Diversamente io

di Raffaella Frullone

«Ma io non gli ho fatto niente! » frignava mio cugino cercando di discolparsi da qualsiasi evento potesse esser lontanamente collegato con il mio pianto inconsolabile. «Si dice io non LE ho fatto niente – lo riprendeva ancora più severa mia zia, impassibile anche di fronte al suo tono da lamento – Con le femmine si usa LE. “Non LE fatto niente” . Quante volte devo ripetertelo? ».

Ed effettivamente lo ripeteva in continuazione, tipo mantra indiano. Così io nella mia ingenuità di bambina l’avevo presa come una regola universalmente conosciuta, una cosa da sapere e da utilizzare. Insomma se la zia sottolineava di continuo che con le femmine si usava “Le”, sicuramente era la cosa più corretta. continua a leggere

Cuori in fiamme

 

di Cyrano

«Sto preparando un enorme cuore immenso fatto con fascine di legna secca… quando ripasserai, perché ripasserai (in volo) vero!?!?! …quando ripasserai, al minuto preciso, darò foco, un enorme Cuore tu vedrai, in fiamme!!!».

Beh, che volete: questa andava capitalizzata, e dal momento che l’autore di siffatta dichiarazione (te non t’offendi, vero, Alvise? In fondo non è la prima volta che ti si cita in un post!) s’è lasciato andare fino a ieri ad allusioni ai cuori delle “madonne” del nostro caro blog, mi son dato da fare anch’io per immortalare tanta gagliarda irruenza! continua a leggere

Omnia munda mundis

di Costanza Miriano

L’estate è decisamente cominciata, e io sono di umore solare: il ritmo al lavoro è un po’ rallentato; si prospettano diversi pasti esclusivamente a base di Caffè Zero; mia sorella si sposa e io posso, ehm volevo dire devo comprarmi un vestito; si avvicina il momento in cui potrò riabbracciare le amiche del mare, la Claudia in prima fila; è finita la tortura quotidiana della correzione dei compiti; infine, il mio lavoro di tassista per gli impegni pomeridiani dei figli prevede tre lunghi mesi di ferie. Sono persino sopravvissuta alla prova bikini: insomma, sono ancora viva, e almeno nessuno ha avuto conati di vomito al mio passaggio (la situazione è migliorata da quando, ancora due anni dopo l’ultima gravidanza, quel caro ragazzo di mio figlio mi ha detto “coraggio, mamma, fra poco la parte sopra – il seno, n.d.r. – sporgerà un po’ più della pancia”. Coraggio, ha detto). continua a leggere

Monna Lisa style

di Jane

Mi è capitato recentemente di rivedere Mona Lisa Smile. La prima volta che lo vidi ero ancora a scuola, e ricordo che non mi era piaciuto per niente: troppi luoghi comuni sulla condizione della donna (io aspiravo a diventare archeologa e, quindi, amante di Indiana Jones), troppo esplicito femminismo (se sto insieme a Indiana Jones ma chissenefrega dell’autodeterminazione), troppe donne nel film (va bene tutto ma in due ore di film vedere solo un paio di attori, uno vecchio e un altro insignificante, mi pare sproporzionato rispetto al prezzo del biglietto d’ingresso). Poi, dopo qualche anno, niente archeologia e nessun Professor Jones. In compenso, ho rivisto quel film e, come accade spesso, ho cambiato idea e l’ho apprezzato molto, attori maschi a parte. continua a leggere

Un unico corpo

No, andiamoci piano: non è che siamo riusciti ad aggregare anche il Santo Padre alla nostra squinternata squadra di bloggers, però pensiamo che le parole che ha rivolto giovedì scorso all’Urbe (e all’Orbe) in occasione della solennità odierna – il Corpus Domini – cadano a fagiolo nel nostro blog (e difatti già Alessandro non aveva ritenuto fuori luogo riportarne uno stralcio “in tempo reale”). In un modo del tutto particolare anche noi siamo e diventiamo (sempre più?) “comunità”, e le parole del Papa possono essere una traccia di riflessione sul misterioso vincolo che ci porta a cercarci, riunirci, trovarci…

di Benedetto XVI continua a leggere

Dancing queen

 di Raffaella Frullone

Quando avevo 21-22 anni andavo in discoteca. Non una volta ogni tanto, nelle occasioni speciali, ero un’aficionada della musica revival anni ’70, e quindi la domenica sera si andava al Capogiro.

 Oggi se in inverno mi dicessero di lasciare il divano, mettermi in tiro per andare in un locale piccolo e affollatissimo dove se non sei griffato dalla testa ai piedi sei, ad andar bene, un simpatico avventore di serie B, risponderei con una sonora risata, ma quando si è giovani la prospettiva è diversa. continua a leggere

A fior di pelle

di Cyrano

Fermi tutti: ha ragione una di voi, che ieri mi ha fatto notare che davanti a certi drammi epocali non si può tacere. Una voce deve alzarsi, una penna deve vibrare perché tutti lo sappiano: George ed Elisabetta non stanno più insieme. È finita, eppure sembrava dover durare per sempre. Ah, allora non c’è proprio nulla di eterno, al mondo!

E poco importa che la suddetta lettrice del blog – il cui nome non rivelerò neanche sotto tortura (tanto si paleserà lei al primo commento)! – si sia detta “soddisfatta come un suino nel fango” (sic!), perché George ed Elisabetta non stanno più insieme, e io so che voi tutti vi rendete conto di come tutto questo farà sfumare la triste fine del passerotto di Lesbia tra gli sbiaditi ricordi di liceo, a meno che non ne ripeschiamo fortuitamente memoria in qualche Bacio Perugina! Altro che pianto di Veneri e Cupidi, lo dice anche Repubblica (in piedi, canto al Vangelo): la Betty nazionale è incredibilmente sola, e l’ombra sinuosa di Belen la incalza da ogni dove! continua a leggere

Non c’è mio marito e io per i titoli sono una schiappa

 

di Costanza Miriano

Mi unisco anche io al foltissimo coro dell’opinione pubblica, e mi indigno. Non ho comprato il libretto di Stephane Hessel, best seller estremamente à la page (colpa mia che mi presento in spiaggia con La regina dei baci, poi per forza non sono glamour), ma mi indigno. Il nostro stato sociale fa acqua da tutte le parti. Mio marito è fuori con i maschi, e nessuno che si preoccupi di tre femmine del tutto inabili al risveglio mattutino. Neanche un assistente sociale che venga a darmi un calcio sotto le coperte, a minacciare il divorzio se faccio tardi ancora una volta. Ieri ancora il consorte mi ha svegliato telefonando dall’aeroporto, ma questa mattina? E domani? Posso inscenare con la maestra dell’asilo contrattempi apocalittici per quattro giorni consecutivi? continua a leggere

Colombe & Serpenti

di Jane

Prima di tornare a parlare di Amore&Dintorni (dalla prossima puntata), oggi ho bisogno di dire una cosa riguardo al comportamento delle persone in generale quando devono dire la loro. Fa molto fondo di Alberoni del lunedì, io sarò meno sintetica, meno strutturata e meno brava (il popolo sia clemente!). In più, non essendo un trattato antropologico, tralascerò le sfumature.

Aristotele diceva che la virtù sta nel mezzo tra due eccessi. Forse è uno degli insegnamenti pratici più difficili da seguire. La sottoscritta ne è un perfetto esempio contrario, ha scritto in fronte “non fate come me”. D’altronde, alzi la mano chi riesce ad essere equilibrato più di mezzo minuto al giorno. Io no. Ognuno ha i suoi punti deboli e i suoi difetti, grazie al cielo, e l’importante è averne una certa consapevolezza. Sennò come si farebbe a migliorarsi?

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Pericolo global wedding!

 

di Raffaella Frullone

Ragazzi, abbiamo preso un granchio. Devo dirlo a Costanza, ma non so come fare. Devo anche dirlo alle 27 amiche che ho visto pronunciare il fatidico sì, ma soprattutto mettere in guardia le tre che hanno pianificato si sposarsi quest’anno: si possono ancora salvare. Avete presente il matrimonio? Ecco, ho scoperto che non solo è una scelta egoistica, ma che rappresenta la più grande rovina del pianeta.

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Come se non…

di Cyrano

«Ora basta: è giunto il momento di parlare di donne! E di parlarne da uomini! Troppo inchiostro rosa è stato versato perché io non intinga la mia lama in un calamaio turchese! “Sì, vendetta, tremenda vendetta / di quest’anima è solo desio!…” In guardia, messeri». Bella, eh? E pareva vero? Però dovevate immaginarvi come che entrassi da una finestra in penombra nello stanzone.

Sì, perché l’argomento è insieme trascurato e abusato, svalutato e idolatrato, combattuto, temuto e fuggito e, infine, lasciato ai “giornali femminili” del compianto Luigi Tenco. Ho giusto un paio di sassolini da togliermi dalla scarpa, ovvero dallo stivale, e non son certo che convenga farlo prima della tenzone o – certo con maggior lustro per lo spettacolo – nel bel mezzo di essa. Via, ho deciso: procediamo con ordine.  continua a leggere

A lezione di obbedienza

di Costanza Miriano

Il tempo di stipare sei o sette tonnellate di roba nelle borse (vuoi fare a meno della crema rassodante che ti riproponi di mettere da circa sei mesi? E se hai un rigurgito di diligenza? Vuoi portarti solo tre libri da leggere? E poi che fai se i figli vengono inghiottiti dal triangolo delle Bermude, si smaterializzano o decidono di dedicarsi al giardinaggio, compunti e silenziosi?) e si parte per Perugia, per un fine settimana dai nonni. Mio marito non c’è, lavora, e pare a tutti opportuno che sia io a guidare, visto che il più plausibile tra gli altri candidati ha dodici anni: sono la più indicata, ma non di molto. Conoscendo la mia abilità al volante – fenomenale la mia tecnica nel curvare: vado dritta fino a un pelo dal guard rail, poi sterzo a gomito, d’altra parte le curve non sono un insieme di punti? O com’era? Erano le rette? Boh – mio marito mi invita a staccare il telefono. Gli obbedisco, giusto un attimo per chiamare la mia amica G., e poi E. e poi F. Prima di Orte chiudo.

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Shame on me

di Jane

Posso capire lo scendere in piazza per urlare contro l’approvazione di una legge che lede i diritti dell’uomo. Posso capire una manifestazione per opporsi ad una riforma universitaria a sfavore degli studenti che studiano. Posso capire un raduno di protesta per i diritti dei lavoratori che lavorano (le tautologie sono d’obbligo). Insomma, posso capire una protesta che abbia un contenuto forte e un fine concreto, che rappresenti l’unica possibilità per esprimere il proprio disagio verso delle iniziative (politiche) che sembrano non tener conto dei diretti interessati.

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Bilance e bilanci


di Raffaella Frullone

La mia amica Chanty una volta mi ha detto che nella vita è bene evitare due cose: i bilanci e le bilance. Non so nemmeno se si ricordi di questa sua perla di saggezza, però da quel giorno io ho seguito le sue parole alla lettera. A onor del vero, senza troppa fatica: la bilancia l’ho defenestrata alle scuole medie, quando ho sposato il più clemente concetto di “diversamente magra”, e i bilanci… be’ il mio rapporto con la matematica è sempre stato un deterrente sufficiente.

Eppure ci sono momenti nella vita in cui è necessario sospendere la regola ed affrontare l’improrogabile. Per me il tempo è giunto venerdì scorso, non tanto perché, in vista della prova costume, ho deciso di affrontare la bilancia, ma perché ho compiuto 30 anni e ho sentito il bisogno di fare un bilancio.

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Chiedetelo alla massaia

di Cyrano

Devo confessare che nutro una considerevole ammirazione per gli ingegneri. Non solo, direi di più: in qualche modo ne ho un timore reverenziale. C’è una cosa che è vera per tutte le categorie di professionisti, ma che riferita agli ingegneri può fare veramente la differenza: si può fare gli ingegneri (e per questo basta studiare, purché ci sia un minimo di disposizione) e si può essere ingegneri (e forse così si nasce soltanto). Dov’è la differenza? Facile: uno che fa l’ingegnere ha un orario in cui argina le sue profonde competenze tecniche, e uno in cui semplicemente “fa altro” (magari gioca a calcetto con gli amici, corteggia donne o addirittura porta a spasso il muflone!). Uno che invece è ingegnere ha un orario in cui l’applicazione delle sue competenze gli frutta un reddito… e un altro in cui nessuno lo paga, ma in cui continua imperterrito allo stesso modo. continua a leggere

Convivenza e matrimonio

Per i lettori meno attenti vi proponiamo l’articolo di Costanza Miriano pubblicato in settimana su  LA BUSSOLA QUOTIDIANA.

“Il guaio dell’amore è che molti lo confondono con la gastrite”. Questo di Groucho Marx è il primo pensiero che mi viene in mente quando penso a matrimonio e convivenza.

Circolano un sacco di idee squinternate sull’amore tra un uomo e una donna, e quando ci si scontra con la realtà si danno delle poderose craniate.

Personalmente sull’argomento avrei un miliardo di cose da dire, ne ho riempito un libro, un blog e me ne sono avanzate anche alcune (non è escluso che ne scriva un secondo). Ero stanca, infatti, di telefonare alle mie amiche per cercare di convincerle a sposarsi: troppi soldi in bollette telefoniche, e scarsissimi risultati pratici. Io a parlare non sono brava, così mi sono messa a scrivere. Adesso vanto al mio attivo qualche crisi rattoppata, e due onorificenze speciali: testimone di nozze a un’amica e a una sorella (purtroppo no, il mio vestito non è bello come quello di Pippa Middleton, lo ammetto). continua a leggere

Attacco e difesa

di Costanza Miriano

Solo la metà dei bambini che nascono a Roma riceve il battesimo. Diminuiscono i matrimoni in chiesa. Alla messa ci va il 10% delle persone, i seminari sono vuoti. Ho letto questi dati su un quotidiano locale, e per prima cosa ovviamente mi sono estremamente preoccupata per Corrado Augias. No, dico, se continuiamo di questo passo finiremo per togliergli l’argomento principe – “quanto fa schifo, quanto ci schiavizza, e quanto è falsa la Chiesa cattolica” – di cui nutre la sua prestigiosa e multiforme attività intellettuale, che si produce poi nella sua trasmissione televisiva, nella rubrica delle lettere su Repubblica, nei libri, copiosi e abbondanti. Porca Svizzera, la gente, a giudicare da quei dati, sembra dare retta in massa a lui e alla sua lobby. E poi, quando avrà convinto tutti, che ne sarà di lui?

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