Per sempre

The-Painted-Veil-2006-movies-4378419-1280-1024
di Juan Ávila Estrada
Ci sono insegnamenti di Gesù che provocano disagio perché li consideriamo troppo restrittivi e limitanti per la libertà e per il desiderio perenne di costruire la felicità. “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi” (Mt 19,3 segg.)

Questa frase pronunciata direttamente da Gesù con autorità, contravvenendo anche alla legge mosaica, ha suscitato dibattiti, scissioni, scismi all’interno della Chiesa e dolore da parte di molti che, avendo fallito nel proprio matrimonio, hanno cercato di rifarsi una vita affettiva e oggi si sentono esclusi o respinti dalla Chiesa perché viene loro negata la Comunione.È uno degli insegnamenti non facili da comprendere. Come può Dio pretendere che un’unione coniugale sia per sempre se noi, tanto vulnerabili, tanto inclini al male, tanto fragili, ci sentiamo spesso incapaci di essere fedeli ai nostri impegni perenni? Può forse esserci un’unione per sempre? E se ci sbagliamo?Dall’altro lato, molti difendono la possibilità di dissolvere il matrimonio tenendo conto del fatto che l’amore è volubile o che non esiste un affetto che possa essere duraturo nel tempo a causa della contingenza dell’uomo. Perché Dio chiede unioni matrimoniali per sempre e con una sola persona? Forse non ci conosce? Non sa di cosa siamo fatti?

La difesa dell’indissolubilità è proprio nell’argomentazione della sua negazione. Dio sa di cosa siamo fatti e proprio per questo crede in noi. Conosce perfettamente tutto ciò di cui siamo capaci ma che a causa del nostro peccato abbiamo a poco a poco cancellato dalla nostra intelligenza. Siamo peccatori, lo sa benissimo, ma siamo anche esseri redenti, e questa redenzione è ciò che permette di fare di noi nuove creature. Siamo fatti per l’amore, che non è solo una possibilità umana, ma anche un dovere metafisico. Chi non ama ha perso la sua umanità e il senso di ciò che è.

Per credere nell’indissolubilità matrimoniale è necessario credere nella fedeltà, e per credere nella fedeltà è necessario credere nell’amore, ma per credere nell’amore è fondamentale credere in Dio. Non si può credere all’amore vero se non crediamo in Dio.

Che l’amore sia eterno e perenne dipende dal credere che esista un Dio che è amore, perché le definizioni “per sempre” (carattere infinito), “da sempre” (eternità), perfezione e trascendenza sono legate al Creatore. Quando si perde la nozione di Dio, si dissolve la concezione dell’amore.

Nessuno crede tanto all’amore umano come Dio, che sapendo come siamo ha permesso di darci sempre attraverso tutte le generazioni l’opportunità di imparare da lui che è il nostro miglior maestro e di proporci un modello di trinità terrena in cui l’esperienza amorosa possa viversi in questa vita e nell’altra.

La “morte di Dio” proclamata da Nietzsche è stata la morte dell’amore umano, perché l’uno non si comprende senza l’altro. Da dove potremmo trarre quindi un riferimento per comprendere cos’è che offriamo quando consegniamo la nostra vita a un’altra persona? Negare Dio è negare l’eternità, e con essa soccomberebbe la resurrezione e saremmo condannati al nulla o a un eterno ritorno reincarnazionista per cercare di imparare in una nuova vita quello che non abbiamo appreso nella precedente, ma non lo faremo mai non sapendo cosa sia.

Se lasciamo l’amore come puro meccanismo fisiologico, staremo esponendolo alla velleità della pelle che vuole sempre dar piacere a se stessa e si giustifica in qualsiasi cosa a questo scopo. Solo quando comprendiamo che Dio esiste, che “è amore” e che ci ha amati con amore eterno possiamo vivere l’esperienza della donazione, del “sì” per sempre senza paura di esserci sbagliati, ma soprattutto senza lasciare quel “sì” alla mercè degli istinti viscerali che chiedono ogni giorno di più come un enorme serpente che divora se stesso per la coda.

L’amore umano è legato a Dio. L’incredulità, l’ateismo, sono la morte dell’“amore per sempre”; e se non esiste questo amore per sempre, allora siamo condannati a vivere anelando a ciò che non è possibile. Quello che ci aspetta è il nonsenso.

[fonte: ALETEIA – Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

 

10 pensieri su “Per sempre

  1. Giancarlo

    Certo, l’amore, anche quello sponsale, trova la sua radice ed il suo nutrimento nella fede. Chi rifiuta la fede non può amare. Solo chi sceglie di credere scopre di saper amare. Si dovrebbe riflettere su quale devastazione comporta, per la persona, il rifiuto della fede. E si dovrebbe riflettere pure su quanto illusorio e falso sia l’amore che non poggia sulla fede. Neanche l’amore dei genitori verso i figli può illudersi di essere per sempre, se non poggia sulla fede in Dio.

  2. Michelangelo

    Sì, ma occorre chiarire un punto importante: fatta salva l’assenza di figli, la Chiesa riconosce delle fattispecie per cui il matrimonio era viziato sin dall’origine e quindi non è mai esistito. E non si tratta di una precisazione di poco conto.

  3. Ciò che osserviamo in realtà è che ci sono famiglie, coppie di sposi, che pur senza vivere un profonda fede in Dio, a volte senza neppure conoscerlo (che non significa necessariamente rifiutarlo) hanno onorato e onorano il loro impegno di fedeltà, reciproco amore (pur con tutti gli umani limiti), mutuo aiuto e lo hanno fatto anche con apertura alla vita, donando ai figli tutto ciò che umanamente era loro possibili, primo fra tutti l’amore (con gli stessi limiti di cui sopra).
    Vero è che oggi, sembra questo tipo di famiglie, vadano scomparendo, ma questo accade anche per la sempre più pervasiva e distruttiva “mentalità del mondo”, che tra le tante ingannevoli suggestioni, pone proprio tra le prime la “finitezza” dei sentimenti e l’annullamento dell’idea di “sacrificio”, in favore del “diritto alla felicità” (individuale!).

    Per contro osserviamo anche famiglie e coppie di sposi che pur vivendo o cercando di vivere la loro fede in Dio nel loro Matrimonio, falliscono miseramente.
    Certo sarebbe sin troppo semplice passare alle diretta conseguenza logica: “non avevano (in realtà) fede…” Ma non tutto può essere “tagliato con l’accetta”, non tutto può essere “bianco o nero”.

    Né possiamo dire che allora la Fede nel Matrimonio sia un “accessorio”, non abbia una valenza fondamentale. Ma forse bisognerebbe riconoscere che laddove c’è amore, c’è Dio e che dono di Dio alla Sua Creatura e appunto l’Amore e un amore accettato, abbracciato, difeso, nutrito, custodito, speso, donato al coniuge, produce sempre buoni frutti.
    Vi sono coppie di Sposi, che MAI hanno contemplato l’idea della separazione indipendentemente dall’aver vissuto una fede profonda e se dicessimo che è avvenuto per puro formalismo, per costrizione della morale dei tempi andati, saremmo noi si, di ben miseri sentimenti.

    Molte di queste coppie, sono quelle che ci hanno messi al mondo, amati ed educati.
    Educati anche all’amore… certo forse quello limitato e ferito, come tutti siamo, ma quell’amore che ci ha fatti essere grati, che ci ha resi migliori, che ci ha fatto credere nel valore della Famiglia, che ha fatto si che la desiderassimo a nostra volta una Famiglia.
    Che ha dissodato un poco quel terreno che al tempo opportuno, ha accolto il seme dell’Annuncio, laddove la Fede non era stata consegnata dai Genitori stessi.

    Se guardo ai miei Genitori, come primo di sei figli, vedo e ricordo solo amore, affetto, sacrificio, fedeltà, abnegazione… certo nei loro umani difetti, nelle loro sofferenze e anche nei loro litigi o scontri di cui però, guarda caso, ho solo un pallido ricordo.
    Che dirò dunque, che era un inganno, un’illusione… solo perché non hanno avuto il Dono della Fede?
    Non credo proprio… Né credo che quell’amore Dio abbia disdegnato, come credo invece oggi, sia Lui che a loro e a me l’abbia donato.

    1. Roberto

      Bariom, è certo giusto quel che dici; ma non significa negare la validità delle considerazioni di cui sopra. Si può ben guardare la medaglia anche dal lato positivo e non solo quello negativo, e cioè che proprio questo impegno dei tuoi (e non solo) genitori si può anche vedere come una implicita affermazione di Fede, nel Dio sconosciuto di cui parla San Paolo agli ateniesi. Per quali ragioni poi questo embrione di fede non s’è fatto Fede come la conosciamo noi, le mancanze che di sicuro ci sono state, come ci sono sempre, le giudicherà il Signore. D’altronde, noi affermiamo che la famiglia indissolubile è un istituto di diritto naturale, e che perciò l’uomo riconoscendo la legge che Dio ha inscritto nel cuore, può essere fedele a questo impegno, anche se non arriva a riconoscere Dio per come Lui si è rivelato, per le più varie ragioni.

      Naturalmente, ci sono poi gesti d’amore che chi la fede non ce l’ha, non può fare perché gliene manca la base; come desiderare la vita eterna per chi si ama – se non ci credi, certo è improbabile.

      E a questo proposito, ne approfitto per rinnovare la richiesta di preghiere per mio padre. 🙂

      1. @Roberto, di fatto non credo di aver negato “la validità delle considerazioni di cui sopra”,
        anzi ho scritto: “Né possiamo dire che allora la Fede nel Matrimonio sia un “accessorio”, non abbia una valenza fondamentale”.

        Ho voluto dare un punto di vista che viene dalla mia esperienza, penso da molti (come anche da te credo…) condivisa. Perché un conto sono le affermazioni per “massimi principi”, un conto sono la Vita, quella “carne sola”, le realtà appunto dell’Amore e della Fede che si fanno carne… scelta precisa di Dio in Gesù Cristo, laddove ripeto, bisogna guardare all’Uomo e alla Donna nella loro completezza e complessità…
        L’applicazione dei “principi” come legge e “scharia” (che sempre legge significa), lasciamola ad altri.
        ………………………….
        Volevo appunto chiederti notizie di tuo padre, ma non sapevo come…
        Rinnovo la mia partecipazione.

        1. Roberto

          Non era critica la mia, infatti, Bariom; ed è preziosissima l’applicazione dei principi, semplicemente, essi sono a volte davvero complessi da applicare.
          Che se poi volessi guardare a me, per esempio, io posso vedere bene come nell’amore tra i miei genitori (e me, s’intende), che è un amore reale, ci sia un difetto soprattutto, cioè quell’esclusività che si fa circuito chiuso, quella terribile pretesa di autosufficienza che vuol trovare compiutezza in altre creature, e che io posso osservare criticametne solo perché sono stato fatto cattolico. L’amore infatti, lo sappiamo, può essere ‘disordinato’ e in questo vi sono pericoli (è il famoso “chi ama il padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio e la figlia più di me, non è degno di me”). Ma noi abbiamo sempre speranza e preghiera da coltivare per la salvezza di chi amiamo, anche nell’angoscia; non siamo fatti per disperare, ma per essere insistenti come la vedova del Vangelo – e anche dopo che i nostri cari non ci sono più, finché siamo in vita possiamo pregare per la loro buona morte. Ne avevo parlato una volta, tempo fa.

          Per mio padre, siamo così, sospesi: adesso non voglio dir molto, si può solo aspettare e pregare. Ti ringrazio per l’interessamento.

  4. Direi qui si inserisce ben la storia di Don e Maxine, la storia e le foto di due coniugi americani Americani che dopo essere stati sposati per 62 anni, se ne sono andati così, “mano nella mano”, a distanza di sole quattro ore l’uno dall’altra…

    Come avevano condiviso tutto in quei 62 anni, è stato dato loro di condividere sino l’ultimo istante, senza che uno o l’altra dovesse sopravvivere alla morte dell’amato o dell’amata.
    Mi piace pensare come, mano nella mano, si sono presentati “al Trono dell’altissimo”…

    Io non so della fede di queste due persone e mi interessa il giusto qui fare indagini, questo è un esempio di quell’amore terreno (ma credo vada oltre) di cui scrivevo sopra.

    http://media-s3.blogosfere.it/vitadicoppia/1/10c/Don-e-Maxine-Simpson-love.jpg

    http://www.lettera43.it/upload/images/08_2014/xmatrimonio-maxine-simpson-140804172829_big.jpg.pagespeed.ic.iHTOu3pSUT.jpg

    Googolando un po’, se vi interessa, qua e là trovate la loro storia. Ognuno poi la riporta a modo suo, ma nessuno può fare a meno di rimanerne ammirato e un po’ commosso, perché se la nostra vocazione (o semplice scelta per alcuni) è stata quella del Matrimonio, chi non desidererebbe un simile epilogo… Poi la vita si presenta con ciò che Dio dispone o resta segnata, purtroppo, dai nostri limiti e fallimenti.

I commenti sono chiusi.