di Paolo Pugni
Con la solita drammaticità per cui un temporale è un alluvione e una giornata di sole diventa caldo torrido, i (tele)giornali ci regalano spruzzi di angoscia commentando l’andamento dei mercati finanziari, che adesso sembrano in preda all’esaltazione perché qualcuno dice che qualcun altro ha promesso che in molti sosterranno le banche e i pochi con i nostri soldi.
E siccome saremo distolti da questa lenta e piacevole rissa tra un’estate che si è fissata che non se ne vuole andare e un autunno che ci prova anche a fare il duro, ma non se la sente di turbarci più di tanto, ma non per questo restiamo intrappolati dalla dolcezza dei colori del cielo, che persino a Milano scintilla scheggiato dal vento.
Quindi qualche patema ci assale non solo per noi, ma anche per i nostri figli e per quello che faranno e che cosa ne sarà di loro. Un padre ci deve pensare, non solo ad assicurare il presente, che ogni giorno sembra più arduo e spinoso, ma anche progettare il futuro, che va bene che ogni giorno ha la sua pena e il Signore veste i gigli dei campi e sfama gli uccelli dell’aria, ma ci ha anche detto che chi non lavora neppure mangi.
E quando anche la piccola di casa ha lasciato il liceo e i giornali ti strillano che la disoccupazione cresce e che per i giovani la strada da privilegiare è quella che conduce all’estero, beh, qualche preoccupazione ti viene e mentre contempli smarrito il tramonto ti chiedi se invece non è lo spettro di Tremonti che stai fissando…
Persi dunque in questo magma di informazioni che stringono alla gola ecco che arriva, semplice come sempre, la soluzione con le letture della Messa di qualche domenica fa, quando il sole batteva forte come la crisi e la mezza estate sembrava però difenderti come una bolla di tempo dalla quale non saresti mai uscito per andare incontro alle difficoltà.
La ritrovo adesso mettendo ordine, sotto imposizione muliebre, nel mucchio di pagine stampate sulla scrivania… va beh, sul tavolo della sala per la precisione. E ne rimango colpito al cuore.
Si parla della passeggiata sulle acque di Gesù e Pietro che termina con un rimprovero forte al principe degli Apostoli per la sua poca fede. (tranquilli, per chi non ricorda il testo, l’ho ricopiato a fine post).
Dunque i nostri pavidi eroi, gli apostoli, costretti da Nostro Signore a prendere il largo, stanno combattendo con la tempesta (che non era neppure quella finanziaria figuriamoci) quando Gesù si avvicina loro camminando sulle acque. Lo credono uno spettro (della recessione?) e si spaventano di più. Così facciamo noi (non dico io per pudore): in ciò che ci accade invece che riconoscere il Signore che ci viene incontro vediamo l’avversità, il disastro. Non solo bestia quand’ombra, ma tenebre quand’invece è luce.
Lui ci rassicura, ma non ci fidiamo. E che, dovessimo vedere Gesù in tutto saremmo davvero santi. Non solo, ma sfidiamo: se sei tu fa che venga a te sulle acque.
Ma il Signore, che conosce la nostra fragilità, la nostra necessità di segni, di cartelloni luminosi che sprizzino la verità, che la squadrino con lettere di fuoco, si china su di noi prontamente. E ci invita da Lui. Ci basta? Macché!
Basta una piccola difficoltà che ci lasciamo confondere, turbare, non teniamo lo sguardo fisso sulla mano che ci viene tesa. E iniziamo ad affondare. E quasi ne chiediamo conto al Signore: ma come, mi dici di venire e adesso sprofondo? E che scherzi sono questi? Par di cogliere questo rimprovero nelle parole urlate da Pietro.
Ma Gesù è subito lì (subito tese la mano) e ci rimprovera con affetto non di esserci spaventati, non di avere paura di soffrire, ma di non avere fiducia in Lui. Che è quello che Gli importa. E fa di più: nonostante la nostra palese dimostrazione di fragilità, di una fede sdrucita e lisa, che non tiene, sale sulla barca e fa tacere il vento. E ci mostra Lui personalmente le stelle.
E se tutto questo non l’avessimo capito da soli, ecco che nel testo del messale di questa domenica la Chiesa, maestra e madre, ce lo suggerisce come preghiera: Onnipotente Signore, che domini tutto il creato, rafforza la nostra fede e fa’ che ti riconosciamo presente in ogni avvenimento della vita e della storia, per affrontare serenamente ogni prova e camminare con Cristo verso la tua pace.
E allora quando esci e scopri che le borse hanno perso ancora e che tutto sembra stagnazione e recessione, ti viene solo da sorridere uomo di un po’ più di fede, perché puoi sempre camminare sulle acque.
Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Bell’argomento.
Ma, francamente, non credo che nessuno abbia poi tutta ‘sta fede nella Fede, nel senso descritto dal post. Continuo infatti a vedere credenti (autori e commentatori di questo sito compresi) andare a lavorare, quando hanno un lavoro, o cercarne uno, quando non ce l’hanno. E perché farlo visto che si può sempre “camminare sulle acque”? Tutti di fatto atei?
Forse (ma dico forse) è perché risulta più prudente (e sensato) seguire il motto “aiutati che il ciel t’aiuta”. E così, Fede o non Fede (nel senso più comune del termine), meglio darsi da fare, risparmiare qualcosa, tirare la cinghia, preoccuparsi anche del destino dei propri figli che non si sa come andrà a finire, neanche per le generazioni future…
Quanto al fatto di andare a lavorare all’estero: “il viaggio è fatale al pregiudizio, al bigottismo e alla ristrettezza mentale e molti di noi ne hanno bisogno proprio per questi motivi. Non si può avere una visione ampia, sana e caritatevole degli uomini e delle cose vegetando tutta la vita in un angolino della terra” Mark Twain
Quindi anche da una crisi come questa può nascere qualcosa di buono…
Bella, Adria’! Un commento trasudante buonsenso! 🙂
Non mi sembra che il post fosse un invito a banchettare e darsi all’uso orgiastico del tempo, sicuri che qualcuno lavori per noi.
Non vedo come si possa mettere in collegamento la possibilità di leggere negli avvenimenti l’affetto della Provvidenza con un invito a vivere pigramente cullati dalla protezione divina.
Grazie Paolo,
ho condiviso e ‘gustato’ fino all’ultima virgola…
Grazie del chiarimento.
Forse Paolo intendeva un’altra cosa.
Te lo dico come Suor Cornelia di Medjugorje dice:
<>
Gestisce un orfanotrofio con, se non ricordo male, un 90 bambini.
Suor Cornelia dice:
“Io mi occupo non mi preoccupo.
Si lavora e se manca qualcosa di prega Dio e ci pensa Lui”
Beh il post, secondo me, dice il giusto.
Cioè (Paolo correggimi se sbaglio): se hai Fede (se hai Dio) hai tutto.
Quello che urla il mondo inizia a preoccuparti poco.
E’ indubbio che se uno ha perso il lavoro e deve dare da mangiare a casa è agitato o, cmq, un pò preoccupato.
Ma con Gesù cambia totalmente il senso del problema, ci si inginocchia e si chiede la grazia d’esser aiutati (preghiera fatta nella Fede).
Ovviamente noi dobbiamo fare il nostro, ricerchiamo il lavoro.
IMHO il senso del post ha senso ed è corretto.
Altro è riuscire ad applicarlo in situazioni di gravissime condizioni 🙂
Grazie Salvatore, è proprio questo il senso. Per dirla con detto popolare aiutati che il ciel t’aiuta.
Che vuol dire invece con parole della scrittura tutto concorre al bene.
Cioè cerca di guardare dentro alle disgrazie delle vita per trovare un senso, e un aiuto. Una fede che spalanca la speranza.
E poi c’è un secondo senso che mi ha colpito: come Dio sia sempre lì, sia il primo a correre in nostro soccorso, sia pronto ad assecondarci (in qualche modo) se questo ci aiuta (non se è un capriccio si intende).
Molto bello il passo di suor Cornelia, il mio santo di riferimento diceva “io non ho preoccupazioni perché ho molto occupazioni”. Un traguardo che non ho mai raggiunto nonostante il secondo termine sia vicino al suo, ma che considero un ottimo programma di vita.
Scusate se mi ripeto sempre…
Il Cristianesimo spogliato di ogni altro fronzolo, nella sua essenzialità:
povertà, amore, giustizia, fede in un’altra vita (questa non è la vera vita)
E anche un altro pensiero:
Ma come si sta bene senza ADMIN!!!
AAAAAH!!!!
Sì, ma la vita nuova, ovviamente non ancora in pienezza comincia e si fa spazio (e tempo) già qui…
Questa non è la vera vita? Perchè? Piuttosto, la vita non è ‘solo’ questa!
“La domanda che un giovane fece a Gesù, narra il Vangelo, è stata: «che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
Dicendo “vita eterna” noi oggi pensiamo subito alla vita dopo la morte. In realtà l’espressione non ha principalmente questo significato.
“Vita eterna” significa vita che in ha se stessa un significato indistruttibile, poiché è una vita vera: è una vita buona.
Forse la definizione più profonda di “vita buona” l’ha data S. Tommaso d’Aquino quando la chiamò la «pienezza dell’essere». Cioè: la realizzazione perfetta della propria umanità, la sua fioritura completa.
Così dicendo, così definendo la “vita buona”, abbiamo implicitamente affermato che essa è raggiunta attraverso un itinerario. Ha [la vita buona] la natura stessa di una meta che si raggiunge dopo un vero e proprio cammino.
(…) in questo itinerario verso la pienezza del suo essere, l’uomo ha delle “indicazioni di marcia”, dei “vettori, segnali stradali”? oppure è totalmente sguarnito e consegnato ad una totale ignoranza circa la meta finale?”
Alvise, è un ‘già e non ancora’: ma la vita eterna, la ‘vita buona’ comincia qui e oggi.
stavolta sono d’accordo con te (la seconda parte intendo…. 🙂 )
OVVIAMENTE!
“E quando anche la piccola di casa ha lasciato il liceo e i giornali ti strillano che la disoccupazione cresce e che per i giovani la strada da privilegiare è quella che conduce all’estero…”
Benvenuto nel club dei padri angosciati 😉
Il cuore di un genitore è sempre un cuore macerato (antico detto cinese che mi sono inventato ora…)
Gabriele! Come ti capisco!
In questo tempo che ci è stato dato, così ‘liquido’, così post-moderno-postqualunquecosa, non è facile coltivare la fiducia e la speranza per chi ora si affaccia a questo scenario: perchè, semmai siamo disposti a tollerare un grammo di sofferenza su noi stessi, mai e poi mai potremo umanamente accettare il dolore, l’errore o il disorientamento dei nostri figli, l’apparente “irrilevanza” nel mondo delle loro scelte e dei loro desideri.
Occorre tanta, tantissima capacità di avere – per noi stessi, per i figli e per ogni persona, ambiente, situazione – “l’occhio buono: saper vedere tutto con occhio buono, guardarsi attorno con senso di bontà, di comprensione, nella certezza che, sì, esiste il male, ma esiste anche tanto bene e che al fondo della creatura umana possiamo trovare un tesoro nascosto di bene che molto spesso non affiora perché non è aiutato nel venire alla luce.
Non è facile avere un occhio buono, quando attorno tante cose ci fanno male, ci feriscono, ci dispiacciono, e noi siamo più portati a giudicare male che bene, a vedere il male che il bene. La Madonna della Fiducia ci dà fiducia, ci dà coraggio, ci aiuta a capire che oltre il male c’è il bene e che, anche se il bene non si vede, in genere è assai più come quantità, ed è più profondo come incidenza reale anche se nascosta.”
Questo fa una madre per i figli. Oltre ogni evidenza, aldilà del proprio cuore macerato (è proprio vero, cinese o no…)
Grazie per l’invito a non disperare… (ebbene sì, la crisi morde anche le parrocchie, sapevatelo)
Vorrei commentare con un aforisma del mio amatissimo BP (sir Baden-Powell, fondatore dello scoutismo): “non esiste cattivo tempo, esiste cattivo equipaggiamento”, che mi sembra sposi bene la tua metafora meteorologica
Caro Paolo,
io sono una modesta lettrice del blog, approdata qui dopo aver letto il libro di Costanza ed essermi avvicinata a lei.
Sono così contente che tu sia questo special guest, ora più usual, ma sempre special! Grazie per avermi ricordato di aver fiducia nel Signore, proprio ieri alcune delle mie preghiere erano per questo, chiedevo al Signore di aiutarmi e non distogliere lo sguardo da lui (cosa che, con le varie tentazioni e distrazioni, può essere davvero difficile) e di aiutarmi a sentirmi sempre presa per mano da lui. ‘Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?’.
Grazie Maria.
Che poi magari mi trovo a ringraziare la Madre di nostro Signore, che quello che hai scritto tu potrebbe sottoscriverlo interamente, potrebbe essere un messaggio della Gospa…
Che bello questo post! di tutti quelli che hai scritto fino ad ora, caro Paolo, è decisamente il mio preferito!
Mi ha ricordato le parole del Card. John Henry Newman nel famoso “Biglietto speech” di cui riporto solo alcune righe, ma che è denso e importante:
«troppe volte ormai il cristianesimo si è trovato in quello che sembrava essere un pericolo mortale; perché ora dobbiamo spaventarci di fronte a questa nuova prova? La Chiesa non deve far altro che continuare a fare ciò che deve fare, nella fiducia e nella pace, stare tranquilla e attendere la salvezza di Dio».
Il Beato Newman si riferiva alla minaccia del liberalismo per la fede, ma credo che queste parole si adeguino bene anche alla situazione di ciascuno di noi nei momenti di difficoltà che viviamo.
questa mia vale anche come commento al video segnalato ieri dall’amico Vahe dall’Armenia.
In effetti il futuro pare non promettere nulla di buono. Il tasso di natalità europeo è drammaticamente ad un punto di non ritorno e l’immigrazione riempie gli spazi lasciati vuoti nelle nostre culle.
Tuttavia mi chiedo se anche questa prospettiva non celi qualcosa di buono per noi, come cristiani e come cittadini. Non è forse un richiamo ad essere più consapevoli, fieri e missionari della nostra fede, e nella nostra testimonianza? Se gli immigrati fanno più figli è perchè evidentemente sono più fiduciosi di noi, e non solo per una stategia di colonizzazione.
Noi dobbiamo figliare di più per salvare la nostra civiltà? e poi che cosa è davvero una civiltà? dobbiamo fare figli per difendere dei valori? il Cristianesimo non è un valore, ma una Persona Incarnata.
La nostra civiltà vera è nel testimoniare questa Persona. Certo, fare più figli è un segno di speranza nel futuro e di fiducia in Dio. Ma i figli non sono solo carnali. Sono nostri figli anche coloro che ricevono da noi il testimone della fede incrollabile nella Salvezza.
Quindi, caro Vahe, non disperare! prendiamo consapevolezza della situazione, ma non perdiamo la fiducia, anzi lavoriamo su noi stessi!
Prima cosa: il conformismo nell’uso del termine Gospa che tutti sanno cos’ è e tutti lo capiscono e tutti lo ripetono: la Gospa, la Gospa…
Seconda: a me mi fa venire i brividi solo la parola, mi fa pensare alla magia nera, a Dracula, alle maghe dell’Abruzzo che bollivano occhi di topo…
Questa davvero è idolatria e superstizione!!!
ognuno si alimenta dei propri sogni e dei propri incubi.
e ognuno ha dei nomignoli o degli appellativi che danno senso e spiegano.
Le citazioni di Dante non sono forse la stessa cosa?
Se dico che sembri Pinocchio non sto evocando una cultura comune?
Mi spiace per te se la Gospa ti fa pensare all’orrore e alla superstizione, a me fa pensare alla luce e alla dolcezza.
Come diceva quel tale ognuno pesca dal suo cuore.
Ma secondo te è una cosa seria?
C’è bisogno di queste trovate per credere?
Non basta il vs, libretto delle istruzioni (cosiddetto, da voi)?
Perché cercare altre cose?
Ma voi dite: non siamo noi che l’abbiamo cercata, è la Gospa in pesona, da sè, che si è presentata al suo popopo, al grande popolo dei credenti, chi vorra crederle, se non saranno duri di cuore e ciechi di spirito etc. etc.
Siamo sempre alle solite, voi fate quadrare tutto.
Ma fare quadrare la Gospa mi sembra esagerato!!!
certe volte ho il dubbio, certe volte, leggendo i tuoi commenti così perfetti, così allineati, così matematici che sembrano estratti dal manuale del perfetto provocatore, il manuale di Berlicche, così trasudanti sdegno intellettuale, certe volte ho il dubbio che tu non esista, che tu sia una creazione dell’admin per rilanciare il dibattito, per saggiare i lettori e gli autori, per temprare la fede, per affilare la scrittura.
Certe volte ho il dubbio.
Poi viene la certezza che sì, tu sei creatura, con magari proprio questo scopo. Sì, sei creature, ma di un altro Admin, con una A maiuscola che non si riesce a scrivere.
E che quindi, anche se dentro ribolle una rabbia che non è santa né sana, ma solo frutto di una vanità esasperata, vale la pena che scriva sorriso onesti e veri e che ti offra non spiegazioni che useresti forse per rilanciare le tue tesi, ma preghiere proprio a quella Mamma alla quale neghi che possa volere incontrare i propri figli.
Vanità esasperata? Certamente, ma ti assicuro che quando sento la parola Gospa il raccapriccio è sincero.
Paolo, vanità la tua o quella di alvise? Non si capisce dal tuo commento e il senso cambia molto se è l’una o l’altra a cui fai riferimento (comunque alvise non è finto)
rispondo a Fefral: tutto la frase che comincia con e che quindi, fino alla fine va riferita a me come soggetto, vanità compresa, mi sembrava fosse abbastanza chiaro, evidentemente non lo è.
Schematizzo
ANCHE SE….
E’ MEGLIO CHE…
grazie
non era chiarissimo, Paolo. Ma immaginavo che fosse così.
Ora che hai chiarito posso anche dire la mia.Le preghiere, quelle, vanno sempre bene (se te ne avanza qualcuna anche per la sottoscritta…) ma è bello che Gesù oltre che invitarci a pregare ci abbia anche insegnato l’amicizia. Faccio più fatica a pregare che a fare amicizia. E quando invece prego per un amico quanto mi viene più facile!
“Non paure di morti ed in congreghe
Diavoli zoppi con bizzarre streghe
Ma del Comune la rustica virtù…”
E’ vero, il genitore italiano ha sempre il cuore macerato (infatti non era un modo di dire cinese!) per principio, nelle radici, siamo il paese delle penitenze, delle macerazioni, del dolore, del lamenti, del piagnucolio, dell’invocazione, per principio, dall’inizio, in partenza,
sempre….
qualcuno sosteneva che siamo nel paese più allegro e spensierato del mondo: si vede da quello che mangiamo, la cultura del vino (non dell’alcool) da come viviamo, e come godiamo della vita…
Se non c’è dolore non possiamo nemmeno apprezzare la gioia.
il genitore italiano ha sempre il cuore macerato (infatti non era un modo di dire cinese!) per principio, nelle radici, siamo il paese delle penitenze, delle macerazioni, del dolore, del lamenti,…
Alvise, non so se sia vero quello che dici, e non so in base a che cosa puoi dirlo. Non conosco ‘il genitore italiano’: conosco genitori con una figlia anoressica, o con un figlio di 40 anni a carico, conosco genitori di ragazzi ‘normali’ che campano alla giornata e non vogliono fare progetti perchè è inutile, conosco una stupenda mamma di una stupenda ragazza di 20 anni piena di gioia di vivere e malata di fibrosi cistica; conosco anche madri che pregano per anni per il bene dei figli.
Insomma, non so chi conosci tu, ma stacci attento a generalizzare.
Ogni genitore ha motivi per lottare, pregare, sperare, guardare al bicchiere mezzo pieno; e, pur nell’imperfezione, nella malattia, nella chiusura, nella ribellione, nel dolore, vedere che la sua creatura “è cosa buona”.
Alvise caro, per quanto mi riguarda, ho lottato non poco per non cedere alla sfiducia, ma davvero vedere tutto con occhio buono è l’unico modo di essere essere in relazione: con chiunque, e in particolare con un figlio.
Mi dipiace , forse non mi sono espresso bene, hai ragione, “vedere con
occhio buono” è l’epressione giusta e la maniera giusta per affrontare le cose.
@Alvise
Secondo me non è un caso che tu rabbrividisca alla parola Gospa.
Dovresti andare a Medjugorie, in un Pellegrinaggio.
Te lo dico sinceramente e con affetto,
Daniela
Alvi’ comunque no, per credere non è necessario che ci siano i miracoli e le apparizioni.
Peró i miracoli ci sono. E la Madonna vuole apparire. Da ragazzina speravo che prima o poi mi apparisse la Madonna. Avevo letto la vita dei tre pastorelli di Fatima e mi ero molto immedesimata. Poi ho scoperto che é un altro il posto dove Dio ci parla. Tutto sta riuscire ad ascoltarlo.
Quando ieri facevo riferimento alla necessità di ascoltare le note apparentemente stonate pensavo che dovrei prima di tutto imparare ad ascoltare le mie stecche. Alvì, perché non provi ad ascoltarti oltre che a fare domande a “noi”?. Io quando ci sono riuscita (ad ascoltare me) ho scoperto delle cose veramente interessanti. È là per esempio che ho capito un po’ cosa significa quello che si scriveva più sopra, che tutto concorre al bene di quelli che amano Dio. E tante altre cose.
Ma non so perché, ho l’impressione che tu abbia una capacità di ascoltare superiore alla media qua dentro. Che perdi all’improvviso appena si toccano alcuni tasti. Un po’ come è successo a me ieri.
Non ci credo!!!!
Lo sai che anch’io! Da quando ho ascoltato la storia di Jacinta, Francisco e Lucia, io andavo in giro guardando al cielo e aspettando segni…
Solo molto dopo aver rinnegato la sorgente di acqua fresca che è la la nostra fede Cattolica Apostolica Romana per trovare eccessive proprio certe devozioni popolari (forse per essere immersa in un ambiente fideista), solo dopo aver ritrovato con la ragione la stessa fede, ho potuto ancora apprezzare la ricchezza di certe devozioni e la grazia delle apparizioni mariane. E a Medjugorie io mi sono accorta, anzi, ho visto passare davanti a me la mia vita come in un film, che i segni della Madonna nella mia vita sono stati innumerevoli, che lei era sempre li con me.
ANGELINA:
Mi dipiace , forse non mi sono espresso bene, hai ragione, “vedere con
occhio buono” è l’epressione giusta e la maniera più giusta per affrontare le cose.
Grazie Alvise. Ti dispiace di che?
“ognuno si alimenta dei propri sogni e dei propri incubi”…”Come diceva quel tale ognuno pesca dal suo cuore”: grazie Paolo! Hai ragione. Un esempio concreto: mio fratello, anticlericale e mangiapreti, quando vede Benedetto XVI in tv, cambia canale, perché dice che gli sembra la faccia del diavolo.