Dovendo fare qualcosa…?

di Cyrano

Mi s’è rovesciata la boccetta turchese: è successo un’altra volta, a furia di leggere tanto inchiostro rosa versato sul famigerato tema “lui&lei” (o devo dire anche “lei&lui”, per non scontentare i garantisti?). Non mi s’è rovesciata sul foglio, si capisce, ma in testa, e adesso è tutto impiastrato di quei pensieri, là dentro. Un po’ come quando da bambini c’è capitata per la prima volta in mano una penna stilografica, e abbiamo avuto il piacere di scoprire che, premendo la punta verso il basso, il foglio veniva allagato da un mare d’inchiostro. Beh, poi con quell’inchiostro qualcosa bisognava pur farci, e allora via, partendo dal centro della mitica pozza blu col pennino, a inventare fantastici arabeschi su e giù per i margini della pagina (le famose “cornicette fantasia”!).

Ora, visto che ormai l’inchiostro è stato versato e che, come ogni cavaliere e ogni scribacchino sanno, inchiostro chiama inchiostro, torno a domandarmi, e quindi a domandare a voi: «Sarà poi vero che è propria della “natura maschile” la refrattarietà alle parole “per sempre”»? Va bene, la fisiologia femminile è volta a custodire la vita nascente, e quindi l’istinto materno è più portato alla stabilità di quanto sia quello paterno e bla bla bla… Ma non sarà un po’ più vero quello che sospettava quel colosso di Wilde, ossia che «la vanità di un uomo è quella di essere il primo uomo di ogni donna, quella di una donna essere l’ultima donna di ogni uomo»? Si direbbe che una volta tanto le signorine abbiano scelto male il campo da gioco: essere i primi è smaccatamente più facile che essere le ultime, ma questo non toglie nulla alla finezza della loro vanità (enormemente superiore alla nostra), e il genio del gigante irlandese ci ricorda che non c’è vizio che non sappia disguisarsi in virtù. Non solo: normalmente i vizi banali assumono le sembianze di virtù ordinarie, mentre quelli titanici prendono le tinte di virtù eroiche – sebbene tutti i vizi, di per sé, non siano molto più che tristi banalità e tutte le virtù in fondo siano cose estremamente ordinarie, anche se esercitate eroicamente, a dispetto di ogni circostanza avversa.

Insomma, care signore, la sapienza popolare vi ammonisce, dall’alto della sua cattedra: «Non è tutto oro, quel che luccica…». Il fatto è piuttosto che gli “orologi biologici” di “lui&lei” (ma anche di “lei&lui”, così sono contenti tutti) sono programmati in modi irriducibilmente diversi. Si parlava di questo a cena col mio amico Piero, qualche sera fa: cena a tre, e la sua ragazza non era potuta venire, quindi da questo punto di vista non c’è stato molto fair play, ma almeno ho potuto sapere quello che pensa davvero! «No, vedi – diceva Piero – è che adesso, a trentaquattro anni, mi s’è improvvisamente risvegliato un istinto paterno virulento: cioè, per farti capire, io adesso, se lei volesse, se me lo chiedesse, un figlio lo farei immediatamente, proprio all’istante…». Nel frattempo io precipitavo, dall’alto delle mie nebulose ingenuità, scoprendo che un figlio è una cosa che una donna deve chiedere a un uomo. Non ci avevo mai pensato: ecco, capisco che uno aspetti qualche segnale nel caso in cui voglia, certo, impreziosire le estremità della sua bella con un Trilogy o qualcosa del genere (più probabilmente “qualcosa del genere”)… Non fraintendete, voglio dire che magari un vile anello d’oro con tre diamanti potrebbe lasciarla delusa, insoddisfatta, quando non addirittura ferirla! Forse non avete idea dell’ordine di grandezza su cui viaggia il numero di donne indifferenti ai gioielli, specialmente a quelli preziosi (talvolta al limite dello sprezzo): ci sono le Rossane che preferiscono di gran lunga che i loro Cyrano mettano da parte discrete sommette per una nuova moto turistica (vuoi mettere la luce di un tramonto selvaggio con quella di tre vili brillantini!). Ci sono, vi dico, e sono più di quante comunemente si pensi! Quante, poi, non capirebbero che con l’ammontare di quella minuscola borsetta – la quale sarebbe, peraltro, la sesta in quella tonalità di beige – si potrebbero molto più proficuamente acquistare due capienti borsoni laterali in vista di meravigliosi fine settimana on the road?

Va bene, fine della pubblicità. Torniamo a Piero, che invece aspetta che la sua ragazza gli chieda di regalargli un figlio (giusto, perché l’utero è suo, e se lo gestisce lei: san Paolo non capiva niente di dinamiche di coppia, oppure faceva confusione coi pronomi!): per un attimo mi soffermerei a chiedermi se è un investimento consigliabile, quello che comincia praticamente a spesa zero e poi presenta conti e cambiali dall’ammontare vario per una buona trentina d’anni… forse un Trilogy converrebbe… «Se ti chiamasse “papà”», obietterebbe Piero. Ah, già, c’è la questione del dirompente istinto paterno, da sistemare… «Vedi – continuava lui – quando hai la tua età pensi: “Oh, non ho ‘manco trent’anni!”. Poi, arrivato ai trenta, pensi: “Vabbe’, alla fine sono nel fiore della giovinezza!”. Alla mia età, invece, a trentaquattro, tutto di colpo pensi che non sei più giovane, e che in qualche modo hai perso tanto tempo. È già tardi per fare un figlio, per goderti in età non più che matura lo splendore della sua giovinezza».

Resto a meditare: facilissimamente non ci sarà paragone tra quello splendore e i tenui bagliori del famoso Trilogy (no, non vale la pena), mentre a mio avviso la cosa resta da decidersi nel paragone con una bella marmitta cromata… Ma diamo pure per chiusa la partita a vantaggio del frugoletto, la questione ora non è lui: la questione è che anche le bestie brute (con l’eccezione dell’incauta cicala e di pochi altri sventurati) avvertono con anticipo il tempo dell’inverno, l’avvicinarsi dell’ora del rigore. E mangiano, ingrassano, incamerano energie da dispensarsi nei giorni corti, grigi e freddi. Forse c’è, nella vita, un tempo in cui vivere è sopravvivere, e se c’è un vero grande rimprovero che le generazioni in cui la mia è compresa (ma non solo la mia) devono fare a quelle che ci hanno preceduto è sull’averci vergognosamente mentito in proposito. Quelli che venticinque anni fa strillavano di volere una vita spericolata oggi mandano i figli a studiare giurisprudenza e medicina, ma non ho ancora ascoltato il loro mea culpa (un genere che va di moda) e il loro miserere (più desueto, okay). Perché studiare diritto? Perché perdere diottrie sul Rocci, se c’è davvero da chiedersi: «Farmi la barba o uccidere… che differenza c’è?».

Questo è tutto: ticchettando l’orologio biologico delle donne più svelto di quello degli uomini, la sveglia arriva prima (con le sue umorali maree d’ormoni, peraltro spesso irritanti), ed è prima che vogliono correre ai ripari. Questo non fa automaticamente delle donne persone assennate e previdenti, individui virtuosi: presto o tardi, è sempre ai ripari che corrono, come i primi due porcellini della favola. E poco male, alla fine, se fuggendo i porcellini e le porcelline di turno (oh, sì, ci sono anche quelle…) capitano nella solida casa di mattoni costruita dal paziente sudore della porcellina o del porcellino veramente virtuosi – uno su tre è un dato statistico eccessivamente generoso, ma va detto che non sono mai mancati al mondo questi individui. Poco male perché il riparo sarà per loro effettivo ed efficace, per quanto si ritroveranno sempre ad adattarsi a una solidità che non è la loro. Non si tratta di decidersi a fare un figlio, a sposarsi o a consacrarsi: si tratta – ed è la vera sfida dell’essere giovani nella nostra epoca – di decidersi a fare qualcosa. Ingenuità del cristianesimo à la carte, che come uno studente impreparato ricorda a memoria le prime parole del discorso della montagna e bleffa invariabilmente sulle ultime…

95 pensieri su “Dovendo fare qualcosa…?

    1. fefral

      io a mio marito non ho chiesto nè un figlio nè un trilogy… gli ho chiesto l’iphone 🙂

  1. giovanni dm

    Quando a 26 annoi stavo decidendo di sposarmi, un sacerdote, che mi vedeva un po’ “preoccupato” per la giovane età, mi incoraggiò:
    “È bellissimo sposarsi giovane e crescere insieme ai figli!”.
    Sacrosante parole che mi riecheggiano ancora nelle orecchie!

    1. fefral

      “Non si tratta di decidersi a fare un figlio, a sposarsi o a consacrarsi: si tratta – ed è la vera sfida dell’essere giovani nella nostra epoca – di decidersi a fare qualcosa”
      Il problema è avere la capacità di scegliere. E per farlo bisogna conoscersi. Conoscere a fondo i desideri del proprio cuore. Che non sono le voglie che vanno e vengono, ma quei desideri profondi che ci parlano del fine, che ci portano a capire chi siamo davvero.
      Io penso che le nostre generazioni abbiano in comune questa mancanza di capacità di distinguere tra il cuore e le voglie. Ci siamo liberati dal senso del dovere, dal fare le cose “perché si fa così”, da un’obbedienza arida e fine a se stessa, che è la degenerazione della virtù dell’obbedienza e che forse ha danneggiato le generazioni precedenti. Ci siamo liberati del peso delle convenzioni, delle regole imposte.
      Ma abbiamo confuso l’amore con le farfalle.
      E le farfalle sono capricciose.
      Cosa vuole davvero un uomo a 30 anni, o a 40? Cosa desidera davvero una donna a 35, quando vede scorrere inesorabilmente il tempo che le rimane per diventare madre?
      Penso che per decidersi a fare qualcosa davvero si debba riuscire a interrrogare profondamente il proprio cuore. Il cuore non mente.

    2. fefral

      ho messo il commento qua in risposta a giovanni per errore….
      è che stavo pensando al discorso di crescere insieme ai figli mentre scrivevo il commento qua sopra…
      il problema è che loro crescono così velocemente che come si fa a stargli dietro?

    3. Maria

      Che bella cosa Giovanni!!! Crescere insieme ai figli…e condividere con loro la gioria di vivere, e l’entusiasmo fresco e frizzante che si ha quando si è giovani!

  2. cara FEfral direi che hai fatto centro. così come ha fatto centro il nostro cyrano! possiamo solo sperare che agosto porti consiglio a tanti. guardandosi allo specchio potremmo cominciare a chiederci “tu chi sei veramente?” ….le risposte vi sorprenderanno…

  3. Temo che per molti volere un figlio sia solo una questione di “moda”. Ho sentito frasi tipo “adesso faccio un figlio, perché anche la mia amica è appena rimasta incinta, pensa che bello, così ci facciamo la gravidanza insieme!”.
    Oppure “Finora non ho combinato niente di buono nella vita, quasi quasi faccio un figlio così mi riscatto”.
    O per noia, o perché almeno un figlio ci vuole, e quindi poi lo si considera un diritto.
    Questo tanto tempo fa non succedeva, perché non si aveva il controllo così stretto della fertilità. Una coppia si sposava e poi i figli venivano. Adesso si decide.
    Secondo me quando una donna chiede a un uomo di darle un figlio ha già deciso che lo vuole avere. Lo vuole avere. Che cosa pazzesca. Come un gelato, un maglione, un cane.
    Fefral, secondo me molti evitano accuratamente di interrogare profondamente il proprio cuore, perché temono quello che possono trovarci.

    E poi, Cyrano, sei proprio sicuro che sia così, quando dici “Si direbbe che una volta tanto le signorine abbiano scelto male il campo da gioco: essere i primi è smaccatamente più facile che essere le ultime”.

    Anche io ho chiesto a mio marito l’iPhone, ma sono rimasta senza brillante e senza telefono. La cosa più importante però ce l’ho avuta: i miei figli si sono svegliati entrambi a casa, stamattina, ormai da 22 giorni succede così, che “di più” che ho avuto, altro che centuplo.

    1. Beh “male” in un certo senso: il “vostro” campo da gioco è quello che più facilmente permette di aggiustare il tiro, proprio perché ha dalla sua il fattore tempo; nel “nostro” il fattore tempo non conta, o meglio conta usarne pochissimo, subito, tutto insieme (perché un trentenne potrà “uscire” con una batteria di donne, oggidì, prima di accasarsi, mentre una settantenne invecchierà verosimilmente con un uomo solo). Diciamo che nel vostro lato di campo è molto più facile ottenere corner e punizioni vantaggiose, mentre l’apparente vantaggio del playboy è destinato a dissolversi al tramonto della prima giovinezza. Insomma, ero ironico: certo che sto dalla parte della qualità, se devo scegliere tra questa e la quantità.

  4. “Ma l’esperienza mostra abbondantemente che gli uomini non hanno nulla meno in loro potere quanto la lingua e nulla possono meno quanto moderare i loro appetiti; onde avviene che molti credono che noi facciamo liberamente soltanto quelle cose alle quali spiriamo in modo moderato, ma per nulla liberamente quelle cose alle quali aspiriamo con un forte affetto. In effetti se non avessimo sperimentato che facciamo molte cose delle quali poi ci pentiamo e che spesso vediamo il meglio, ma seguiamo il peggio, nulla impedirebbe di credere che facciamo tutto liberamente”
    Da Antonio Socci “I labirinti di Dio” Le Sieci 1989
    Ci crediamo autorizzati e aventi capacità argomentativa abbastanza per discettare su tutto.
    La bomba atomica, l’aborto, la vita dopo la morte, la contraccezione, l’eutanasia, la giustizia sociale, l’esistenza di Dio, del diavolo, la tassa sul fumo, la droga, il concepimento, la retta via, il marito, i figlioli, la scuola, la tassa sui cani, l’effetto serra, il non-effetto di nulla, le glaciazioni, gli tsunami, e via discorrendo, e di questa effettuale capacità che noi crediamo di averci e che in definitiva ci abbiamo, ne facciamo uso continuo prendendo partito per questo o quello, criticando,
    approvando, riprovando, pontificando, io vorrei sapere uno, dico, uno che non habbia mai pontificato nella sua vita su qualunque cosa qualunque o di sport, o di caccia, cristianesimo, islamismo, giustizia, pace,i società, politica,i amore, anche amore si pretende di sapere cosa sia e in che consista e non ci si perita a strombettarne, di tutto, a ruota libera, in pochi secondi, uno chiede e l’altro risponde, subito, senza nemmeno pensare, se servisse pensare, sarebbe uguale, perchè uno si metteerbbe a pensare subito in pochi secondi e poi crederebbe di potere parlare in maniera non solo giudiziosa e adeguata e coerente e competente, ma più di quegl’altri, quegl’altri, tutti, o quasi teste, di cazzo, lui no.

      1. L’apprezzo molto, Alvise, e di certo non è indegno del mio “pensiero” (che paroloni!). Personalmente, qui e altrove, cerco di non pronunciarmi mai su cose sulle quali non ho competenza (per esempio ieri mi avevano chiesto un parere sugli ogm, e ho fatto una vilissima scena muta: se non conosco le tecniche e le leggi di che parlo?). Penso che potrai riscontrare facilmente il mio concordare con te, anche perché di solito lascio capire quando dico una cosa per sentito dire, quando so quello che dico e quando invece non so niente (nel caso di solito taccio).
        Ammetterai, però, che quando si parla di stili di vita, i requisiti minimi per dire la propria sono essere “viventi” e “pensanti”: il mio sorriso, poi, non voleva assolutamente essere di condanna, ma un semplice spunto (se ci riesco, se ce la faccio, se è possibile) di riflessione. Così magari ci capisco qualcosa di più anch’io.

  5. Io ci sto scrivendo un libro versione integrale, su questo.
    Oh, se non scherzo, chiamando “vita” tutta il libro che virgola per virgola scrivo.
    Capacità sintetica zero, qui e adesso.
    Ma tanto non sono io che dovevo metterci su un post, sull’argomento, e la cosa mi solleva non poco.
    Diciamo che il ragassuolo con la matita mi vede concorde su due e tre cose di certo.
    Per tutto il resto: datosi che in fondo -secondo me- ogni scelta che facciamo più o meno consapevolmente -il desiderio slegato d’un figlio compreso- non prescinde mai dalla nostra personalissima “scaletta delle priorità”; e se al primo posto, per esempio, come per me, la prima donna è la ricerca della verità e quel suo conseguente, eventualmente, ‘pubblicizzarla’ a tutti, ecco, almeno per me, poi, scegliere di dare ascolto al viscerale desiderio d’un figlio – si, addirittura questo – poi, può diventare un “dettaglio”, ma solo perchè si è troppo impegnati, nel mentre, ad assecondare un desiderio più impellente, il Suo, spessissimo altro dal mio.

    Ergo per me, i miei desideri -compreso questo persistente -ed inopinatamente effervescente- di un avere figlio (per l’esattezza almeno 5) farebbero un passo indietro -eventualmente- qualora il mio “dover fare qualcosa”, discernimento permettendo, consistesse nell’avere tutti i figli del mondo, in fondo.

    Ho terminato la mia antiestetica capacità sintetica, al momento.
    Magari più tardi, quando almeno uno di noi avrà pensato che le parole a seguire possano in qualche modo c’entrarci qualcosa, col post del Cyrano. Perchè almeno nelle mie, di priorità, non ve n’è una, di cose, che esauste riescano a prescindere dal concetto di Verità ( e questa è l’unica cosa che non ho scelto io ma piuttosto sono io stata da Lei scelta) partorendone poi una ad una le scelte, struggentemente meditate da non dormirci ben più d’una notte.

    “Le parole a seguire” ho detto, che non sono le mie, ma sono comunque queste:

    1. Bellissimo film, Daniela. E, certo, hai ragione sulla scaletta delle priorità: quello che durante quella cena avevo avuto modo di osservare è però che tanti pianificano all’improvviso quello che fino al momento avevano trascurato giusto per il risveglio del richiamo biologico (o per quelle altre “motivazioni” che richiamava Jenny). Non mi permetterei mai di sentenziare sulle priorità altrui, ma non posso che provar pena a vedere che vengano talvolta invertite solo perché l’età e gli ormoni prendono a pulsare nella direzione contraria ad esse. Se siamo esseri ragionevoli, se hai ragione tu, se posso concordare con te…

    2. ” Se siamo esseri ragionevoli, se hai ragione tu, se posso concordare con te…”

      🙂 …è carino, concordare, io e te, ‘na volta tanto, Cyrano 🙂
      (..certo, vediamo di stare attenti a non farlo capitare troppo … 🙂 intanto, circa la “pena” che provi,
      è così comprensibile e condivisibile, Cyrano, tanto tanto.
      Io mi faccio coraggio non tanto voltando lo sguardo dall’altra parte, quella opposta che immagino sia la nostra;
      quanto fidando sino all’ultimo, e contro ogni umana forza, nella parte migliore che ogni uomo si porta dentro:
      l’incoerenza. Quella di cambiarle proprio, persino definitivamente, certe idee nate unicamente per impulso di soddisfare in esclusiva il proprio io -compreso il desiderio d’un figlio, ahinoi-.
      Io comunque sono una che si interroga su tutto, maionese calvè o kraft?, jeans strappati anche ‘stavolta?
      Poi di risposte ne ho poche, ma quella è ‘n ‘altra storia
      (e scopro siano puntualmente “poche” solo quando ho rivolto le rispettive domande all’ Interlocutore sbagliato. Spesso travestistosi da uccellino, altre da clochard, altre da quell’ateo che effettivamente la sa proprio lunga e che prima o poi…
      ‘Naggia…devo andare…a stanotte, per chi è ancora sveglio… 🙂 .

  6. Sì, ho capito Turris, tutto questo è molto “toccante” ma non ti sembra che per lo stile per le parole per l’atmosfera per come è fatto questo filmato non finisca per sconfinare nella farsa di se stesso, una pagliacciata non voluta e per questo ancora più pagliacciata, a cominciare da quell’arpa nel mezzo? E l’arpa birmana allora?!?

    1. Ma certo, Alvise, “una pagliacciata”, perchè no. Certo che si, puo’ essere.
      Dipende non tanto, secondo me, dal messaggio esplicito di queste immagini.
      Ma dal perchè davanti a immagini del genere l’aggettivo che scegliamo, a definirle, è questo scegliere di dirle “grottesche”, come appunto una “pagliacciata”.
      Chiedersene il perchè, magari, o piuttosto, ecco. Ma lo dico in punta di piedi, sottovoce, credimi.

  7. Cyrano, mentre mi domando dove siano i “vecchi saggi” di una volta per darci un lume, mi accorgo di essere circondata da barbie settantenni da effetto ” dietro liceo e davanti museo” e da babbioni settantottini che non hanno mai imparato a tenere a bada i propri istinti ed ora, in piena andropausa, hanno le voglie e una sfera emotiva da dodicenne…
    È allora che leggo il tuo post e mi accorgo che è meglio soffermarmi su un giovane saggio, che illumina con i suoi scritti le nostre menti.
    Grazie!

    1. “Dietro liceo, davanti museo”: che invidia, Danicor, se penso che io quest’espressione l’ho imparata non più di tre mesi fa, per caso… Forse sono più vecchio di quanto voglia ammettere a me stesso! 😀 Basterà, questo tipo di vecchiaia, per accumulare un po’ di saggezza? Speriamo, visto che a nessuno è garantito l’arrivo alla vecchiaia anagrafica…

  8. O Alviii…
    Gli ormoni ce gli avete anche voi!!! E poi siete anche costanti, il ché in alcuni casi non rappresenta proprio un vantaggio!!!!

  9. Adriano

    “Questo è tutto: ticchettando l’orologio biologico delle donne più svelto di quello degli uomini, la sveglia arriva prima (con le sue umorali maree d’ormoni, peraltro spesso irritanti), ed è prima che vogliono correre ai ripari. Questo non fa automaticamente delle donne persone assennate e previdenti, individui virtuosi”

    Assennate, previdenti, virtuose: accidenti, proprio il tipo di persona che ci vorrebbe in politica e al timone delle aziende! 😉

    Cyrano: ma perché il tuo amico non esprime semplicemente il suo desiderio di paternità? Le donne devono aspettare dagli uomini la richiesta di matrimonio, gli uomini dalle donne la disponibilità di fare un bambino… Ma chi l’ha detto?
    Sarà che sono cresciuto in un ambiente dove queste convenzioni venivano semplicemente ignorate, ma non si potrebbe semplicemente parlarne, senza troppe seghe mentali su chi “deve” fare cosa?

    1. Una democrazia ha un governo rappresentativo del popolo: se quel tipo di persone è raro nel popolo sarà almeno altrettanto raro anche in parlamento. Sì, si potrebbe parlarne, ma quella del dovere non mi pare una mera divagazione, visto che a un certo punto, ci piaccia o no, la natura ci chiede il suo dazio. A me pare semplicemente che alle nostre generazioni non vada proprio giù il fatto che qualcosa, nella vita, bisogna fare. Così ci dondoliamo in tanti “nel frattempo” (ho anche un cugino che dice di essere “piccolo per sposarsi” a 38 anni), e un bel giorno ci si sveglia in sospiri e rimpianti. Bella domanda: perché non parlarne semplicemente quando è ora? E perché non prepararsi per tempo a quando è ora?

    2. Adriano

      “Una democrazia ha un governo rappresentativo del popolo: se quel tipo di persone è raro nel popolo sarà almeno altrettanto raro anche in parlamento.”

      Non sono d’accordo: per esempio la percentuale di condannati con sentenza definitiva in Parlamento italiano è completamente diversa rispetto a quella della gente che cammina per strada. Quindi la rarità di un tipo di persona non necessariamente si riflette a livello di governo.

      “A me pare semplicemente che alle nostre generazioni non vada proprio giù il fatto che qualcosa, nella vita, bisogna fare.”

      Dalla mia esperienza mi pare che la gente faccia, sia attiva. Vedo tanto volontariato, tantissime idee, molti che, rischiando del proprio, investono anima e corpo in qualcosa in cui credono, a prescindere da un ritorno economico.

      Certo, continuo a trovare questa “voglia di (falsa) sicurezza” che si esprime per esempio nella ricerca forsennata al lavoro fisso a cui ci si aggrappa nonostante tutto (va bene anche se noioso, frustrante, basta che sia a tempo indeterminato) o anche nel fare un figlio, il quale ancora prima di nascere deve già sostenere come un pesante fardello il ruolo di “salvatore della coppia”, “soluzione di tutti i tormenti personali dei genitori” e “pacificatore dei pettegolezzi” o, infine, nello sposarsi a tutti i costi per “mettere la testa a posto”.

      Quest’ultima frase mi ha perseguitato per un po’ di tempo e di tanto in tanto ritorna, con la sua cugina “prendersi le sue responsabilità”. E ho capito solo dopo un po’ cosa s’intendesse: prendere una decisione identica a quella della “massa”, condurre una vita come quella della “maggioranza”. Ma chi lo ha detto che, invece, condurre una vita diversa non possa essere altrettanto appagante (se non di più) e pure eticamente (e cristianamente) corretto?

      Forse quei “nel frattempo” sono in realtà un modo differente di vivere, che non necessariamente porterà a sospiri e rimpianti. Anzi: vedo decisamente il contrario, tanta invidia da parte di chi (sicuramente con convinzione) ha fatto delle scelte che ora “stanno strette” e che non permettono di tornare indietro o di cambiare.

      Un vantaggio dei “nel frattempo” è quello che, a un certo punto, si può scegliere di cambiare completamente vita e di fare un figlio, o sposarsi o consacrarsi. Per fare questo tutti hanno abbastanza tempo (almeno vent’anni per un figlio, di più per tutto il resto).

      E, quando sarà ora (se sarà ora), si sarà sicuramente pronti.

      1. Speriamo, Adriano. 🙂 Lo spero per tutti, a cominciare da me (ovviamente).
        Sarà che la mia coscienza angosciata (Iddio me la conservi!), quella stessa che non riesce a scordarsi come finisce il discorso della montagna, non sa persuadersi che cose come la fedeltà si possano improvvisare, o che “sboccino” un bel giorno, mature e pronte. Fedeltà significa imparare che l’unica cosa scelta assume il valore di tutte quelle tralasciate. Tutto è buono, e tutto si onora nell’unica cosa che è veramente tutta per te, come tu sei tutto per essa. Ho capito che “forse” e “non necessariamente” sono tra le rotelle più importanti del tuo cervello (si scherza, eh!), ma personalmente quando sono tentato dall’attrattiva di una relazione occasionale trovo nel pensiero del mio ormai non breve legame, del tempo trascorso insieme e della strada alle spalle, un conforto e non il contrario.
        L’inganno è che non si ama di più amando tante donne, ma amando tanto, “tutto”, una sola; mentre ci mettono a credere che “varie esperienze” ci arricchiscono ci nascondono che invece ci depauperano e ci sclerotizzano. Immagino che non condividerai affatto, ma dovrai concedere che “ho diritto” a esprimere le mie opinioni (non rivendicare reciprocità: non funziona!). 🙂 Buonasera Adria’…

        PS: buona l’osservazione sulle percentuali di pregiudicati al governo, ma così mi trascini un rovescio che non posso risparmiarti: ricorderai quel passo della Repubblica di Platone che spiega come si trasforma la democrazia in tirannide… la “mala pianta” (così la chiamava, il buon vecchio Platone) attecchisce su un terreno che già non era più democrazia, perché vi s’era diffusa una concezione disordinata della libertà e del diritto di parola… In fondo i nostri discorsi… Che grand’uomo Platone!

  10. nonpuoiessereserio

    Dobbiamo aiutare i giovani a riscoprire l’essenza delle cose. Troppi messaggi, troppe distrazioni. Si nasce, si gioca e si impara, ci si innamora, si lavora, ci si sposa, si fanno i figli, si crescono i figli, si lavora (troppo), si invecchia, si fa il nonno e poi si muore.

    1. @Lui’
      e tutto questo nella migliore delle ipotesi.
      Nella peggiore è continuare tutto questo ancora senza il bischero d’un senso.
      Nella strapeggiore: è non smettere mai di credere che un Senso sia esistito, nel mentre che ti lasciava fare. E poi finisce il tempo.

    2. (Wèèèè!!! Ho appena sgamato il cell di Alviseeeeeeeee!!!
      Madonnina, che beeeeeeeeellooooo!!!
      Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!)

      😀 😀 😀

    3. nonpuoiessereserio

      Il senso Daniela, certo, senza quello meglio gozzovigliare e poi morire subito.

  11. questo blog mi sta traviando: alla tenera età di 39 anni (non compiuti) oggi ho messo per la prima volta lo smalto rosso sulle unghie dei piedi

  12. Grazie, Fefral, mi hai aperto gli occhi e mi hai fatto capire che posso dare la colpa al blog… da un po’ di settimane le unghie dei miei piedi sono di colori improponibili, mio marito è un po’ perplesso, ma la cosa terribile è che sono perplessi anche i miei figli, evidentemente li ho cresciuti più “bacchettoni” di me, e ogni volta che cambio colore mi dicono che sono troppo fanatica!
    Dev’essere tutta colpa di questo blog!!!!! 😀 😀 😀 😀 😀

  13. Maxwell

    Oggi compio 40 (quaranta) anni.

    Concorso a premi a chi posta il video più simpatico!

    1. Alessandro

      MAXWELL

      fuori concorso…

      visto che ti piace entrare in casa con la macchina, allora… fallo con bud e terence e prenditi la festa, i palloncini sono tutto per te, AUGURI 😀

    2. Cavoli Maxwell, ho aspettato un po’ a farti gli auguri per vedere se per caso mi veniva in mente qualcosa, ma niente. Meglio che ti scrivo i miei banalissimi auguri: la vita dev’essere uno spettacolo, dall’altezza di quarant’anni…

  14. Antonio

    “E mangiano, ingrassano, incamerano energie da dispensarsi nei giorni corti, grigi e freddi. Forse c’è, nella vita, un tempo in cui vivere è sopravvivere, e se c’è un vero grande rimprovero che le generazioni in cui la mia è compresa (ma non solo la mia) devono fare a quelle che ci hanno preceduto è sull’averci vergognosamente mentito in proposito. Quelli che venticinque anni fa strillavano di volere una vita spericolata oggi mandano i figli a studiare giurisprudenza e medicina, ma non ho ancora ascoltato il loro mea culpa (un genere che va di moda) e il loro miserere (più desueto, okay). Perché studiare diritto? Perché perdere diottrie sul Rocci, se c’è davvero da chiedersi: «Farmi la barba o uccidere… che differenza c’è?».”

    Questo passaggio è davvero interessante, bisogna riconoscerlo. Una smodata società che produce finti rivoltosi si dissolve in poco tempo per poi tramutarsi nel suo esatto opposto. Non avendo ben capito contro chi si rivoltavano, i rivoltosi hanno visto svanire i loro presunti sogni di gloria, dinanzi ad una vita che, “darwinianamente”, li seppelliva in base ad una sregolata selezione.

    Ma a mio parere, per quanto sia convinto nel prendere le distanze da certe mode che imperversavano circa cinquant’anni fa, è anacronistico operare una seconda rivolta alla rivolta. La storia è maestra di vita, esatto! Non lo sono le becere disquisizioni sulla storia, specie se tese alla speculazione fine a sé stessa che non alla verità. Qui Alvise dice in parte il vero.

    Proprio la generazione più “intraprendente”, o sedicente tale, è quella che meglio di qualunque altra è riuscita ad inserirsi nelle perverse meccaniche di una modernità frivola, disumanizzata e scevra di progresso. Tanto che definire certi loschi figuri “progressisti” è un falso logico su cui i soliti noti hanno fatto leva per celare i reali propositi di questa assurda corrente.

    Ed in quel passaggio, relativo ai genitori che mandano i propri figli a studiare Giurisprudenza e Medicina, si racchiude il nocciolo della questione. Coloro che amavano/amano definirsi “progressisti” hanno perso il gusto della sfida, l’amore per quell’avventura che si chiama vita. Cose di cui il solo parlarne è svilente, me ne rendo conto. Il tutto, alimentato da una totale assenza di lungimiranza (che è il contrario del progresso), che conduce certa gente a ragionare con le stesse categorie di quindici e passa anni fa (medico o avvocato, futuro assicurato!). C’è ancora chi studia Ingegneria credendo che lì fuori pulluli di gente che non aspetta altro che l’ennesimo, mediocre ingegnere, quando la verità è che anche i più brillanti fanno fatica e vengono trattati come tizi senza arte né parte.

    E chi è solito scrivere, specie in contesti in cui si ha dinanzi un uditorio, non può fare a meno di porsi i quesiti che implicitamente pone Alvise. Ma pensandoci, qualcuno diceva che c’è un tempo per ogni cosa (Ecclesiaste). Noi non riusciamo a prenderci il tempo necessario per almeno una delle cose di cui abbiamo veramente bisogno, ossia la contemplazione, che è stata ridotta a “silenzio”, altro falso logico non da poco. Un silenzio assordante perché o troppo pieno o troppo vuoto; in cui o si è soli o si è in cattiva compagnia.

    Il problema, quindi, non sta nel ragionare e quindi discutere o parlare. Sta nella frenesia di un mondo che non vuole più saperne di guardarsi dentro. Quel mondo che non è (solo) l’ambiente in cui viviamo, bensì noi stessi, il più grande mistero col quale ognuno di noi deve confrontarsi.

    Chesterton diceva che per quanto ci si possa allontanare da casa propria, il viaggio implicherebbe comunque un giro di 360° che ci riporta al punto di partenza. Non è testuale, ma il senso ricordo essere questo. E la vita è piena di esempi che altri vorrebbero albergassero nell’empireo di un “pensiero”, di un sistema o di una volgare filosofia. Io l’ho imparato grazie ad un supermercato!

    L’anno scorso mi sono trasferito in un’altra città, e risiedendo in una zona periferica ed apparentemente poco servita, non mi sono mai posto il problema di girarla a fondo. Mi sono fidato della prima impressione, nonché della mia pigrizia, e ho preferito rintanarmi in un continuo spostamento verso zone piuttosto lontane (chi l’ha detto che per rintanarsi serva uno spazio piccolo?).

    A distanza di nove mesi scopro che vicino casa mia, nel raggio di 150 metri, ci sono ben due supermercati, e per certi versi pure più forniti di quello che io dovevo raggiungere coi mezzi pubblici. Quante volte con quelle pesanti buste della spesa a trascinarmi dalla cassa al mio soggiorno!

    Da poco, scopro pure che altri luoghi per me fondamentali sono alla portata di casa mia, di cui uno addirittura davanti al mio palazzo, celato dall’obbrobrio urbano del palazzone dove abito e dalla mia indole un po’ vile.

    Un tempo in Chiesa ci si andava anche per questo – oggi ci si dovrebbe andare soprattutto per questo. Quell’ora e passa trascorsa in quella sublime cornice rendeva ancora più labile il confine tra Cielo e Terra, trasportandoci in luoghi che al di fuori di quelle mura non avremmo nemmeno potuto immaginare. E cosa contribuiva a tutto ciò? Ma il silenzio, ovviamente.

    Un atteggiamento esteriore che non era finalizzato ad altro se non che ad una migliore predisposizione interiore. Non si stava muti semplicemente perché “dentro il Tempio di Dio”, o per “rispetto nei confronti degli altri” – quello “anche”, semmai. Il motivo era molto più semplicemente funzionale, ossia perché non c’era altro modo di far “fruttare” quel breve eppure così intenso appuntamento.

    Oggi, tra un’Osanna-eh ed una schitarrata, non abbiamo più neanche quello di rifugio. Ed evadiamo in montagna, credendo erroneamente di riconciliarci, senza capire che, in fin dei conti, stiamo sempre scappando… solo più in alto.

    Perdonami, Cyrano, se mi sono concesso questa divagazione, ma per chi tratta le parole come perle, si fa fatica a non trarre da ognuna di esse una ricchezza difficilmente catalogabile.

    1. Ho letto “Perdonami, Cyrano…” mentre pensavo: «Mamma che bella meditazione! E mo’ come lo ringrazio?!» 😀
      Wow, Antonio, grazie veramente!
      In particolare condivido molto la diffidenza per la “controrivolta”, assodato che la rivolta è (parzialmente) naufragata in sé: non so illudermi della bontà di una mera restaurazione (qualunque essa sia), e se non credo nel progresso, cerco invece di credere nell’avvenire (ben altro che il futuro). In fondo, l’abilità di un controsterzo fatto come si deve non è nello sterzare dall’altro lato della curva, ma nel neutralizzare il vettore che porterebbe la macchina fuori strada e nel tenerla invece paradossalmente in pista.

    2. Antonio

      Esatto. L’esempio della controsterzata mi pare più che eloquente. Un altro punto per te!

  15. Fefral

    . Noi non riusciamo a prenderci il tempo necessario per almeno una delle cose di cui abbiamo veramente bisogno, ossia la contemplazione, che è stata ridotta a “silenzio”

    Il problema, quindi, non sta nel ragionare e quindi discutere o parlare. Sta nella frenesia di un mondo che non vuole più saperne di guardarsi dentro

    MI PIACE

  16. Maxwell,
    Sono in gara per il concorso: Parabéns crioulo
    Essendo io una gaúcha, cioè, nata nella pampa brasiliana (si, esiste la pampa in Brasile), ti invio un nostro classico augurio pampero

  17. Di certo, sicuro, bella cosa le ferie, le mamme, i babbi pelosi, i figlioli urlanti, giorno e notte, i letti da rifare, le colazioni, il mare, il sole, il caldo animalesco, delle cacate di libri da leggere, (se poi uno li legge,) pensieri zero, argomenti zero, certo, sicuro, la fede, a puntello della catstrofe antropozoica, poi tornare ancora a casa, mettere a posto, lavare pulire, mangiare, la scuola il lavoro, (se si pole chiamare lavoro il lavoro di merda eseguito da tutti noi servi) copulare, ingravidare, partorire, aspettare ancora il mare, la montagna, la campagna, la collina (nulla peggio della collina)le ferie, il caldo, i figlioli, mangiare, copulare, eruttare, crepare…..

    1. Adriano

      La soluzione? Sentirsi sempre in vacanza. Visto che ciò non è sempre possibile? Poter fare ciò che piace. Un lavoro che soddisfi e che non assorba tutto il nostro tempo. La possibilità di praticare un proprio hobby, e magari pure camparci.
      Avere una delle due ricchezze che contano veramente, anche per non credenti. Il tempo (l’altra è la libertà di pensiero, non condizionata da altri).

    2. Alessandro

      Grazie Laura, troppo buona.
      Sai, ho un cervello in febbrile fermento di idee…

  18. Francesca Miriano

    E scazzafrulliamo un po’!!!Sono la terza! Dopo la Fefral e la Genov anch’io per la prima volta nell’età adulta , alle sogliole della demenza senile, sotto l’influenza mefitica del blog mi sono messa lo smalto alle unghie dei piedi ( quelle delle mani me le mangio da brava nevrotica e comunque le dovrei tenere corte per lavoro)!Ho scelto un sobrio color argentato che mi ha dato molta soddisfazione, In attesa di capire cosa è il rosso Chanel ( ma è smalto o rossetto?). Auguri Maxwell, benvenuto negli ‘anta!

    1. DaniCor

      Francesca,
      va bene, confesso anch’io: ho messo lo smalto alle unghie dei piedi (causa blog), colore tenue, come te, perché facciamo i passi uno alla volta.
      Veramente dopo i fiumi di inchiostro rosa versato dalle autrici del blog, espertissime in materia, mi sentivo una sottospecie di femmina e ho dato via ai ripari…
      C’erto, forse non era questo il tipo di conversione che si aspettava la Costi… Nella ricerca del bello, del buono e del giusto, ci siamo fiondate sulla prima, ma non con lo sguardo in alto, ma proprio guardando giù, ai piedi…

    2. angelina

      niente male come outing. Ebbene sì, l’ho fatto anch’io…causa blog? tutto è possibile – certo che comincia a diventare una strana coincidenza.
      Ho comprato uno smalto (detto da me suona ben inconsueto, credo di averne comprato uno più di dieci anni fa): dopo lunga riflessione sui colori, l’ho scelto rosa, al 99cent shop. Solo che non sono alla vostra altezza, non l’ho ancora messo.
      Volendo fare qualcosa…guardate una storia di re e blingibesse, sembra deliziosamente e poeticamente su misura per il blog

  19. fefral

    insomma io faccio outing e scopro che tutte abbiamo ceduto allo smalto sui piedi?
    però devo dire che adesso che sono riuscita finalmente a stendermi sul divano e mi guardo le estremità decorate con una bella tinta di rosso (non so che sfumatura sia, proprio lo ignoro) devo riconoscere che i miei piedi hanno cambiato faccia! Ora devo trovare il modo di cambiare faccia io 🙁

  20. Maxwell

    @ tutti

    GRAZIE!!!!!!!!!!

    @ Fefral & Cyrano

    Sinceramente non mi sento diverso dai 35……..psicologicamente ( ma è una cosa personale ) nelle ultime settimane mi è scattato il limite massimo della paternità. Ho cresciuto un ragazzo dai 4 anni fino all’anno scorso, quando la schifosa della ex, al compimento dei suoi 17 anni 11 mesi e 29 giorni me l’ha messo contro, con quei ricatti morali che solo una donna str…..( …….aordinaria?……..) gelosa e cattiva sa fare. Ho dedicato la vita al lavoro e ogni singola stilla di energia per il ragazzo e la bambina. Doposcuola, ripetizioni, sport x tutti e 2 x 2 volte a settimana più le partite. Una domenica che ero già separato la bambina voleva la mamma ad accompagnarla alla partita, mi arriva un SMS ” cos’è questa storia? diritti e doveri, non solo diritti.” Benissimo , io ho piacere di stare con mia figlia……
    Resta il fatto che, senza giudizi umani sulle persone , mi fanno RIDERE gli Al Bano e i Briatore, padri oltre i 50. Probabilmente pensano che i soldi per i babysitter possano essere un buon surrogato del padre. Io ho giocato a calcio, basket,pallavolo con loro. Sono stato in piscina, mi sono buttato dal trampolino di 3 metri, ho scalato gli scogli al mare, ho fatto il dirigente sportivo delle società, casa mia è stata un porto di mare per tutti i loro amici e amiche.
    Pensare oggi ( non a 50) di ricominciare…….mi vengono i brividi. Non per i figli, ma per me. Magari mi verrebbe lo schiribizzo di chiamare un povero bambino…………FALCO!!!!!!!!!!!!! ( lasciando stare Elkann che lo chiama OCEANO o mrs 8° re di Roma con Chanel………..x piacere Admin non bannarmi!!!!!!!)
    O magari se mi mettessero sotto sequestro lo yacht potrei chiedere al giudice il dissequestro dicendo che mio figlio non sta bene ( non scherzo , è successo davvero con la Gregoraci!!!!!!!)
    Per il resto………dopo 15 anni ho ricominciato a correre, oggi dopo 47 giorni di allenamento sono riuscito a fare i 10 Km in 1h e 26 minuti, record della mia nuova vita……sono passato, secondo i test di Cooper ,da malissimo a male!!!! speriamo fra altri 47 giorni di avere una condizione accettabile.
    Ho fatto tempo a vedere i pupilli di Cecchetto…….Sandy Marton col mitico “People from Ibiza” Taffy con “Once More” e “I love my radio” ……………Tracy Spencer con l’altrettanto mitica “Run to me”. Sempre nel 1986 la favolosa “FOR EVER YOUNG” degli Alphaville. Gli esordi di Jovanotti ( oggi solo Lorenzo Cherubini).
    E’ passato al mito un disco mandato a radio 105 ( Jovanotti era su Deejay) dedicato espressamente a lui
    http://www.youtube.com/watch?v=tS7rZCRd1-U

    The “final countdown” degli Europe……….
    .insomma …una adolescenza abbastanza serena e tranquilla….forse un po’ solitaria…….

    .troppi anni dopo ho capito che l’eroe era un bambino della mia età che ( con altri 5 adolescenti) fin dal 1981 lottava contro il comunismo reale iugoslavo in un paesino che allora era nel buco del culo del mondo ………..oggi è Medjugorije.

    Ho fatto tempo a sentire e conoscere le parole “glasnost” e “perestroijka”…..ho ancora delle foto della vecchia Berlino Est…….ho sperimentato la coda della fame per mangiare un wurstel, un cucchiaino di senape ed un panino ( diametro 5 cm) ad un costo di 1 marco est ( 1/4 del marco ovest) ………circa 230 lire, 10 cent del 1987

    @ Danicor
    solo perchè abito a pochi Km da te ti comunico che hai vinto un buono omaggio valido Venerdi 9 settembre 2011 dalle 23.00.
    Partenza dall’oratorio di Vignate per una marcia notturna di preghiera di circa 33 km fino al Santuario Mariano di Caravaggio. Messa mattutina alle ore 9.00, rientro a Vignate con pulmino per le 11.00 di Sabato 10 Settembre.

    Ancora grazie a tutti!!!!!!!

    1. DaniCor

      Ma dai!!!! Che bello!!!!
      Credo di essere a casa quel fine settimana! Segnerò la data e cercherò di convincere la mia cara metà…
      Me lo segno!
      Auguri ancora e grazie della tua testimonianza!

    2. fefral

      però ne abbiamo viste di cose noi nati nei primi anni 70 :-)!
      Grazie a te anche da me Maxwell!

  21. Francesca Miriano

    Maxwell, non porre limiti alla Sorte! Chissà ,magari quando ti sarà passata la rabbia e il rancore e ti imbatterai in una principessa dalla scarpina di cristallo e ti lascerai andare ancora ..e da cosa nasce cosa.. non ti sentirai troppo vecchio forse per giocare ancora a basket o imparare a sciare o a fare surf sulle onde dell’oceano. Se il fisico ti assiste (e mi pare di capire che sia così) la vecchiaia è uno stato mentale. Sei vecchio quando non hai più voglia di cambiare o di sperimentare nuove emozioni o imparare qualcosa o quando cominci a dire : ai miei tempi si che ecc ecc ( che tristezza!). E poi un figlio mica lo devi chiamare Falco o Oceano o Chanel , esiste sempre Ugo che così è più ubbidiente come diceva il grande Troisi.

  22. Tra le pagine di qualche “opuscolo”, intanto:

    Tra le pagine di qualche “opuscolo, intanto:
    “Il punto centrale per la compagnia del movimento non è la capacità che si ha di costruire o di realizzare un certo progetto, ma la propria persona. Essa è definita alla sua origine dal rapporto con qualcosa di Altro, di esterno ad essa perché da sé non è in grado di realizzare i suoi desideri e le sue esigenze. L’uomo non è stato abbandonato nella sua impotenza, perché Colui che ha fatto il disegno a cui l’uomo stesso appartiene è venuto e si è rivelato. Da tale riconoscimento nasce l’amicizia tra i cristiani, che porta con sé un fiume di generosità, un atteggiamento di impegno gratuito. Se la gratuità non nasce dal giudizio sul proprio io e sul proprio destino, resta un moralismo generoso destinato a decadere. Invece un gesto è carico di gratuità razionale quando è espressione della verità della propria persona. Per capire la razionalità della gratuità occorre quindi andare al fondo di cos’è l’uomo. La razionalità vera sorge quando l’uomo prende coscienza di essere rapporto con l’infinito.

  23. Maxwell: Pensa a Bruce Willis, quante ne ha dovute passare (nei film) (e fuori) tra mogli
    figliolette che lo seguvano coi loro orsacchiotti, bottiglie di alcolici vari (mi sembra che visti i risultati nella corsa potresti benissimo optare per la bottiglia!!!) quello che voglio dire è che stai passando attraverso il vivere normale dell’uomo che sei giovane che hai esperienze che hai studiato che conosci un po’ il mondo che vai alle marce notturne, (quanti quarantenni ci vanno secondo te alle marce notturne?)hai dei figli che ti vogliono bene, hai una moglie bisbetica il che rientra perfettamente nella norma, sai scrivere bene, hai le tue idee, hai la salute, è estate, e allora questo è il tuo momento di cominciare ora aper davvero, finora si è scherzato, da ora in poi….

  24. Alessandro

    I nomi imposti ai pargoli da Briatore ecc. testimoniano l’attaccamento ai valori cristiani.

    FALCO è in omaggio a San Falco di Palena, eremita (onomastico: 9 agosto)

    OCEANO a Sant’Oceano, martire con i Santi Ammiano, Giuliano e Teodoro (onomastico: 4 settembre).

    CHANEL a San Pietro Chanel, sacerdote (memoria: 28 aprile), martire in Oceania. Oceania, Oceano, Chanel… alla fine tutto torna

    1. Vedi, Alex? E chissà quanti, invece, animati dai soliti pregiudizi e dalla montante cattoparanoia, saranno arrivati in un baleno a tutt’altre conclusioni!

    2. Alessandro

      infatti c’era chi già malignava più o meno così:

      – Nathan Falco è un nome buono per un nuovo fumetto della Bonelli, un misto tra Nathan Never e Magico Vento

      – Oceano tolto di peso da qualche opuscolo new age

      – Chanel. Totti “l’abbiamo chiamata così perché l’ha scelto il nostro primo figlio, Christian”…il quale, per la cronaca, quando è nata Chanel aveva un anno e mezzo di vita… quando si dice un talento precoce

  25. Francesca Miriano

    Alessandro, Palena in Abruzzo? Bel posto. Sono certa che la Gregoraci e Briatore hanno pensato a S. Falco eremita quando hanno scelto il nome di cotanto erede. E’ vero , a volte a pensar male si fa peccato ecc ecc. diceva Andreotti.E poi vi ricordate quando il piccolo Joe Falchetto non riusciva più a dormire perchè gli avevano sequestrato lo yacht? Anche qui quando si dice il Destino! E te oh Elvis l’hai presa da Socci la citazione? Che viziaccio non citare le fonti!

    1. Alessandro

      E. Gregoraci in Briatore: “Il nostro bambino è quello che ha risentito di più di questa situazione, di questo brusco cambiamento. Da quando siamo usciti dalla clinica di Nizza dove ho partorito, ha vissuto a bordo dello yacht: ora non è più tranquillo e sereno come prima, sente la mancanza della sua cameretta bianca, dei suoi spazi, che lo hanno protetto fin dai primi giorni”. (Diva e donna)

      Tuttavia Briatore nega che la moglie abbia pronunciato queste parole: “Elisabetta viene dalla Calabria, suo padre è un uomo che ha sempre lavorato, si figuri se potrebbe mai uscirsene con parole tanto infelici, con parole da una che non sa cosa sia il mondo. La verità è che quella frase Elisabetta non l’ha mai pronunciata e abbiamo già dato mandato ai nostri legali di querelare il settimanale Diva e Donna” (Il Giornale)

      E’ invece confermato che “Elisabetta ha perso il latte. Il medico aveva previsto che ne avrebbe avuto per circa quattro mesi e invece ora non ne ha più, dopo soli due. Non sto dicendo che sia un dramma, il bambino prenderà il latte artificiale, però è un fatto”

      Questo per la cronaca. Insomma, l’ha detto o no. E chi lo sa…

    2. Alessandro

      Secondo indiscrezioni di Diva e Donna non ancora confermate dall’interessato Aloisius Alvise Elvis “Scalpello” Scopel sta leggendo l’opera omnia di Socci Antonio, dal diario delle medie fino ai giorni nostri

  26. Adriano

    A Cyrano (replica commento 3 agosto 2011 a 20:52)

    Speri che tutti siano pronti quando viene l’ora. Per me è una certezza: se viene l’ora, si è pronti. Se non si è pronti, si vede che l’ora non è venuta. Abbastanza semplice ma, ti assicuro, funziona.

    Nei dettagli: la fedeltà per me è automatica. Quando sono innamorato di una persona, non solo non mi viene la tentazione di una relazione occasionale. Semplicemente non vedo possibili altre fonti di altre relazioni. Se le vedo, allora non sono innamorato.

    Si può imparare questo? Non lo so. Per me è qualcosa di automatico.

    No, non si ama di più amando tante donne. Si prova, si cerca. E non credo ci sclerotizzino le tante storie: semplicemente ci fanno crescere, ci arricchiscono (se sono prese sul serio). E ci disilludono (ma la disillusione, quella, arriva comunque, prima o poi).

    Interessante la lettura di questo brano della Repubblica di Platone, grazie della segnalazione!! Non mi pare, invece, che si possa associare ai nostri discorsi, a differenza di quello che dici.
    Lo stesso brano finisce con la frase

    “In tale clima di libertà, e in nome della medesima, non v’è più rispetto e riguardo per nessuno. E in mezzo a tanta licenza nasce, si sviluppa, una mala pianta: la tirannia”

    Ora, non mi pare che qui manchi né il rispetto, né il riguardo. O almeno, non mi pare che manchi da parte mia! 🙂

    Quanto alla reciprocità nell’esprimere le proprie opinioni, no, non la rivendico: l’ho appena fatto! 😉 😉

    Buona giornata Cyra’!

  27. DaniCor

    Oggi mooooooolto gossip…

    Alvi, ti sei offeso ieri???
    Guarda che no ce l’avevo con te…

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