonizione, costante, della chiesa, dal papa e dai vescovi con lui concordi.

              e non credo che quì qualcuno metta in dubbio di ex pagani divenuti fari (San Paolo) e viceversa…

            5. fefral: non so com’eri qualche anno fa 😀

              ma, sinceramente, sono ormai 3 anni che mi tengo stresso questo fervore e riesco a tenerlo vivo solamente grazie a Dio che mi aiuta tramite pellegrinaggi e ritiri spirituali…

              non sei la prima, non sarai l’ultima, che mi dirà che sembro un estremista cattolico…

              ma se questo significa esser Fervorosi, ben venga…

            6. Alessandro

              Salvatore, quello che ho scritto non era in polemica con te, ho solo proposto un commento autorevolissimo al testo matteano sulla “correzione fraterna”

            7. qualche anno fa avevo preso meno botte dalla vita, ero più giovane, molto più fervente, molto più convinta, molto più “apostolica”…. e amavo di meno 🙂

              1. oso sperare che prendendo più botte non si diventi meno ferventi, meno convinti e soprattutto meno “apostolici”, o Paolo direbbe il falso:

                «Mi vergogno di dover dire che non sono abbastanza duro da fare altrettanto. Comunque, di qualsiasi cosa si possano vantare (badate parlo ancora come un pazzo), io posso fare altrettanto. Essi sono Ebrei? Ebbene, anch’io sono Ebreo. Sono Israeliti? Anch’io! Discendenti d’Abramo? Anch’io! Sono servi di Cristo? (parlo sempre da pazzo) Ebbene, io lo servo più di loro; io, che ho sopportato fatiche ben più grandi delle loro, che sono stato in prigione tante volte più di loro, che sono stato picchiato più di loro, che così spesso sono stato in pericolo di morte! Per ben cinque volte sono stato punito dai Giudei con i trentanove colpi di frusta. Tre volte sono stato bastonato, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio e una volta sono rimasto un giorno e una notte in balìa delle onde. Tante volte ho viaggiato per chilometri e chilometri, minacciato da fiumi in piena e da briganti, da Giudei, mia stessa gente, e da pagani. Ho affrontato pericoli in città, nei deserti e sul mare, minacce da parte di uomini che dicevano di essere fratelli in Cristo e non lo erano. Le fatiche e le pene che ho sopportato! Ho sperimentato notti insonni, la fame, la sete, frequenti digiuni e il freddo, senza avere vestiti sufficienti per coprirmi. Come se cio non bastasse, sono assillato ogni giorno dalle preoccupazioni che vengono da tutte le chiese. Chi è debole senza che anch’io non mi senta indebolito? Chi è scandalizzato senza che io ne soffra? Se proprio devo vantarmi, andrò fiero piuttosto delle cose che dimostrano la mia debolezza!» (2Cor 11).

                Le botte t’avranno forse insegnato ad amare di più il Cristo, che già da prima ti faceva essere fervente e “apostolica”, facendo sì che tu lo sia più profondamente convinta.

            8. hai ragione Cyra’, avrei dovuto virgolettare anche “fervente” e “convinta” per far capire che non di virtù si trattava, né di apostolato vero, ma di una brutta copia in cui è facile cadere quando, appena si intravede un po’ di verità senza rendersi conto di quanta ancora ce ne manca da scoprire ci si sente investiti della missione di diffonderla a qualunque costo. E a qualunque costo a volte, purtroppo, vuol dire anche a scapito della carità, del perdono e della misericordia.
              Avrei dovuto virgolettare e spiegare meglio quello che intendevo.
              Le botte nella vita mi hanno aiutata (un pochino, sempre troppo poco) a capire quanto poco posso fare io e quanto grande invece è l’azione di Dio. E nello stesso tempo a capire che quel poco, se è il mio tutto, è quello che Dio mi chiede. Le stesse botte mi hanno lasciato intravedere la strada dell’umiltà. Intravedere perchè l’umilità è forse la più difficile delle virtù da vivere. Umilità che altro non è che verità su se stessi e su Dio: consapevolezza di chi sono io e di chi è Lui. E quando cominciamo anche solo un po’ ad averne un’idea allora amare viene quasi naturale.
              E a quel punto l’apostolato non è più qualcosa che si fa ma la luce di ciò che si è. Apostolato nel senso di essere come gli apostoli, amici di Cristo e amici in Cristo. E le convinzioni sono solo quelle che provengono da Lui, e non tutta quella pletora di certezze in cui a volte noi ci rifugiamo per paura di ciò che non conosciamo.
              Grazie per la correzione che mi ha dato l’occasione di chiarire (forse non è chiaro neanche adesso ma ci ho provato)

            9. fefral a me invece hai confuso :-\

              Anzitutto, non perchè scrivo in una maniera è detto che io mi comporti come tu stai pensando; anzi, probabilmente, stai pensando a certi comportamenti dettati dal fatto che rivedi te.

              Secondo d’accordo con la tua visione di apostolato uguale stile di vita.

              Sono meno d’accordo sulla carità… almeno per come la scrivi.

    1. Angela

      “mi è capitato per le mani, non l’ho cercato… questo è il mio pensiero…..”:
      Mi piace! Mi colpisce la parola AUTOINGANNO: è molto facile caderci, purtroppo.
      Tornando, invece all’ammonizione fraterna: ho imparato, prima di tutto sulla mia pelle, che va fatta con amore, nel tempo e nell’occasione giusta. Ma soprattutto ho imparato che se ammonisco il fratello quando dentro di me c’è un sentimento di giudizio o addirittura rabbia, faccio più danni di un tornado.
      Questo lo collego anche all’evangelizzare i fratelli “lontani” o come dice la Madonna a Medjugorje “che non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio”: a volte sembriamo venditori porta a porta di saponette puzzolenti! Salvo poi sentirci dire qualche parolaccia o qualche bestemmia! Il Signore stesso dice: “SE VUOI…”, quindi nemmeno noi dobbiamo imporre agli altri la nostra fede.

  15. Io non credo, ASSOLUTAMENTE, che i cristiani abbiano(tra gli altri) il compito di evangelizzare le genti. Si potrebbe prendere in mano il vangelo e vedere che queste parole sulla evangelizzazione sono rivolte esplicitamente solo agli apostoli o a San Paolo, e mai (almeno a quanto risulta a me)ai comuni fedeli semplici. A questi va il compito di servire da esempio con il loro modo di vita, con le loro “opere” il loro amore per il prossimo.E questo mi .sembra già una grande impresa (prova ne sia, come ho cercato di suggerire più volte) che il nostro, anche mio, ma io non sono cristiano, modo di vivere al mondo è LO STESSO che quello di tutti gli altri, di media.
    Ragione per cui non vogliatevi sobbarcare anche l’opera di conversione. Prima c’è da fare tanta strada. Hai voglia Medjugorie, e patacche consimili (su cui anche la chiesa è “prudente”, more solito).

    1. Concordo con Alvise… l’evangelizzare “vangelo in mano” non dovrebbero farlo tutti ma gli apostoli e discepoli (diaconi, sacerdoti, vescovi); gli altri dovrebberlo farlo o se viene richiesto di parlare o, cosa mooooolto più difficile, con i fatti.

      Tranne sul punto su Medjugorje…

      Vorrei a riguardo scrivere due righe:
      la Chiesa non si è mai pronunciata durante le apparizioni; MAI.

      Questo evento, Medjugorje, è un evento del tutto NUOVO nella storia millenaria della chiesa… 30 anni di apparizioni e documenti, non se MAI visto!!!

      Prima di dichiarare questo evento pataccaro,bisognerebbe chiedersi: se è vero dove stiamo andando se, per la seconda guerra mondiale, la Madonna è apparsa solamente 3 anni (se non sbaglio)?

    2. giuly

      ma non è che un cattolico ti bussa alla porta tipo testimone di geova e ti dice “ehi ciao! lo sai che se ne salveranno solo 144mila? vuoi salvarti? allora leggiti torre di guardia e convertiti!”. Il cristiano cattolico testimonia con l’esempio e ti propone quello che ha incontrato e cambiato la sua vita, cioè Cristo. Se tu come pretesa di evangelizzare ti riferisci ai proclami, sono d’accordo con te. Ma il cristiano è lieto, è innamorato, e come tutti gli innamorati non può fare a meno di dire ai suoi amici che cosa lo rende tanto felice. Se uno si tiene questo avvenimento per sè allora non è un innamorato, è un possessivo geloso che tratta Cristo come un oggetto di cui servirsi, e di cui liberarsi non appena gli torna scomodo.

    3. Alessandro

      Tutti i cristiani sono evangelizzatori IN OBBEDIENZA ai successori di quegli Apostoli cui Cristo, dopo la Sua risurrezione, affidò la continuazione della sua missione evangelizzatrice (cf. Mt 28, 19-20; Mc 16, 15; Lc 24, 4-7; At 1, 3): «come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20, 21; cf. 17, 18).

      1. mi spiace Ale quì non sono d’accordo con te… gli Apostoli non sono tutti i discepoli o il popolo.
        Gli apostoli, nella storia della chiesa, sarebbero i vescovi solamente.
        Chi ha sempre evangelizzato sono i diaconi, gli anziani (sacerdoti) e gli apostoli (vescovi)…

        poi è ovvio che a domand, se si è in grado, si risponde

        1. Alessandro

          chi è stato rigenerato dal Battesimo non può non irradiare la novità che è in lui, che è la novità evangelica (della buona novella di Cristo), e con ciò farsi evangelizzatore (ciascuno rispettando prerogative, ministeri, carismi: per questo sottolineavo l’obbedienza ai Vescovi).
          Come scrive il card. Biffi (Liber Pastoralis Bononiensis, p. 325): “Noi dobbiamo annunciare il Vangelo, in primo luogo perché è l’esplicito ordine che il Signore ci ha dato… Non si può essere cristiani in senso vero e proprio, se non ci impegniamo per quel che ci è consentito a far conoscere Cristo. Qui c’è anzi una legge, inscritta nella vita battesimale che pulsa nelle nostre vene: a misura che siamo stati conquistati dalla verità che salva, dobbiamo irradiare la verità; a misura che siamo stati redenti, dobbiamo cooperare attivamente all’opera della redenzione”

          1. Ale, noti che non c’è scritto come farlo?
            annunciare il Vangelo va fatto prima vivendolo. Saranno gli altri a chiederti, come mai.
            Questo da laici!

            Nella chiesa gerarchica cambia tutto.

            “A misucra che siamo stati conquistati dalla verità che salva, dobbiamo irradiare la verità”

            Irradiare non significa per forza parlare… era questo quello che sottolineavo.

            1. che strano… il Papa chiede di essere protagonisti dell’evangelizzazione, il santo fondatore della mia prelatura insegna non solo l’apostolato, ma anche il proselitismo e adesso scopro che sono solo i vescovi ad essere apostoli… e chi glielo va a dire a loro?

            2. Alessandro

              “essere evangelizzatori non è un privilegio, ma un impegno che proviene dalla fede.
              Alla domanda che il Signore rivolge ai cristiani: “Chi manderò e chi andrà per me?”, rispondete con lo stesso coraggio e la stessa fiducia del Profeta: “Ecco, Signore, manda me” (Is 6,8). Vi chiedo di lasciarvi plasmare dalla grazia di Dio e di corrispondere docilmente all’azione dello Spirito del Risorto. Siate segni di speranza, capaci di guardare al futuro con la certezza che proviene dal Signore Gesù, il quale ha vinto la morte e ci ha donato la vita eterna. Comunicate a tutti la gioia della fede con l’entusiasmo che proviene dall’essere mossi dallo Spirito Santo, perché Lui rende nuove tutte le cose (cfr Ap 21.5), confidando nella promessa fatta da Gesù alla Chiesa: “Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).”

              (Benedetto XVI, Discorso al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, 15 ottobre 2011)

            3. Alessandro

              ripeto: EVANGELIZZATORI sono (chiamati a essere) TUTTI i battezzati (nel rispetto – va da sé – delle prerogative inerenti al loro stato).
              Si legga la Evangelii Nuntiandi (Paolo VI, 1975)

              “13. Coloro che accolgono con sincerità la Buona Novella, proprio in virtù di questo accoglimento e della fede partecipata, si riuniscono nel nome di Gesù per cercare insieme il Regno, costruirlo, viverlo. L’ordine dato agli Apostoli – «Andate, proclamate la Buona Novella» – VALE ANCHE, sebbene in modo differente, per TUTTI I CRISTIANI. È proprio per ciò che Pietro chiama questi ultimi «Popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere meravigliose (1 Petr. 2, 9), quelle medesime meraviglie che ciascuno ha potuto ascoltare nella propria lingua (At 2, 11).
              Del resto, la Buona Novella del Regno, che viene e che è iniziato, è per tutti gli uomini di tutti i tempi. Quelli che l’hanno ricevuta e quelli che essa raccoglie nella comunità della salvezza, possono e devono comunicarla e
              diffonderla”

            4. Alessandro

              Si veda anche la Christifideles Laici (Giovanni Paolo II, 1981), che, a riguardo della donna, asserisce:

              “51. Circa poi la partecipazione alla missione apostolica della Chiesa, non c’è dubbio che, in forza del Battesimo e della Cresima, la donna – come l’uomo – è resa partecipe del triplice ufficio di Gesù Cristo Sacerdote, Profeta, Re, e quindi è ABILITATA e IMPEGNATA all’apostolato fondamentale della Chiesa: l’EVANGELIZZAZIONE. D’altre parte, proprio nel compimento di questo apostolato, la donna è chiamata a mettere in opera i suoi «doni» propri: anzitutto, il dono che è la sua stessa dignità personale, mediante la parola e la testimonianza di vita; i doni, poi, connessi con la sua vocazione femminile.”

              Quindi tutti, laici e non, sono impegnati nell’apostolato fondamentale della Chiesa, cioè l’evangelizzazione.

            5. Alessandro

              no, Salvatore, non devi chiedere venia, anzi ti ringrazio per avermi dato l’opportunità di chiarirmi un po’ le idee al riguardo e andarmi a rileggere qualche testo interessante.
              Spero che questo scambio di idee sia giovato anche agli altri amici.
              Buona giornata!

            6. Alessandro: ho appena finito di parlare con un ministro ordinato e mi ha ribadito che:

              Evangelizzare tutti sono chiamati a farlo; ma in modalità diverse (che è quello che dicevo io):

              1 – laici : con la propria vita, l’educazioni dei figli se sposati e con il proprio lavoro (es se si è pedagoghi, insegnando correttamente… etc)

              2 – consacrati : anche con la parola e l’insegnamento –> era questo stile di evangelizzazione al quale mi riferivo io.

            7. Alessandro

              Ringraziarti perché ti sei preso la briga di chiedere lumi a un ministro consacrato e di riferire quello che ti ha detto. Mi pare un contributo interessante per tutti 🙂

        2. Alessandro

          A riguardo dell’apostolato di evangelizzazione esercitato dai laici cfr. anche Concilio Vaticano II, Apostolicam Actuositatem, n. 6:

          “La missione della Chiesa ha come scopo la salvezza degli uomini, che si raggiunge con la fede in Cristo e con la sua grazia. Perciò l’apostolato della Chiesa e di tutti i suoi membri è diretto prima di tutto a manifestare al mondo il messaggio di Cristo con la parola e i fatti e a comunicare la sua grazia. Ciò viene effettuato soprattutto con il ministero della parola e dei sacramenti, affidato in modo speciale al clero, nel quale anche i laici hanno la loro parte molto importante da compiere « per essere anch’essi cooperatori della verità » (3 Gv 8). È specialmente in questo ordine che l’apostolato dei laici e il ministero pastorale si completano a vicenda.

          MOLTE sono le occasioni che si presentano ai laici per ESERCITARE l’apostolato dell’EVANFELIZZAZIONE e della santificazione. La stessa testimonianza della vita cristiana e le opere buone compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli uomini alla fede e a Dio; il Signore dice infatti: « Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini in modo che vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16).

          Tuttavia tale apostolato non consiste soltanto nella testimonianza della vita; il vero apostolo cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola sia ai non credenti per condurli alla fede, sia ai fedeli per istruirli, confermarli ed indurli ad una vita più fervente; « poiché l’amore di Cristo ci sospinge » (2 Cor 5,14) e nel cuore di tutti devono echeggiare le parole dell’Apostolo: «Guai a me se non annunciassi il Vangelo » (1 Cor 9,16) (11).

          Siccome m questo nostro tempo nascono nuove questioni e si diffondono gravissimi errori che cercano di abbattere dalle fondamenta la religione, l’ordine morale e la stessa società umana, questo sacro Concilio esorta vivamente TUTTI I LAICI, perché secondo la misura dei loro talenti e della loro formazione dottrinale, e seguendo il pensiero della Chiesa, adempiano con diligenza anche maggiore la parte loro spettante nell’enucleare, difendere e rettamente applicare i principi cristiani ai problemi attuali”

    4. Angela

      “Io non credo, ASSOLUTAMENTE, che i cristiani abbiano(tra gli altri) il compito di evangelizzare le genti”: dal CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA, 1268 I battezzati sono divenuti «pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo» (1 Pt 2,5). Per mezzo del Battesimo sono partecipi del sacerdozio di Cristo, della sua missione profetica e regale, sono «la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che li «ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1 Pt 2,9).
      OVVIAMENTE, il primo modo di evangelizzare gli altri E’ TESTIMONIARE CON LA VITA LA PROPRIA FEDE E L’AMORE DI DIO!

      1. Angela

        Aggiungo che sono una di quelle che da più di 15 anni partecipa a Missioni Popolari, Missioni Eucaristiche, evangelizzazione in strada, etc. Non vado “a caso”, ma in obbedianza alla Chiesa Locale, cioé dietro invito di un parroco o di una organizzazione cristiana, se non addirittura del Vescovo. Vado con una equipe di evangelizzatori (molti sotto i 25-30 anni). All’inizio della Missione spesso è lo stesso Vescovo che ci da il “mandato”, cioè la sua benedizione.

        1. Angela

          “hai detto quello che ha detto Alvise”: chiedo scusa ma sono imbranata e sto imparando solo ora dove infilare le “repliche” giuste, e mi succede anche che quando ho finito di scrivere il commento e l’ho inviato,già l’argomento ha preso un’altra flessione!

            1. Angela

              Ci prepariamo anche con una giornata di ritiro spirituale, prima di andare in strada, altrimenti diamo alla gente che incontriamo le nostre paturnie. Ovviamente c’è chi ci forma, perlomeno sappiamo come comportarci di fronte alle domande terribili del tipo: :
              1. Perché la Chiesa che è ricca non regala tutto ai poveri?
              2. Perché si battezzano i bambini e non li si fa scegliere da grandi se battezzarsi o meno?
              3. Perché esiste il male?
              4. Perché il Papa non fa nulla contro i preti pedofili?
              5. Perché i preti e le suore non si sposano?
              6.
              7.
              EVAI!!!

  16. giuly

    scusate la domanda, forse inopportuna… ma ci poterbbe per caso essere qualcuno che compie il male sapendo coscientemente di servire le tenebre? faccio un esempio: la donna in difficoltà che si trova incinta e vorrebbe abortire forse sta per compiere una cattiva azione ma non ne è del tutto consapevole, e solo Dio sa cosa ci sia nel suo cuore, quale dramma stia attraversando, e a noi non sta giudicare ma soccorrere. Ma chi tira le fila di lobby abortiste e diffonde il pensiero che quello è un metodo di controllo delle nascite…? quei grandi scienziati/filosofi che mettono sullo stesso piano uomini e bestie e con le loro idee influenzano pesantemente l’orientamento politico globale…? insomma, il dubbio che certe persone agiscano per conto del cornutazzo ce l’ho…. Faust cedette la sua anima ad demonio in piena coscienza.

    1. Il ccc e i padri insegnano che ognuno di noi ha una voce interiore (quella che chiamiamo coscienza) che è la voce di Dio.

      Ci sono anche persone che sotterrano quella voce.
      Ma, come hai detto tu, non sappiamo cosa si muove nel cuore di una donna in quel momento (per questo non giudicare la persona ma l’azione che sta compiendo… cmq la lettura del cuore in se è un dono che lo Spirito fa affinchè si comprenda anche la persona), quindi non giudichiamo la persona, anche se abortisce.

      Poi ci sono persone che fanno del male, lo sanno e ne vanno fiere.
      Ci sono anche quelle che hanno venduto l’anima al diavolo.

      Nel timone 106 ci sono articoli interessanti al riguardo.

  17. Alessandro

    Come no, è possibilissimo peccare in odio cosciente a Dio. Cfr. Catechismo:

    “1857 Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: « È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso ». [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Reconciliatio et paenitentia, 17]

    1858 La materia grave è precisata dai dieci comandamenti, secondo la risposta di Gesù al giovane ricco: « Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre » (Mc 10,19). La gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto. Si deve tenere conto anche della qualità delle persone lese: la violenza esercitata contro i genitori è di per sé più grave di quella fatta ad un estraneo.

    1859 Perché il peccato sia mortale deve anche essere commesso con PIENA CONSAPEVOLEZZA e PIENO CONSENSO. PRESUPPONE la conoscenza del carattere peccaminoso dell’atto, della sua OPPOSIZIONE alla Legge di Dio. Implica inoltre un consenso sufficientemente libero perché sia una scelta personale.

    1861 Il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la PRIVAZIONE della grazia santificante, cioè dello stato di grazia. Se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l’esclusione dal regno di Cristo e la MORTE ETERNA DELL’INFERNO; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili. Tuttavia, anche se possiamo giudicare che un atto è in sé una colpa grave, dobbiamo però lasciare il giudizio sulle persone alla giustizia e alla misericordia di Dio”.

    1. giuly

      grazie Alessandro! il tuo pronto-intervento-ccc è utilissimo!

      Alvise: Non si può negare che il demonio è una persona e non una entità astratta! non voglio sembrarti naif, ma è una realtà….non una simpatica invenzione per spaurire dei poveri cristi!

    1. P.S.
      già dal link………….

      donne …………benessere ………salute………..pillola.

      Io continuerò nel mio piccolo a combattere, ma il cornutazzo ha vinto, è lui il principe di questo mondo………..

    2. giuly

      innanzitutto quello che leggo nei commenti è frutto di una grande ignoranza: si parla di gravidanza solo nel momento in cui l’ovuo fecondato si annida in utero, mentre invece la realtà è che la vita inizia nell’istante stesso del concepimento. Devo dire che non ho una laurea in medicina, ma ci arrivo lo stesso a capire che la vita inizia in quel momento… quindi forse questa ignoranza è indotta nei più da una pseudoscienza che si diffonde a macchia d’olio già a partire dalla scuola. Al 4° liceo già ci spiegavano che lo IUD impediva l’annidamento dell’embrione, senza dirci che l’embrione è una vita umana….
      Se la prendono con la Chiesa, ma io direi che si accaniscono proprio contro l’evidenza!

        1. Alessandro

          e qui il comunicato dell’Associazione “Scienza&Vita ”

          http://www.scienzaevita.org/comunicato.php

          “Con il definitivo via libera alla ‘pillola dei cinque giorni dopo’ assistiamo all’ultimo atto di una progressiva banalizzazione dell’aborto” questo il commento di Lucio Romano, ginecologo e copresidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita.
          “Far passare come mero contraccettivo un prodotto che agisce fino a cinque giorni dopo il rapporto sessuale e che può svolgere un’azione antiannidamento in utero dell’embrione e quindi un’azione abortiva, – prosegue Romano – non solo è antiscientifico, ma rappresenta l’ennesima riprova di una deriva culturale che veicola messaggi fuorvianti. Tra l’altro, è importante ricordare che i primi studi su ellaOne sono stati realizzati proprio confrontandone l’azione con la RU486, la pillola dell’aborto chimico”.
          “Quando ellaOne sarà liberamente disponibile nelle farmacie – conclude Lucio Romano – l’aborto verrà presentato, mistificandolo, come contraccettivo”.

  18. Che poi, io penso, che se qualcuno usa contraccetivi o no, non lo va a dire in giro, non obbligatoriamente, ci potrebbero essere tanti che dicono di essere contrari ai contraccettivi e poi li usano, e anche non credo che qualche cattolico che pratica la confessione vada a dire al confessore: “Padre, mi perdoni, ho usato un preservativo”
    (con la moglie sposata in chiesa naturalmente, ovviamente)

    1. Roberto

      E sarebbero grossi problemi suoi, perché farebbe una confessione sacrilega. Per questo sarebbe, come si diceva sopra, opera di grande misericordia farglielo notare, con tutta la delicatezza (o mancanza di delicatezza 🙂 ) del caso, qualora dalle sue parole noi arguissimo che in confessione si regola in tal senso. Confessione e conseguente comunione sacrilega: si cade in dis-grazia di Dio. Pessimo, pessimo affare…

      Salvatore, prego! Mi premuro sempre, quando posso, di difendere un “fratello fervoroso”.

      Vedo che nessuno si vuole cimentare nel misurare il “tasso di carità” delle frasi che avevo “citato” sopra 😉

      Aggiungo comunque, en passant, che ovviamente nessuno si sognerebbe di minacciare pene eterne a una donna che, per il solo fatto di chiedere aiuto davanti alla prospettiva dell’aborto, cerca aiuto e consiglio. Magari a una che abortisce perché non vuole rinunciare alla gita estiva in barca, però…
      Comunque, invitare alla conversione chi alimenta la “cultura della morte”, come nei casi che citava Giuliana, perché se la morte lo coglierà privo del pentimento (cosa che nessuno può stabilire; ma solo perché il sussulto del pentimento può giungere anche nell’ultimo istante della propria vita) il posto eterno che l’aspetta sarà molto caldo e molto disagevole, non significa procedere al Giudizio, inteso come Giudizio Finale. In caso contrario, ci sono innumerevoli scritti di Santi che dovremmo censurare.
      Insomma, andrebbe un po’ recuparata la vecchia e saggia regola del passato “durezza dal pulpito e misericordia in confessionale”. Quando capita di essere “sul pulpito”, qualche bella sferzata sarebbe davvero buona cosa.

        1. Alvise tutti i sacramenti possono essere sacrileghi, nulli o, anche, portare alla morte eterna (nel caso della comunione, ad esempio) se non fatti BENE!!!!

          Una confessione dove nascondo qualcosa VOLONTARIAMENTE è sacrilegare, nulla…

          Lì, nella carità, gli darei una randellata alle ginocchia!!!

          Piuttosto non confessarti che, magari andando del tutto contro, la grazia potrà operare.

          Ah vero… non posso giudicare, non posso randellare etc etc etc

          Allora che muoia e vada all’inferno, toh!

          P. Livio sta dicendo in questo momento: se uno ha il cuore duro e vive nel peccato, il cuore di questa persona è del demonio…

          Chissà se almeno lui qualcosa l’ha capita o sto nella sua stessa brutta barca 😐

            1. Alessandro

              mi sa che anche lì si avvertono gli sconquassi del “global warming” 😀
              Non ci sono più i freddi e i caldi di una volta 😀

  19. Giuseppe

    Scusa Raffa ma vado fuori dal seminato, ma ho un importante annuncio: Costanzia Miriano esiste! Io lo ho vista! Non lo ho toccata ma di certo non è un ologramma che vive su YOUTUBE . Rispetto a YOUTUBE ha i capelli brizzoalti (che han sempre il loro fascino) e come su YOUTUBE dice sempre le stesse cose…ma chi se ne frega! Son belle.

    1. giuly

      noooooo! orrore, raccapriccio!!!!!! non è brizzolata! ha i colpi di sole! possibile che voi uomini non distinguete una buona tinta da un capello trascurato???? 😀

      1. Giuseppe

        Era un esempio di political correctnes (come cavolo si scrive!): tanto è vero che ho specificato che danno fascino, proprio come si dice agli uomini

      2. infatti mi son fatto una grassa risata pensando a quando Costanza leggerà (se non l’ha già fatto) certi complimenti… 😀
        Stupendo! 😀

      3. Alessandro

        piuttosto avete notato che nel nuovo profilo di Costanza c’è scritto che ha 41 anni, ma la foto ne denuncia intorno alla trentina, 35 massimo ma proprio massimo?

  20. Salvatore & Roberto.
    Sì, lo capico che ci può essere una confessione sacrilega, se vado lì a raccontare storie non vere, ma io chiedevo: Ha senso che uno vada, sinceramente, a confessare di avere usato il preservativo congiungendosi con la moglie? O la congiunzione col presevativo non è nemmeno considerata una congiunzione autentica essendoci interposto il lattice
    e trattandosi quindi di pura e semplice aberrazione, come avete detto voi, di masturbazione mascherata?Allora uno dovrà confessare di essersi masturbato in corpore vili?

    1. moralmente non è accettato nessun tipo di contraccettivo.
      Quindi quando se ne fa uso non si è più in grazia di Dio.

      Il come il penitente dovrà confessare quanto ha fatto… beh dipende dal penitente.

      Tutto questo perchè?

      Perchè l’amore sponsale deve portare alla procreazione, quando questa non c’è, c’è l’uso del partner per soddisfare una propria voglia.

      Cmq stiamo totalmente andando fuori tema, rispetto al post 🙂

  21. E’ stato, infatti, messo in evidenza come la richiesta di eutanasia sia spesso motivata da ragioni psicologiche o psichiatriche transitorie o curabili e dalla inevitabile paura del dolore e della sofferenza. In questo senso, la ricostruzione dell’autostima e del senso di accettazione di sè o la cura di una sindrome depressiva portano frequentemente il malato a cambiare idea. Inoltre un’adeguata terapia antidolorifica e il sollecito accompagnamento del malato consentono di attenuare o rimuovere il dolore e di alleviare il senso di sofferenza, riducendo drasticamente la richiesta di eutanasia. Di fronte al dolore, alla sofferenza e alla morte, invece, la medicina offre una sensazione di impotenza che prelude all’abbandono del malato e della sua famiglia alla solitudine.

    Da Scienza & vita (semper)

    1. Alessandro

      non sei d’accordo, Alvise? A me pare che sia vero: “la ricostruzione dell’autostima e del senso di accettazione di sè o la cura di una sindrome depressiva portano frequentemente il malato a cambiare idea”

  22. Ele86:
    Ti risponde Costanza Miriano:
    “Dare consigli piace a tutte le donne (per verificarlo basta entrare con un pancione, o un neonato, in una stanza popolata da femmine: tutte sentiranno il dovere di regalare una perla di saggezza all’incauta).”

  23. “Anzitutto, non perchè scrivo in una maniera è detto che io mi comporti come tu stai pensando; anzi, probabilmente, stai pensando a certi comportamenti dettati dal fatto che rivedi te.”
    Salvatore, no, non sto dicendo che tu ti comporti così. Tu mi hai detto che non sai come ero qualche anno fa e ho cercato di spiegare.
    Purtroppo non è solo me che rivedo, anche se è solo di me che posso parlare. Ma non ho mai voluto dire che tu ti comporti così (a parte che non so come ti comporti ma leggo solo quello che scrivi). Semplicemente cerco di capire cos’è che manca quando dal fervore si arriva al fanatismo (è bene usare le parole giuste, in modo da non creare confusione) e quando la fraternità si trasforma in settarismo, e la correzione fraterna diventa giudizio.
    Perchè purtroppo questo succede, e succede spesso, e succede proprio tra i “buoni”.
    Ma non volevo dire che tu sia così, alcune cose che hai scritto mi hanno dato da pensare, alcuni toni mi sono sembrati un po’ sopra le righe e ho trovato delle assonanze con altre esperienze, con altri errori. Ma solo di assonanze si tratta: non conosco la tua vita, non mi permetterei mai di giudicarla. E poi mi sembra che con tutto il tuo fervore sei capace di ascoltare, di metterti in discussione, di confrontarti…. e questo è bello.
    Scusami se ti ho dato un’idea diversa.
    Piuttosto cos’è che non condividi su quello che dico sulla carità?

    1. Avevo capito che non mi giudicavi.
      A volte, sicuramente, sono duro… diciamo pure che quella dolcezza di Cristo ancora non l’ho ragiunta ma capisco anche sia normale… Il Curato la raggiunse moooolto in là con l’età non perchè avesse perso il fervore, anzi!!! Solamente azione di grazia dati dai suoi digiuni etc

      Per quanto riguarda la carità mi baso anche su quello che Cristo faceva, prima di guarire annunciava il regno di Dio, poi avvenivano le guarigioni.

      Prima l’aiuto alla conversione.

      Riguardo “quelle lì” (come io e ho apostrofate, quelle che inneggiano all’aborto) hanno già la testimonianza della chiesa, dei papa e dei vescovi… la verità è che non vogliono convertirsi… come dice anche Cristo nel vangelo… “non vogliono essere guariti”

      PErchè non vogliono fa parte del Misteryum Iniquitatis… magari si convertissero, sarebbero una testimonianza migliaia di volte migliore della mia.

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