L’uomo vecchio in attesa del verde

Ci sono momenti in cui la mia nobile saggezza, il mio solenne equilibrio, la mia serafica accettazione degli eventi vacillano. E non perché sto gestendo una crisi in Medio Oriente, con i missili iraniani e israeliani che dipendono da una mia decisione. Non mi capita perché una cordata lancia un’opa ostile contro le società di famiglia, o perché mi è sfuggita di un soffio quella nomina a direttore del Corriere della Sera. Bastano eventi leggermente meno epocali, come un camion che fa i lavori in mezzo alla strada davanti a via della Conciliazione (e se non fosse per Wojtyla direi che non se ne può più delle code sul Lungotevere), perché mancano diciassette minuti e dodici al suono della campanella per un figlio piuttosto permaloso, mentre ti chiedi cosa avresti potuto eliminare (effettivamente quella tappa in bagno poteva essere evitata) con il catechismo a cui bisogna portare di corsa un figlio e poi l’altro. E una vorrebbe comunque mantenere un atteggiamento positivo e vincente – lo sento, lo sento, lo sento che i prossimi due semafori saranno verdi – ma quel maglione di lana cotta che picca terribilmente col sudore non aiuta a mantenere un signorile ed equilibrato contegno, e neanche l’anfibio da spedizione in Patagonia, che mi sarà venuto in mente stamane, mi chiedo circondata da eteree turiste in sandaletti verde menta, impercettibili cinturini in strass – il problema è che per mettere i sandali bisogna trovare il tempo di occuparsi delle proprie estremità a cui restituire lo status di piedi – , e non aiuta neanche la matita nera arrivata ormai al naso, modello panda. Sono i momenti in cui mi sembra di correre sulla ruota, di essere sempre in ritardo, e di devolvere la maggior parte delle energie alle cose che non contano davvero.

Poi, però, c’è il meraviglioso Alvise sul mio blog, che – quando non insulta i credenti – funziona da enzima che innesca reazioni chimiche in me, e parlando da uomo vecchio, mi costringe a far venir fuori l’uomo nuovo. Anche in me qualche volta quel bastardo dell’uomo vecchio sussurra pensieri urticanti come quelli di Alvise: “le persone trascorrono una vita …comune, da paguri sociali, escrescenze (viventi?) urbane…gli stipendi, le rate, i lavori da tarme…i bambini da portare avanti e indietro…i divani, i tappeti che ci stanno bene…e poi a un colpo, chissà come, la pretesa che tutto questo risplenda luminoso nella luce gioiosa del Cristo”.

E’ vero, apparentemente le nostre ordinarie vite da cristiani contenuti nelle stesse scatolette, case ordinarie e macchine anche un po’ meno che ordinarie (la mia da profugo contiene ogni sorta di rifiuto urbano che si possa produrre guidando l’auto) sembrano uguali e piccolo borghesi come le altre, ma non c’è assolutamente niente di simile. Fare le cose con gioia o con il muso, cedendo il passo o sgomitando, insomma pieni di noi o svuotati per far posto allo Spirito cambia completamente le cose. E’ la rivoluzione copernicana, accettare di essere creature in braccio a un Padre amorevole trasfigura tutto. Noi aspettiamo la passione, ma quella non viene, vengono invece, dice Madeleine Delbrel, “le pazienze, queste briciole di passione, che ci uccidono lentamente per la tua gloria e senza la nostra gloria. Fin dal mattino esse vengono davanti a noi: sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti, è l’autobus che passa affollato, il latte che trabocca…è il telefono che si scatena, quelli che noi amiamo e non ci amano più, è la voglia di tacere e il dover parlare, è il marito al quale vorremmo appoggiarci e che diventa il più fragile dei bambini, è il disgusto della nostra parte quotidiana, è il desiderio febbrile di tutto quanto non ci appartiene.”

E poi san Francesco, che era davvero un pezzo avanti, dice una cosa in più: non solo con o senza Gesù le stesse cose cambiano di senso, ma addirittura la perfetta letizia sta nella croce. Mistero e scandalo. La croce si può abbracciare perché su quella Dio fatto uomo – in un modo che non ci spieghiamo davvero a fondo – ha vinto la morte, l’unico problema davvero irrisolvibile che abbiamo per le mani, e ci ha spalancato la vita eterna. E così a frate Leone, che gli chiede qual è la perfetta letizia, Francesco risponde che no, il massimo non è se un frate dei suoi impara a guarire tutti i mali, a prevedere il futuro, a predicare così bene da strappare cristiani anche all’inferno, ma meglio di tutto è tornare al convento di notte, sotto la neve e il vento ghiacciato (e io che sono di Perugia posso confermare che dalle parti del Subasio se dice di far freddo lo fa davvero) e bussare e non essere riconosciuti dal frate portinaio e aspettare fuori nella fame, e accettare anche questo con amore, sapendo che quando è volontà di Dio anche la croce è sempre salvezza e benedizione.

Siccome Francesco era avanti e io sono indietrissimo, e al secondo suono di citofono comincio a imprecare, e se fa freddo accendo la stufetta al massimo delle tacche, e se qualcuno non mi riconosce se non dico “lei non sa chi sono io” poco ci manca, non posso portarmi a esempio, ma posso dire che ho conosciuto tante persone, normali, sfortunate, sofferenti o felici, con vite normali o per niente ordinarie – attori sfondi di soldi, manager che per andare a cena si compravano il ristorante, campioni del mondo – e posso giurarci: la differenza tra la felicità e l’infelicità passa solo da noi e dal nostro rapporto col Principale, e non da come al nostro miope sguardo sembrano andare le cose (per quanto il sandaletto verde menta …).    

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58 pensieri su “L’uomo vecchio in attesa del verde

  1. STB

    Prima parlavo di pila atomica: è un paragone che fa onore alla categoria delle pile atomiche (e mi aspetto una lettera di ringraziamento dal relativo sindacato). I post della Miriano hanno scritto MATURITA’ CLASSICA da tutti i lati per lo stile con cui sono scritti (l’episodio di San Francesco e Frate Leone sulla perfetta letizia lo conoscevo ego quoque, NdP-Nota del Postatore), ma sono anche densissimi: diciamo che hanno un peso atomico molto alto sulla tavola degli elementi di Mendeleev, un po’ come l’uranio, ed ecco che la pila atomica cade sicut cacium super maccherones. (Mica cotica, come si dice a Roma)

    1. Devo fare attenzione, la prossima volta, ad aprire i tuoi commenti nel cuore della notte, perché tanto lo so che sghignazzo rumorosamente. A parte che nel mio post c’è un errore (e temo ritorsioni da parte del legale dell’uranio, ma devo aspettare che il sant’uomo me lo corregga), il sindacato delle pile atomiche è davvero irresistibile, mica cotica.

  2. paola G.

    Sono molto stanca anche oggi…ma prima di chiudere li occhi ho voluto dare un’occhiata qui..ieri me lo sono perso il tuo commento..ma oggi mi apre il cuore…grazie!
    ho vissuto per anni come dice Alvise e ora che il buon Dio ha ribussato alla porta tutto è cambiato.
    Sì la vita senza Dio è triste,manca di sale..non è che fa schifo ma è senza sale,piena di ansie e paure.
    Ora,anche nella fatica estrema,in ogni momento,inogni gesto,cerco(sottolineo cerco)di assaporare la gioia del dono,dell’amore che Dio per primo ha dato a me e io non posso non dare ada altri.Nella fatica,nel non senso di alcune situazioni so che lì Dio c’è a allora tutto cambia colore e cambia concretamente.
    L’icontro con Dio in ogni istante della vita,te la cambia,concretamente…spero che Alvise possa provarlo prima o poi..
    pensieri delle 00.56….
    notte e grazie di cuore

  3. crescenzo

    per dirla alla san Josemaria Escrivà si tratta di “santificare”, nel vero senso della parola, tutto l’ordinario, soprattutto i momenti di stanca e di fatica…anche questo fa parte del divino paradosso cristiano…l’esempio della croce, poi, che hai illustrato nel post, è bellissimo…complimenti…
    Crescenzo

  4. Luigi

    Il pensiero di Alvise può effettivamente essere di sprono perché l’imborghesimento della fede e la secolarizzazione sono sempre dietro l’angolo. C’è chi è convinto di essere credente senza vivere la fede in pienezza fino a perdere le tracce della salvezza senza neppure accrgersene.

  5. Yuhuuuuuu! Hey ? Hey, sono quaggiù : guardate anche me? Sono quella spiaccicata sotto una molteplice croce…però ci sono : tutte le mattine la scanso un attimo per leggere, e poi riprendo a trascinarmela, più allegra di prima, però. Felice? Non so; credente? Solo un po’; adepta di Alvise? Con tutto il rispetto : manco morta.
    So solo che sono qui, e ho qualcosa da dare e qualcosa da prendere. Credo di non essere male.
    Io stanotte ho dormito con la mia molteplice croce addosso, un po’ fra capo e collo, un po’ sugli occhi , molto nel cervello : infatti non ho esattamente dormito, ho pensato mentre sognavo. Ieri sera ho saputo che mio figlio grande, oltre a tutto il resto, avrà una batteria di 5 esami fra circa un mese. Da questa batteria dipende la sua prosecuzione scolastica. La scuola si era scordata di dircelo e , credetemi : non perchè ha delle croci, perchè per questa scuola sono croci solo gli studenti e i loro genitori, cioè coloro che dovrebbero esserne l’anima.
    Il Signore mi ha detto : Fallo studiare , figlia mia!
    Non ha fatto minimamente riferimento al mio desiderio di fiondarmi in Sovrintendenza a denunciare i Dirigenti ma solo, appunto, alla strada più difficile da percorrere indirizzandosi verso uno, mio figlio, che è felice di andare dallo psicologo in questo periodo (il quale sta cercando anche di fargli venire un po’ di voglia di studiare) ma anche perchè vicino al suo studio c’è un fantastico negozio di play station dove si ferma a giocare per un tempo sicuramente più lungo della seduta.

    Di tutto il post io condivido in pieno il passaggio di Madeleine Delbrel, “le pazienze, queste briciole di passione, che ci uccidono lentamente per la tua gloria e senza la nostra gloria. Fin dal mattino esse vengono davanti a noi: sono i nostri nervi troppo scattanti o troppo lenti, è l’autobus che passa affollato, il latte che trabocca…è il telefono che si scatena, quelli che noi amiamo e non ci amano più, è la voglia di tacere e il dover parlare, è il marito al quale vorremmo appoggiarci e che diventa il più fragile dei bambini, è il disgusto della nostra parte quotidiana, è il desiderio febbrile di tutto quanto non ci appartiene.”

    Personalmente ritocco con : LA VOGLIA DI PARLARE E IL DOVER TACERE, e non condivido il disgusto della nostra parte quotidiana nè il desiderio di tutto quanto non ci appartiene.
    Io non disprezzo quello che ho, perchè è tutto quello che ho : è quello che ho costruito, non mi è venuto tutto bene, ma è sudore della mia fronte, e anche parecchio. Oggi sono ancora qui, un motivo deve esserci.
    Quello che voglio dire con tutte ste menate (anche personali, scusatemi), è che c’è un mondo intermedio che è quello dell’umanità : il mondo non è fatto solo di infedeli o di quelli che aspettano Gesù che lisolge e di lisolgele con lui. A me Gesù mi tiene la mano, non mi lascia sola, ma mi lascia libera non alleviando la mia fatica. Lui è già risorto, io no : io non so cosa farò, dove arriverò. Io cerco di essere “la più brava che posso essere (cifr. Vangelo secondo Tommy)” ma ho un sacco di dubbi sui netti connotati della mia bravura.

    Insomma , volevo dire : Buongiorno a tutti, ci sono anch’io. 🙂

    1. Alberto Conti

      “A me Gesù mi tiene la mano, non mi lascia sola, ma mi lascia libera non alleviando la mia fatica. Lui è già risorto, io no”.
      Difficilmente ho letto una sintesi ed una testimonianza dell’esperienza cristiana più efficace ed esaustiva (testimonianza anche per quello che dicevi prima).
      Personalmente mi basta molto meno dei lavori stradali per far uscire l’uomo vecchio: mi basta la figlia 6enne che, dopo essermi svegliato con il mal di testa da allergia e aver affrontato la caffettiera che improvvisamente non funziona più (ma mi sa che la suocera c’entra qlc.), ad ogni sollecito di “muoviti che siamo in ritardo” rallenta i suoi movimenti ancor di più. A quel punto ti esce l’urlaccio più forte, quello carico di ira, che provoca il sorgere delle lagrime che “funziona da enzima che innesca reazioni chimiche in me, e parlando da uomo vecchio, mi costringe a far venir fuori l’uomo nuovo”; a quel punto l’unica possibilità è stata abbracciarla e chiederle scusa e le lagrime che a quel punto potevano sgorgare senza timore hanno sciolto anche il nervosismo che altrimenti mi avrebbe accompagnato per tutta la mattina.
      Grazie del post e grazie all’ “enzima” Alvise.
      Scusate se sono stato un po’ mieloso e prolisso, buona giornata.
      PS: ruberò la citazione della Delbrel

      1. Sono molto onorata che tu mi dia della cristiana, io non mi sento molto degna.
        Io non ho paura dell’uomo vecchio, ma dell’uomo stanco…Anche io urlo parecchio, per le stesse cose per cui urli tu, per cui urlano tutti; per le cose serie , spesso gli urli sono muti (il dovere tacere, per me, a cui accennavo prima)..
        Però sono anche una che canta parecchio !!
        🙂

  6. Velenia

    Grazie Costanza,post ottimo per iniziare la giornata che ,tranne la differenza di città e lavoro,è precisa, “intifica” alla tua.Il caro Alvise è sicuramente da ringraziare, perchè come tutti i missionari dell’ ateismo (anche l’ateismo è una religione e ha i suoi predicatori)riesce a sortire l’effetto opposto a quello che si propone: in un mondo in cui “Dio, se c’è, non c’entra”,ti costringe a chiederti le ragioni della tua Fede.
    Grazie Alvise,ma smettila di chiamarmi “dolce”,perchè potrei arrabbiarmi seriamente,consideralo un “avvettimento”.
    Costy ho finito stanotte alle 3 il tuo libro:stupendo,lo metterei a mezzo fra “Il senso religioso” e “I love shopping”,sono d’accordo con il 95% delle cose che hai scritto,sul restante 5% mi piacerebbe discutere con te,ma per e-mail non fra i commenti,se a te va naturalmente.
    Saluti a tutti.
    P.S.Questo pomeriggio, insieme a familiari ed amici,parteciperò ad una Via Crucis che si snoderà, lungo un antica via dei pellegrini,fino alla cima di un monte,alla grotta dove visse,morì ed è sepolta la Santa che il mio popolo venera.
    Siccome ormai vi considero tutti,e sottolineo tutti,degli amici vi porterò, idealmente,con me.

  7. alvise

    …prima cosa grazie per l’ospitalità. Mi dispiace se ho potuto offendere qualcuno. Non era quella l’intenzione.
    L’intenzione era vuotare il sacco, come tutti ogni tanto lo vuotano.
    Per (anche mia) praticitàprovo a schematizzare il mio ragionamento(cosiddetto, pomposamente).
    1 Esiste , grossomodo, nei grandi numeri, una torma di popolo che vivono, materialmente, la stessa vita, lavoro, non lavoro, famiglia, non famiglia, figlioli, senza, case da ripulire (sempre ripulite, vanno, le case!)cucine, spazzature, automobili, traffico, scuole, telefoni, eccetra….salute, non salute, e di seguito…
    2 Alcuni di questa torma, persone, famiglie, si ritengono felici…
    3 Alcuni dei felici si ritengono felici per via (anche?)dell’esperienza religiosa…
    4 Acun’altri felici perché sono felici, e basta…
    5 Altre torme di popolo sono infelici…
    6 Si propone per loro l’esperienza religiosa come rimedio, arricchimento spirituale, ricerca della autenticità, pienezza eccetra…
    7 C’è chi a questo ci crede e prova (non lo so come)
    e 1 rimane infelice 2 infelice
    8 Ci potrebbe anche essere chi a questo non ci crede e
    1 rimane infelice 2 diventa attraverso altre vie, per casi casi della vita, per esperienze mentali,culturali,
    sentimentali, animali eccetra, supponiamo, felice 1 a sprazzi 2 a sprazzi più lunghi, non si sa quanto…
    Così è, anche, la vita, suppomgo…

    1. alvise

      ….errata corrige:
      Ho scritto “infelice” invece di “felice”…
      Il lapsus dell’uomo triste?

      1. Daniela Corbellini

        Caro Alvise,
        hai visto quanti siamo intorno a te??? E non credo solo perché tu ci provochi e allora noi dobbiamo reagire, ma perché in questo salotto virtuale siamo tutti dei gasati, degli innamorati, delle persone che hanno trovato nell’esperienza di vita (una vita assolutamente normale, comune, ordinaria) un amore grande. Hai presente in adolescenza quando uno del tuo gruppo si innamora? Quando tutto intorno a lui/lei è mieloso e ti fa venire il diabete solo alla vicinanza a questa persona? Allora questo amico è sempre lo stesso di prima (le stesse debolezze, gli stessi difetti, ecc) ma per l’oggetto dell’amore cercherà di essere migliore. Ci riuscirà a volte, ma per lo più metterà i piedi al posto delle mani. Ma ama, e ad ogni costo cercherà di convincerti che il suo stato d’animo è auspicabile, desiderabile. Perché? Perché vogliamo bene agli amici, e quel che è bene per noi è bene per gli amici. Ma all’amore non si può convincere a parole, si può soltanto invitare l’altro a aprirsi a questa possibilità (e nel nostro caso pregare per te).
        Io per anni ho cercato la fede razionalmente (forse per reazione ad una fede molto “babbea” alla quale mi aveva abituata mia madre), ho cercato risposte anche in altre religioni, ma poi una serie di avvenimenti apparentemente casuali mi hanno riportato a casa (e sono più babbea di lei).
        Ma al contrario di Francesco Colafemmina (rif. commenti di Porca Svizzera, mi hanno presa!‏)non credo nel caso ma nella Provvidenza. Ho incontrato il Mistero Eucaristico, folgorata durante una veglia Pasquale ed ecco l’amore!!!!
        Come diceva un cantante rock brasiliano molto depresso che amavo in adolescenza “a casa mia c’è un pozzo, ma l’acqua è troppo pulita”. A volte abbiamo paura di attingere da questo pozzo…
        Buona giornata!

    2. Alberto Conti

      l’importante è non soffocare o ridurre quel desiderio di felicità e non rassegnarsi a cercare qualcosa che possa soddisfarlo perchè: se esiste la domanda, ragionevolmente, deve esistere anche la risposta.

      1. Si potrebbe evitare di parlare di malattie vere per esemplificare cose finte ?
        Possiamo mettere al posto di fa venire il diabete- mi si caria un dente ?
        Alla carie si mette una toppa, al diabete no 🙁

      2. Figurati Daniela! Ne sento di ogni : ma ogni volta scendo in campo, non per me, ma per quelli come me. Non mi viene la frase di Gesù , ma sono sicura che ce n’è una adatta..beati coloro che…?

    3. OH! Eccheccapperino, Alvise : così mi piaci parecchio!!!
      A questo tuo commento , posso postare anche io, che sono una di quelli senza sandali che non può nemmeno allacciarli agli altri : io mi voglio collocare nella categoria numero 4, quella dei felici e basta.
      Sono convinta che bisogna essere così : felici e basta, se no che pizza, scusa, se in questa vita non ci fosse mai nulla di cui godere. Poi c’è la religione, poi c’è la realizzazione, poi ci sono le esperienze optional : per godere dell’essenza della vita che è vivere.
      Faccio molta fatica a pensare di dover chiudere gli occhi qui per poi doverli aprire non so quando; pensare che solo Dio è il rimedio di tutto, la consolazione, il premio.
      Sarà che ho tanti di quei problemi hic et nunc che non posso proprio aspettare
      🙂 a te

    4. raffaella

      Ecco, questo mi piace! “Fare nuove tutte le cose” è quell’esperienza della fede per cui tutte le cose grandi e piccole della nostra vita quotidiana (proprio tutte quelle miserie che Alvise elenca con tanta dovizia)vengono gettate nel sepolcro di Cristo e poi rinascono a vita nuova anche loro e ci appaiono in una luce diversa, come trasfigurate: magari il più delle volte i nostri occhi non sono nemmeno pronti o capaci di coglierla questa nuova luce tanto è sfavillante ma poi piano piano qualcosa ci appare più nitido.
      Però riuscire a dare un senso nuovo alla vita quotidiana è un bellissimo esercizio che può essere fatto da tutti, perchè tutti aspiriamo a esere felici e a tirar fuori quanto di bello c’è nella nostra umanità e nella nostra storia su questa terra: poi a volte ci si riesce, a volte no, a volte tocchiamo punte di “felicità estatica” altre ci sentiamo dentro un melmoso buco nero, però fa parte dell’avventura. Non c’è una ricetta che va bene sempre e per tutti. (del resto anche in cucina si cambia ogni volta: vero nonna Marisa??)

      1. Un ciao a Nonna Marisa 😉 e un bacione anche da me!
        Salutamela tu cara Raffaella che, visti i rapporti burrascosi che intercorrono fra me e tuo fratello ultimamente (che non mi ha ancora degnamente chiesto scusa e non si è ancora desorsizzato per amore della sua vecchia amica) , non so se posso contare su di lui e sulla sua impegnatissima, crsitianamente gossippizzata consorte

        I love you all 🙂

      2. raffaella

        Grazie Paola, già le ho riferito dei tuoi ricordi sulla sua insalata di riso. Ne è stata molto contenta e ti saluta con grandissimo affetto. Baci

  8. Luigi

    Mi ricordo alcune frasi di una canzone di Luca Carboni:
    “Mi vergogno di parlarne anche con te
    … te che non sei chi sei
    certe volte ho paura sai
    di non cambiare…
    di non cambiare più…
    di non giocare più…
    di non trovare più…
    di non cercare più…
    di non pregare più…
    di non amare più…”
    Credo che alla fine tutto si riduca all’Amore sintesi ultima che ti esplode dentro e irradia i suoi raggi nel mondo.

  9. alvise

    …sì, capisco, ma come?
    Per la fede, e l’amore che scoppia dentro, la grazia…
    Per la grazia, la fede….
    O il caso…o, chiamiamolo, il dono celeste…
    Certo che uno ha paura, che manchi, o venga a mancare, per esempio, l’amore, o altre cose…
    E allora?

    1. Daniela Corbellini

      [7]Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto;
      [8]perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
      [9]Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra?
      [10]O se gli chiede un pesce, darà una serpe?
      [11]Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!
      Mt. 7,7

      Tu al modo tuo stai chiedendo, io non posso fare altro che pregare per te (ed oggi ho iniziato). Continua la ricerca, vivi come se Dio esistesse (fai la scommessa, in fondo cos’hai da perdere???) e Lui non ti lascierà senza la risposta. Sicuro.

  10. Luigi

    La paura è quella di crescere e di non vedere più con gli occhi di un bambino, di andare al mare e in montagna e non stupirsi, di non soffire vedendo una persona che soffre, di fare la comunione senza pensare che stai ricevendo Dio

    1. Daniela Corbellini

      Giusta paura. Santo Ignazio di Loyola nelle sue regole (che sono meravigliose!!!) diceva:
      “(…) Chiamo consolazione quando l’anima è stimolata da un moto interiore che la infiamma d’amore per il suo Creatore e Signore (…)
      Chiamo desolazione (…) l’oscurità dell’anima, il tormento della mente, l’inclinazione ad amare le cose terrene, l’inquietudine derivante da molti disturbi e tentazioni che portano alla perdita della fede, della speranza e della carità.(…)

      Bisogna fare come diceva Gesù agli apostoli nell’orto degli ulivi: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo Spirito è pronto, ma la carne è debole”

      http://www.opusmariae.it/poggiali_radiomaria05.htm

      1. Luigi

        Infatti la mia paura è anche di perdere la forza di lottare contro le tentazioni. La carne è debole, ahime quanto è vero questo.

      2. Daniela Corbellini

        In effetti gli apostoli si sono addormentati 🙂

        Meno male che Lui veglia sempre, e ci ama così come siamo fino alla morte ed è “risolto”1 per noi!

        1 – cit.Lavinia

  11. giuliana zimucci

    BALLATA DELL’UOMO VECCHIO
    (L’UOMO VECCHIO)
    Parole e musica di Claudio Chieffo

    La tristezza che c’è in me, l’amore che non c’è hanno mille secoli il dolore che ti dò,
    la fede che non ho hanno mille secoli.
    Sono vecchio ormai, sono vecchio, sì questo Tu lo sai, ma resti qui.
    lo vorrei vedere Dio, vorrei vedere Dio ma non è possibile:
    ha la faccia che tu hai, il volto che tu hai e per me è terribile.
    Sono vecchio ormai, sono vecchio, sì questo Tu lo sai, ma resti qui.
    Ascoltami, rimani ancora qui ripeti ancora a me la Tua parola ripetimi quella parola che
    un giorno hai detto a me e che mi liberò.
    lo vorrei vedere Dio
    La paura che c’è in me, l’amore che non c’è hanno mille secoli tutto il male che io so,
    la fede che non ho hanno mille secoli.
    Sono vecchio ormai, sono vecchio, sì ma se Tu vorrai mi salverai.
    Ascoltami, rimani ancora qui ripeti ancora a me la Tua parola ripetimi quella parola che
    un giorno hai detto a me e che mi liberò.

  12. Elena

    Dio gioca a nascondino: la Grazia ci coglie proprio quando non l’aspettiamo. L’unica abilità è saperla vedere, il resto conta poco.

    1. Luigi

      Beh, credo che ognuno abbia le sue debolezze, i vizi capitali sono una buona traccia.
      Superbia, invidia, lussuria, ecc. Penso che il diavolo sappia dove e come bussare.

      1. paulbratter

        “La vanità è di gran lunga il mio peccato preferito”
        Al Pacino-satana ne “L’avvocato del diavolo”

        effettivamente è il più subdolo.

  13. alvise

    Poi prometto che chiuderò il becco! Ieri, è vero, ho offeso delle persone e mi dispiace, non è giusto mancare di rispetto a nessuno (entro limiti ragionevoli, ma, prima cosa il rispetto) quello che in realtà volevo sprimere era/è il mio disagio nei confronti delle manifestazioni di massa, delle folle
    di tutti i generi. Quasi ovunque sono andato, ho avuto occasione di assistere a riunioni di popolo, religiose, politiche, di protesta, di approvazione, funerali con gli applausi, le trombe, concerti, e aberrazioni consimili, e sempre ho provato quasi paura, mi è sembrato che fosseinsano il fatto che tanta gente senta il bisogno di essere in gruppo, per essere di un’idea, più che sono meglio è, e poi dire: si era un milione, due milioni, tre quattro, e quegl’altri,
    invece, sostengono, la metà, un quarto, un ottavo. Ma forse, di sicuro, sono io che non capisco, o,
    forse, direste voi, che non voglio capire, che non sono umile, che non mi apro a nessuna credenza, , qualsiasi. Per quanto riguarda le tentazioni, perché anche la lussuria? Che vuol dire lussuria?

    1. Luigi

      Lussuria per me e parlo per mia esperienza significa soprattutto perdita di purezza, quella purezza che ti permette di guardare Cristo negli occhi. Potrei dilungarmi ma il senso credo stia qui.

    2. Alberto Conti

      Il genio di don Giussani (che così isabella è contenta) definiva il Peccato come “usare una cosa in maniera inadeguata” (rimandando anche all’esclamazione “Oh che peccato”); lussuria è, per me, usare in maniera inadeguata, o abusare, il proprio corpo e soprattutto quello dell’altro (puoi fare all’Amore bene o solo per egoismo).
      Per inciso il mio peccato è la superbia (e l’accidia)

      1. Daniela Corbellini

        Se siamo in vena di confessioni, il mio è l’ira!!!
        Bella questa definizione di peccato!
        Vado altrimenti sarò la bestia che ho dentro di me a urlare davanti al semaforo rosso altro che “porca Svizzera”… calcio, karate e cineforum arrivoooooooooo
        Buona serata a tutti!!!!

      2. isabella

        prima cosa, un conto è il genio di don Giussani, altro è cl
        Poi vi sentite tanto ganzi, adesso che arriva scola a Milano? Mamma mia!

      3. Alberto Conti

        L’altro giorno si parlava di ossimori: Cl no, Giussani si … mi sa che qualcosa stona?
        PS: Dubito fortemente che il Patriarca di Venezia possa essere spostato nella seppur più grande arcidiocesi di Milano se non altro per ragioni storiche; comunque essendo di Piacenza mi interessa solo se a Milano ci va mons. Ambrosio (attuale vescovo di PC e inserito tra i “Milanabili”)

    3. raffaella

      Caro Alvise, questo è un argomento molto interessante che meriterebbe un’analisi approfondita sotto tanti punti di vista. Spesso mi è capitato di essere presente a delle manifestazioni di folla, politiche, religiose ecc. con la gioia, la carica, l’emozione che la folla sa darti perchè sei li per condividere un’idea, un sentimento, una fede. D’altra parte però anche con un sottile disagio proprio perchè in fondo nello stare insieme nei momenti topici c’è un po’ il desiderio di esorcizzare la paura della solitudine e soprattutto della morte.
      “Cari fratelli dell’altra sponda/ cantammo in coro giù sulla terra/amammo in cento l’identica donna/partimmo in mille per la stessa guerra/questo ricordo non vi consoli/quando si muore si muore soli/ (De André).
      Eppure con tutti i rischi che le adunate oceaniche hanno in sé, con tutte le storture che spesso presentano e anche con le strumentalizzazioni a cui si prestano, sembra quasi che facciano un po’ parte della natura umana, come se in esse (di qualunque genere siano) ritrovassimo il senso dell’appartenenza (che però spesso porta a contrapporsi all’altro)e quindi anche il senso della nostra identità.
      Penso a quando mi sono trovata in modo del tutto casuale a S. Pietro la sera dell’elezione di Giovanni Paolo II. Un’esperienza, credimi, che non so spiegare ma che mi dà i brividi ogni volta che ci ripenso

  14. isabella

    No, il senso religioso e chieffo no, per pietà. Va bene San Josemaria Escrivà de Balaguer accanto a Sant’Ignazio di Loyola, ma CL almeno qui no.

    1. raffaella

      Isabella, non mettiamo il carro davanti ai buoi. Magari aspettano Scola e arriva Bruno Forte. Le vie del Signore……

    2. giuliana zimucci

      eh , che devo dire, mi dispiace ma sono di Cl…. nessuno è perfetto!
      @ Costanza: siamo ammessi, o c’è un limite di partecipazione ai movimenti? tra parentesi, ho amici di ogni tipo: cl, focolari, neocatecumenali, opus dei, carismatici…. Esperienze diverse, ma tutte uguali nel cuore…

      1. sposatiesiisottomessaadmin

        è evidente che sono non solo ammessi ma graditi tutti i movimenti. Sarebbe molto interessante se si formasse un bel mosaico senza preclusioni…”almeno qui”.

  15. giuliana zimucci

    si, mi piace molto l’idea del mosaico! quando ci stai appiccicata non vedi nulla se non un colore, ma se ti allontani e vedi l’insieme… uno spettacolo!

    1. Alessandro

      Sì, concordo, ci sono parecchi blog cattolici in cui ci si “scanna” tra appartenenti a movimenti (“il mio è migliore del tuo”, “il tuo forse non è nemmeno del tutto cattolico”, “il tuo fondatore non è poi ‘sto granché”), almeno qui mi piacerebbe che ci si rispettasse e apprezzasse tutti. Personalmente non appartengo ad alcun movimento cattolico (sono, come direbbe Costanza, un “cattolico diocesano”) ma li rispetto tutti.

  16. Io non appartengo a nessun movimento ma mi piacciono tutti. Magari vedendoli da fuori non ne colgo le magagne… Credo che tutti siano suscitati dallo Spirito per rispondere alle diverse attese di ogni cuore. Ho anche io amici un po’ in tutti i movimenti. Per quanto mi riguarda, se devo, ma proprio se devo dare un colore alla mia spiritualità, è mariana.

  17. Elena

    chapeau per la battuta di paulbratter…. molto sottile, come del resto il film che cita, mai abbastanza considerato

  18. giuliana zimucci

    @ Isabella: amiche, certissimamente sì!
    e poi se siamo qui ci sarà bene qualcosa che ci accomuna, almeno a partire dalle letture…

  19. Francesca Miriano

    Punto 1: vedo con piacere che Alvise è stato riabilitato e per ora ha evitato il gulag. Questo mi fa ben sperare sulla tolleranza, che è una piantina rara, molto delicata e va curata e alimentata con amore.Direi che fa parte delle famose 10 cose ecc.ecc.e dobbiamo imparare tutti a curarla.Punto 2: appartengo alla categoria 8 / 2 della Alvise happiness scale ( finora conoscevo solo la Glasgow coma scale): sono mediamente felice con sprazzi di infelicità a prescindere.Voglio essere felice sulla terra e basta senza farmi domande (sono una persona semplice).Di solito la mia infelicità è esogena o reattiva. Lavorare con la morte (non ho un’impresa di pompe funebri)mi fa vedere parecchie cose con distacco anche se ho ancora molti trigger da disinnescare.Uno dei vantaggi di non avere aspettative per il ‘dopo’è quella di cercare sempre, anche se io non sono molto brava in questo,di cogliere l’attimo e goderlo.Quando arriverà il momento spero solo in una uscita di scena dignitosa.Crado che se citassi Monicelli arriverebbe la fatwa ma ho grande ammirazione per la sua scelta.
    Punto 3: ditemi chi sono questi tizi che citate tipo Scola, Forte e l’altro che non ricordo.A me interessa che ci possa essere da qualche parte un po’ di aria meno mefitica in questo letamaio e finora l’ho trovata solo nei discorsi di Martini prima e di Tettamanzi poi. Se piacciono al mio cardinale di riferimento mi preoccupa un po’. Su CL ho un po’ di attorcigliamento di budella( è uno dei trigger che non ho disinnescato): se si lavora nella sanità pubblica è veramente difficile e io sono tutt’altro che S. Francesco d’Assisi che parlava ai lupi. Vi assicuro che anche voi vi fareste parecchie domande.

    1. raffaella

      Bruno Forte è attualmente vescovo della Diocesi di Chieti-Vasto. E’ un grande teologo e filosofo generalmente indicato di “area Martiniana”. Mi è capitato di leggere alcuni suoi interventi su fatti di attualità sociale e politica e ho apprezzato molto le sue posizioni di rigore etico e di apertura. I suoi testi sono un po’ ostici (è professore di telogia dogmatica)ma ho trovato una sorta di intervista dove spiega il suo pensiero su alcuni temi della modernità che, considerata l’ora, mi sembra più abbordabile: http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=89.
      Scola è l’attuale Patriarca di Venezia, area Cl ma di lui sicuramente altri potranno parlarti con più cognizione di causa.
      Monicelli è un grande e anche se da cristiana non posso giustificare il suicidio ci sono scelte di fronte alle quali si deve stare in silenzio e, al più, pregare.

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