Basta che funzioni?

di Jane

Potremmo chiamarla Matrinomia. E’ una nuova proposta di scienza economica, che ho tradotto dal titolo originale Spousonomics. Sottotitolo: Using economics to master love, marriage, and dirty dishes. Sto parlando dell’ultimo curioso libro di due giornaliste americane, Paula Szuchman e Jenny Anderson, che si sono arrischiate nello scrivere un manuale di consigli pratici per far funzionare il matrimonio.

Certamente l’intento è buono e positivo. Nella nostra società sappiamo che tutto sembra impiegato nello smantellamento dell’immagine e della sostanza del matrimonio tradizionale e della famiglia. Tutto cerca di disilluderci che un matrimonio possa durare, dal momento che l’amore è eterno solo finché dura. Quindi mi paiono positivi tutti i tentativi, seppur strambi e discutibili, di proporre dei piani salva-matrimonio.

In questo manuale, che non ho letto ma di cui ho divorato una dettagliata recensione, si parte da due condivisibili presupposti. Il primo è che «il vero amore porta con sé la volontà di condividere e vedere la felicità dell’amato». Il secondo, che il matrimonio è il più grande investimento.

Ma si sa, l’amore può non essere sempre sufficiente. Come fare dunque per vivere felici, superando le incombenze domestiche come comprare la casa e gestirla, allevare i figli, trovare un equilibrio tra carriera e figli quando entrambi i genitori lavorano? Come evitare di arrivare a esaurimenti nervosi e a furiose liti vendicative stile La guerra dei Roses (chi può dimenticare la scena in cui Michael Douglas, separato in casa dalla moglie, per dispetto si ubriaca e fa la pipì sulle pietanze preparate dalla consorte in occasione di un’importantissima e formale cena a casa loro)?

La soluzione è di trasformare il progetto matrimoniale in una strategia logistica che segua le leggi dell’economia. Le due giornaliste partono dalla loro esperienza personale. Entrambe sposate, hanno scoperto che non arrivano a scannarsi col marito grazie a dei rigidi piani strategici e diplomatici.

In primis, la divisione dei lavori domestici. Le faccende domestiche vanno divise ispirandosi alla teoria economica dei vantaggi comparati, ossia in base alle competenze e alle preferenze. Mi immagino come avrebbero reagito a questa idea quei miei amici, che una volta si sono trovati a dover riempire una lavastoviglie. Prima l’hanno guardata da lontano con occhi tra il sospettoso e il diffidente, poi, preso coraggio, si sono consultati su come disporre i piatti sporchi. Sembrava una scena di Super Quark sugli uomini delle caverne alle prese col fuoco. Alla fine comunque l’hanno fatta funzionare, con grande giubilo e soddisfazione. Peccato che metà dei piatti sporchi è rimasta fuori e l’ho dovuta lavare io.

Un altro regola strategica è quella di imparare a fare scelte che gli economisti chiamano “intertemporali”: saper ragionare su tempi lunghi, prendendo decisioni che avranno conseguenze previste in futuro per tutti i membri della famiglia, facendo prima una lista dei pro e dei contro, di ciò a cui si può rinunciare per un bene più grande.

Poi c’è la regola della domanda e dell’offerta. Se la moglie torna a casa stanca morta dopo una giornata lavorativa stressante e il suo unico desiderio è gettarsi nelle braccia di Morfeo anziché in quelle del marito, la soluzione proposta per evitare crisi matrimoniali è fare un’analisi dei costi e dei benefici che la situazione comporterebbe. Mi immagino la scena in cui lui guarda lei ammiccante e lei, inforcati gli occhiali da presbite, disegna una gaussiana per decidere se è il caso di accontentarlo.

Gli incentivi. Questi sono fondamentali per far funzionare tutto il meccanismo. Una specie di strategia “bastone e carota”. Se uno dei due coniugi si mostra diligente nei compiti domestici e non si lamenta, è doveroso avere accorgimenti particolari verso di lui/lei, con una cena fuori, un viaggio senza figli, una gentilezza insolita. Io mi sentirei un po’ presa in giro se mio marito per premiarmi per avergli stirato bene la camicia mi portasse fuori a cena. Penso che come minimo il giorno dopo lo lascerei fuori di casa e cambierei le serrature.

Infine, la bolla. Ebbene sì, dal momento che anche il matrimonio è soggetto agli stessi cicli dell’economia, a momenti di crescita e felicità si alterneranno momenti di crisi. Molte cose potrebbero contribuire al raggiungimento di una crisi: una malattia improvvisa, la suocera che supera il limite umanamente accettabile di telefonate quotidiane e di visite a sorpresa, un licenziamento, un figlio che arriva nel momento sbagliato. Come evitare che la bolla matrimoniale scoppi? Facendo una specie di riunione ogni sei mesi. Un tête-a-tête per analizzare e valutare la situazione matrimoniale e familiare. Quali sono i problemi? Come risolverli? Cosa penso davvero di te? Ti amo ancora? (Lascio sempre alla vostra immaginazione una scena di questo tipo).

Ribadisco, l’intento di questo manuale è certamente buono, come lo è qualunque tentativo di far stare insieme i pezzi che compongono la vita matrimoniale, facendo in modo di non far cedere gli sposi alla tentazione di fuggire dalla porta del retro alla prima difficoltà. Il libro non l’ho letto, e non posso giudicare il contenuto. Ma l’idea di dirigere una famiglia e un matrimonio servendosi delle regole dell’economia mi fa un po’ sorridere e mi trova piuttosto scettica: il matrimonio è forse una scienza che per essere vera basta che funzioni?

135 pensieri su “Basta che funzioni?

  1. A me piace pensare il matrimonio come una specie di anticamera al talamo celeste.
    Ma non ho proprio le idee chiarissime.

    Questo post di Laura è per me come uno di quei fiori troppo lontani per descriverne il profumo; mi sentirei una ladra a dire
    -No, sai, anche secondo me (o invece…).

    Io non sono sposata. E questo è un fatto.
    Io non ho uno straccio di concreto in tal contesto per dire “la mia” su come possa un matrimonio “funzionare” (quanti sinonimi avrei a tal proposito….ah, ma quaaanti) prescindendo dal Re che lo volle santo e che pure spiegò il come, questo “come” sconosciuto al di qua del Cielo ma nemmeno poi tanto, sconosciuto, perchè il lievito degli invisibili fermenta, e passano attraverso la folla e si confondono tra i pianti, ma i cristiani, sempre loro, ma quelli sani, io li vedo gli unici garanti.

    E dunque posso solo osservarli, questi signori sposati. Certo loro mica lo sanno che li osservo estasiata.
    Cristiani o meno le coppie con la fede al dito io mai le guardavo, prima. Le denigravo proprio, prima. Perchè io non ho mai goduto dell’agio di essere inconsapevole di questa incapacità di dire -io- “per sempre”, sulla mia parola, sulla mia sola parola, e mantenere, poi, ma per davvero.
    Allora, conscia della mia “pocheria”, quella che i santi chiamavano “miseria” ma è già parola ancora troppo alta per una come me -c’è da fidarsi e non lo dico solo tra me e me- io penso, io sento, io annuso questo fiore che intravedo, ma come l’eco lontana d’un desiderio, piuttosto:

    ora che ho scoperto che esiste davvero Qualcuno che si fa garante -tra me e il mio lui- di accendere ogni lavastoviglie anche se sono stata io stessa a scassarla di brutto, allora ok: ci sto, mi metto pure in gioco.
    Ma prima di Cristo, e di quella Sua promessa che Lui m’accompagna per tutto il tratto fino al Cielo, fino alla morte che fisicamente ci separa -IL SACRAMENTO!!!- , allora

    -allora forse anch’io mi sposo. Non ho più paura. O meglio, ho paura eccome del “per sempre”, ma non più vigliacca al Leone lo consegno, chè sulla strada Lui mi preceda.
    E così me la guardo proprio in faccia, questa mia paura figlia della consapevolezza estrema di non poter nulla da sola.
    Pensa te in due.

    Non dico che mi voglio sposare, mo, così, su due piedi ‘sta certezza ancora non ce l’ho. Adesso adesso io mica lo so sicuro, se davvero è quello il tipo di altare su cui il mio Re mi vede bene.

    Eh no. Ho 34 anni e ancora non lo so.
    Quindi, per favore, non pensate che questo sia un commento.
    Io il matrimonio ancora non lo posso commentare.

    Io il matrimonio oggi lo so solo interrogare. Non sul banco dei testimoni però.
    Pensavo più a una scena… Tipo… tipo che il matrimonio è quest’uomo vestito bene, elegante assai, nè troppo giovane nè troppo vecchio, saggio non perchè plurilaureato, posato, sorridente, a volte stanco ma mai assente; lo interrogherei, quest’uomo; mi ci metterei proprio accoccolata ai suoi piedi, me lo guarderei anche mentre dorme, lo osserverei mentre mi cammina al fianco al costo di sbattere contro un lampione. E’ chiaro che vorrei avere un marito che sbatte contro il lampione con me, mentre osservo -e consulto- l’uomo elegante di cui spero siamo ENTRAMBI innamorati.

    Insomma. Io il matrimonio se proprio lo devo vedere allora preferisco viverlo guardando a Cristo con mio marito. Al peggio, guardando mio marito con Cristo, se proprio mio marito di Cristo non ne vuole sapere.
    Ma solo perchè sono troppo stupida -e ora assonnata- per concedermi l’illuso lusso di poter prescindere da Lui.
    E in tutte le cose, questo.
    Perchè sono troppo stupida in tutte le cose, io. Oh. Ma manco più me ne lamento.

    1. Giuseppe

      Il grande GPO (GianPaolo Ormezzano) disse: se per parlar di calcio bisogna esser stati calciatori, per parlar di ippica bisogna esser stati cavalli?
      Non ti preoccupare, quindi, di avere esperienza, ma solo accertati di dir cose sensate (come hai fatto)

    2. Uh, fantastico.
      Ecchè bel ventaglio di scelta: ora devo solo accertarmi se (anche ) Giuseppe non è (ancora) sposato. E se per caso (anche) l’ Admin….

      Feeeeeeeeeeeeeeeeeefraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaallllllllllllllllllllllllllllllllllllll!!!!!!
      😀

  2. giovanni dm

    E invece, a me questo libro incuriosisce moltissimo (grazie per la segnalazione!), proprio per i motivi detti da Laura GT. Ogni libro che invita a prendere più sul serio il matrimonio, a lottare anche nei momenti difficili, ad amare anche con la volontà e non solo col sentimento, al giorno d’oggi è il benvenuto.
    Se è anche condito dell’ironia tipica di certi manuali americani, può essere una bomba.
    Un po’ come “Sposalo!”, consigliato a suo tempo da Costanza, e che ho appeena letto: l’autrice è un po’ folle e con idee di fondo assai strambe e poco condivisibili, ma alcuni spunti sono splendidi e irresistibili!
    Chissá se e quando anche questo arriverà in Italia…
    Giovanni DM

  3. Fefral

    No, il matrimonio non è una scienza. Peró senza lavastoviglie cavoli se è tosta farlo funzionare 😉
    Buona giornata a tutti, devo correre

  4. giuliana z.

    Tutti gli spunti sono interessanti, non lo metto in dubbio, e sono abbastanza d’accordo anche con Giovanni dm. Però c’è un però. Mi sembra che tutto il paragone col metodo economico non tenga conto del fattore umano. Umano, troppo umano è il rapporto marito-moglie. Soggetto anche alle inevitabili stanchezze e mancanze, come agli slanci di entusiasmo. Secondo me in questo libro, per quanto ricco di buone intenzioni, manca l’imprevedibile, fattore che per altro mi sembra che anche in campo economico abbia la sua importanza. L’imprevisto non è contemplato, solo bilanci partite doppie e rendiconti. Io alla sola idea di mettermi a tavolino con mio marito per fare il punto della nostra situazione matrimoniale mi sento male. Spero che a mio marito non capiti di imbattersi in questo libro, perchè sennò mi manda la lettera di convocazione alla riunione degli azionisti! (come tutti i maschi, ama periodicamente fare ordine… anche nella credenza delle pentole!). Alla riunione di rito io sarei messa subito all’angolo, poco ma sicuro.
    Certo dobbiamo fare i conti con le cose da fare, non si può lasciare per esempio un acquaio pieno di stoviglie per giorni e pretendere di accomodarsi a tavola senza sentir giungere sotto il naso il puzzo dei piatti sporchi dietro di noi. Dico però che facendo tutto per benino e con ordine, ci vuole anche una domanda “per chi? perchè?”. Se pretendessi di fare tutto (parlo per me che sto a casa) bene e pretendessi che tutto fosse sempre in ordine e nulla debba turbare questo grazioso quadretto solo per amor di regola, sarei veramente misera! sarei completamente legata all’esito del mio fare, alla riuscita dei miei o nostri progetti. Insomma, se poi in questa coppia economy-style qualcosa, malgrado i loro calcoli, va male? per esperienza, cercare di “far funzionare” le cose in un rapporto a due è troppo legato ad un fatto volontaristico che si regge solo sulle proprie forze. Gesù ha detto che senza di Lui non possiamo fare nulla. Se in tutte le nostre azioni calcoliamo i fattori, calcoliamo le probabilità, promettiamo incentivi (questa poi?!) ma non invochiamo un Mistero, se non trasfomiamo ogni azione in una domanda di senso, quel fare, anche se fatto bene, non porterà da nessuna parte.

    1. oboe

      Sono d’accordo con Giuliana. Mi sento anche di aggiungere che avere come obiettivo il “far funzionare” non è sempre funzionale. Anzi, spesso accade il contrario, ti sbatti tanto, perchè le cose funzionino e alla fine, quando tiri su la rete c’è veramente poca roba.
      Ma perchè deve PER FORZA funzionare tutto? Questa domanda me l’ha fatta una volta il mio prete ed io sono rimasta un po’ così… sospesa nella risposta perchè questa è una domanda che mette all’angolo. Mi congedò con questa domanda e dopo qualche giorno mi inviò una mail di un’omelia sulle tentazioni di Gesù nel deserto. Ne riporto un parte; è un po’ lunga, ma è stato talmente incisivo nella mia vita che non mi sento di riassumerla:

      La prima tentazione: le cose saranno sempre commestibili?
      – Come compare infatti la tentazione in Gesù? “
      “Se tu sei figlio di Dio..”
      Ma, come sei figlio di Dio? Se io sono figlio di Dio, come devo stare? Cosa consegue da questa condizione qui? Se sono figlio di Dio, allora le pietre diventeranno pane. Cioè? Le cose saranno sempre commestibili. Anche le pietre debbono diventare funzionali alla mia soddisfazione. Io non potrò mai essere frustrato. Se Dio è mio padre, io devo stare bene sempre. Io debbo avere sempre la pancia piena. Io non posso essere frustrato, deluso dalle cose. Io debbo avere sempre una soddisfazione. Ecco che tutto deve diventare pane. Deve essere commestibile.

      Una soluzione agghiacciante per chi vive accanto a chi ha accettato questa logica – Questa cosa sembra una bella offerta, sembra una realtà bella, piacevole, ma è agghiacciante. Voi pensate di stare dall’altra parte rispetto a chi è tentato di vivere così. Tentato di vivere avendo sempre da tutto compensazione. Avendo da tutto soddisfazione. Questo uomo, se si sposa, la moglie lo deve soddisfare sempre. La moglie deve essere sempre un panino mangiabile. Una cosa gradevole. Un figlio deve essere per lui una cosa che lo realizza. Il lavoro deve essere una cosa appagante. Una relazione di amicizia deve essere una cosa dove lui si foraggia, si diverte, sta bene, sta bene e ancora sta bene. Stacci accanto tu, ad un pezzo di egoista di questa fatta!
      Così, si vive molto male, perché la nostra vita non è questo. Vivere così vuol dire vivere come degli infantili. I bimbi che devono succhiare la vita a cominciare dall’assumere il latte materno, devono ricevere, ricevere, ricevere. Allora questa è una fase che non cambia mai. È la fase orale che non finisce mai. Uno deve passare tutta la vita a mangiare, tutta la vita a soddisfarsi, tutta la vita ad appagarsi. E quando mai amerà un uomo che è fatto così? Quando mai un uomo che è fatto così riuscirà a fare un atto di donazione di sé? Se pure le pietre devono essere pane, pure i sassi si deve mangiare questo qui, ma allora figuriamoci che cosa deve essere chiunque ha intorno colui che ha sposato questa logica. Deve essere ridotto ad essere un servo. Ad essere a disposizione.

      Saper accettare che nella vita non ci sono solamente soddisfazioni, ma esiste qualcosa soddisfa di più: il bene che dobbiamo compiere! – Questa battaglia qui è una battaglia molto seria. È la battaglia dell’accettare che non si vive solamente di quello. Non si vive solamente di soddisfazioni. Ma c’è qualcosa che sazia di più. La volontà del Padre. C’è da compiere una missione: vivere di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. C’è una missione da compiere. C’è un essere capaci di compiere la parola che Dio ha scritto nel profondo della nostra anima. Anche al più pagano, al più lontano, al più estraneo alle cose di Dio, non è però estranea una luce interiore, profonda, quella che gli indica qualcosa di buono: la luce del bene. Questa è la parola di Dio! Questa è la parola che per noi cristiani, fortunatamente, è dato esplicito. È qualcosa che Dio dice a noi. Ci dice il bene che dobbiamo compiere. La missione a cui Dio ci ha chiamati. Non si può vivere come degli infantili, pensando solo a soddisfarsi. Bisogna saper compiere una missione.”

  5. azzurra

    questo manuale mi sembra l’ennesima americanata (per inciso, nel film di woody allen le cose funzionavano proprio per l’imprevedibilità del fattore umano, oltre che del noto fattore c…)

  6. Luigi

    Gli americani fanno manuali anche per andare al bagno senza farsi male. L’intento sarà sicuramente positivo come afferma Laura e non nego che a qualcuno possa tornare utile ma di certo non a me. Ci sono troppe variabili e mutazioni nella vita matrimoniale e non. Bisogna organizzarsi ogni mattina per affrontare la giornata e decidere di conseguenza.

  7. giovanni dm

    Appunto. Bisogna organizzarsi, attivarsi, non subire passivamente.
    Ma il problema, oggi, è che tutto viene lasciato al mero sentimento, a “quello che si sente dentro”, all’istinto, alla passione.
    Quindi, pur con tutti i suoi limiti, ben vengano quei “manuali” che approfittano dell’occasione per dare utili consigli, per aiutare a pensare, per convincere che vale la pena “investire” tempo ed energie per far funzionare un matrimonio.
    Che, alla fine, è la cosa più bella e preziosa nella vita di una persona.

    (sia detto per inciso: Laura, non so chi conosci, ma è notorio che gli uomini caricano la lavastoviglie molto meglio delle donne!)

    1. fefral

      @Giovanni dm “è notorio che gli uomini caricano la lavastoviglie molto meglio delle donne!”
      assolutamente d’accordo!
      E stirano anche molto meglio 🙂

    2. Adriano

      Confermo: gli uomini caricano molto meglio la lavastoviglie.
      Quanto a stirare, non mi pronuncio. La considero un’attività dall’utilità un po’ troppo sopravvalutata. 🙂

    3. Alessandro

      io non c’ho neanche la lavastoviglie ma spiegatemi ci vuole la scienza infusa per usare ‘sto marchingegno, o ce la possono fare sia omini sia donne, con un po’ di pratica? 🙂

  8. Questo libro segnalato ora da LGT è una perla: già l’indice è tutto un programma:
    1. Division of Labor
    Or, Why You Should Do the Dishes

    2. Loss Aversion
    Or, The Upside of Going to Bed Angry

    3. Supply and Demand
    Or, How to Have More Sex

    4. Moral Hazard
    Or, The Too-Big-To-Fail Marriage

    5. Incentives
    Or, Getting Your Spouse to Do What You Want

    6. Trade Off
    Or, The Art of Getting Over It

    7. Asymmetric Information
    Or, Why You Should Tell Your Partner Stuff

    8. Intertemporal Choice
    Or, Beeing a Good Person… When You Get Around It

    9. Bubbles
    Or, Making the Good Times Last

    10. Game Theory
    Or, How Strategizing Like Khruschev and Manipulating Like Kennedy Can Make for a Blissful Marriage

  9. Nulla v’è di più sublime dell’amore (iperuraneo)non corrisposto, non consumato, eccetra, se l’amore è corrisposto decade alla sfera sublunare della oscura materia.
    Ora, io, in questo, nei riguardi, per esempio, di Fefral mi ritengo la persona più felice che possa esserci, non corrisposto, non cacato per nulla, me la godo come voglio nella mio amore privato che solum è mio. Per quanto riguarda le mie ricette, sono segrete,
    ripeto: SEGRETE!!!! A proposito del libro di cui parla Laura, a parte la non presenza di Cristo (se ho capito bene) e a parte i resoconti periodici formalizzati, non mi sembra molto distante dalle posizioni del libro di Costanza, ma con un altro titolo: “Sposatevi e siate sottomessi”.

    1. Absit injuria verbis, ma – secondo il mio modestissimo parere – mi pare ci sia una grossa differenza: il libro americano, come fanno di solito i manuali americani, propone un COME, quello della dott.ssa Miriano spiega il PERCHE’.

    2. Alessandro

      no, fefral, Alvi’ non si lamenta, è quello che vuole: “Nulla v’è di più sublime dell’amore (iperuraneo)non corrisposto, non consumato, eccetra, se l’amore è corrisposto decade alla sfera sublunare della oscura materia. Ora, io, in questo, nei riguardi, per esempio, di Fefral mi ritengo la persona più felice che possa esserci, non corrisposto, non cacato per nulla, me la godo come voglio nella mio amore privato che solum è mio”

      gli basta fantasticare di pire cuoriformi… farsi postare un po’ di musica… è contento così

    3. Ma il per-che, a parte presenze misteriche , mi sembra sempre che sia il raggiungimento dell’ armonia e della felicità (in cielo e in terra e in ogni luogo )

  10. giovanni dm
    25 luglio 2011 a 09:27 #
    (sia detto per inciso: Laura, non so chi conosci, ma è notorio che gli uomini caricano la lavastoviglie molto meglio delle donne!)
    &
    fefral
    25 luglio 2011 a 09:33 #
    assolutamente d’accordo!
    E stirano anche molto meglio
    ————–
    Il Genio Cosmico, nel Libro, fornisce una spiegazione per la maggior inclinazione maschile verso le cose pratiche.

  11. fefral

    @giovanni dm “Ma il problema, oggi, è che tutto viene lasciato al mero sentimento, a “quello che si sente dentro”, all’istinto, alla passione”
    le famose farfalle!
    Io penso che mettere un po’ di “testa” nella gestione del matrimonio non sia sbagliato. Ma purchè sia nell’ottica dell’omelia che ci ha proposto oboe. La vita non può ridursi a una ricerca di soddisfazione ad ogni costo. Il perchè (e il per chi) facciamo quello che facciamo, come ci ricorda Giuliana, danno il senso.
    Il “come” dipende da ognuno, se qualcuno vuole applicare i principi dell’economia nella gestione di un rapporto di coppia, nell’organizzazione della vita familiare, perchè no?

    1. Miriam

      Sul perché no sono d’accordo anch’io, purchè quei principi siano uno degli ‘strumenti’ per meglio comprendere e gestire certe dinamiche. Ma li vedo solo come accessori, non come il toccasana.

    1. fefral

      no Alvì, non sono in vendita. Ma potrei gustare un buon piatto di bocconcini al vino trovando la soddisfazione che deriva da un gesto d’affetto, gratuito e disinteressato, da parte tua nei miei confronti!

    2. fefral

      uno che perde tempo a prepararsi la cena, la pregusta mentre ne parla, e se la gusta con piacere non può essere (solo) una bestia

  12. Miriam

    A parte l’ennesima americanata, come ha detto Azzurra, tutta efficientismo e pragmatismo, il bello e anche l’impegnativo del discorso sta nel fatto che, se il matrimonio è basato sull’amore che include un rapporto non solo bilaterale, teso a costruire un “noi” che non fagociti né l’io né il tu. Il rapporto matrimoniale, che privilegia quello intime personale (“saranno una cosa sola”), è poi anche multilaterale, con al centro, come fulcro e fondamento la Sorgente dell’Amore perenne, capace di colmare ogni mancanza e ri-costruire, ri-creare- ri-vitalizzare ogni stanchezza, ogni difficoltà, a rendere feconda e non distruttiva ogni differenza.
    Chiaro che sto parlando in teoria, perché poi in pratica il tutto va commisurato con i nostri limiti e, a volte, con circostanze davvero difficili da gestire.
    Per esperienza posso dire solo che ho fatto bene a tener duro e a mettercela tutta anche nei momenti in cui lo ‘stridore’ tra le differenze tra me e mio marito era tale da risultare lacerante ed oggi ne colgo i frutti in una grande pace e serenità, condite dalle differenze che ovviamente ancora emergono, ma gestite col senno di poi ed anche con quella “marcia in più”, che si fa sempre più efficace, ma mai prevedibile… Ed è solo questo che può continuare a ‘generare’ anche i figli, oltre a completare la nostra crescita e ad affinare la nostra fede, che poi diventa vita.

    1. Alessandro

      “solo i più folli (o acuti) economisti concepiscono il “dono” tra le possibili variabili economiche”

      come sai, Alberto sul rapporto dono-economia ha scritto qualcosa il folle-acuto 🙂 BXVI nella Caritas in veritate, ad es. qua:

      “La grande sfida che abbiamo davanti a noi, fatta emergere dalle problematiche dello sviluppo in questo tempo di globalizzazione e resa ancor più esigente dalla crisi economico-finanziaria, è di mostrare, a livello sia di pensiero sia di comportamenti, che non solo i tradizionali principi dell’etica sociale, quali la trasparenza, l’onestà e la responsabilità non possono venire trascurati o attenuati, ma anche che nei rapporti mercantili [il “do ut des”, lo scambio di equivalenti] il principio di gratuità e la logica del dono [do non per avere alcunché in cambio] come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica. Ciò è un’esigenza dell’uomo nel momento attuale, ma anche un’esigenza della stessa ragione economica. Si tratta di una esigenza ad un tempo della carità e della verità” (n. 36)

  13. Miriam

    Mi rendo conto che in ogni commento vorrei dire tante cose, ma poi condenso in un frammento ciò che fluisce mentre scrivo… poi quando rileggo mi viene in mente altro. Ma, all’inizio vien sempre fuori l’essenziale.

    1. Miriam

      … e leggendo le battute di Fefral e Alvise, mi viene in mente che un bel piatto di bocconcini al vino preparato con amore, perché no? C’entra anche quello.

  14. Alberto Conti

    “il matrimonio è forse una scienza che per essere vera basta che funzioni?” la prima osservazione è che: ho seri dubbi sull’utilità di applicare i principi di economia, che scienza esatta non mi pare proprio, a un’istituzione che di scientifico ha ben poco. 😉

    Basare il matrimonio sulla misura (sulla divisione precisa ed equivalente dei compiti) non può funzionare perchè la misura di uno non sarà mai quella dell’altro, i costi dell’uno non bilanceranno mai i benefici dell’altro ed è inevitabile arrivare a valutare i nostri sforzi come più faticosi di quello dell’altro (“io devo gestire i figli e stirare”, “si ma io lavoro tutto il giorno”).

    O il matrimonio è vissuto come dono all’altro (preferibilmente in maniera reciproca) o non può funzionare; e solo i più folli (o acuti) economisti concepiscono il “dono” tra le possibili variabili economiche 🙂

    1. ROBERTO:”In questo manuale, che non ho letto ma di cui ho divorato una dettagliata recensione, si parte da due condivisibili presupposti. Il primo è che «il vero amore porta con sé la volontà di condividere e vedere la felicità dell’amato». Il secondo, che il matrimonio è il più grande investimento.” (anche in senso sentimentale, credo, voglia dire, o no?, ma anche l’economia non è secondaria, o no? a parte i gigli del campo etc.)

  15. giuliana z.

    non so voi, ma la cosa che mi inquieta di più è il punto 5, correlato poi al punto 10.
    Le strategie… le manipolazioni per ottenere qualcosa….
    Non vorrei essere ripetitiva, ma il Genio Cosmico è un pezzo avanti: quante volte ci ha detto nel libro e poi qui che la anche la sottomissione non è una stategia per ottenere dall’altro qualcosa. Se il matrimonio diventa un “do ut des” …… o un “do ut facias”….. è una colossale presa per il culo. Diventa una lotta. Ho visto coppie andare avanti in questo modo, uno prevaricava l’altro, magari sottilmente, ma quando l’altro fa sentire un filo di voce, un desiderio di amore più grande, finisce tutto in una esplosione fatale. E quando i cocci sono sparsi qua e là, è quasi impossibile rimetterli assieme. E il più delle volte ci si litiga anche per raccattare i pezzi….

    1. E certo, Alvisù, “talamo”. E “celeste”.
      Ma perchè, scusa, tu sei di quelli che pensano che in Cielo non fornicheremo?
      Sarà tutta un’apoteosi di orgasmi, di mezzo agli angeli e con tutta quella panna travestita da nuvolette…
      Ah…che meraviglia……………..

      [Ora devo laaaaaaaavoraaaaaareeeeeeeeee.
      -Sigh.
      A stanotte.
      -Spero.
      Ah: siete bellisssssssimisssssimi. Si si si. E Scriteriato poi…. (Vai, Fefral: sono pronta…. 🙂 ]

    2. Alessandro

      no, Daniela, la fornicazione no, non è roba per beati, i beati godono immensamente senza fornicare

    3. Sei dolce, Alessandro, nel precisare.
      Ti sto sorridendo mentre confermo: la devo piantare e rallenatare, perchè ovviamente non tutte le metafore mi riescono per bene.
      Parlavo della “fornicazione” quella tra virgolette; quella che sinonima la parola beatitudine, un amplesso D’ANIME, naturalmente.

      Hai ragione tu, Ale.
      Perdona.
      Dò troppe cose pe’ scontate, quando scrivo come penso e poi apro bocca come un petit elefantuccio.

      Ti bacio, fratellino. Grazie, e sul serio.
      -Ora rallento.

    4. Alessandro

      rallenta sì ma non ti fermare però altrimenti è dura ripartire, rallenta con juicio

  16. Luigi

    Ognuno se ce l’ha ha solo l’esperienza del proprio matrimonio, ogni persona è diversa dall’altra, fiugrarsi ogni coppia. Io non vedo regole se non quelle dell’Amore che racchiude tutte le altre (Sacrificio, donazione, ecc.) Detto per inciso io ho già ceduto e da due o tre anni non faccio più le pulizie, non ho mai stirato o toccato lavatrici.
    Paradossalmente sperimento una crescita nell’affinità di coppia con mia moglie rispetto a prima ma non chiedetemi perché. Va bene così e basta.

  17. Luigi

    Alvise – Il tuo amore non corrisposto con Fefral è un’illusione di appagamento o meglio, Fefral potrebbe essere chiunque o non esistere fisicamente. E’ una tua proiezione mentale. Secondo me tu sei coerente con la tua visione della fede, una cosa mentale tua, non reale. Peccato che non esistano gli psicanalisti perché saresti un bel caso. Ne riparleremo.

    1. Luigi

      Comunque, dato che Fefral non esiste mi candido per i bocconcini al vino. A quest’ora ho le farfalle nello stomaco.

    2. @Luigi, mi fai impazzire quando dici
      ” Peccato che non esistano gli psicanalisti ” perchè io c’ho dovuto prendere ‘na laurea (in psicologia) + master + specializzazione + etc etc + uff uff , per scoprirlo. MA TE COME DIAMINE HAI FATTO A SCOPRIRE CHE E’ TUTTA ‘NA SOLA (“sola” con la “o” aperta)?
      -Questo ragasso è un genio.

      [Vengo, si, in pellegrinaggio, se m’invitate. Ma…dove? Io sono rimasta ancora col cuore alla GMG di Paris, quindi se (anche questa) sarà una cosa troppa INTENSA vi assicuro che declino IMMEDIATAMENTE … Io non rileggo i classici greci, e Shakesperare, da nove anni esatti, e per lo stesso identico motivo -la troppa intensità mi schianta, ma questa è una mia storia assai lunga – e…non è per nulla una bella notizia, PER ME. Eccavolo.]

    3. fefral

      “Fefral potrebbe essere chiunque o non esistere fisicamente”
      ohhhhh io esisto e non sono chiunque, io sono fefral!!!!!!!!

    4. Alessandro

      Quindi Daniela è una psicanalista (o meglio: psicoanalista, la categoria ci tiene alla precisione) cristiana… quasi un ossimoro, suppergiù

    5. Luigi dice “Affascinante però come riesci a combinare questo tuo status con il tuo lavoro che richiederebbe freddezza e distacco?”

      -Ma non lo combino affatto, Luigiotto.
      E non solo perchè non sarò mai una psicoanalista.
      E nemmeno perchè m’hanno linciata, in seduta di laurea, quando ho abbozzato la mia tesi sulla dimensione spirituale NELLA E ACCANTO alla psiche….
      No, non sono una psicoanalista. Sono abbastanza mediamente intelligente (in questo caso) da fuggire esattamente sul lato del ring opposto.

      ———–

      Giustissimo, @Alessandro: un “ossimoro”[psicoanalista/accanto a cristiana] , chi mi crederà quando dico che io di pro Freud ho solo le Sante Messe che faccio celebrare -in gran segreto- in suffragio per lui?

      -…Come devo scrivere?-, il sacrestano che appunta i suffragi sul librone del parroco.

      -Sigmund.

    6. Alessandro

      Infatti Daniela potevo al massimo immaginarti costretta a stentare sul Musatti per passare un esame, ma senza prestare assenso dell’intelletto e del cuore…
      Povero Musatti, una prece anche in suo suffragio…

  18. Luigi

    Daniela Y.
    Ma tu soffri di eiaculazione precoce sentimentale? Ho capito bene? Affascinante però come riesci a combinare questo tuo status con il tuo lavoro che richiederebbe freddezza e distacco? Almeno ad una analisi superficiale.
    Gli psicanalisti siamo noi, nessuno ci conosce meglio di noi, gli altri sono solo specchi (fondamentali per riconoscerci)

    1. No, Luigi, più che “eaculazione precoce sentimentale” la mia è un’eiaculazione PERMANENTE prima dopo e durante.
      Ma solo per la leggiadria, e per la bellezza sottile, tutta quella bellezza che ha qualcosa a che fare con gli uccellini sia che dormano, che cinguettino, e le farfalle -che amo da morire- e le stelle, e i fiorellini, e i BAMBINI…e gli angioletti etc etc…. Insomma, la creazione tutta. Come l’aveva pensato il mio Amato, però.
      Insomma eiaculo fortemente -e senza scampo- per ogni singola cosa che ha fatto mio Padre ma che poi noi figli ancora non abbiamo fatto in tempo a guastare.
      Capì?

    2. Luigi

      Si ho capì, sei una mistica con delle forti componenti romantiche e leggermente erotiche. Anche tu sei un bel soggetto da analisi.

  19. Luigi

    Fefral lo so che esisti e anche Alvise lo sa ed è per il fatto di sapere che tu esisti che ti ama. Ma se tu fisicamente fossi un uomo o una vecchia di 90 anni a lui non cambierebbe nulla, basterebbe che tu nel blog ti presentassi come hai sempre fatto finora.

    1. fefral

      quindi alvise è felice per il solo fatto che io esista! Bella ‘sta cosa, davvero bella!

    2. fefral

      beh alessandro, cosa altro significa amare una persona se non riconoscere che è bello che questa persona esista, che sia com’è, proprio così, riconoscerne il bene che è in se stessa, il dono che essa è a prescindere che sia per me?

  20. fefral

    @danielaquellanuovadellatorre “Ah: siete bellisssssssimisssssimi. Si si si. E Scriteriato poi…. (Vai, Fefral: sono pronta…. ”
    scriteriato forza: una maturità classica disponibile per te!
    @danielaquellanuovasemprelei “Sono abbastanza mediamente intelligente (in questo caso) da fuggire esattamente sul lato del ring opposto”
    quindi sei una psicopatica?

    1. Alessandro

      no, al lato opposto del ring ci sono quelli che si sono accorti che Freud è una “sola” (molto ben reclamizzata)

    2. Occhei, occhei, è molto + semplice di quanto sembri.
      Devo precisare, e si, urget.
      Dunque.
      Una sempliciotta laureata si, in psicologia, ma che non intende “praticare”.
      E’ la criminologia quella che mi interessa. E che ho conseguito, gratia Dei, naturalmente.
      Però sono passata per la psicologia unicamente perchè il “mostro” va un attimino compreso -prima- di ammanettarlo.
      Più chiaro, adesso?

      -Dite di siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, ve preeeeeegooooooo!
      (Ma solo perchè ora devo cucinare)

  21. non ho letto il libro ma certamente immagino che presentare un matrimonio come una strategia che segue le leggi dell’economia possa essere riduttivo… però alla base l’idea potrebbe non essere del tutto sbagliata. A partire dalla divisione dei compiti in casa. Non so che uomini conoscete voi, ma sinceramente per far funzionare una lavastoviglie non ci vuole nessuna preparazione particolare nè una predisposizione genetica: basta mettere i piatti dentro e se la prima non viene bene la seconda andrà meglio. questa idea che gli uomini non possano fare certe cose in casa è equivalente al luogo comune ‘donna al volante pericolo costante’. a casa mia io e mio marito siamo in grado di fare entrambi le stesse cose e giudiamo entrambi l’auto. Se vi siete sposati un mentecatto il problema è solo vostro. del resto “chi è causa del suo mal pianga se stesso”…

    1. Starnutisco addirittura.

      Fefral, cucino:
      -oggi refresh dei meravigliosi resti di ieri. Più insalatina di pomodorini nooostri naaaaaapoletani. ma come la fo io……ehhhhhhhhhhhhhhhhh……..scappooo!

    2. fefral

      riciclo di avanzi insomma? più insalata di pomodori….
      preferisco i bocconcini al vino di alvise

  22. Luigi

    Fefral, per te può essere bella ma per lui è un’illusione di appagamento. Ti nutre ma non ti sazia. Ti da da bere ma non ti disseta.

    1. Fefral

      Luigi non è sempre così l’amore umano? inadeguato a saziare e dissetare, insufficiente sempre a soddisfare per più di un attimo.
      Ma già se ti sposti dalla prospettiva di volere che la persona amata esista per te a quella di compiacersi del fatto che la persona amata esista ed è un bene per se stessa ti avvicini di più a quell’Amore che, unico, sazia e disseta

    2. Luigi

      Sì Fefral ma l’amore umano è fatto anche di consolazioni fisiche o no? Esistono anche le consolazioni fisiche solitarie ma vuoi mettere?

    3. Fefral

      L’amore fisico consola se è espressione di un amore vero, che è dono e accettazione del dono. Altrimenti non è altro che ginnastica (di coppia o solitaria poco importa) che magari ti dà pure soddisfazione al momento ma poi? Che squallore poi. E personalmente ritengo che l’unico “luogo” in cui il sesso (perché di questo parli anche se la fisicità riguarda ogni forma di amore, e fisicità è cosa molto diversa da genitalità) possa essere qualcosa di più di semplice ginnastica, sia nel matrimonio.

  23. Luigi

    OFF TOPIC
    Siccome devo far da padrino alla cresima di mia nipote (13 anni) ho pensato di farle un test. Vi riporto le domande qui sotto. Volevo chiedervi se ho fatto la solita cazzata.

    1. Quante volte durante il giorno pensi a Gesù? Mai 4-5 volte Spesso Molto spesso
    2. Ti senti gratificata quando preghi? SI NO Alcune volte
    3. Il male (Satana) dove lo sperimenti? Nel peccato Mai Non so
    4. Da uno a 10 che importanza dai alla Fede?
    5. Da uno a 10 che importanza dai alla preghiera?
    6. Da uno a 10 che importanza dai alla famiglia?
    7. Da uno a 10 che importanza dai all’amicizia?
    8. Da uno a 10 che importanza dai alla scuola?
    9. Da uno a 10 che importanza dai al divertimento?
    10. Da uno a 10 che importanza dai alla cura del tuo corpo?
    11. Avere un linguaggio pulito è importante? SI NO POCO MOLTO
    12. In due righe come ti vedi fra 10 anni?

    13. In due righe come ti vedi fra 20 anni?

    14. Hai degli ideali di vita che vorresti raggiungere?
    15. Se tu dovessi scegliere tra ricchezza e felicità cosa scegli?
    16. Ti spaventa il sacrificio, inteso come lavoro e dono di se? Nulla Poco Abbastanza Molto
    17. Ti spaventa la sofferenza? Nulla Poco Abbastanza Molto
    18. Lo sai quali sono i doni dello Spirito Santo? SI NO
    19. Quale dono dello Spirito Santo pensi ritieni più utile per te?
    20. Cosa ti viene in mente con la parola Dio? Chiesa Tristezza Gioia Pace Amore Noia
    21. Desideri fare la Cresima? SI NO La devo fare Non so bene
    22. Come speri di essere dopo la Cresima? Come prima Più buona Più forte
    23. Vuoi bene a Gesù? SI poco Non ci penso
    24. Gesù per te è più amico o padre?
    25. Vuoi bene alla Madonna? SI poco Non ci penso
    26. Maria per te è più Madre o ideale di donna?
    27. E’ importante per te confessarsi? SI NO Poco Raramente
    28. Come ti senti dopo la confessione? Come prima Più pura Più buona
    29. E’ importante ricevere l’Eucarestia? Si no Poco Abbastanza
    30. Cosa ti infonde il ricevere Gesù attraverso l’Eucarestia? Pace Gioia Nulla Confidenza con Gesù

    1. oboe

      E se invece dell’interrogatorio provassi a parlarle o a scriverle della Pietra Preziosa raccontata ieri nel vangelo?

    2. Luigi

      Grazie Oboe, è bellissima quella mini parabola che ho sentito ieri, forse hai ragione ma non vorrei farle prediche. Il mio test che tu chiami interrogatorio in realtà voleva farla riflettere almeno per 10 minuti. Non mi interessano tanto le sue risposte anche se poi si può lavorare su quelle. La mia impressione è che tanti catechisti abbiano troppo tatto mentre i ragazzi hanno bisogno di interrogarsi su cose reali, ma forse sbaglio.

    3. Alessandro

      Io invece “quoto” l’interrogatorio… originale, non gliele fa quasi nessuno ‘ste domande a un/a cresimando/a, magari la aiutano a vivere l’evento non solo come cerimonia più banchetto (non eucaristico)… però come vorresti farle il test? Darle il foglio e farla rispondere per iscritto da sola? Se sì, dopo è importante che parli con lei sulle risposte che ha dato… e lì magari ci puoi infilare la Pietra Preziosa di cui dice oboe

    4. Luigi

      Ieri lei ha trascorso la giornata con noi e gliel’ho preannunciato e inviato per e-mail. Prima di leggerlo mi ha detto che mi rispondeva per e-mail. Io pensavo poi di aiutarla attraverso una riflessione ma non voglio farle una predica

    5. giuliana z.

      anche io quoto per il test.
      Magari qualcuno l’avesse fatto a me, a suo tempo! invece ho fatto la cresima come si va a mangiare da McDonald’s e mi sono resa conto del grande dono ricevuto solo molti anni dopo! certo, non è mai troppo tardi, ma magari il test le può mettere la pulce nell’orecchio e farle approfondire di più e meglio quello che sta per ricevere. 13 anni oggi sono abbastanza per fare tante cavolate, perchè non dovrebbero essere abbastanza per interrogarsi sullo Spirito Santo e i 7 doni?

  24. oboe

    Non so… magari hai ragione tu 🙂 io ho figli e vedo che non funzionano nè test, nè prediche. Quello che funziona con loro è raccontare nel concreto come Dio entra nella mia vita. Certo c’è da sbottonarsi un po’, raccontare qualche nostra fatica, qualche inciampo, qualche schiaffone che la vita ci ha dato e poi raccontare come Dio è entrato in quel casino e ci ha salvato 🙂 Quando parto da me i miei figli si raccontano sempre, ma se parto da loro neanche lo tsunami li smuove… 🙂

    1. Luigi

      Sembri un ottimo padre. Si semina e poi qualcosa se Dio vuole si otterrà. Io riesco a rompere il muro o scrivendo o con l’alcool.

    2. Oboe (che nik sublime….), questa storia dei “fatti concreti” piace un casino anche a Dio, su questo sono certa.
      Mi veniva in mente la “storiella” concreta dell’Incarnazione, sai, come prova del 9.
      Insomma, oltre a Giuliana te scrivi proprio cose sensate. (No, FREFRAL NO! 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 e altre cento faccine ma tutte e solo sorridenti….)

      (Ma diamine come fate? :-))

  25. [Sintesi alle precedenti domande/ e commenti: ]
    1. No, niente Sicilia, ‘naggia. Sto un po’ + sotto di Roma
    2. Bello, il test per la cresimanda, I share, oh yes, aggiungendo qualcosa, ( -…e ti pareva)
    3. Sono da sposare per via del riciclo, si, lo so. Però i bocconcini al vino io li fo meeeeglioo . Tiè.
    4. Che chifo “le consolazioni fisiche solitarie”. Io senza poesia proprio non campo. Manco a far da sola. E che chiiifooo (che chifo, le consolazioni solitarie l’ho già detto?).
    5. Confermo anch’io l’ “ottimo padre”. Si si si.
    6. Ma insomma il pellegrinaggio dov’è?
    7. Mi manca Cyrano.
    8. Mi manca Cyrano.
    9. Mi manca Cyrano.
    10. Mi manca Cyrano.

    Occhei. Finito.

    1. Fefral

      E pigliatevi ‘sta donna, datele un po’ di soddisfazione, suvvia! Nun se regge!!!!

    2. “Alessandro dice che i beati godono immensamente, te me lo puoi spiegare, per bene, senza fare versi?”, provoca Alvisù.

      Questo ragassuolo mi sta chiedendo se Dio esiste, dunque. E se lo vuol sentir dire SENZA versi.
      -Gravissimo.

      Ma rimediabile.

      -Quanto tempo avrei?

    3. Alessandro

      Alvise, ti do una spiegazione ufficiale/istituzionale.
      Così il Catechismo:

      “1024 Questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati è chiamata « il cielo ». Il cielo è il fine ultimo dell’uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva….
      1027 Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione. La Scrittura ce ne parla con immagini: vita, luce, pace, banchetto di nozze, vino del Regno, casa del Padre, Gerusalemme celeste, paradiso: « Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano » (1 Cor 2,9)…
      1029 Nella gloria del cielo i beati continuano a compiere con gioia la volontà di Dio in rapporto agli altri uomini e all’intera creazione. Regnano già con Cristo; con lui « regneranno nei secoli dei secoli » (Ap 22,5)”

  26. Luigi

    Fefral siamo partiti dalla tua considerazione sulla bellezza dell’amore di Alvise verso la tua immagine, cosa che io reputo possa essere bella per te ma vuota per lui.
    Fisicità non intendo solo la sessualità anche se quando poi ho aggiunto “solitaria” ma quella era un’appendicie ironica. Per quanto riguarda la ginnastica, se servisse a dimagrire ben venga. Anch’io sono d’accordo che solo nel matrimonio si possa raggiungere l’apice dell’amore fisico anche se non posso testimoniarlo nel senso che ancora non ho mai provato quello extramatrimoniale. Ritengo effettivamente che la trasgressione sia solo una strada che conduce alla perversione o al vuoto.

    1. Per stasera ho in mente (se lo trovo alla COOP) un pezzo di posteriore di agnello al forno con le sue patate ramerino sale pepe un po’ di aglio,
      (un battutino da mettere insieme) vino di Poggio al Vento, vecchio, del 2003, già controllato tappo e tutto il resto, e poi per dessert un avanzo di “zuccotto” che è un semifreddo-gelato tipico di Firenze.
      E poi il canto dei grilli (non parlanti)!!!

    2. fefral

      alvì, qua non ci siamo capiti. Luigi parla di tuo amore verso una mia immagine. Apparte che non saprei a che immagine possa riferirsi (la faccetta di lucy?) ma io sono molto reale.
      Sull’amore non corrisposto, corrispondo per quello che posso, che non è poco, ma non può essere tutto
      Sulla tua cena… considerando che non ho pranzato perchè aspettavo il tecnico dell’enel… che fameeeee

  27. Per quello che riguarda la beatitudine eterna potrebbe essere questo:
    1) essere morti stecchiti, senza sogni, senza nulla, pura terra, materia.
    2) se per forza continuasse qualcosa perlomeno non ci fosse la noia.

    1. Luigi

      Ok allora vieni a non annoiarti. Nostro Signore sarà ben felice di farti divertire. Mi immagino già la scena.

    1. Manco p’a capa. Mi rifacevo ad una famosa battuta di Woody Allen, “Dio è morto, Marx è morto e neanch’io mi sento troppo bene”

    2. giuliana z.

      sì, la battuta di Allen la conosco… mi chiedevo se anche tu avevi avvertito il terremoto come il caro Travaglio, che s’è trovato in diretta a viverlo. (purtroppo non ha ripportato danni, ma questa è una riflessione assolutamente personale!)

    3. Alessandro

      Il cattolico Travaglio? Marco? Quello che dice che con il papa è d’accordo su qualcosa e su qualcos’altro no (vedi: morale sessuale, mica bruscolini)?

      “La Chiesa ha il meri­to di mettere il dito su tante piaghe, non so­lo la fame o l’Africa – sostiene il giornalista Marco Travaglio –, penso all’appello per l’acqua pubblica [sic!] o contro tutte le guerre senza distinzione, ma anche alle parole del Papa contro la corru­zione e per la mora­lità pubblica. Tra l’al­tro Benedetto XVI, forse perché tedesco [?], ha un’attenzione for­tissima per l’ambien­te e il rispetto del creato… Eppure que­sti suoi interventi vengono sottaciuti o comunque non enfa­tizzati come altri con cui io, credente laico, non sono d’accordo, ad esempio sui pre­servativi». Se dunque la nostra società resta sorda e cieca, è anche «colpa di come la stampa italiana gestisce l’informa­zione religiosa, con gli appelli del Pa­pa minimizzati quando non fanno comodo alla politica» [come se sul Fatto quotidiano quello che dice il papa non fosse girato e rigirato, minimizzato o non minimizzato a piacimento di Travaglio e amici]”

      http://www.avvenire.it/Mondo/Somalia+gli+imbarazzi+e+i+silenzi+laici_201107200640584700000.htm

  28. Mi inserisco per dire che a parte tutte le considerazioni che sono state fatte sul matrimonio e su come serva affidarsi a un Altro affinché sia un matrimonio vero, aprendo la pagina del blog mi sono soffermata sul titolo: “Basta che funzioni?”.
    E’ una domanda, e la mia risposta è NO, non basta che funzioni, perché il matrimonio, per i coniugi, è la strada per la santità, è la via che Dio ha scelto per noi, che abbiamo risposto di si a questa vocazione, per diventare santi, e per far diventare santi i nostri mariti/mogli.
    Quindi non basta che funzioni, deve essere di più.
    Non basta non litigare, si deve generare la pace,
    non basta che i conti quadrino, si deve essere luce ed esempio,
    non basta essere soddisfatti (spiritualmente e fisicamente) , si deve produrre soddisfazione.

    1. Luigi

      Hai perfettamente ragione Genny altrimenti chi può desiderare di sposarsi?
      E’ come se per andare ad una festa ti dicessero cosa devi bere, con chi devi parlare, cosa devi dire, come devi essere vestito?
      E’ come avere una donna senza vestiti davanti e doverti sentirti dire dal sessuologo cosa devi fare.

  29. Ciao Laura, concordo con te quando dici che l’intento del libro è sicuramente buono, perchè in tema di matrimonio, tutti gli sforzi che vanno nella direzione di rafforzare il rapporto di coppia sono ben accetti.
    Nessuno di noi ha letto il testo in questione e quindi lo commentiamo sulla base di supposizioni…e l’idea che mi sono fatta (sulla base del tuo post) è che in fondo il libro fornisce degli spunti veramente interessanti. Magari lo farà in forma superficiale, troppo ironica (ad esempio paragonando il matrimonio all’economia aziendale!) e troppo “americaneggiante”, pero’ le tecniche suggerite da questo libro, a mio avviso hanno radici profonde…
    Togliendo il riferimento all’economia aziendale, che cosa possiamo estrapolare da questi insegnamenti che a prima vista possono sembrare solo una nuova trovata per vendere l’ennesimo libro sui rapporti di coppia? che l’arte di stare bene insieme si puo’ imparare eccome, anche perchè talvolta basta veramente poco per migliorare il menage quotidiano familiare. Spesso arriviamo a sfibrare il rapporto con il nostro partner per dei motivi veramente futili…quindi perché non cercare di imparare un linguaggio, una modalità per rapportarci con l’altro nel modo giusto?
    L’anno scorso ho seguito un corso di coaching (era una cosa che mi serviva per migliorare la comunicazione sul lavoro) e ho scoperto con sopresa quanto le tecniche di comunicazione efficace possono arricchire e migliorare anche il rapporto di coppia. Mi vengono in mente due libri molto utili in tal senso: “Gli uomini vengono da marte e le donne da venere” di John Gray ( le cui tematiche sono già state discusse nel post di Raffaella “Caveman”) e “I cinque linguaggi dell’amore” di Gary Chapman (edito in italia dalla cattolicissima ellecidi, proprio per supportare i corsi di formazione prematrimoniali).
    Sicuramente questi due libri che ho citato si pongono in un modo meno “cinico” (soprattutto il libro di Chapman), cioè non vogliono equiparare il rapporto di coppia ad una transazione economica, pero’ in fin dei conti anche Gray e Chapman suggeriscono “regole”, “modalità”, “tecniche”…

    Venendo al libro di cui ci parli oggi, vorrei commentarne gli aspetti chiave, cercando di dare un aspetto “umano” a questo “business plan matrimoniale”…proprio io che sono una economista per formazione e per professione!!!! :- )

    – La divisione dei lavori domestici
    In fondo questo suggerimento è un esempio pratico del concetto di specificità del ruolo della donna e dell’uomo nell’ambito della famiglia di cui parla anche Costanza. Obbligare la persona che ami a fare un lavoro domestico che non è nelle sue corde solo perché “i lavori vanno divisi equamente” mi sembra una cosa poco amorevole oltre che sciocca, visto che porterà prima o poi a litigare. Prendi tutto quello che dico con la dovuta flessibilità…non sto affermando che ci sono cose che io a casa non faro’ mai in modo categorico o che va bene se mio marito si rifiuta di aiutarmi in un determinato aspetto della gestione di casa…Assolutamente non sto dicendo questo! Tuttavia, se ci sono cose che sono nelle mie corde e altre che invece mi piacciono meno, allora è giusto che la suddisione dei compiti sia fatta sulla base delle “competenze e preferenze”. Non serve una regola scritta… tra marito e moglie vige il principio della “prassi”… 🙂
    Faccio un esempio pratico: io amo cucinare perché è una cosa che mi aiuta a rilassarmi dopo il lavoro…quindi cucino quasi sempre io (e non mi lamento se mio marito non collabora…anzi sono contenta perché ho la cucina tutta mia!). Sono poi molto freddolosa… motivo per cui non mi piace stendere i panni in balcone…infatti a casa nostra la prassi infatti vuole che i panni li stenda quasi sempre mio marito (magari mentre io cucino!)… e così funziona per tutto… ovviamente la divisione del lavoro domestico viene fatta con spirito amorevole verso l’altro e con spirito di servizio… quindi ben venga la divisione dei lavori domestici!!! Non litighiamo mai per la gestione della casa e molto spesso succede che ci offriamo a vicenda per svolgere i servizi dell’altro…
    – imparare a fare scelte che gli economisti chiamano “intertemporali”.
    Saper ragionare su tempi lunghi mi sembra qualcosa che va ben oltre le strategie aziendali… è qualcosa che dovremmo fare tutti… mi sembra il mix delle virtu’ “prudenza” e “temperanza”… ragionare in termini di “maggior bene” per la coppia e per la famiglia, anche sacrificando il “minor bene” quello momentaneo e magari passeggero. In fondo per noi cristiani anche ragionare in funzione del paradiso è una “scelta intertemporale”. Ed anche per aspetti più profani, questa regola mi sembra molto giusta, oltre che già applicata dalla maggioranza delle persone argute in tanti aspetti della loro vita.
    – la regola della domanda e dell’offerta
    E’ indubbio che l’uomo e la donna hanno due modi diversi di vivere la sessualità. Sicuramente la donna in molti casi anteporrebbe un buona dormita al fare l’amore con suo marito… ma sapendo che l’uomo vive l’amore in modo più fisico, non ci sarebbe niente di male se ogni tanto la donna si privasse di una mezzoretta di sonno per coccolarsi il marito. Probabilmente la mattina lo troverebbe di buon umore e pronto a portarle il caffè a letto. Una volta sono rimasta abbastanza sorpresa dal fatto che un sacerdote mi ha consigliato durante una confessione di avere una buona e frequente intimità con mio marito per tenere vivo e saldo il rapporto. A parte il fatto che non mi aspettavo che questo consiglio mi venisse da un consacrato…trovo che questa cosa sia molto vera. E anche qui…parlo con flessibilità e buonsenso…. Non è che si debba per forza fare l’amore un certo numero di volte alla settimana… per carità! Pero’ è bene curare con particolare attenzione questo aspetto della vita coniugale.
    – Gli incentivi.
    Tutti noi “funzioniamo” dando il nostro massimo se ci sentiamo incentivati. Succede a scuola, succede sul lavoro e succede anche in casa. Io adoro sentirmi dire che ho preparato un buon piatto… probabilmente se mio marito smettesse di dire “umhhhhh….che buono!!!!! ” dopo un po’ smetterei di cucinare così volentieri… e questo è normale! Solo che molto spesso ce ne dimentichiamo e diamo l’altro per scontato. Invece è bello gratificare l’altro con un “grazie” o con gesto carino. Ama il prossimo tuo come te stesso… questo puo’ ben applicarsi anche in queste piccole cose no? A me fa piacere avere un “incentivo”…e allora mi ricordo di “incentivare” anche mio marito. Quando lo vedo che sta adoperandosi per sistemare qualcosa in casa, gli passo vicino e gli do un bacio…o semplicemente lo ringrazio… a volte la gentilezza più insolita è dire semplicemente grazie. E se la gentilezza fosse una cena fuori o un viaggio…beh…che bello! Non deve esserci l’equivalenza “Do ut des”, pero’ sempre con buonsenso e flessibilità è bene imparare a capire quali sono le leve della persona amata, per dargli il meglio e riceverne il meglio (facendo uscire il suo miglior potenziale non per “sfruttarne” cinicamente i benefici, ma per vivere un rapporto di coppia sempre più profondo ed appagante per entrambi) !
    – Come evitare che la bolla matrimoniale scoppi? Facendo una specie di riunione ogni sei mesi. Un tête-a-tête per analizzare e valutare la situazione matrimoniale e familiare. Quali sono i problemi? Come risolverli? Cosa penso davvero di te? Ti amo ancora?
    Mamma mia…quanto è profonda questa cosa. Nella routine di tutti i giorni (lavoro, spesa, telegiornale, stirare, lavare, dormire ecc. ecc) il rischio è quello di perdersi di vista…di parlare solo di cose superficiali…magari per risolvere un problema pratico… magari trovandosi quasi sempre con i figli nei paraggi (non è ancora il mio caso, ma avendo vissuto tanti anni con i miei genitori e mia sorella so che i momenti di due sposi con figli al seguito per parlare un da soli sono pochi). E allora…come sarebbe bello riuscire a ritagliarsi un momento per parlare di se stessi con profondità, delle proprie emozioni, del rapporto di coppia (Quali sono i problemi? Come risolverli? Ti ho ferito in qualche modo? C’è qualcosa di cui devo scusarmi? Qualche atteggiamento che ho avuto ti puo’ far dubitare del fatto che ti amo?). Anche qui…invoco il buonsenso! Non è che deve esserci la check list delle domande da farsi e a cui rispondere…e non serve certo una convocazione scritta per stabilire giorno e ora… pero’ questi momenti di verifica e confronto devono esserci…. A costo di inserirli un po’ a forza nel turbine di impegni quotidiani. Un sacerdote al corso prematrimoniale ci raccontava che i suoi genitori facevano parte del movimento di famiglie cristiane “equipe notre-dame” (http://www.equipes-notre-dame.it/joomla/) i cui aderenti ogni settimana avevano “l’obbligo di sedersi” a parlare intimamente di loro, come individui e come coppia, per rimanere sempre allineati e vicini emotivamente, anche se durante il giorno il più delle volte capitava di dover gestire i sei figli, la casa, il lavoro… Lui diceva che con i suoi fratelli e sorelle ancora si ricorda del padre che prima di chiudersi in una stanza a parlare una mezzora con la moglie, ammoniva i figli di non disturbarli perché il loro momento di scambio era una cosa troppo importante per tutta la famiglia per poterci rinunciare. Io questa cosa l’ho trovata molto bella e profonda… spero che un domani, anche con i figli in casa, io e mio marito troveremo del tempo da dedicare all’esame di noi stessi, alla presa di coscienza di chi siamo e dove stiamo andando… per rimanere uniti anche con il passare di tanti anni di quotidianità.
    Quindi tornando al libro… magari se uscirà anche in italia sarà divertente leggerlo e prendere “con buonsenso e intelligenza” qualche spunto utile!

  30. giuliana z.

    “Quali sono i problemi? Come risolverli? Ti ho ferito in qualche modo? C’è qualcosa di cui devo scusarmi? Qualche atteggiamento che ho avuto ti puo’ far dubitare del fatto che ti amo?”
    se faccio sedere mio marito al tavolo e gli pongo queste domande, conoscendolo mi prende per scema e torna sul divano a vedersi la domenica sportiva!
    A parte gli scherzi… tempo fa ho provato ad adottare la stategia del “dialogo analitico” o meglio ho cercato di mettere il rapporto di coppia sotto la lente del microscopio e cercavo di far guardare anche lui attraverso le lenti…. è stato un disastro! mio marito detesta ogni tipo di analisi e svisceramento, come è assolutamente contro i manuali di qual si voglia specie (mai convinto a leggersi tutti i manualetti su sonno, alimentazione, educazione dei figli). Io non so se sia un bene o un male. Preferisco però attenermi a lui così com’è, semplicemente.

    1. Infatti sempre con buonsenso…se la cosa fa più male che bene all’altro…non bisogna farla! 🙂 un discorso si puo’ approfondire anche senza fare un “dialogo analitico”, ma magari grazie ad una semplice chiacchierata un momento di tranquillità! l’importante è che ogni tanto questi momenti di tranquillità ci siano…o si rischia di vivere in coppia ma da alienati! mi riferivo a questo genere di momenti…non ad un interrogatorio obbligato che in fin dei conti imbarazzerebbe anche me! 🙂

  31. “1024 Questa vita perfetta, questa comunione di vita e di amore con la Santissima Trinità, con la Vergine Maria, gli angeli e tutti i beati è chiamata « il cielo ». Il cielo è il fine ultimo dell’uomo e la realizzazione delle sue aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva….
    1027 Questo mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione.
    Uno crede in Dio e ne consegue la credenza in tutti i misteri, o se ne crede uno alla volta?
    In ogni caso se uno non crede in Dio e i misteri superano ogni possibilità di comprensione e descrizione come farà uno a crederli singolarmente?

    1. Alessandro

      quando si dice che “mistero di comunione beata con Dio e con tutti coloro che sono in Cristo supera ogni possibilità di comprensione e di descrizione” non si dice che di questo mistero si capisce assolutamente niente, ma che la sua comprensione non può essere completa, esaustiva (almeno in questa vita).

      Insomma, non siamo nelle condizioni di dover credere al seguente mistero: “iah uenpgyege EùEF-òGG§EFù<P"

      Te hai capito quello che c'è tra virgolette? Io niente di niente. Se mi chiedessero di descrivere il contenuto del mistero espresso da ciò che è contenuto tra virgolette direi: di quel mistero ho capito niente, non so descriverlo in alcun modo.
      Invece del mistero della beatitudine eterna qualcosa posso capire: " Il cielo è il fine ultimo dell’uomo e la realizzazione delle aspirazioni più profonde, lo stato di felicità suprema e definitiva….
      : vita, luce, pace, banchetto di nozze": ecco, avendo una qualche esperienza di che significa "felicità", "aspirazione", "vita", luce" ecc. posso intendere in qualche modo (senza averne comprensione intera) che significa felicità suprema, definitiva, realizzazione di ogni aspirazione, uno stato di pace e di vita non insidiato dalla morte ecc.
      Insomma, è un mistero che eccede la comprensione ma non è il sarchiapone, qualcosa di cui capisco nulla.

    1. Elena

      … e al “-ione” si ritrova a parlare da sola, vero?
      Scherzi a parte anche io odio i manuali, i consigli alla Riza Psicosomatica, le ricette. Sarà perché sono bibliotecaria e di manuali ne vedo sfornare a tonnellate: sui bambini, sulla coppia, sui genitori separati, sui bambini difficili, su quelli bulli, su quelli impauriti, sui nonni stanchi, sui genitori stressati… Ne escono a tonnellate.
      Io penso che la prima cosa sia fare spazio. Se fai spazio non serve sedersi attorno ad un tavolo, o meglio diventa talmente naturale che uno non lo programma più nemmeno. Se fai spazio basta un cenno d’intesa, una parola.
      Non c’entra molto con l’economia (o forse sì), ma c’entra con il “qualsiasi cosa, basta che funzioni”

    2. Elena

      … e al “-ione” si ritrova a parlare da sola, vero?
      Scherzi a parte anche io odio i manuali, i consigli alla Riza Psicosomatica, le ricette. Sarà perché sono bibliotecaria e di manuali ne vedo sfornare a tonnellate: sui bambini, sulla coppia, sui genitori separati, sui bambini difficili, su quelli bulli, su quelli impauriti, sui nonni stanchi, sui genitori stressati…
      Io penso che la prima cosa sia fare spazio. Se fai spazio non serve sedersi attorno ad un tavolo, o meglio diventa talmente naturale che uno non lo programma più nemmeno. Se fai spazio basta un cenno d’intesa, una parola.
      Non c’entra molto con l’economia (o forse sì), ma c’entra con il “qualsiasi cosa, basta che funzioni”

  32. “E poi se c’ha du’ metri de torace!!!!

    UUUUUhhh, Alvisù! Che spettacolo! Ancora sto ridendo….
    Ma lo vedete allora perchè io vado a Messa almeno mezz’ora prima che cominci?
    Devo sbollirmi dentro -per ingentilirne la seguente evaporazione- tutto il marasma che mi porto appresso, ogni giorno, le battute di Alvise, ad esempio, e , il suo menu di stasera -mmhh-, quella sua voglia disperata di crederci, al Cielo, …le citazioni di Scriteriato…
    E allora, io, tutti i giorni, come adesso, mi poggio il portatile sulla finestrella del bagno, mi fo la doccia iniziando già ad aquietarmi, e questa è la musica che mi lava, da mane a sera

    http://www.radioclassique.fr/fileadmin/player/player_popup.php

    E poi….poi poi poi…..l’Amato…………….
    Sede Santa messa…
    L’Amato…….

    Oh….io febbricito di quest’ora ogni santo giorno, aridità compresa. Ovvio.
    Scappo! Sono ancora al punto del pre-doccia nella tabella di marcia, sigh!

  33. Elena

    Mi scuso perché non ho avuto il tempo di leggere tutti i commenti, ma io questa visione economicista del matrimonio non la butterei proprio via. In fondo l’economia è fatta di relazioni e quella buona è fatta di relazioni I win / you win (si dice così?). Magari il paragone matrimonio – rapporto economico serve anche a rivalutare l’economia oltre che a spiegare il matrimonio, no?

    1. Magnà e dormì
      Aldo Fabrizi

      So’ du’ vizietti, me diceva nonno,
      che mai nessuno te li pò levà,
      perché so’ necessari pe’ campà
      sin dar momento che venimo ar monno.

      Er primo vizio provoca er seconno:
      er sonno mette fame e fà magnà,
      doppo magnato t’aripija sonno
      poi t’arzi, magni e torni a riposà.

      Insomma, la magnata e la dormita,
      massimamente in una certa età,
      so’ l’uniche du’ gioje de la vita.

      La sola differenza è questa qui:
      che pure si ciài sonno pòi magnà,
      ma si ciài fame mica pòi dormì.

I commenti sono chiusi.