Wondermamme

di Raffaella Frullone

Mi ha colpito il post riparatorio proposto ieri da Paolo sul tema del cambiamento del ruolo degli uomini e dei padri sul quale incide in maniera non irrilevante «la presenza di Wondermamme che impediscono ai padri di fare il padre, che costruiscono barriere intorno ai figli, che confinano i loro mariti lontano da casa, lontano dal cuore, lontano dalla famiglia».

Wondermamme, mamme super, mamme grandi, mamme miracolose perché sanno tenere in piedi tutto perfettamente organizzando, programmando, correndo senza sosta come un criceto sulla ruota. Mi è parso di percepire, dietro questo Wondermamme, lo stesso misundestanding di chi si trova di fronte alla teoria della sottomissione di cui parla Costanza (ma sì dai, anche Paolo). Cosa significa essere wondermamme? Ecco essere wonder, muntitasking, saper gestire casa, famiglia, lavoro, amiche, allegate e fronzoli vari è nella nostra natura di donne, e io ne conosco tante di veramente wonder nel senso che si donano completamente, danno ogni giornata, ora, minuto perché la loro vita sia feconda. Tuttavia riconosco, vedo, percepisco attorno a me un altro modo di essere wonder. Quello dell’eroina che non lascia spazio d’azione a chi è meno capace, veloce, affidabile, perfetto di lei. Quello delle mamme della scuola materna del post riparatorio, quello di molte mamme che non lasciano i figli con i papà da soli nemmeno in salotto a giocare «perché io vedo il pericolo da lontano, mio marito no», quelle del «Decido io dell’educazione di mio figlio, non c’è bisogno di chiedere al padre». Ma non era vostro, quel figlio?

Il tema è dibattuto anche in Francia dopo l’uscita di un libro che mette in discussione i nuovi equilibri familiari, si intitola Les belles-mères les beaux-pères, leurs brus et leurs gendres ovvero “Le suocere, i suoceri, i loro generi e le loro nuore”. L’autore è Aldo Naouri, pediatra e psicanalista residente a Parigi, che sulle madri scrive «ubriache d’amore per i loro bambini, sono riuscite finalmente a sbarazzarsi di coloro che storicamente hanno il ruolo fondamentale di opporsi al rapporto simbiotico ed esclusivo madre-figlio: i padri». E rispetto alla figura dei papà dice: «ridotta a semplici prestatori di seme. Gettati nell’oblio una volta compiuta la loro funzione». Devono sopravvivere nella «società occidentale accecata dal sostegno alle donne e alle madri, ossessionata dalla condivisione delle incombenze domestiche e tutta impegnata nella svirilizzazione dell’uomo».

Nouri insomma non le manda dire a nessuno, specialmente alle madri, colpevoli di aver istaurato il nuovo matriarcato «strabordante di un amore esclusivo» impedirebbe la maturazione dei figli «oggetto di un vero culto, gelosamente preservati dalla minima frustrazione, pieni di diritti e nessun dovere».

Un po’ catastrofico nei toni, di certo coglie in pieno il problema della crisi della figura del padre, e in parte rintraccia giustamente alcune responsabilità nella donna, moglie prima, madre poi. E forse “mamme dei maschi” ancora di più. Lo so, mi sto addentrando in un campo minato, ho troppe amiche con figli maschi, ho vissuto per 26 anni in casa con la madre di mio fratello e devo stare attenta perché qualsiasi cosa dirò o scriverò potrebbe essere usata contro di me se mai il Signore mi darà la grazia un giorno di dare alla luce un figlio maschio, ma da quello che percepisco attorno a me a “scivolare” più facilmente nella modalità wonder a tutti i costi ( e a tute le età, anche quando il pargolo è ormai stanco di farsi la barba) sono le mamme dei figli maschi.

Il tema meriterebbe un post dedicato, ma come dicevo il campo e minato e per questa volta preferisco non addentrarmi. Solo il post di Paolo mi ha ricordato un video che ho visto qualche giorno fa, in cui la parabola del figliol prodigo viene riproposta in versione moderna. VIDEO 

Il video inizia con un trentenne dell’era Big Brother che si sta preparando a lasciare casa dei genitori. Serio in volto carica in macchina le valigie aiutato dal fratello, a stento saluta il padre e accetta i soldi che questo gli dona, e parte, lasciandosi tutto alle spalle. Mi sono immaginata cosa sarebbe successo se al fianco di questo padre ci fosse stata una di queste Wondermamme che svolgono anche il ruolo dei papà, mi sono chiesta cosa sarebbe successo se la mamma moderna ( eh sì, in questo direi anche un po’ italiana) si fosse attaccata al figlio così morbosamente da non lasciarlo andare: «Come fai senza il polpettone di mamma? Non sai quello che incontrerai, resta qui, è più sicuro, ti daremo tutto ciò che vuoi», magari piangendo, magari in preda alla disperazione e condendo il tutto con un’innocente minaccia: «Se te ne vai mamma muore di crepacuore». Ho immaginato il figlio trasalire a queste parole, ripensarci e restare. Ho immaginato che non partisse.

In questo modo non avrebbe scialacquato gli averi del padre in droga, prostitute, alcool e bella vita, non si sarebbe rovinato nel gioco, non sarebbe stato costretto a vendere la sua auto e i suoi vestiti griffati, non si sarebbe ritrovato a mangiare alla mensa dei poveri e nemmeno a elemosinare un lavoro. Insomma se la madre fosse intervenuta, si sarebbe evitato un sacco di guai.

Ma sarebbe diventato uomo? Non lo sappiamo. Di certo se non fosse partito e non si fosse perduto non avrebbe mai conosciuto il peso del senso di colpa, del dolore, del peccato, non avrebbe mai sfiorato l’abisso della solitudine più profonda, così fredda da vincere il suo orgoglio, piegare il suo ego e costringerlo a tornare sui suoi passi, là, alla casa di quel padre che lo aveva lasciato andare, solo per amore. Non fosse partito non avrebbe sperimentato la gioia del tornare a casa. Non si fosse allontanano non avrebbe compreso la grandezza di quell’amore, non avrebbe sperimentato il sapore della riconciliazione e la carità di quell’abbraccio di benedicente, non si sarebbe mai piegato sulle ginocchia chiedendo perdono per quello che lui stesso non si sarebbe perdonato mai. Non avrebbe assaporato l’amarezza delle lacrime sciogliersi nella gioia della misericordia. Sarebbe forse finito come Giuda, piegato dal peso dei peccati e delle colpe e incapace di guardare alla grandezza di Dio.

 Insomma, per fortuna nella parabola non c’era una wondermamma ma un padre che ha fatto del figlio un uomo vero. Un padre che ha saputo essere autorevole pur rispettando la libertà del figlio, un padre che ha saputo aspettare ed accogliere.

PS. E l’altro fratello? Il video non dice nulla e io l’ho notato subito perché, non so voi, ma io ho passato anni a sentirmi il fratello maggiore, a lamentarmi per quello che non avevo e mi meritavo:

«Non è giusto – dicevo – anche io voglio il capretto per fare festa coi miei amici, io faccio tutto per bene, secondo i canoni e mio padre festeggia il fratello dissoluto? In questa parabola c’è qualcosa che non torna».

 Poi, a fatica, ho capito che ero io a dover tornare, che mi ero immedesimata nel fratello sbagliato e che ero ben lontana da casa. Solo allora, mi sono scrollata di dosso l’orgoglio e la paura del giudizio e sono andata incontro a quel misericordioso abbraccio benedicente.

73 pensieri su “Wondermamme

  1. Adriano

    “sbarazzarsi di coloro che storicamente hanno il ruolo fondamentale di opporsi al rapporto simbiotico ed esclusivo madre-figlio: i padri”

    Ma ora non più grazie anche al congedo di paternità obbligarorio subito dopo la nascita del figlio, così come previsto dall’UE (almeno questo era quanto avevo letto qualche tempo fa), a cui si aggiunge la possibilità al padre di stare a casa al posto della madre, che così avrà meno influenza nefasta sulla prole. Ma basterà tutto questo?

    1. Ma cosa c’entra? Ero volata in alto con il post di Raffaella e tu mi fai tonfare in questo modo!
      Aia… vado a nanna che è meglio!

    2. giuliana z.

      sei imbarazzante….
      se c’è un periodo in cui la mamma è insostituibile è proprio subito dopo la nascita. O per caso quando diventerai papà indosserai il seno posticcio per allattare???
      Guarda, vai pure a far compagnia all’UE perchè con lei stai benissimo….

        1. giuliana z.

          il tiralatte è una tortura cinese, che non consiglio neanche al mio peggior nemico, anzi nemica, visto che voi maschi non potete certo mungervi!
          e basta co’ sta storia del biberon! l’allattamento al seno è la cosa più naturale e più bella tra cucciolo d’uomo e sua mamma. Ce lo volete lasciare, per cortesia? lo dico soprattutto a quelle donne che credono di poter uscire con le amiche mentre il padre si spupazza il bebè. Il papà deve fare il papà, non il mammo!

          1. Barbara F

            “Poter uscire con le amiche mentre il padre si spupazza il bebè”? Magari! Se mi ricordo bene come funzionano i neonati, per i primi tre mesi la massima aspirazione di cura di se’ che una madre riesce ad avere e’ riuscire a lavarsi i capelli con una certa regolarita’. Anche quella santa donna di mia mamma (che e’ cattolica, per inciso, con un senso del dovere ferreo e non fra le persone piu’ frivole che conosco) nei momenti peggiori, si chiudeva in bagno per isolarsi e avere qualche minuto di tregua (tipo Magda http://www.youtube.com/watch?v=qTxZOAC04RM). E noi altri adulti di casa eravamo abbastanza felici di cooperare al mantenimento della sua sanita’ mentale, alternandoci alla sorveglianza del pargolo mentre lei faceva camera di decompressione psicologica 🙂
            Non credo che nessuna donna italiana sottovaluti le responsabilita’ connesse a fare un figlio ne’ che voglia scaricare il suo ruolo sui padri (sanno fin troppo bene a cosa vanno incontro, le donne del nostro paese. E infatti abbiamo il tasso di natalita’ piu’ basso d’Europa dopo la Grecia). Secondo me, pero’, un po’ di tregua anche le neomamme se lo meritano, per questo penso che un pannolino cambiato e un po’ di camomilla tiepida somministrata a biberon non facciano male neanche al padre piu’ virile e meno “mammo” del mondo.
            Tanto piu’ che, di quelli che voi chiamate “mammi” in giro non ne vedo tanti e hanno influenza quasi nulla sulla societa’ (persino in Svezia quasi nessun padre sceglie di estendere il proprio congedo parentale oltre il minimo, nemmeno quando sarebbe lautamente pagato – mentre in compenso il 90% delle mamme svedesi sceglie di allattare al seno contro il 75% delle italiane).
            Vedo in giro piu’ che altro padri assenti (come scrive saggiamente Miriam qui sotto), e quello dei “mammi” mi pare veramente un falso problema, se voi lo considerate tale.

    3. Barbara F

      Do una botta al cerchio e una al barile 🙂

      A me il post di Raffaella e’ piaciuto. Di quanto ha scritto finora, credo che sia quello che ho maggiormente condiviso in effetti, perche’ anche io penso che quando si cresce un/a bambino/a siano necessarie sempre due forze (scusate, sto banalizzando moltissimo): una che “protegge”, si accerta che non si brucino le tappe ed e’ pronta ad aiutare il/la figlio/a a rialzarsi se cade; l’altra che invece spinge all’intraprendenza, al rischio e che ti mette, a volte, nella situazione in cui o nuoti o affondi. La differenza e’ che, secondo me, di volta in volta la persona che ti “protegge” puo’ essere il padre o la madre mentre in altre occasioni lo stesso genitore “protettivo” puo’ allungarti un salubre calcio nel sedere perche’ tu ti dia una mossa e impari a stare al mondo da solo.
      Detto questo, ok, Adriano era forse Off Topic, pero’ io non riesco a rallegrarmi con lui a proposito della normativa europea sul congedo parentale (in cui il padre pero’ NON sostituisce assolutamente la madre ma la affianca).
      Ricordo ancora molto bene le prime settimane con mio fratello minore a casa, al rientro dall’ospedale. Ricordo quando ho imparato a tenerlo in braccio reggendo la testa nella posizione giusta e a cambiarlo e anche la piccola zuccata (non violenta, per fortuna) che gli ho fatto prendere imparando a reggerlo. Ricordo anche molto bene di aver pensato che se avessi dovuto gestirmi un bambino da sola non ce l’avrei mai fatta e l’ammirazione per lo stoicismo con cui i miei si alzavano la notte per nutrirlo e cambiarlo, e poi la mattina andavano a lavorare. Non ho mai pensato che papa’ fosse meno uomo perche’ dava una mano (al massimo il contrario) e quando, parlando con altre persone, ho capito che la collaborazione non era la norma sono rimasta stupita dal fatto che queste madri di acciaio ce la facessero da sole, senza marito cooperativo, figli/e maggiori come baby sitter occasionali e a volte anche senza nonni. Io, che di “wondrous” ho solo lo spirito polemico da Mafalda spettinata, non mi sono mai spiegata come queste signore ce la facessero (e giuro che per una volta lo dico senza ironia ma con ammirazione: brave loro!). Quindi, come dire, a vantaggio di noi donne non cosi’ forti ed energiche, ben vengano i padri che collaborano (e per favore, non sfotteteli troppo. Lo fanno per venire incontro a noialtre poveracce).

    4. Adriano

      Non capisco. Se il padre sta a casa, contrastando così al presunto strapotere della madre, non va bene. Se non c’è, seguendo un altrettanto presunto ruolo ‘virile’, lascia via libera alla supermadre e non va bene… Mah…

  2. Francesca Poluzzi

    Più che ubriache d’amore, cara Raffaella, direi ubriache di onnipotenza, queste wondermamme.
    Visto che siamo tra cattolici, allora cominciamo dal principio: nel Genesi subito dopo il peccato originale ( superbia, invidia e disobbedienza ), l’uomo e la donna spezzano la loro alleanza ed entrano in conflitto, accusandosi a vicenda.
    Col femminismo la donna è caduta negli stessi errori ( superbia, invidia e disobbedienza), questa volta non contro Dio ma contro l’uomo.
    Finalmente Costanza lo ha denunciato, colmando il terribile vuoto lasciato dal Magistero. In questi ultimi 40 anni, la Chiesa, con l’obbiettivo di aggiornarsi e di avvicinare il mondo, ha smesso di additare Maria come modello per ogni donna.
    Ma se la Nuova Eva viene oscurata, riemerge quella antica, superba, idolatra e seduttrice.
    Questo è il modello proposto dalla cultura del potere e dei media, oggi.

    Non è raro sentir dire che la donna è superiore all’uomo: anche Paolo sembra di questo parere. No, ripetiamo, è solo differente. Ma se il maschio non contrappone al potere di generare la vita un potere altrettanto forte, si regredisce al matriarcato.
    La difficoltà di riappropriarsi dei rispettivi ruoli non può che essere superata con il recupero delle virtù, vero ornamento dei figli di Dio. Prima fra tutte la fortezza, ma anche la temperanza. Cercare rapporti contro natura per non dover sostenere il confronto con l’altro sesso non è la soluzione ma solo un penoso escamotage, un ripiego degradante.

    Sono anch’io madre di un figlio maschio e ho di certo fatto molti errori, ma, al momento opportuno, l’amore materno ( miscuglio potente di Fede, di istinto animale, di ragione e di cuore ), mi ha dato il coraggio di chiudere la porta di casa per lanciarlo nella vita.
    Sapevo che sarei rimasta sola, ma i figli non sono nostri e l’amore è sacrificio.

    Molte giovani donne oggi non lo sanno più. Viziate ma anche caricate di aspettative da madri che hanno fatto le conquiste di libertà e ora vogliono vederne i frutti, queste ragazze non hanno coltivato la loro interiorità fatta di dolcezza, pudore, forza interiore, riservatezza, “accoglienza”. Arroganti e aggressive, si tormentano poi con storie piene di dubbi. E a ragione, poverine. Come potranno mai sapere di essere amate e non invece adoperate? L’unica certezza è di non volere figli, in quella situazione.
    Frustrazione e rabbia ne conseguono, fino alla revisione di vita e alla conversione che farà scoprire loro l’Umiltà.

    Grazie a tutti e a Costanza per questo spazio prezioso.

    Francesca

  3. Bellissimo post.
    Commovente nell’ultima parte, veritiero nella prima.

    Vorrei sottolineare una cosa, forse l’ho già detta ma con l’età sto diventando anche logorroico (non è vero lo sono sempre stato 😀 ).

    Il problema delle wondermamme, imho, nasce prima che queste diventino mamme.
    Oggi le donne sono aggresive (parola da leggere in inglese) in tutti gli stadi della loro “maturità”.

    Quando sono piccolissime, guai se gli tocchi il vestitino rosa.

    Quando iniziano ad avere 14 anni cominciano a farsi fare le foto modalità modella da calendario (lo so perchè mia sorella 14 enne tenta di evangelizzare le amiche spiegando che ciò è sbagliato).

    A 20 anni inizia il delirio “devo fidanzarmi perchè devo sposarmi”.
    E see un mal capitato capita tra le grinfie, beh allora lì le strade sono due:

    1 – soffrirà tutta la vita le sue decisioni perchè oggi la figura papà/marito è sparita
    2 – conoscerà la separazione/divorzio in due opzioni:
    a – prima che nasca un figlio (lì lei ti odierà a tal punto da decidere che sei il suo nemico peggiore perchè non solo lei si sta separando da te per colpe tue, ma non le hai regalato neanche un Cicciobello)
    b – nasce il figlio e lo userà come arma contro di te per farti morire (se hai un cuore… sennò si limiterà a chiedere: vitto e alloggio a vita perchè lei deve avere un appartamento da 2000 euro al mese, per viverci con il bambino e l’amante)

    Quello che più mi rode, dove divento così violento da voler picchiare tutti gli esseri viventi dai 45/50 anni in poi, è che io sto pagando le idee del 1970…

    Io nel 70 non ero nato, volete aver pietà di me!? 😐

  4. Angela

    Questo post sta parlando delle AMAZZONI MODERNE? Se ne salvi chi può!

    Il commento serio lo invio più tardi…

  5. La donna ha una potenza in sé da sempre perché porta la fabbrica della vita. Ha una forza, un’energia, una voglia di essere perché è più forte dell’uomo, e non parlo fisicamente e neanche spiritualmente, è più forte perché Dio l’ha creata capace di portare in sé la vita. Deve essere più forte, capace di soffrire, in relazione con il sangue vivo tutti i mesi della sua fertilità.
    Detto questo io credo il problema non si risolve spostandolo sempre e soltanto sulla mancanza di paternità . Il punto è la coppia che nasce squilibrata, il punto è che mancano gli uomini che incarnino il loro ruolo, prima che di padre, di marito.
    Metti una coppia senza figli, comunque è una coppia. Quale sarà allora l’equilibrio giusto che si dovrà generare per farne comunque una coppia felice ?
    Il padre spesso manca non solo (ed è verissimo ) perché le donne tendono a fare tutto loro, ma anche spesso perché gli uomini abdicano, non gli interessa, hanno altro da fare, sono pigri. Molti ritengono che sia comunque compito della donna anche l’educazione e la gestione dei figli. Come se li si debba ringraziare se hanno donato il loro seme perché la donna abbia potuto avere la sua creatura, quello che spesso fondamentalmente appare come un qualcosa che solo la donna desidera. Essere padri veramente è una fatica immane che richiede un desiderio interiore di soffrire per i figli e di rischiare che val al di là di se stessi.
    E questo non si inventa, questo nasce all’interno della coppia. Di più, nasce dalla consapevolezza di entrambi sul ruolo che entrambi giocano all’interno della coppia.
    Ma questa consapevolezza chi la dà all’uomo e alla donna ?
    Prima la coppia, poi la genitorialità, poi paternità e maternità. Se la coppia è tale, saprà trovare al suo interno gli equilibri, i riequilibri spesso necessari per passare da coppia a genitori, da genitori a padri e madri, e soprattutto in relazione alle varie età dei figli diventando educatori, non imponendo ma trasmettendo.
    Alla fine, come dico sempre e non mi stancherò mai di ripetere, certe cose non si inventano né si può sempre semplificarle. Certe cose si ricevono, amarsi rispettando i ruoli non nasce automaticamente né sarà mai automatico. Viene da una consapevolezza di essere, di esistere per amare, ognuno con la sua specificità.
    Viene da Dio, perché l’amore è Dio.

  6. Ma per favore!!! Ma tutti voi chi vi ha allevato, cresciuto educato (anche senza la premeditazione assillante di dovervi educare, ma vivendo insiem con voi da quando siete nati in avanti, tra soddisfazioni, difficoltà, momenti più difficili, più facili eccetra eccetra???
    E i vostri genitori chi li ga nutriti, allevati cresciuti? E i vostri nonni? E i vostri figli chi li sta “educando”?
    Così è sempre stato e sempre sarà come così è sempre stato e sarà i dubbi le paure le crisi la sensazione che l’epoca dove siamo sia un epoca che non è più come era una volta e ripetizioni di questo genere!!! Si farà come tutti hanno sempre fatto e faranno fino alla implosione stellare!!! Ma prima non c’era i gay ma prima non c’era le puttane ma prima non c’era i travestiti ma prima c’era i valori la religione la scuola ma prima c’era questo e quest’altro…
    Ma mi faccino il piacere!!! (Totò)

    1. Ripeto, Alvise, credo proprio tu non esista e sia una creazione dell’admin per provocare, in modo talmente smaccato che a volte ho l’impressione che ti sforzi di trovare la crepa, l’appiglio, la virgola che puoi usare per dire finalmente, con sforzo liberatorio: non sono d’accordo, siete una massa di pirla (quanno ce vò ce vò).
      Perché è questo che pensi, almeno così trasuda dai tuoi toni.
      Va bene, contento tu di tornare sempre nel medesimo bar dove ci stanno questi ubriaconi visionari… ci farà piacere buttar giù qualcosa con te.

      Quello che dici è vero, verissimo: peccato del tutto vanificato dal cambio di contesto.
      Vuoi forse affermare che la società post 68, cià diciamo anche una data spartiacque, è uguale a quella precedente?
      Che il cambio di mentalità non ha influito?
      Che la tv “cattiva maestra” non ha stravolto i costumi?

      Alle elementari mi insegnavano a non sommare le mele con le pere.
      Anche nel fare valutazioni bisognerebbe tenerne conto.

    2. giuliana z.

      Sono d’accordo con te su tutto.
      Hai detto bene: prima non c’era la premeditazione di educare, si stava insieme e basta, e tutti sapevano qual era il loro posto e come si doveva fare.
      Oggi ci sono manuali e manualetti su ogni cosa: come si deve vivere la gravidanza (ti devono spiegare che non è una malattia…), come si partorisce, come si fa il bagnetto, come si deve allattare, come si deve far dormire il pupo (e ti giuro che sull’argomento nanna c’è un tale catalogo di titoli da far paura… da “fate la nanna” a “dormi bastardo”… chissà com’è che prima le mamme ci mettevano lì e non zitti dormivamo e se non eravamo zitti dormivamo lo stesso), come lo si deve far mangiare, su quando dire sì o no (il buon senso scarseggia e quindi lo devi imparare su un libro…), e tante altre istruzioni per l’uso, dalla nascita all’adolescenza.
      Tu, Alvise, sarai di circa una generazione più grande di me, potresti essere mio padre. Ma ti garantisco che questa mia generazione ha perso pezzi per strada, siamo disorientati davanti ai normali eventi della vita: usciamo dall’università e non sappiamo una mazza del mondo lì fuori, ci sposiamo e non sappiamo vivere la coppia anche se siamo stati fidanzati mediamente dai 5 ai 10 anni, facciamo i figli e dobbiamo attaccarci ai manuali per capire come “funzionano” i bambini e come dobbiamo educarli. Mentre basterebbe re-imparare quello che facevano i nostri nonni: stare vicino, ciascuno facendo quel che deve fare.

      1. giuliana z.

        … il motivo di questo scarto tra un prima e un dopo lo ha spiegato brevemente ma bene Paolo qui sopra!

  7. vale

    com’é che la wondermamme mi ricorda la yddishmame tanto citata nei recital di Moni Ovadia? dev’essere una congiura planetaria contro i maschietti….
    vale

      1. vale

        eh, più o meno.come le mamme italiane.
        Umorismo ebraico

        Finalmente una donna viene eletta presidente degli Stati Uniti ed è un’ebrea. Dopo l’elezione, la neo-presidente chiama la madre al telefono: – Hai sentito, mamma? Ho vinto le elezioni. Devi venire alla cerimonia del giuramento! – Ma non so come vestirmi, – esita la vecchia madre. – Non ti preoccupare ti mando io uno stilista. – Ma sai… Io mangio solo cibi kosher… – Mamma, ora sono io il presidente. Avrai cibi kosher… – e va bene… Va bene, se proprio ti fa piacere… Arriva il grande giorno e la mamma è seduta tra i membri della Corte suprema di giustizia e i ministri del futuro Gabinetto. A un certo punto, la donna si rivolge al signore seduto accanto a lei e gli dice: – Vede quella ragazza con la mano sulla Bibbia? Suo fratello è dottore!

        (per capire questa barzelletta bisogna sapere che le madri ebree hanno una predilezione per i figli maschi e ci tengono moltissimo al titolo di studio dei propri figli!)
        vale

  8. Come al solito bellissimo post di Raffaella, pieno di spunti. Certamente non è un caso, per tornare sull’argomento “svirilizzazione”, questa insorgenza della “madre castratrice” (come diceva Freud). Solitamente si mette in evidenza la diffusione della donna-amazzone, ma è chiaro che c’è dell’altro, fin dalla culla.
    Un altro passo profondo è l’accenno figliol prodigo in versione moderna. Se “castrato” dalla madre non avrebbe conosciuto la misericordia del padre. Non voglio tediare ulteriormente con Thibon, ma questo pensiero di Raffaella ricorda in maniera impressionante quel che dice il mio amico Gustave: non di rado sono le mezze misure, anche nel disordine, a tenerci lontani da Dio e perfino a non permetterci di crescere umanamente. «Se il figliuol prodigo avesse investito in valori sicuri la sua parte d’eredità, e si fosse dato a prudenti stravizi, non avrebbe mai fatto ritorno alla casa paterna».

    1. vale

      a parte le barzellette…
      ma come, nel mondo attuale, si vuole che cresca un maschio sino a farlo diventtare uomo?
      se tutto, nel mondo contemporaneo, e stato fatto dal punto di vista legislativo per diminuire quella “auctoritas” che doveva dare l’esempio?
      come la storia del babbo in gita-italiano-denunciato e portato in tribunale-in svezia,naturalmente porca,-per aver dato uno scappellotto al moccioso che faceva i capricci…
      in una società creata ad arte per esaltare la cultura della soddisfazione dei bisogni e dei desiderii-femminile ,pertanto- chi doveva dare l’esempio del sacrificio per perseguire ciò che è giusto rispetto al “cazzeggiare” per perseguire ciò che è più facile e comodo, per quell’uomo, non c’è più spazio…
      vale

  9. Angela

    Concordo in particolare con il commento di Frate Leone. E’ una questione di equilibrio, come in tutte le cose. Se all’interno della coppia l’equilibrio non manca, il resto viene da sé. Secondo me l’equilibrio si chiama Dio: è Lui il TERZO INCOMODO, anzi, l’ATTAK della coppia. Se c’è Lui ci sono AMORE, CARITA’, RISPETTO RECIPROCO, BENEVOLENZA, DOLCEZZA, FORTEZZA, DELICATEZZA, TATTO, PERDONO, ETC. , cioé i frutti dello Spirito Santo.

  10. Allora, ricapitolando: le donne pietra angolare sostegno della famiglia.
    Gli uomini: devirilizzati e adibiti solo all’atto dell’inseminazione (cattolica).
    Giusto?

    1. vale

      no.
      dell’inseminazione e basta.e con le nuove tecniche non serve(l’atto-s’intende-)neppure più.
      per i misogini stanno sperimentendo in giappone un utero artificiale. tra poco non serviranno neppure le donne….
      se questo è il futuro…
      vale

    2. Angela

      No! Ci vuole equilibrio e ognuno deve agire secondo il compito che Dio ha dato, o se vuoi, la natura gli ha dato.

      1. vale

        per il vecchio metodo direi ke si è tutti-si spera,qui-d’accordo.
        speriamo bene per il futuro….ma qualche dubbio mi viene leggendo ed osservando quel che si vede in giro. mi sa ke diventeremo una riserva indiana. o quel piccolo resto…..
        vale

  11. nonpuoiessereserio

    Secondo me dipende tutto da quante palle ha il padre. Io le palle ce l’ho e quindi gli equilibri in famiglia sono salvi. La questione fonadamentale è l’equilibrio, il riconoscimento dei propri ruoli. Se l’equilibrio funziona tutto, oK. Pregate affinché l’equilibrio funzioni. La madre ha il suo ruolo e io non mi intrometto, io ho il mio e lei non si itnromette, il dialogo c’è e serve per mantenere gli equilibri.

      1. nonpuoiessereserio

        Giuly o mia cara Giuly, non trovi che si viva meglio così? Sono sicuro che sei d’accordo. Invece di perdere tempo per discussioni inutili meglio scambiarsi qualche coccola

  12. 1Corinzi 13
    1 Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
    2 E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.
    3 E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.
    4 La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, 5 non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6 non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. 7 Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. 8 La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. 9 La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. 10 Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11 Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. 12 Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.
    13 Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!

      1. Senza amore non si va da nessuna parte, nessun equilibrio può tenere. E questo tipo di amore, come dice un profeta di questo secolo, è un amore costantemente minacciato, debole, precario, attaccato agli spilli… perchè non ce lo possiamo dare, non lo possiamo creare nè tantomeno gestire.
        Viene da Dio, lo possiamo solo desiderare e ricevere. Senza la capacità di amare l’altro quando ci è nemico, non si va da nessuna parte, ma si finisce in una commedia delle parti, dove si rischia di finire per recitare ognuno il suo ruolo.
        Amare è la possibilità di andare oltre i ruoli perchè i ruoli automaticamente vengono definiti, ognuno dei due sa quello che deve fare e come essere per essere veramente felice, e non cerca altro, non ha bisogno di altro. Come gli astri nel cielo che sono incastrati in una relazione matematica arditissima ma viaggiano in un’armonia perfetta, non pretendono di essere qualcos’altro.

  13. Fk

    OT
    “Alvise è il nostro raccomandato speciale, è un uomo sincero alla ricerca della verità!”

    Così si espresso qualcuno qualche post fa, non so a nome di chi (nostro indica più persone o è un plurale maiestatis?). Io, sinceramente non riesco a capire… provate a rileggere quello che ha scritto, ad esempio, alle 9.57… oppure prendete altre sue profonde e stilisticamente raffinate affermazioni… dov’è questo ateo devoto? Dov’è questo sincero ricercatore della verità?. E poi perché verso altri “controcanti” non si ha la stessa attenzione “ecumenica”? Sto pensando ad esempio ad Adriano.. se sia credente o non credente non l’ho ancora capito… di sicuro è un gran rompiballe e come tale è stato sempre giustamente trattato, con buona pace di tutti!
    Penso che abbia ragione Paolo Pugni: o Alvise è un’invenzione di admin (e questo spigherebbe tante cose!… anche se dubito che admin abbia tutto questo tempo a disposizione vista la mole degli interventi di Alvise) oppure lo stile è quello del rompiballe per scelta perché questo è il personaggio che devo portare avanti, perché faccio tenerezza alle femmine del blog… o perché non c’ho altro da fare…. ecc.
    In ogni caso mi si permetta di appropriarmi della risposta di Benigni in Johnny Stecchino:

    1. Angela

      Non coccolo Alvise: sono tra quelli che almeno un paio di pollici versi gliel’hanno infilati.
      Ma anche io qualche pollice verso me lo sono preso e non mi è venuto il mal di pancia, come credo non sia venuto ad altri che li hanno avuti.
      Stamattina, sinceramente, ho rimpianto i pollici perché uno “verso” lo avrebbe avuto da me.
      Personalmente avevo capito che i pollici servissero a dire ” mi piace” o “non mi piace” e quindi esprimevo il mio giudizio.
      Concordo comunque con Giuliana che così è più “corretto”. La prova? Quando Alvise nel post di ieri ha scritto un commento con un giudizio, secondo me, un po’ frettoloso ad uno dei miei, è stato sufficiente rispondergli e ne è venuto fuori un confronto che mi è piaciuto molto. Le opinioni è bello confrontarle. Se Alvise si fosse limitato a mettere il pollice verso questo non sarebbe successo.
      Non mi pongo il problema se esista o meno: lo stimolo è comunque positivo perché ci da modo di “reagire”.

    2. giuliana z.

      caro Fk, è inutile che ci giri intorno. Il pollice verso al “ti voglio bene” di Alvise a Danicor l’hai messo tu.
      Lo ripeto perchè anche se qui a sinista sono una capretta, io almeno ci metto il nome nei miei commenti: non sono qui a difendere nessuno, ma è davvero miserrimo il tentativo di banalizzare un sincero “ti voglio bene” che il nostro (plurale maiestatis e plurale perchè è di molti qui dentro) agnostico numero 1 ha sicuramente espresso in modo sincero.
      Giorni fa una new entry si pregiava di vantare l’alto della sua laicità e il suo abbeverarsi alle fonti del libero pensiero.
      Dal basso della mia “credenzina” mi permetto di osservare che spesso sul podio ci si mettono pure i liberi professori della fede. Chi siamo noi per dire che c’è un cristiano migliore di un altro? vuoi che noi che adottiamo il provocatorio e rompiscatole Alvise diventiamo migliori? (che poi il “migliori” è un aggettivo che metti tu). Allora allarghiamo, per favore, questa comunità! e allarghiamola facendo memoria di Chi ci fa. Solo così si migliora, tutti.

      (e te lo dice una che con Alvise non è mai stata tenera e non ha mai provocato pire cuoriformi, ma anzi si è beccata pure dell’intollerante!)

      1. Fk

        Mi dispiace deluderti ma il pollice verso non l’ho messo io perché purtroppo non ho fatto in tempo… quando sono arrivato erano spariti! E l’avrei comunque messo perché quel “ti voglio bene” con vicino l’OVVIAMENTE! mi sembrava la solita presa in giro…
        Resta comunque il fatto che c’è disparità di trattamento… non sarebbe più sincero dire: a me Alvise sta simpatico! Punto! Non c’è niente di male… ma mi sembra patetico tirare fuori i discorsi del Papa o del Concilio o di che ne so io per dire che vogliamo essere in “dilaogo”, ecc… Ripeto: questo lo si dovrebbe fare con tutti!
        Inoltre sono sicuro che Alvise gradirebbe di più un sincero vaffa… che tante moine studiate a tavolino…. Amen!

        1. giuliana z.

          guarda che io non mi altero per niente…
          la sincera verità è che tratto diversamente Adriano e Alvise perchè mi suscitano risposte diverse. Il primo pungola, il secondo pro-voca, nel senso che chiama me a rendere ragione delle cose che dico e che vivo. A me del dialogo per il dialogo nun me ne po’ frega’ di meno; se voglio “dialogare” vado al bar, dove di chiacchiere se ne possono fare quante ne vuoi e poi ciascuno a casa sua a farsi i cavoli suoi. A me, l’ho già detto una volta, qui interessa il confronto e la possibilità di crescere. Ci sono alcuni con cui la possibilità di crecere è più immediata, più corrispondente, altri con cui è più difficile, magari altri ancora che non mi dicono proprio niente.
          Le moine non le so fare, ma anche il vaffa non mi sembra adeguato (e se mi viene magari cerco di trattenermi, almeno per educazione).

          1. Fk

            Oltre alla possibilità di crescere (ci deve essere sempre un ritorno in quello che si fa?) sarebbe bello se questi posti fossero una possibilità per essere se stessi! E, secondo me, è questa la bellezza e la grandezza di questo blog, della padrona di casa e del paziente admin…

            1. admin

              grazie FK, non sono abituato a questa considerazione, di solito mi sento più come il pianista nei film western

  14. admin

    1) Alvise (corsianumerosei) non è e non potrà mai essere un’invenzione dell’admin (non ho voglia, tempo, personalità e fantasia per farlo, e se volete ci sono anche le foto di Alvise alla presentazione di Firenze-Bigallo)

    2) non so cosa stia cercando Alvise ma il fatto che sta qui da mesi, che commenta più di chiunque altro mi basta per non liquidare i suoi interventi come semplici provocazioni. Io, personalmente, penso che stia cercando qualcosa e penso che valga la pena dargli qualche risposta e, ancora di più, qualche testimonianza.

  15. Fk;hai ragione, disparità di trattamento tra me e Adriano, anche io l’ho notato, nessuno ha potuto non notarlo. Perché? Forse perché io sono più furbo, arzigogolo di più le cose
    e così posso, sulle prime , sembrare meno rompipalle di quello che sono, questione di scaltrezza, di, anche , mia, falsità (ecco ora sto avendo la falsità di dire che io sarei falso viscido, mentre invece lo sono davvero) mia ipocrisia, mettere le cose in un certo modo studiato, che poi, alla lunga, sicuramente, può riuscire anche più insopportabile che di quello più diretto e genuino di Adriano che in fondo credo che non voglia provocare nessuno, ma, in buona fede precisare, controbattere, interloquire, anche dopo essere stato trattato non bene diverse volte. Ma in che modo dovrebbe un non credente poter partecipare a un blog di credenti? Solo leggendolo e basta, come faranno di sicuro tante persone che di sicuro penseranno che siamo due teste di cazzo o tre che rompono sempre, , ma io e Adriano di sicuro i più petulanti e antipatici(scusa Adriano,schematizzo)? O come?

    1. Ormai ti conosco così bene che i tuoi commenti potrei scriverli anch’io e forse tu potresti fare lo stesso con i nostri. Siamo come i vicini di casa, i colleghi o i compagni di banco che ormai si conoscono, ogni tanto ci mandiamo a quel paese, ogni tanto ci facciamo una risata insieme, ogni tanto non ci filiamo. Però se bisogna chiedere a qualcuno com’è sta la mia messa in piega, lo chiedo a te. Tu sai come la pensiamo noi e noi come la pensi tu. Forse ogni tanto provochi sapendo già le risposte, in ogni caso il tuo ruolo è sempre quello di ricordarci che siamo polvere e che polvere ritorneremo, ma l’anima no, carino, l’anima no, quella si eleva fino al cielo, vero dolce Candy?

      1. Fino al Cielo, fratellone mio. E oltre. Dritti puntati a rimirarci l’infinito. Una sguazzata idillica colossale.
        Un po’ di fango da scuoterci di dosso, quaggiù cammin facendo.
        Ma il Re inventò il Sacramento.
        Nulla ci manca.

        N – U – L – L – A .

        – Passaggio desertico obbligato.
        Se non scopro il nulla che sono, non posso stupire del “nulla mi manca”. Solo così sono la poverella.Candy più felice del mondo. Ci stiamo lavorando – mai dare nulla per scontato, MAI.

        Il piccolo cactus qui in mia desertica compagnia vi fa ‘ciao ciao’ con la manina.
        Ogni tanto m’addormento e mi dà una scrollatina per riprendere la marcetta; abbiamo bisogno di fare ancora un altro piccolo tratto di strada insieme, qui, nel deserto.
        Dice che a un certo punto delle dune il Re parla al cuore e se uno ci rimane, nel deserto, senza troppo strepitare, anzi attento e concentrato, nonostante tutto il sole del tram tram quotidiano che ti sbatte sulla testa, dice che si può fare, che il Re parla e succede davvero che poi uno alla fine si ferma e ascolta. E capisce. Dice che succede a tutti – ma proprio a tutti – quelli che vogliono sinceramente capire.

        Una questione di fiduciosa accoglienza, piuttosto, questo scoprire che nulla mi manca – e perchè. C’è poco da spappinarsi il cervello.

        La grazia, la grazia.

        Io mo sto col musetto nel silenzio. Furbissima sono: è solo per sentire meglio. Cose così, capì?

        Insomma il cactus dice di riferirvi che è solo per quello che me ne sto un pochetto in silenzio.
        Devo fare un casino attenzione.
        Non è proprio un’operazione da nulla, starmene ferma e tranquilla tra le curve del quotidiano – e SILENZIOSA, soprattutto.
        Ma mi serve. Ho le antenne inceppate se no.

        E ho un viscerale bisogno di ascoltare la voce del mio Diletto.

        No che non ci teniamo per mano, intanto, il cactus. ed io.
        Mi sorveglia a distanza.
        Dice che nella notte il Re sicuro parlerà, ma solo da Solo a sola.

        Portatemi pazienza.
        Io ho udienza col Re.

        (Vi voglio vergognosamente tanto ma tanto bene, intanto. Ecco.)

    2. Fk

      Però vedi Alvise: un conto è quando ragioni anche con una terminologia appropriata e rispettosa (a volte lo fai) e un conto quando, secondo me, scegli di ‘fare’ il rompiballe… e poi lì, quando ti si risponde per le rime, ecco che arrivano le wondermamme!

  16. Vorrei ancora inistere con la critica ai discorsi sul momento critico di ora sui cambiamenti epocali (!!!) 68 anno criuciale, da allora tutto cambiato, eccetra.Sempre nella storia e nella cronaca passata si è parlato di queste presunte catastrofi della vita sociale, morte dei valori, genitori che non sanno più fare i genitori, scuola che non è più quella bella scuola di prima che uno ci aveva il terrore di andarci, ma almeno imparava qualcosa, e l’educazione soprattutto, non c’è più educazione, religione, rispetto, serietà, impegno, cultura, solo cinema, tele, (bacco tabacco e venere, dove l’ho sentita questa?) e con in più, ora, Vasco Rossi, anche, quel diavolo, ma intanto tutti continuano a fare i babbi e le mamme, come sempre, credenti e non credenti, onesti e disonesti, egoisti e non egoisti, stronzi e non stronzi, come prima, come dopo, facendo ognuno (OGNUNO!!!)il suo meglio, più meglio del suo meglio impossibile…

    1. Angela

      Niente domande a trabocchetto per scoprire l’età, d’accordo?
      Scherzi a parte, non è che il 68 sia stato subito “efficiente”, un po’ come il Concilio Vaticano II: i frutti si sono visti nel tempo.

  17. angelina

    Domani si festeggiano Tutti i Santi: quelli canonici e gli innumerevoli altri (come le nonne in gamba!), “questi nostri fratelli che hanno camminato lungo le nostre strade, hanno percorso i nostri cammini, nelle nostre situazioni e sono riusciti a diventare santi, in una vita forse semplice, nascosta, senza grandi cose, senza che potesse essere notata.”

    A Costanza, a tutti gli autori, ad Admin, a tutti voi che scrivete in questo blog e a tutti voi che leggete BUONA FESTA. Festa di innamorati, ottimisti, gioiosi, ostinati, liberi, fiduciosi, ritrovati, amati figli. 🙂 🙂
    “Chi è santo? Nessuno, perché nessuno può dire di essere arrivato alla pienezza della corrispondenza dell’amore. Chi è il santo? Ogni uomo che con la sincerità e la passione di cui è capace la sua anima cerca di camminare decisamente verso tale pienezza.”

  18. @Fk
    A me Alvise sta simpatico. Comunque mi sta simpatico anche Andriano (anche se a volte è un po’ petulante quando continua a ribattere ad Andreas o a Cyrano o a chiunque). Però mi stai simpatico anche tu 🙂
    Nessuno mi fa tenerezza, almeno tra i maschi del blog. Non mi stanno simpatici tutti. Qualcuno/a mi sta sulle balle. Quelli che mi stanno sulle balle cerco di conoscerli che magari ci riesco a voler loro un po’ di bene.

    Tra i due fratelli il fratello maggiore mi sta simpatico. Il minore si attira le simpatie di tutti, il maggiore è un cacacazzo…per questo sta simpatico a me. Perchè non ci credo che il fratello grande fosse tanto perfettino come si presenta. E neppure che fosse così egoista e gretto come appare. Forse il fratello maggiore era dei due il più fragile.

  19. Adriano

    Visto che sono stato coinvolto…
    Il motivo per cui continuo a intervenire qui è perché cerco risposte. Se qualcuno mio malgrado si sente provocato può rispondermi (o no. Anche questo è indicativo). Se sembro petulante è per cercare di capire meglio il pensiero degli altri, soprattutto quando trovo punti non chiari o contraddizioni. Poter riuscire a seguire la corrente dominante in questo blog mi renderebbe la vita estremamente più facile; in attesa di un’improbabile illuminazione divina, seguo il motto “aiutati che il ciel t’aiuta”.
    Ringrazio chi mi dà risposte.
    7,3,5,1.

  20. Miriam

    Cara Raffaella,
    bella riflessione.
    Non dimentichiamo che la simbiosi mamma-figlio, all’inizio è naturale ed è il fondamento dell’uomo o della donna futuri. Poi viene il momento della crescita, che coinvolge entrambi nella misura in cui la mamma non respinge né fagocita, ma continua a generare, misurandosi essa stessa con circostanze e dinamiche che sono del figlio/a, ma che devono relazionarsi (non scontrarsi) con le sue… Siamo sempre lì: è sempre e comunque un problema di relazione. Io ho imparato tante cose sbagliando e soffrendo anche per le conseguenze visibili dei miei errori. Avevo assorbito tante istanze degli anni ’60, che una fede ancora non matura, viva, ma vissuta come un abito indossato, mi aveva fatto accogliere come principi-guida. Ma poi, per Grazia, arriva la consapevolezza e davvero si cresce insieme ai figli, cercando di riparare quel che è riparabile (da cui non è esclusa la loro libertà) e affidando il resto al Signore…

    Mi accorgo che ho scritto questo, ma la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo le prime righe è questa: non è che forse ci sono tante Wonder mamme non solo per loro scelta, ma perché i padri o sono troppo autoritari (non autorevoli) e troppo distaccati, assorbiti dai loro impegni?

    1. Miriam

      correggo: o troppo autoritari o troppo distaccati… (quella che manca e l’autorevolezza)

      1. Miriam

        Scusate, ma ogni volta ci si accorge di aver scritto solo un frammento. Tante cose si affollano dopo…
        Aggiungo che l’autorevolezza nasce da quell’attenzione responsabile che è propria dell’amore, quello vero, libero, senza condizioni…

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